Capitolo 5.

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«Ciao bellissima.» Mi viene incontro lasciando leggermente dietro il resto del gruppo.
«Ciao Davide, siete stati bravissimi!» Mi complimento abbracciandolo.

«Grazie per il 'se vuoi parlare io ci sono'.» Sussurro al suo orecchio durante l'abbraccio.
«Tranquilla.» Dice, mentre mi accarezza la schiena. Poi mi lascia un bacio sulla guancia e mi stacco per abbracciare Lorenzo.

«Hai visto la gente? Praticamente l'avete rapita.»
«Credo che dobbiamo dire grazie a Briga.» Scoglie l'abbraccio per dare una pacca sulla spalla a Mattia.
«Cantare è la cosa che mi riesce meglio.» Alza le spalle.

Il sorriso svanisce quando i miei occhi incontrano quelli di Simone. Ha uno sguardo che fa quasi paura. Non faccio in tempo a dire "Ciao" che mi prende per un braccio portandomi fuori.
«Ahi.» Mi lamento.
«Che cazzo vuoi?» Scatto.
«No. Tu che cazzo vuoi. Cosa ti avevo detto? Non cercarmi.» Il suo tono è tutto tranne che calmo, il che rende me ancora più nervosa.
«Mi dispiace per te e le tue manie di protagonismo. Ma se sono qui non è per te! Ma per i ragazzi.» Ma chi si crede di essere? Il mondo non gira attorno a lui.

«Non so se l'hai notato ma faccio parte della band. E non ti voglio vedere.»
«Sei incredibilmente esagerato, come al solito. Vaffanculo, tu, l'amore e la casa. È finita Simone, adesso sul serio.» Senza accorgermene sto urlando, e le lacrime cominciano a scendere.
«Finalmente!» Colpo al cuore.
«Mi fai schifo.» Prendo la mia borsa e tiro fuori il pacchetto di sigarette mentre mi avvio verso la mia macchina, nervosa, distrutta e delusa più che mai.

«Ehi amico hai esagerato.» È la voce di Lorenzo.
Mi volto per vedere cosa stavano facendo. I ragazzi erano usciti, Lorenzo parlava con Simone.
«Lasciami stare Lorè, non è aria.» Diceva lui.
Davide e Briga stanno venendo verso di me.

«No ragazzi vi prego.» Non riesco a fermare le lacrime e non voglio farmi vedere così. Continuo a camminare verso la mia auto, finalmente la raggiungo. Dannata sigaretta, dannato accendino. Questo fottuto coso non funziona. Cerco di farlo funzionare più volte.
«Fanculo.» Butto a terra entrambi, non ce la faccio più. Porto le mani al mio viso nascondendomi mentre le parole di Simone rimbombano nella mia testa.

«Ehi piccola.» Mette una mano sulla mia spalla.
«No Davide, ti prego.»
«Ehi. Guardami.» Sposta le mie mani, mi prende il mento e mi alza il viso, incrocio i suoi occhi.
Non posso più reggere, sbotto di colpo e l'abbraccio in lacrime. Briga è qui, a pochi passi da noi.
«Sai come è fatto, è istintivo e non ragiona. E poi è troppo orgoglioso per tornare. Si sistemerà tutto piccola, tranquilla.»

Non dico nulla. Non so se voglio continuare. Non voglio litigare più. Basta urli, lacrime, discussioni. Voglio sentirmi serena, non lo sono da troppo tempo.

Scioglie l'abbraccio prendendomi il viso tra le mani, mi asciuga le lacrime.
«Voglio andare a casa.» È l'unica cosa che riesco a dire.
«Da sola?» Non avevo mai visto Davide preoccuparsi così tanto.
«Ho bisogno di pensare.»
«Vado a casa anch'io dai, sono abbastanza stanco.» Interviene Mattia.

Davide annuisce, poi mi abbraccia ancora. «Ti voglio bene.» Dico, e per poco non ricomincio a piangere. Mi giro ancora, verso l'entrata del locale. Lorenzo e Simone sono entrati, e ora sta entrando anche Davide. Mi rigiro, ed incontro gli occhi verdi di Briga.

«Buonanotte.» Faccio per aprire lo sportello ma prende leggermente il mio polso, fermandomi.
«Se non sbaglio..» Lo osservo mentre tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, ne accende una e me la porge.
«Prima di sclerare stavi per accendertene una.» La prendo e lo ringrazio.
«Ho anche le mie.» Gli faccio notare.
«Non puoi rifiutare una sigaretta offerta da Briga in persona.»
«Mi pare ovvio.» Accenno un sorriso.

Ne prende una anche per lui, portandosela alla bocca.
«Piaciuta la canzone?» Dice prima di accenderla.
Annuisco e faccio un tiro.
«È bellissima.» Aggiungo poi.
«Solo che non riesco a capacitarmi di come delle parole così belle e profonde possano uscire dalla mente di un coglione come te.»
«Il coglione ha del talento.» Ribatte sorridendo e io annuisco anche stavolta.

Restiamo per un po' in silenzio, fino a quando entrambi non finiamo di fumare.

«Non vorrai ubriacarti anche stavolta.» Sorride leggermente ed io ricambio il sorriso.
«Nah. Sono più una tipa da una birretta e basta io.» Ribatto, ripensando a ciò che mi aveva detto quando ci siamo incontrati al bar. In effetti è vero, era da parecchio che bevevo così.
«Non mi sbaglio mai.»

È incredibile. Lo conosco da due giorni a malapena, ed è riuscito a farmi sorridere in un momento come questo. Con le sue solite battutine di merda, ma c'è riuscito

«Bhe, allora a domani.»
«Stare a casa da soli con un problema di cuore non è la cosa migliore, sai?» In effetti, ma non importa.
«E quale sarebbe la cosa migliore?» Chiedo, curiosa. Non credo sappia darmi una risposta.
«Vuoi davvero saperlo?»
Annuisco.
«Allora sali in macchina. Ah, guido io.» La curiosità è tanta, e poi ha ragione, stare a casa non risolve nulla, tanto vale svagarsi un po'.

Cerco le chiavi nella borsa mentre vado dall'altro lato dell'auto, gliele lancio e salgo nel posto vicino quello di guida, dove pochi secondi dopo si siede lui.

«Non credo dovrei fidarmi di te.» Sospiro mentre mi allaccio la cintura di sicurezza.
«Eppure sei qui.» Sorride soddisfatto.
«Sono nella mia macchina.»
«Con me.» Ribatte lui.
«Hai insistito.» Cerco di giustificarmi, a dire il vero non riesco a capirmi nemmeno io. In questo momento dovrei essere a casa.

La cosa positiva è che qualunque cosa stia facendo Briga, che sia litigare, fare le sue solite battute, ridere o scherzare, mi distrae dai molteplici pensieri nella mia testa.

«Non ti ho obbligata.» Mi rivolge uno sguardo, prima di riposarlo sulla strada.
«No ma..» Odio quando le persone non mi fanno finire di parlare, odio ancora di più se è Briga a farlo.
«Se l'hai fatto è perché volevi.» Sbuffo.
«Mi stai sul cazzo.» Dico, guardando fuori dal finestrino mentre lui accenna una risata.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora