Capitolo 11.

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Dopo quella sera al locale circa una settimana fa, le cose sembrano essere tornate come prima. In tutti i sensi. Non ho più visto Mattia, ne avuto un suo messaggio. Simone dice che abbiamo stretto un rapporto in troppo poco tempo, e che non si fida di lui, perciò l'ho allontanato.

Ma è strana come cosa. Lui mi ha fatta stare bene, mentre Simone non c'era. E mi sento in colpa per non averlo nemmeno ringraziato come si deve.

Mentre i pensieri frullano nella mia testa, continuo a servire i clienti.
«Stai bene?» Si avvicina Giorgio ad un tratto.
«Certo, perché?»
«Hai appena consegnato un succo d'arancia alla signora che aveva chiesto un cappuccino.» Dice, indicando la donna seduta di fronte a me, che mi guardava quasi divertita.
«Oh dio, scusi signora.» Mi affretto a preparare c'ho che aveva ordinato, con più attenzione stavolta.

«Ecco a lei.» Sorrido, e mi scuso ancora.
«Simone?» Chiede Giorgio ancora una volta, cercando una risposta alla mia distrazione. Scuoto la testa.
«Mattia.» Dico, rivolgendo il mio sguardo in basso.
«Oh.» Mi ero confidata con lui, in questi giorni al lavoro, ed ora sapeva tutta la storia. Avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi senza essere giudicata, non potevo dirlo a Davide o Lorenzo, anche se a loro sono legata tantissimo, ma avrebbero detto tutto a Simone, e non mi sembrava il caso.

«Ti manca?» Chiede ad un certo punto, approfittando del fatto che non c'erano clienti.
Non lo so. Mi manca? Ci penso un attimo prima di rispondere.
«Come può mancarmi una persona che conosco da così poco tempo?» Abbasso lo sguardo.
«Ti ha fatta sorridere quando eri a pezzi.» Alza le spalle. Ha fottutamente ragione. Briga era la mia via di fuga, non so spiegarlo in altri termini.

Era come un piccolo spiraglio di luce, dove potevo essere me stessa, dove potevo divertirmi e sentirmi così dannatamente libera. E tutto questo, in meno di un mese. Sì, mi manca.

Scaccio i pensieri, consapevole del fatto che con Simone al mio fianco, non potevo fare molto. Servo i vari clienti, e finalmente il mio turno finisce.

«Ci vediamo domani.» Mi saluta Giorgio, ed io ricambio sorridendogli.
Sorrido ancora di più quando vedo il mio ragazzo poggiato sulla sua macchina che mi aspetta.

[...]

«Ciao amore.» Mi avvicino per salutarlo con un bacio, ma lui mi respinge. Nei suoi occhi non vedo nient'altro che rabbia.

«Da quando te la fai con Briga?» Urla lui, facendo girare tutti i passanti nella nostra direzione. Sistemo meglio la borsa sulla spalla e lo guardo incredula.
«Che cazzo dici?» Urlo di risposta.

«La devi finire con questa gelosia del cazzo non ne hai motivo!» Alzo ancora di più la voce, fregandomene degli occhi puntati su di noi.
«Non ne ho motivo?!» Scoppia a ridere amaramente e i brividi invasero il mio corpo.

«Almeno non mentirmi, puttana! Dovresti cancellare i messaggi sai?!» Mi prese per il braccio, stringendo la sua presa.
"Puttana", posso giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi sentendo quelle parole.

«Simone lasciami, cazzo! Mi fai male!» Mi lamento, cominciando ad avere paura. Non l'avevo mai visto così.
Ha letto tutto. Del "rifugio", del "la chiamerei più voglia di vederti" di Mattia. Sono nella merda. Non mi avrebbe mai creduto, ormai il suo pensiero era focalizzato su me e Briga, a letto insieme. Come cazzo si era permesso a leggere i miei messaggi?

«Ora andiamo a fare una bella chiacchierata col coglione che ti scopi.» Il suo tono non mi piaceva per niente, e inevitabilmente scoppiai in lacrime mentre lui apriva lo sportello del passeggero, trascinandomi praticamente in macchina.
«L'unico coglione qui sei tu!» Urlai, in lacrime, poggiando una mano sullo sportello della macchina, cercando di contrastare la sua forza.

Mi gira di scatto, facendomi sbattere con la schiena sull'auto, chiuse la mano in un pugno.

No, non posso crederci. Questo non era Simone. Non era il ragazzo di cui mi ero innamorata cinque anni fa. Quel ragazzo non mi avrebbe mai fatto del male. In questo momento, è solo un concentrato di rabbia e gelosia. Questo non è amore.

Tutti i miei pensieri, i ricordi, il nostro percorso, i nostri litigi, ogni singola cosa, si distrussero proprio come me, nell'esatto momento in cui mi colpì.

Giorgio's Pov.

«Ci vediamo domani.» Saluto Marika, e lei mi ricambia con un sorriso. Sono rimasto stupito quando si è confidato con me, non credevo si fidasse così tanto.

Cammino lungo il marciapiede allontanandomi sempre di più dal bar, prendo il mio pacchetto di sigarette accendendone una, come mio solito dopo aver finito il turno.

«Almeno non mentirmi, puttana! Dovresti cancellare i messaggi sai?!» Mi volto non appena sento una voce alquanto familiare urlare. E non mi sarei mai aspettato di vedere quella scena di fronte a me.

Simone ha afferrato Marika per un braccio, urlando. Posso percepire la sua rabbia anche da qui. Cosa dovrei fare?

«Simone lasciami, cazzo! Mi fai male!» Questo era troppo. Butto la sigaretta a terra cominciando ad aumentare il passo verso di loro. Non doveva toccarla.

Da qui sento Marika scoppiare in lacrime, e istintivamente aumento la velocità dei miei passi ancora di più. Quando vedo Simone caricare il pugno, non riesco a crederci. L'ha colpita sul serio? La rabbia prende possesso del mio corpo. Questo non è un uomo.

Vedo con la coda dell'occhio lei accasciarsi a terra, con la testa nascosta tra le gambe. Appena li raggiungo, colpisco Simone all'improvviso, facendolo cadere a terra.

«Pezzo di merda.» Dico, a denti stretti, colpendolo ripetutamente. Vedo Marika alzare lo sguardo, ha un occhio gonfio. Colpisco il bastardo per l'ultima volta, prima di sputargli addosso.

Poi mi abbasso stando faccia a faccia con quella bellissima dolce ragazza, che tutto si meritava tranne che questo. Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendola salire poi in macchina.

Non smette un attimo di piangere.
«Non lo devi vedere, mai più.» Dico, con tono duro, mentre osservo meglio quello che gli ha fatto quel coglione.
«Portami da Briga.» Riesce a dire tra i singhiozzi, ed io annuisco.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora