Star.

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Dopo quello che era successo,io e Michael non parlavamo più. Al massimo ci scambiavamo qualche occhiata nel corridoio della scuola.La ricerca l'avevo fatta da solo,e gliel'avevo passata. Sembravamo quasi sconosciuti,e mi mancava parlare su quelle linee interrotte,che in passato ci legavano. Forse era giusto il suo modo di allontanarmi,e di venerare Sasha. Aveva ragione,ed io nel mio nero mi perdevo meravigliosamente. Stavo perdendo però anche la ragione.
Non tornavo a casa,alcune notti. Altre le passavo sulla riva del mare,a lanciare invano sassolini contro le onde. A volte il mare mi regalava o restituiva,quello che sfogavo in lui.
E sinceramente ignoravo casa e scuola. I libri li aprivo proprio se ne avevo voglia,e casa mia aveva il dispiacere di contenermi,solo quando avevo bisogno di soldi per bere.
Avevo scoperto una parola in cui mi rispecchiavo: "sofferenza","abide","soufferance","patientia".
L'avevo anche incisa sul mio corpo,con una delle mie lamette pure. Era diventata di un rosso fuoco,quasi come la lava acida. Ed era contornata da un rosa pallido,che risaltava sulla mia pelle biancastra.

Era una sera abbastanza fredda,ma decisi di distendermi sotto il cielo stellato,e contare inutilmente tutti quei piccoli led,attaccati al cielo.
Ed un led,si può staccare,come si può staccare un ragazzo dalla proprio vita.
Risi e cercai di toccare il cielo con un dito,forse troppo sbronzo,per rendermi conto che era impossibile.Ma ridevo,perché sapevo che un giorno anch'io l'avrei raggiunto,e qualcuno mi avrebbe strappato dal pavimento verde di fiori,per attaccarmi al soffitto blu di led.
-Fratello tu stai troppo fuori.-rise un ragazzo riccio,che sapevo di aver visto con Michael. Lo guardai intensamente,ma incapace di pensare,gli risi in faccia e lasciai stare.

-A che pensi quando guardi le stelle?.-gli chiesi,e lui con una smorfia mi rispose:-Penso alla persona che amo.-

Annuì,e sperai che se ne andasse perché era troppo misterioso e silenzioso,e già dovevo risolvere i miei misteri,per potermi occupare dei suoi. Ma rimase affianco a me,e tumburellò le dita sul suo ventre,mentre fischiettava. Era snervante quel motivetto,ma non dissi nulla.

-Passi spesso del tempo qui?.-mi chiese,interrompendo quel suo fastidioso canticchiare.

-Dipende da come sto.-ammisi.

-E ora come stai?.-

-Male,e sei fastidioso.-ridacchiai,e lui ridendo si girò verso le stelle.

-Anch'io. Ho detto a mio padre,che mi manca mia madre e ha detto che lei é una puttana,e che non gl'interessa.-sfogò i suoi disagi.

-Si,ma io non tel'ho chiesto.-dissi e lui rise amaramente.

-Nessuno mi chiede mai come sto.-

-Hai ragione,in fatti neanche io ti ho fatto una domanda del genere. Ma,se proprio ne avevi bisogno,sono felice di essere stato d'aiuto.-dissi.

-Cristo,sei strano.Prima mi tratti 'na merda,poi dici che sei felice per me.-

-Non ho detto che sono felice per te,sono felice perché io ti ho dato una mano per stare bene.-gli risposi.

-Merda,smettila.Non ti capisco.-urlò scherzosamente.

-Io nenanche ho capito te,quindi siamo pari.-

-Diobono,sei snervante.-disse.

-Può darsi.-ghignai,e lui si passò una mani avanti alla faccia,come se per risvegliarsi da un brutto sogno.

-Vabbé,forse era meglio prima.-

-Prima,quando?.-mi girai verso di lui incuriosito.

-Quando stavi in silenzio.-mi rispose.

-Zitto cretino,e torna a guardare le stelle.-lo ammonì indicandole.

------[Hi.]------

Questo capitolo non spiega molto,volevo solo concentrami un po' di più su i pensieri di Luke,ma era un capitolo di passaggio.
Luke e Ashton s'incontrano,da ubrichi,ma s'incontrano:).
-Vi piace il personaggio di Ashton?
(Poi spiegherò più avanti anche di lui.).
-E Michael,pensate sia davvero così stronzetto?.

Intanto,vi rivelo solo che nel prossimo capitolo ci sarà un punto di vista diverso:).

Aggiorno a 36 voti,e tanti commenti.
-Jokerxx.

Abide.[Muke]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora