«Buongiorno, cosa volete ordinare?» Solita frase, credo sia la cosa che ripeto più spesso da quando ho iniziato a lavorare qui, e a volte quando mi fermo a pensare, mi sembra quasi impossibile che siano passati già tre anni.
«Un cappuccino e un cornetto, si sbrighi.» Dice l'uomo, senza nemmeno guardarmi, quando si appoggia al bancone. Sembra uno di quelli seri, che non fanno altro che dedicarsi al lavoro, un tipo molto freddo, a giudicare dal tono di voce.
«Arrivano subito.» Mi sforzo di sorridere. Come dice Carlo, il mio capo, il cliente ha sempre ragione, ma almeno un "grazie" poteva dirlo. È da un po' che lavoro qui, dovrei essere abituata alla varietà di persone che entrano in questo bar. Ma non posso fare a meno di infastidirmi davanti a tipi del genere, insomma "si sbrighi" come se fosse l'unico ordine, o cliente presente. Sì, non sopporto le persone così.
Sorrido ancora mentre appoggio il cappuccino sul bancone, proprio davanti all'uomo.
«C'è troppa schiuma.» Dice.
"Dovresti ringraziarmi per non avertelo tirato in faccia, con tutta la tazzina." Penso.
«Il cornetto può prenderlo e sceglierlo da solo signore.» Sorrido ancora una volta, cercando di essere il più gentile possibile.
Per fortuna che non tutti i clienti hanno questo carattere.Un altro turno di lavoro finisce, tra caffè, cornetti, cappuccini, succhi di frutta e tutte quelle cose lì. Finalmente sono le due, Simone dovrebbe venire a prendermi tra poco, così levo il grembiule, prendo la mia borsa e le mie altre cose ed esco dal bar assieme a Giorgio, lui si occupa dei dolci, torte e cose del genere.
«Vuoi?» Chiedo, porgendogli una sigaretta.
«Grazie Marika.» Dice, portandosela alle labbra e tirando fuori dalla tasca l'accendino.
«Domani hai il turno del pomeriggio?» Chiede, ed io annuisco.
«Dovresti ricordatelo dopo tre anni, Gio.» Gli faccio notare, dopo aver fatto un tiro.
«Mi conosci ormai. In cinque anni di superiori non ho mai imparato l'orario scolastico.» Ride mentre si gratta la testa, quasi imbarazzato.Lui è stato assunto un anno dopo di me, ed è un bravissimo ragazzo. Ha dei capelli a spazzola biondo cenere, e degli occhi a dir poco spettacolari, un misto tra il blu e celeste, e un tocco di giallo vicino alla pupilla. Non so nemmeno spiegarlo bene a parole. Ma la cosa che adoro in assoluto di Giorgio, è che quando crea qualche nuova torta, o dolce in generale che sia, ne prende un pezzo e me lo offre. Ovviamente, golosa quale sono, non rifiuto mai.
«Ho notato il cliente di oggi.» Dice poi, buttando fuori il fumo.
«Ehm.. Quale?» Potrebbe essere un po' più specifico, con tutta la gente che entra ed esce dal bar.
«Un cappuccino e un cornetto, si sbrighi.» Dice imitandolo.
«O mio dio. Ho dovuto sudare per non fare qualche scenata, giuro.» Mi porto una mano alla fronte scuotendo la testa, provocando una risata da parte del biondo accanto a me.
«Il cliente ha sempre ragione.» Stavolta sta imitando Carlo, e devo dire che ci riesce bene.Carlo è il nostro capo, un uomo sulla cinquantina, pelle olivastra e capelli quasi completamente neri, a parte qualcuno bianco. Devo dire che mi aspettavo di peggio, tre anni fa, quando iniziai a lavorare qui. Invece mi ha sorpresa, è stato molto accogliente e paziente con me, e severo quando serve, ma solo per aiutarmi a capire e non sbagliare. All'inizio quella dannata macchina per caffè la odiavo, non riuscivo davvero a capire come funzionasse, nonostante sia una cosa abbastanza semplice fondamentalmente, proprio non mi entrava in testa.
Mentre mi tornavano in mente i primi tempi, vedo Simone accostarsi con la macchina davanti al parcheggio del bar, mi fa un cenno della mano e io ricambio con un sorriso.
«A domani Gio.» dico dandogli un bacio sulla guancia, e salgo in macchina.«Ciao amore.» Saluto il ragazzo moro seduto al volante con un leggero bacio sulle labbra.
«Ciao piccola.» Risponde e mette in moto.Avevo diciotto anni quando ci siamo messi insieme, e quasi non ci credo quando penso che ormai sono quasi cinque anni. Ha ventitré anni, ovvero uno in più di me. Lo amo da matti, poi con quei suoi capelli neri e gli occhi ancora più scuri e profondi, è bellissimo.
«Mangiamo insieme?» Dice. Di solito abbiamo veramente poco tempo per stare insieme, sopratutto quando ho il turno la mattina. Lui fa il musicista, suona nel suo piccolo gruppo la chitarra in un locale di uno dei componenti della band.
Dopo averci pensato un po', decidiamo di prendere un qualcosa al volo al McDrive.
«Sai, abbiamo deciso di aggiungere un cantante, oggi il locale resta chiuso, facciamo una specie di.. provino.» Mi informa, dopo aver dato un morso al panino.
«Non posso perdermelo per nulla al mondo allora, posso venire?» Chiedo subito entusiasta.
«Non lo devi nemmeno chiedere.» Cristo, è stupendo quando sorride.«Perché non mi hai detto niente prima d'ora?» Chiedo sorseggiando la mia bibita.
«Non credevo ti interessasse.»
«Ma scherzi? Siete stupendi, ed è ovvio che mi interessa.» Rispondo sinceramente.Dopo aver finito di mangiare, tira fuori il telefono dalla tasca dei suoi jeans e, da quanto ho capito, chiama Davide e Lorenzo, rispettivamente il batterista e l'altro chitarrista del gruppo.
«Manchiamo solo noi al locale.» Accende la macchina diretto verso il pub.
«Finalmente Simo.» Dice Davide non appena entriamo. È così vuoto qui, non sono abituata a vedere il locale di Lorenzo così silenzioso.
«Abbiamo perso già troppo tempo ragazzi, iniziamo.» Simone sembra felice e allo stesso tempo nervoso, chissà se troveranno il cantante adatto a loro stile e alle loro personalità.
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Rainbow. | Briga
Romance«Sai, c'è un vecchio film in bianco e nero, mio padre me ne parlava spesso quando abitavo ancora con loro.» Probabilmente sembro pazza, ha uno sguardo confuso. «È una specie di musical. E ad un certo punto la protagonista canta una canzone, in cui s...