Capitolo 7.

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«Anzi no.» Toglie immediatamente il foglio dalle mie mani, questo ragazzo ha problemi seri.
«Meglio. Te la canto, almeno nel frattempo provo qualcosa.» Sul suo viso compare uno strano sorriso, mentre si alza dal divano posizionandosi davanti a me.

«E il microfono?» Rido, mentre mi metto al centro del divano con le gambe incrociate.
Si guarda in torno, poi prende il telecomando dal tavolino dietro di lui e io scoppio a ridere ancora di più.
«Può andare bene.» Gli scappa una risata mentre alza le spalle.

«Il titolo?» Chiedo, una volta tornati seri.
«In rotta per perdere te.»

Mi metto un po' più comoda mentre lui comincia a cantare, nel frattempo prendo un biscotto.

"Non è normale sei pronta a farti legare sopra un letto per prendere me. E a quanto pare sei pronta a farti menare sopra un letto per prendere me." Certo. Alzo gli occhi al cielo mentre scuoto la testa e lui sorride guardandomi.

"Io non ho niente da perdere e mi son detto 'alla prossima le do da accendere' ma poi c'ho pensato e ho pensato di attendere dato che forse era la mossa giusta per fargliela scendere." Mi scappa una risata mentre lo osservo gesticolare.

"Io sono stanco e la voglia di spiegarglielo no che non c'è, quindi prendo la prima cosa da bere. Così al ritorno le guardo pure il sedere, capito fratè?" Mi scappa un'altra risata, mi piace questa canzone, è un po' diversa dalle altre ma pur sempre bella.

"E questa notte rimani con me. In rotta per perdere te, in rotta per perdere te." Questo deve essere il ritornello. Dio, amo la sua voce. Un po' meno il suo carattere direi, tranne quando non fa il coatto.

"Che non ho mai ottenuto abbastanza, e se mando un bacio in cielo lui non me lo rimanda." Porta una mano e lo sguardo in alto.

"Che non ho mai ottenuto abbastanza se penso a quello che volevo io in verità." Continua poi.

"Piacere sono Mattia, trenta secondi di cazzate e già t'ho fatto una radiografia. E sia, io faccio rap ma aspetta, mica 'yo, yo' oppure quella roba di merda zia!" Continuo a ridere, ma da dove gli escono rime così?

"C'è il mio ragazzo qua fuori che se ci vede da soli ci scanna! [...] Ed il mio sogno si spegne." Ahia. Ti è andata male stavolta. Immagino nella mia testa Briga che ci prova con una ragazza fidanzata, e penso alla faccia che farebbe.

Applaudo ridendo ancora quando finisce. Devo ammettere che ha un bel sorriso.

«Piaciuta?» Si porta una mano dietro al collo. Annuisco.
«Così al ritorno le guardo pure il sedere, capito fratè?» Lo imito con una voce strana, provocando una sua risata.

Sono le 04:23 del mattino, e io mi ritrovo in una casa nel bel mezzo del niente, con un ragazzo che conosco da meno di 48 ore, e che mi ha appena cantato una sua nuova canzone. Probabilmente se non fossi qui a quest'ora starei ancora nel letto a piangere a causa di Simone, con un cimitero di fazzoletti vicino a me. È come se Briga mi avesse lasciato entrare nel suo mondo.

«Sai, c'è un vecchio film in bianco e nero, mio padre me ne parlava spesso quando abitavo ancora con loro.» Probabilmente sembro pazza, ha uno sguardo confuso.
«È una specie di musical. E ad un certo punto la protagonista canta una canzone, in cui spiega che secondo lei, al termine di un arcobaleno c'è l'inizio di un posto magico, dove tutti i sogni si possono realizzare, dove non ci sono problemi.» Incontro i suoi occhi prima di continuare.

«Credo di essere alla fine dell'arcobaleno.» Dico, e lui sorride.

«E io credo che dovresti farti di meno roba.» Dice dopo un momento di silenzio.
«Hai un talento innato nel rovinare le cose.» Alzo gli occhi al cielo sospirando, dopodiché prendo un altro biscotto.

Tra scherzi, risate, battute pessime, e altro, si fanno le sei. Siamo ancora sul divano, davanti alla tv, mentre commentiamo i noiosi programmi che mandano in onda a quest'ora. Non ho sonno, ma sono stanchissima.

«Se penso che tra un'ora devo essere al lavoro mi viene voglia di buttarmi giù da qualche ponte.» Mi copro la faccia con le mani sbuffando.
«È più o meno quello che provavo io quando dovevo andare a scuola.» Dice, ed io annuisco sorridendo.

[...]

Mi sveglio e sono ancora sul divano. Briga deve avermi messo la coperta, non ricordo che c'era ieri sera. Mi metto seduta stiracchiandomi.

«Buongiorno.» Il rumore di pentole di prima mattina non mi piace molto.
«Buongior-» Merda.
«Che ore sono?» Mi alzo in fretta, spero di non aver dormito troppo.
«Se volevi arrivare puntuale dovevi svegliarti almeno tre ore fa.» Dice lui, non guardandomi ma sorridendo, mentre prepara due tazze con del latte.
«Che cosa? Ma sei pazzo, perché non mi hai svegliata?» Chiedo, la mia voce un po' troppo stridula.

«Prima di tutto perché mi sono svegliato si e no mezz'ora fa, secondo poi, rilassati Ciamber, non ti fa male un giorno di vacanza.» Ride e io lo guardo confusa.
«Ciam-cosa?» Piego leggermente la testa, diventa più strano ogni giorno che passa.
«Ciamber.» Ripete lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E cioè?» Chiedo, gesticolando.
«Ciamberculo.» Sogghigna lui, facendo ridere anche me mentre lo colpisco leggermente sulla spalla. Ma come gli vengono in mente certe cose?

Mentre Mattia apparecchia per mangiare, esco un attimo di fuori per chiamare e scusarmi con Carlo.
«Pronto Carlo.. Mi dispiace, davvero tanto.. Sì, lo so avrei dovuto avvertirti.. Scusami..» Mi attacca in faccia.
Buono e caro ma fino a un certo punto, in fondo ha ragione.

Sospiro e rientro dentro, dove trovo la colazione già pronta.
«Grazie.» Sorrido sedendomi.
«Ti riporto a casa per pranzo?» Propone e io annuisco, anche se ad essere sinceri mi dispiace lasciare questo posto.
«Canterai il nuovo pezzo stasera?» Chiedo, e stavolta quello che annuisce è lui.
«Lo faccio sentire agli altri e vediamo cosa pensano.» Alza le spalle.
«Gli piacerà.» Affermo sicura. «Mi sarebbe piaciuto vedervi.» Ammetto poi.
Alza lo sguardo dalla tazza guardandomi negli occhi.
«Non vieni?»
«Nah. Credo sia meglio di no.» Sorrido e lui ricambia.

«Cosa c'è di sopra?» Chiedo, notando la scala che porta al terzo piano.
«La soffitta, con tutte cose di famiglia e cazzate varie.»
«Posso salire?»
«Come vuoi.»

Noto subito tanti vari scatoloni messi un po' qua e là, poi un cavalletto, e vari quadri. Dopo poco mi raggiunge anche lui.

«Chi è che dipinge?» Chiedo, curiosando in giro per la stanza.
«Mia madre.» Risponde.
Noto uno scatolone con la scritta 'pittura'. Lo apro e poi prendo una tela bianca poggiandola sul cavalletto.
«Che stai facendo?» Chiede sorridendo Briga.
«Mi improvviso pittrice.» Rispondo ridendo.

Viene vicino a me, ci sono tanti vari pennelli nello scatolone.
«Questi sono per dilettanti.» Dico, con aria professionale, poi con un dito prendo il colore e comincio a disegnare.

«Esattamente cosa sarebbe?» Ride.
«È una casa idiota. Questa casa. Che non si vede?» Rido anch'io.
A dire il vero sembra più uno di quei disegni dell'asilo, ma poco importa.
«Lascia fare ai professionisti.» Prende anche lui il colore e comincia a disegnare, poi ne prende un altro e un altro ancora.
«Tra poco finirai lo spazio.» Dico ridendo osservando le sue dita, ognuna sporca di un colore differente, poi alzo gli occhi sulla tela. Ciò che ha disegnato è un arcobaleno.

«Questa si che è arte.» Dico ridendo.
«Stai offendendo il mio Picasso interiore.» Prende un altro colore e lo osservo mentre scrive qualcosa.

"At the end of the rainbow."

«Manca la firma.» Non credo che riuscirò a smettere di ridere. Sembriamo due matti, letteralmente.
E siccome la pazzia è il mio forte, premo la mano sul piatto in cui avevamo messo i colori, perché la tavolozza è per i dilettanti ovvio, e poi appoggio il palmo della mia mano su un punto rimasto ancora bianco.
«La mia ha più stile.» Commenta dopo aver fatto lo stesso.

«Un vero capolavoro.» Dico osservando il 'quadro' una volta finito.
Sinceramente non so il perché di questa cosa, probabilmente nemmeno c'è. Mi sento talmente spensierata. Mi sento talmente bene.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora