𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕕𝕚𝕖𝕔𝕚

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- Allora, cellulare? -

- C'è. -

- Fazzoletti? -

- Ci sono. -

- Mentine? -

- Anche. -

- Inalatore? -

- Pure. -

- Preservativi? -

- Sì- No aspetta! - arrossì di botto, voltandomi verso il mio migliore amico che leggeva la lista delle cose da portare alla mia prima uscita, dopo anni, con il vecchio alzatore della Karasuno.

- Che vuoi da me, non si sa mai, dopotutto Kageyama va in giro solo con il telefono e il portafoglio, e se va bene le chiavi. - sbuffò Koishi, piegando perfettamente in due il bigliettino.

- Sì okay, ma che me ne faccio! Non stiamo insieme! E non lo faremo! - gli urlai contro, rossa come non poco.

- Amore, perché gridi? - chiese mia madre entrando in camera mia.

- Non vuole capire che è importante portare con sé i preservativi! - si lamentò il mio amico, incrociando le braccia spazientito.

- Tesoro! Te l'ho già detto, è importante usare le precauzioni, sennò finisci in guai seri! - disse mia madre, prendendomi le spalle con fare serio.

- Mamma, Koishi, io e Kageyama non stiamo insieme, perciò non lo faremo, non siamo come un certo qualcuno. - affermai con scherno, voltandomi verso il ragazzo, che non obbiettò, bensì abbassò lo sguardo rosso come una ciliegia.

Presi la sciarpa color crema che avvolsi intorno al collo, proteggendomi il più possibile dal freddo di fine febbraio.

- Io vado, ormai sarà già di sotto ad aspettarmi. - salutai entrambi con un bacio sulla guancia - Torno tardi, non aspettarmi! -

Corsi giù dalle scale, facendo massima attenzione a non cadere con i tacchi. Era la prima volta che ne indossavo di così fini, perciò non volevo averne un brutto ricordo.

Appena aprì la porta di casa vidi Kageyama appoggiato allo sportello della macchina. Come immaginavo non era una macchina appariscente, bensì era semplice e di color nero, come i suoi capelli tirati perfettamente. Indossava un bellissimo cappotto scuro, che metteva in risalto la sua silhouette alta e magra.

- Buonasera, sei pronta? - mi salutò, aprendomi la portiera dell'auto.

- Buonasera, certamente, dove mi porti di bello? - sorrisi, sedendomi al posto del passeggero.

- Vedrai, non è niente di ché, ma ti piacerà. - ricambiò il sorriso, in maniera più leggera. Chiuse lo sportello e andò al posto del conducente, a destra, mettendo in moto la vettura.

- Sembra la tipica frase cliché dei libri rosa. - risi, appoggiando il gomito sul bordo dei finestrini.

- Ah sì? Be', forse sarà meglio dei libri, anche perché la vivrai in persona. - mi corresse, guardandomi per poco, dato che dovette prestare attenzione alla strada e al poco traffico del mercoledì sera.

Durante il tragitto parlammo un po' di come andava la nostra vita dopo i diplomi. Come immaginavo era riuscito ad entrare in una squadra importante, ed era l'alzatore titolare.
Ero molto fiera dei suoi risultati, quando parlava dei suoi obiettivi e traguardi gli luccicavano gli occhi.

- E tu? Qualcosa di importante? - chiese, fermandosi a un semaforo rosso - Lavoro, studi... Ragazzi. -

- Oh, figurati. Dopo la scuola mi sono dedicata subito a dei lavoretti, mentre alternavo magari delle lezioni private di chitarra. - spiego, guardando sorridente le macchine davanti a noi.

- E continui a insegnare? - chiese, rimettendosi in marcia.

- No, non più. - sospirai, appoggiando la guancia sul dorso della mano - La ragazza a cui insegnavo si è trasferita, ma ogni tanto mi manda dei video in cui suona, è diventata davvero brava. -

- Be', se si ha un insegnante buono, anche l'alunno lo dovrà essere. -

Le mie guance assunsero un colorito rosato, poco appariscente, che però fece ridere il ragazzo alla mia destra.

- Sei buffa, a volte. - si coprì la bocca con il polso - Però è vero, sei veramente in gamba quando si tratta di musica. -

- Grazie, davvero. - abbassai lo sguardo, felice delle sue parole.

- Alle superiori eri davvero un tutt'uno con lo strumento, penso che sia così anche ora. Quando suonavi non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso, forse perché creavi un'atmosfera molto confortevole e leggera ch... Ehi? Ci sei? -

Pensai che il mio cuore stette per perdere un colpo talmente le sue parole mi colpirono fino in fondo. Sapevo che ero brava, molto, ma sentirselo dire da lui era tutt'altra cosa. Tutt'altro sentimento.

- Ecco... Sì, solo che sono veramente contenta che tu mi apprezzi. È importante per me. -

- Lo so, lo so. - smorfiò lui, frenando - Arrivati. -

Alzai lo sguardo dal cruscotto, osservando compiaciuta il piccolo ristorante cinese illuminato da delle luci appariscenti poste sul piccolo tettuccio che copriva il lato superiore della porta d'entrata.

- Non ci credo. - dissi, trattenendo una fragorosa risata.

- Vedi, spesso ho una brutta memoria riguardo i gusti altrui, ma è difficile dimenticare come hai espresso la tua passione da: primo appuntamento in ristorante cinese. - spense la macchina, aprendo la sua portiera - Spero che ti piaccia, e che non ti metta a disagio ecco... -

- Ovvio che no, Kageyama, anzi, apprezzo molto che tu te lo sia ricordato, rende il tutto più speciale. - lo rassicurai sorridendo, scendendo anch'io dall'auto.

Con le chiavi della macchina l'alzatore chiuse la vettura, invitandomi ad entrare nel locale.
Appena entrati ci accolse un ragazzo un po' basso, con i capelli scuri e leggermente unti a causa della cucina ricoperta dall'odore di olio e aceto.
Il ragazzo ci accompagnò fino a una stanzina, quelle private che prenotano i ricchi per starsene per cavoli loro.

- Vi porto subito i menù. - ci comunicò il cameriere, facendo un mezzo inchino, per poi correre via verso la cucina.

- Wow, mi mancava entrare in un posto così. - sorrisi, togliendomi la sciarpa - Perché una stanza privata? -

- Ecco... L'altro giorno diverse persone mi hanno fermato per strada, per fortuna non hanno fatto niente di ché se non chiedere una foto o un autografo, perciò ecco... - si gratta il collo, corrucciando un po' le labbra in una smorfia imbarazzata - Be' sì, non volevo che nessuno ci disturbasse, vorrei godermi completamente questo giorno con te. -

Be', inutile dire che il mio cuore perse un colpo.

Ma quando questo ragazzo è diventato così dolce e tenero?!

- Ecco a voi signori, premete pure quel bottone verde quando siete pronti ad ordinare. - fece successivamente un altro inchino, andando a prendere ordinazione ad un altro tavolo.

- È normale che voi camerieri siate così agitati e di fretta? - chiese il corvino, aprendo il menù, osservando i vari piatti arricchiti di carote, piselli e gamberetti.

- Dipende, penso che sia alle prime armi. Io ormai ho stabilito i tempi. - replicai, aprendo anch'io il quadernino rivestito di plastica, strapieno di piatti diversi ma simili.

- Cosa prendi? - domandò, appoggiando la guancia sul palmo della mano, indeciso su cosa scegliere.

- Mhh, non lo so, c'è tantissima roba buona. - sfogliai continuamente le pagine ricche di pietanze.

- Che ne dici di... -

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora