«Buongiorno Carlo.. Scusami se ieri mattina non ti ho avvertito, è un periodo un po' difficile.» Mi scuso ancora non appena entro nel bar, come al solito metto il grembiule. Sono solo le 7.30 ma è pieno, così incomincio subito a servire i clienti.
«È successo qualcosa?» Chiede, dopo aver portato un cappuccino ai ragazzi all'ultimo tavolo.
«Simone ed io ci siamo presi una pausa.» Spiego, tralasciando la giornata di ieri con Mattia.
«Oh. In questo caso scuse accettate, è sempre brutto avere un problema di cuore.» Sforzo un sorriso.Simone mi manca da morire, anche se non ci vedevamo spesso, era il mio ragazzo da cinque anni e ora lasciarsi così, da un momento all'altro.. Non so, è strano. Mi manca anche solo il suo modo di guardarmi, o toccarmi. Pur avendo un carattere non proprio dei migliori, l'ho amato e lo amo tutt'ora. Ed è così strano uscire da lavoro e non trovarlo ad aspettarmi, o svegliarmi la mattina e non averlo nel mio letto. In ogni angolo di questa città ho un ricordo assieme a lui, e non c'è posto in cui vado nel quale non mi vengono in mente i nostri momenti passati insieme. Sono cresciuta con lui, abbiamo passato tante cose, belle o brutte che siano, ma sempre insieme.
Una volta finito il turno di lavoro, esco fuori dal bar accendendo la mia solita sigaretta, poco dopo mi raggiunge Giorgio.
«Come è andata?» Chiedo, non l'ho visto per quasi tutta la mattinata, da quanto ho capito aveva molte torte da preparare ed è stato chiuso nel suo "laboratorio" tutto il tempo.
«Bene, come al solito.» Fa spallucce e tira fuori anche lui il pacchetto di sigarette, lo faccio accendere e vado a sedermi ad uno dei tavoli posti fuori dal bar.«Simone?» Chiede, abbasso lo sguardo.
«Le cose non vanno molto bene.» Mi limito a dire.
«Scusa, non lo sapevo.» Mi guarda come mortificato e io sorrido per tranquillizzarlo.
«Ti faccio compagnia se vuoi, ho il pomeriggio libero.» Propone, ed io accetto. L'ultima cosa che voglio è stare da sola con i miei pensieri.«Sono le 14:35, ho troppa fame.» Dico appena entro in casa, posando la borsa sul tavolo.
«Cucino io dai.» Annuisco, è gentile come sempre.
«Non fare così però.» Mi appoggio al bancone della cucina.
«Così come?» Si volta a guardarmi.
«Non farmi sentire come se ti faccio pena. Mi sono lasciata con Simone, ma la mia vita va avanti.»
«Non mi fai pena, Marika. Voglio solo cucinare.» Sorride e io ricambio il sorriso.Dopo aver mangiato, e devo ammettere che oltre a fare dolci buonissimi è anche un ottimo cuoco, si sediamo un po' sul divano e accendo la televisione.
Stiamo guardando uno di quei programmi stupidi, quando sento suonare il citofono.Strano, non aspettavo nessuno. Guardo confusa per un attimo il ragazzo affianco a me, poi vado ad aprire.
«S-Simone? C-Che ci fai qui?» Balbetto. Lui guarda me, poi sposta lo sguardo su Giorgio. Posso dire che è palesemente nervoso.
«Ero passato a prendere le mie cose. Se ho interrotto qualcosa torno più tardi.» Fulmina il biondo con lo sguardo. Il suo tono è così freddo che sento quasi gelare il sangue. Non si era mai rivolto a me così.«No, ehm, me ne stavo giusto andando.» Interviene Giorgio e si alza, mi saluta, prende le sue cose e se ne va. Che razza di situazione, chissà cosa penserà ora Simone.
«Entra.» Dico, facendogli spazio.«Non ci hai messo molto a trovartene un altro.» Stringe la sua mano in un pugno mentre mi guarda.
«Voleva solo starmi vicino.» Cerco di giustificarmi. Poi mi rendo conto che non devo dargli alcuna spiegazione.
«Non sono più affari tuoi ciò che faccio o che non faccio. Mi hai lasciata tu se non sbaglio giusto? Non ti devo delle scuse.» Scatto.
Sorride nervosamente prima di lanciare un pugno al muro cogliendomi di sorpresa.«E questo vuol dire che puoi scoparti il primo che passa?» Mi urla contro.
«Stavamo guardando la televisione.» Alzo gli occhi al cielo.
Apre la bocca per dire qualcosa, poi la richiude.
«Dov'è la mia roba?»
«In camera.» Rispondo. C'è troppa tensione nell'aria.
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Rainbow. | Briga
Romance«Sai, c'è un vecchio film in bianco e nero, mio padre me ne parlava spesso quando abitavo ancora con loro.» Probabilmente sembro pazza, ha uno sguardo confuso. «È una specie di musical. E ad un certo punto la protagonista canta una canzone, in cui s...