𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕔𝕚𝕟𝕢𝕦𝕖

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Appena ritornai al locale era come se ci fosse troppo silenzio. Anche se erano venuti solo quella mattina, mi ero già memorizzata le loro risate nel piccolo bar.

Sbuffando, e massaggiandomi le spalle, andai dietro al bancone per accendere la macchina del caffè.

Con un panno pulì le tazze e i bicchieri per sicurezza, prima che arrivassero i clienti, e spazzai a terra e pulì un po' il locale.

A quell'ora normalmente non arrivava nessuno, infatti ne approfittavo per soddisfare le mie manie di pulizia.

Guardai i vari tavolini dello stesso colore delle nuvole nelle belle giornate. Quando il mio sguardo cadde sulla sedia dove si era seduto Kageyama sentì una vampata di caldo. Mi guardai intorno e, assicurandomi che neanche per strada ci fossero occhi indiscreti, mi sedetti sulla sedia, passando la mano sinistra dove lui aveva toccato.

Si sentiva il suo odore di yogurt, probabilmente causato dall'eccessivo latte che beve, purtroppo, e potevo immaginarmi lui in quel momento.

Mi era mancato molto, ma non sapevo se ero pronta a riallacciare i rapporti, forse non lo sarei mai stata.

Insomma, Kageyama non era più un ragazzo, era diventato un uomo che di certo non passava inosservato. Tutte le ragazze lo guardavano, e i ragazzi lo ammiravano o ne erano gelosi.

Sospirai stanca. Non volevo pensare quelle cose, ma a quanto pare il mio cervello non ne poteva fare a meno. Ci avevo messo così tanto a togliermelo dalla testa e la sola vista di lui nel posto in cui lavoravo ha mandato a quel paese tutti i miei sforzi. Fanculo.

Passarono svariati minuti in cui preparai i nuovi cornetti e ciambelle da mettere sull'espositore del bancone, sporgendomi in avanti, tentando di non perdere l'equilibrio.

Le prime clienti furono due vecchiette che presero posto in un angolino per sparlare del vicinato e dei loro ormai vecchi mariti. Sentì parlare anche delle loro figlie, ma poco mi importava, non le conoscevo neanche.

Dopo di loro vennero delle famigliole che fecero merenda o degli uomini per parlare di lavoro, accompagnati da un caldo e formale caffè.

Verso le sei, l'orario della fine delle attività extrascolastiche, entrarono nel locale Yumi e Nagisa.

- Ehi Senpai! - mi salutò entrando Nagisa.

- Ecco le mie studentesse preferite. - ridacchiai, avvicinandomi al loro tavolo. Le due erano le manager del nuovo club di pallavolo, e da quel che avevo capito sta continuando a sventolare il nome di corvi, e di campioni!

- Il solito. - disse Yumi ordinando anche per la sua amica, senza nemmeno farmi dire la fatidica domanda da barista, avendo lei una domanda - Allora, stamattina io e la mia classe siamo usciti per andare in gita al museo come ben sai. - io annuì, pensando che le fosse capitato qualcosa - E siamo passati qua davanti... CHI CAVOLO ERANO QUEI RAGAZZI SUPER FIGHI CON CUI PARLAVI? -

Arrossì in un battibaleno, capendo che si stesse riferendo alla vecchia squadra della Karasuno.

- UHM OH GUARDA! DELLE CLIENTI! DEVO SBRIGARMI AHAHAH. - cambiai argomento, allontanandomi dal loro tavolo per nascondermi dietro il bancone, preparando il loro ordine e accendendo il forno per i nuovi dolci.

Velocemente posai i cornetti e i cappuccini sul tavolo delle liceali, che però riuscirono a fermarmi dato che non c'era nessun nuovo cliente. Mannaggia a loro e la loro curiosità da adolescenti.

- Da quel che mi ricordo c'era uno di loro con cui hai avuto problemi, giusto? - mi chiese Yumi, sorseggiando il suo cappuccio.

- Uhm sì, Kageyama. Alto, moro ed estremamente figo... - ridacchiai, grattandomi la nuca, notando che stessi fantasticando.

- Ah sì, ricordo di averlo visto. - disse Nagisa, guardando le notifiche di Instagram - Ma non ricordo perché avevate litigato. -

- Oh ecco uhm... Diciamo che poco prima del diploma è successo di tutto e di più tra noi. -

- Con tutto e di più intendi dire litigare per nascondergli il fatto che lo amassi? - disse una voce dietro di me, facendomi sobbalzare.

Okay, allora, avevo due possibilità. O era mio padre, ma quella voce era troppo giovane, o era uno della squadra, più precisamente quello scemo di Koishi.

Infatti, come avevo pensato, era il mio vecchio migliore amico. Quel cretino, mi prendeva sempre alla sprovvista!

- K-Koishi! Chi ci fai qui? - ridacchiai nervosissima, come se non avesse urlato nel bel mezzo del locale il mio ormai vecchio amore giovanile.

Non che ora fossi vecchia, eh.

- Ero venuto qua perché stamattina Daichi ha dimenticato una cosa, e comunque dovresti parlare con Kageyama. - sospirò, avvicinandosi al bancone per prendere un anello che era vicino al piattino dove i clienti appoggiano i soldi per l'ordine.

- Non penso che dovrei, stamattina mi ha guardata in un modo... -

- Stamattina ti ha mangiato con gli occhi, e a pranzo non ha smesso di parlare di te in chiamata con me e gli altri. Gli ho attaccato in faccia perché si stava facendo mille paranoie, come l'idea di te fidanzata con un altro! -

Arrossì in ogni centimetro del mio viso, diventando un peperone umano.

Lui si faceva delle paranoie su di me? Seriamente? Poi, pensare che mi sia fidanzata, non sapevo se dovevo prenderlo come un complimento o preoccuparmi.

- Eheh la nostra Senpai fa conquiste! - ridacchiò Nagisa.

- Oh suvvia ragazze! Sì sarà solo immaginato qualcosa perché non ci sentiamo da tanto, niente di più, niente di meno. - tentai di chiudere l'argomento lì, ma a quanto pare Koishi non voleva lo stesso.

- Quanto sei ottusa! Anche se avete litigato ti ama comunque! -

Dopo quella frase ci fu un silenzio totale tra di noi. Non sapevo che dire.

Era tutto così strano e... Improvviso. Kageyama non ha mai ammesso il suo amore nei miei confronti, e neppure io, anzi, il litigio era tutta una scusa per allontanarlo da me e il mio cuore. Sapevo che il mio tipo d'amore non era fatto per lui, specialmente non poteva andare d'accordo con il suo primo e assoluto amore, la pallavolo.

- Senti TN... Aspetto che tu finisca il turno e ti riaccompagno a casa, va bene? - mi chiese, e io annuii, andando al tavolo di due nuovi clienti.

Quel giorno passò velocemente, tra un'ordinazione e l'altra. Pulì frettolosamente il locale con l'aiuto del mio vecchio migliore amico, per poi uscire dal negozietto e chiudere la saracinesca.

Durante il tragitto non abbiamo discusso di sto granché, ha parlato per lo più Koishi, dato che aveva capito che non fossi in vena di aprire bocca. Tutto quel discorso su Kageyama mi aveva scombussolato le idee, ero riuscita finalmente a dimenticarlo e invece!

Arrivati davanti alla porta di casa mi salutò con un dolce abbraccio, per poi scomparire nelle stradine della prefettura.

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora