Capitolo 13.

2.5K 166 22
                                    

"Siate duri con voi stessi e con gli altri, senza perdere mai la tenerezza."
-LowLow.

Mattia's Pov.

Sento il suo cellulare squillare e non appena noto che è Simone, alzo il mio sguardo verso lei.

«Non voglio rispondere.» Dice, cercando di non far uscire nessuna lacrima.
«Rispondo io.» Mi alzo di scatto, prendendole il telefono dalle mie mani.
«Mattia, sei impazzito?!» Cerca di riprenderlo, ma io sono troppo alto rispetto a lei e i suoi tentativi falliscono quando alzo il braccio mentre con l'altro cerco di respingerla ma senza farle male.

«Toccala ancora e sono cazzi tuoi. Ah no aspetta, sono già cazzi tuoi.» Dico, forse fin troppo calmo, non appena rispondo.
«Dov'é quella puttana?» Stringo la mia mano in un pugno fino a far diventare bianche le nocche.
«Prova a ripeterlo e ti spacco la faccia.» Ringhio, e stavolta il tono calmo va a farsi fottere dando spazio alla rabbia.

Vedo Marika seduta sul divano con la testa fra le mani prima che Simone parla di nuovo.
«Passamela.» Dice, e non sento trasparire nessuna emozione attraverso la sua voce. Non rispondo e attacco con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, guadagnandomi però un'occhiataccia da parte della ragazza sul divano.

«Sei impazzito?! Che cazzo ti è saltato in men-» Non la faccio finire di parlare, mi innervosisce quando comincia a urlare.
«Ti importa così tanto di ciò che pensa?!» Sbotto e lei si irrigidisce, spalancando gli occhi.
«E a te importa tanto di quello che penso io?!» Ribatte e stavolta ad irrigidirmi sono io.
«Si.» Rispondo, dopo aver soffiato col naso ed essermi passato una mano fra i capelli, attirando il suo sguardo.

«Perché?» Chiede poi, con un tono più calmo e dolce rispetto al precedente. Bella domanda.

Perché lei è semplicemente Marika, suggerisce la mia vocina interiore ma scuoto la testa alzando le spalle ed evitando il discorso.

«Stai bene?» Porto una mano al suo viso e le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non lo so.» Sospira lasciandomi confuso. Nonostante le domande che mi frullano in testa, decido di non dire nulla. Mi metto più comodo sul divano e nel momento in cui lei appoggia la sua testa sul mio petto, tiro un sospiro di sollievo. È così bella e distrutta allo stesso tempo.

Disegna dei piccoli cerchi immaginari sul mio torace, mentre io continuo ad accarezzarle la schiena.

«Sarebbe tutto più difficile se non ci fossi tu.» Ammette ad un certo punto, e sento quasi il mio cuore sciogliersi. La stringo più forte, lasciandole un bacio sui capelli.

«Non voglio che te ne vai.» Aggiunge.

«Non lo farò.»

«Lo fanno tutti.»

«La gente come me è un discorso a parte.» Alzo le spalle.

In realtà, non so neanche perché l'ho detto. Gli ho promesso di non andarmene, e non voglio nemmeno farlo. Sono spaventato e incredulo allo stesso tempo, nessuno aveva mai tirato fuori questa parte di me. Quella meno odiosa, per intenderci.

[...]

Mi sveglio con lei ancora appoggiata a me, prendo il telefono dalla tasca e guardo l'orologio, abbiamo dormito per un bel po', sono le 21:47.

«Bella addormentata, hai fame?» Chiedo, punzecchiandola con un dito. Dopo qualche verso strano di lamento risponde con un «Uhm, sì.» e sbadiglia.
Mi alzo mentre la osservo stiracchiarsi.

«Un bradipo è più attivo di te.» Ridacchio, mentre cerco le pentole che mi servono per preparare la cena.
«Il muro è più divertente di te.» Ribatte lei, aggrottando le sopracciglia e sedendosi sul divano.

La seguo con lo sguardo mentre si alza, vedendo verso di me.
«Cuciniamo insieme?» Chiedo, accennando un sorriso e lei annuisce.
Pochi minuti dopo mi ritrovo con lei alle prese con le bistecche, ed io a cucinare la pasta.

«Dov'é il sale?» Chiede lei ed io ne approfitto, prendendo il barattolo e porgendoglielo poi davanti agli occhi mentre ero dietro di lei, l'altra mano sul suo fianco. Non posso vedere il suo viso, ma a giudicare dal piccolo salto che ha fatto quando mi sono avvicinato, direi che è arrossita.

Marika's Pov.

Mi irrigidisco leggermente quando sento Briga alle mie spalle, mentre mi
passa ciò che gli avevo chiesto. Posso quasi immaginare il sorriso soddisfatto che ha stampato in faccia in questo momento, e sento le guance arrossarsi mentre una scia di brividi attraversa il mio corpo. Mi sento a disagio, ma non mi sposto nemmeno di un centimetro.
«G-Grazie.» Balbetto, per poi riprendermi scuotendo la testa e afferrando il barattolo.

«Prego, Ciamber.» Sento le guance andare a fuoco quando, prima di allontanarsi, da una pacca sul mio sedere, sogghignando.
«Idiota.» Alzo gli occhi al cielo infastidita, anche se non lo sono poi così tanto.

«Credo di non aver messo il sale.» Si gratta la testa confuso, mentre poggia i piatti con la pasta sul tavolo.
«Non ci credo.» Scoppio a ridere io.
«Sei tu che mi distrai.» Cerca di giustificarsi, alzando le spalle e prendendo posto alla sedia di fronte la mia.
«Tu sarai la mia rovina.» Lo sento sussurrare, soffiando col naso e un piccolo sorriso si fa spazio sul mio viso.

«Però era buona dai.» Rido mentre mando giù l'ultimo boccone, guadagnandomi uno sguardo tipo "mi stai prendendo per il culo?" Da parte sua, facendomi ridere ancora di più.
«Diciamo che sono più bravo a scrivere canzoni.» Alza le spalle mentre sparecchia.
«Sei bravo anche con le persone.» Mi scappa spontaneo dire, riferendomi a tutto ciò che ha fatto per me in questi giorni, e con la coda dell'occhio, vedo un suo piccolo sorriso.

«Tornerai da lui?» Chiede poi, mentre siamo seduti sul divano con la televisione accesa, anche se non la stavo seguendo in realtà.
«Ha superato il limite.» Ma c'è un limite all'amore? Poi torno alla realtà; quello di Simone non è amore, e più vado avanti più mi convinco dell'idea che non lo é mai stato, in cinque anni.

«Resta con me anche domani.» Aggiunge, e mi volto per guardarlo.
«Ti vengo a prendere dal lavoro, ti porto in un posto.» E mi sembra più un'affermazione, che una domanda, così non dico nulla annuendo e basta.

"Resto anche per sempre." Penso tra me e me, per poi stupirmi del mio pensiero mentre mi perdo a catturare ogni minimo dettaglio del ragazzo accanto a me.

Rainbow. | BrigaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora