Capitolo 2.

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Mi guardo un po' intorno. I ragazzi si sono messi seduti ad uno dei tanti tavoli, li seguo e faccio lo stesso, posizionandomi in mezzo a Simone e Lorenzo. Si assomigliano parecchio, entrambi mori. Ma gli occhi verdi, seppur belli di Lorenzo, non possono competere con i colori magnifici dell'altro.

Siamo qui da due ore, le mie orecchie chiedono pietà. Tra gente stonata, e che cerca di suonare invano un qualche strumento, non ne posso più. Qualcuno non era male, ma non li convinceva più di tanto.

Prossimo ragazzo, dice che si fa chiamare Nes. Mah. Direi che somiglia ai miei versi di lamento quando ho il ciclo. Lancio uno sguardo divertito agli altri, che trattengono una risata.
«Ehm.. Grazie.. Ti.. Faremo sapere.» Si limita a dire Davide.

«Bella.» Entra un ragazzo, sembra serio, o almeno a differenza degli altri. Indossa una felpa, jeans neri e vans. Direi che per quanto riguarda lo "stile" almeno nel vestirsi, ci avviciniamo alla band.
«Bella.» Dicono i ragazzi, io mi limito ad osservare.
«Sono Briga. Mattia Briga.» Annuiscono tutti restando in silenzio, sembra una di quelle cose ufficiali con la tensione a palla.

«Vi canto "Sei di mattina" un mio pezzo.» Dice.

Poi mette il disco, evidentemente con la base della canzone, nello stereo. Si mette il cappuccio e prende il microfono.
Mi incuriosisce e lo ascolto con molta attenzione. La base parte, e comincia a cantare. Sembra il re del palco, è un qualcosa di incredibile.

"E quel sorriso messo come scudo, bocca dipinta, prendo e rifiuto, scossa di quinta magnitudo." Sono senza parole, ha appena iniziato e sembra già aver rapito i ragazzi, compresa me.

"Dormi e non pensarci più, che non è facile restare in questo posto. Dormi che sono pazzo di te e non è strano che ti voglio ad ogni costo." Ogni sua rima sembra un qualcosa di magico.

"E cerco te nel letto. E quando non ci sei i miei problemi che fanno effetto, se te ne vai t'aspetto." Le mosse che fa, sembra completamente immerso nella musica. La sua musica.

A differenza degli altri, lo ascolterei all'infinito. Guardo i ragazzi.
«Sei dei nostri.» Si limita a dire, felice come un bambino, Davide.
«Spacchi de brutto.» Lorenzo sale sul palco, dando una pacca sulla spalla a Briga.
«Modestamente.» Ribatte il ragazzo scherzando. Mi lancia un'occhiata e sorride, quasi soddisfatto.

«Simone. E loro sono Davide e Lorenzo.» Dice, presentando se stesso e gli altri.
Mi alzo e seguo gli altri sul palco, Simone mette il braccio intorno a me.
«Lei è Marika, la mia ragazza.» Allungo la mano verso Mattia.
«Piacere.» Dico sorridendo.
«Piacere mio.» Il suo sorriso sembra quasi malizioso.
«Benvenuto fratè.» Lo abbraccia Lorenzo.
«Devi farci ascoltare qualche altro pezzo. Domani iniziamo le prove che dici?» Chiede Davide.
«Assolutamente.» Risponde lui.

Sono le cinque, il locale per oggi a quanto pare non apre. Tornano a sedersi sul tavolo di prima, aggiungendo una sedia in più per il nuovo arrivato.
«Quanti anni hai Mattì?» Chiede Simone, accanto a me.
«Venticinque.» Sembrava più grande, a dire il vero.
«Chiamatemi Briga, lo preferisco.» Aggiunge.
Parliamo del più e del meno per un po'.
A quanto pare abita da solo, non molto distante dal locale. Non ha parlato molto della sua famiglia, ha risposto freddamente e basta. Ma saranno anche cazzi suoi, perciò gli altri non hanno chiesto nulla.

Decidono di restare un po' al locale, per provare accordi, canzoni e quelle robe tecniche lì, personalmente non ci capisco nulla.
«Ti raggiungo a casa più tardi? Se vuoi ti accompagno.»
«Amore, tranquillo, ti aspetto.» Saluto Simone con un bacio, poi saluto anche gli altri.

Tiro fuori il telefono e le cuffie dalla borsa. Devo dire che mi scoccia parecchio fare la strada a piedi, ma devo aspettare fino a domani per ritirare la macchina dal meccanico.

Mentre cammino, guardo le altre persone. È incredibile come solo uno sguardo può farti capire che tipo di persona hai di fronte. Mi piace osservare le persone, riesco a capire tante cose. Per questo sono molto silenziosa, non amo parlare, ascolto.
"Studio", se così si può dire, i modi di fare, i gesti, le parole.

Una volta arrivata a casa, decido di chiamare Sara, non ci sentiamo molto da quando si è trasferita. Prima stavamo sempre assieme, e non posso negare che questo distacco non mi piace per niente.

Fisicamente siamo molto diverse, lei ha dei bellissimi capelli rossi naturali, e dei dolcissimi occhi verdi. Io invece, sono normale, diciamo, capelli marroni scuri come gli occhi, ma non mi lamento. Per quanto riguarda il lato caratteriale, sembriamo sempre in sintonia.

«Hei Sara.» Dico non appena risponde.
«Marika! Dio, quanto mi manchi. Dovremmo sentirci più spesso.»
«Già.» Dico.
«Allora? Novità?» Chiede.
«Mh, solite cose. Apparte il nuovo cantante della band.»
«E com'è?»
«Dannatamente bravo.» Rispondo.

Ripenso alla sua canzone. Alle sue parole. Dire che quando canta ti emoziona è relativamente poco, pochissimo.

«Tu invece? Con Max?» Max è il ragazzo di Sara. Stanno insieme da tre anni, e solo qualche mese fa lei si è trasferita da lui. Avevano una relazione a distanza e non si vedevano praticamente mai. Spero che lei abbia fatto la scelta giusta, insomma.. Lasciare una città bella come Roma, e tutti i tuoi amici, parenti, e robe varie, non deve essere stato facile.

«Tutto benissimo, per fortuna.» La sento ridere dall'altra parte del telefono.
«Menomale.» Dico. Se lei sta bene, per me è tutto okay.

«E con Simone? Avete preso una decisione?»
«Non credo di essere pronta per vivere insieme. Non so perché, non me la sento.» È da un po' che Simone me lo chiede, spesso litighiamo per questo. Ma se non sono pronta, deve accettarlo. Infondo è un passo importante e non siamo tutti uguali.

Quando sento il campanello suonare, saluto Sara, attacco la chiamata e vado ad aprire.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora