Capitolo 3.

2.6K 133 16
                                    

«Ciao amore.» Lo bacio, poi gli faccio spazio per entrare.
«Hey.» Dice, baciandomi ancora.

«Contento per Briga?» Chiedo, vedendolo abbastanza sereno e spensierato.
«Molto. È un grande.» Sorride leggermente, mentre si toglie la giacca per appoggiarla sul divano.
«Sì. È bravo.» Più che bravo.

«Ti sei annoiata piccola?»
«Ho chiamato Sara e riordinato un po' qua e là.» Alzo le spalle.
«Come stanno lei e Max?»
«Tutto bene.»

«Hai pensato alla mia proposta?» No cazzo. Ci risiamo.
«Simo.. Sai come la penso.. Io.. Io non sono pron..» Non mi fa finire di parlare.
«Solite cazzate. Stiamo insieme da cinque fottuti anni e tu non ci hai pensato? Non continuarmi a ripetere non sono pronta e bla bla bla, mi hai rotto leggermente il cazzo con questa storia!» Sbotta.

«Tu hai seri problemi mentali. Per ogni cazzo di motivo ultimamente scoppia una litigata assurda, ma ti rendi conto? Non ti sopporto le poche volte che ci vediamo figuriamoci in una casa nostra. Siamo stati troppo bene in questi giorni vero? Dobbiamo per forza ricominciare a litigare?» Questa volta ha esagerato. Non c'è un giorno che non litighiamo, che sia per la casa, per gelosia, o per qualsiasi stronzata.

«Se sei un disastro in tutto non è colpa mia, non sai nemmeno mandare avanti una relazione!» Urla, posso vedere le vene sul suo collo gonfiarsi e la sua mandibola tesa. Riprende la giacca ed esce sbattendo la porta.

Mi butto sul divano con le mani in mezzo ai capelli. No, non posso piangere ogni singola volta. Eppure non ci riesco, è più forte di me.

"Se sei un disastro in tutto non è colpa mia." È incredibile quanto possa far male una semplice frase.

È un coglione. Non posso e non voglio andare a vivere con lui se il nostro rapporto va avanti a litigate. Il problema è che lo amo. E dopo cinque anni passati insieme non riuscirei proprio ad immaginare una vita senza lui.

Sento il telefono suonare, è arrivato un messaggio. Resto ancora un po' ferma, a pensare a tutto quello che è successo poco prima. Poi guardo il soffitto.
"Basta piangere. Basta piangere." Mi ripeto. Asciugo le lacrime e prendo il telefono.

"Credo che abbiamo bisogno di una pausa. Non cercarmi." È Simone. Non rispondo. Sento la gola bruciare e ricomincio inevitabilmente a piangere.

"Non cercarmi." Come se fossi io il problema. Ciò che non capisce, è che lui ha un atteggiamento del cazzo fottutamente esagerato, in tutto e per tutto.

Lascio il telefono sul tavolino posto di fronte al divano, decido di andare a farmi una doccia. Magari vado al bar, magari esco un po'. Poi ci ripenso. Al bar troverò sicuramente Carlo, e mi conosce troppo bene. Non voglio domande, non voglio pensare a Simone. È l'ultima cosa che voglio.

Per mia fortuna, hanno aperto da poco un locale, non molto distante da qui. Magari andrò a dare un'occhiata.

«Ciao bellissima cosa posso fare per lei?» Sembra Giorgio quando serve le clienti, penso.
«Della Vodka, per favore.»

«Vodka? Addirittura? Ti facevo più tipa da una birretta e basta.» La voce mi sembra familiare, ma non riesco a riconoscerla, mi giro.
«Ciao Briga.» Solo ora noto i suoi occhi contornati di un verde scuro, più chiaro vicino la pupilla.

«Marika.» Dice, e si siede sullo sgabello vicino al mio.
«Quindi lasci Simone a casa per ubriacarti nei locali, mi stupisci sempre di più.»

Simone. Fortuna che ero venuta con l'intenzione di non ricordarmelo.
«Ecco a te.» Mi sorride il barista, porgendomi ciò che avevo ordinato. Bevo tutto d'un sorso, anche se probabilmente non avrei dovuto farlo.
Mattia mi guarda stupito.

«A quel coglione avrei dovuto lasciare uno schiaffo in faccia.» Merda. Credo di aver pensato ad alta voce.
«Un altro, grazie.» Dico.

«Stai bene?» Lo guardo per un attimo più stupita di come lui mi guardava prima. Non ha chiesto cosa fosse successo, non ha chiesto della nostra relazione, ha chiesto solo se stavo bene.

«Mai stata meglio.» E il secondo bicchiere va giù come il primo.
«Si vede.» Dice, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.

«Come mai sei qui?» Chiedo.
«Volevo vedere il posto.»
«Anch'io.»
«Un altro, grazie.» Aggiungo rivolgendomi al barista. Forse non dovrei, ma non importa.

"Non cercarmi." Mi riviene il mente il messaggio mentre bevo anche il terzo bicchiere.
Dopo qualche minuto ho perso il conto. La gola brucia e la testa comincia a scoppiarmi.

Mattia's Pov.

«Io non devo cercarlo Briga capisci? Stavolta no. Io non voglio andare a vivere con Simone. Non voglio.» Probabilmente è l'alcol che parla. Perché non vuole? Sembravano stare bene insieme. Troppe domande.

«Perché deve andare sempre tutto così male, forse ha ragione. Forse sono io il problema. Ha detto che non devo cercarlo forse non mi ama più.» Faccio fatica a capire cosa sta dicendo. Non credo che voglia parlare riguardo questo, ha solo bisogno di riposo.

«Un'alt..» Cosa?
«Dimmi dove abiti, meglio se ti accompagno a casa.»
«Io posso tornarci a piedi a casa.» Si alza barcollando.
«Ne sono certo.»

Con un po' di fatica riesco a capire l'indirizzo, dopo averlo chiesto minimo otto volte.

«Mi gira la testa.» Merda.
«Siamo quasi arrivati, non vomitarmi in macchina, ti scongiuro.»
«Ci provo.» Farfuglia lei.
Sto seriamente pregando qualcuno lassù adesso. Si è praticamente distrutta.

«La tua canzone spacca di bruuuuutto.» E scoppia a ridere. La prendo in braccio mentre salgo le scale per il suo appartamento, non riesce nemmeno a fare un passo dopo l'altro e in questo dannato condominio non c'è un fottuto ascensore.

«E quello scudo messo al sorriso, dipingi la bocca, prendi i rifiuti, scossa al quinto judo yee. Dormi che sono pazzo del letto e quando ci sei sono pazzo di te e fai effetto yeee.»

Non posso fare a meno di ridere.
«Saresti un'ottima cantautrice.»
«Tu lo sei.»
È ubriaca e sta delirando sulle mie canzoni mentre crea rime senza senso, ma sentendo quella frase non posso fare a meno di sorridere.
«Lo so.»

«Eccoci.» La faccio scendere sperando che si regga in piedi e cerco le chiavi nella borsa. Va dove credo sta il bagno non appena apro, la sento vomitare.
Prima che si addormenta con la testa nel cesso credo sia meglio metterla a letto. Non dice nulla e così faccio anch'io, aspetto fino a che non si addormenta ed esco.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora