𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕕𝕚𝕔𝕚𝕒𝕟𝕟𝕠𝕧𝕖

103 7 0
                                    

TN, prefettura di Miyagi, 2012.

- Ehi Tobio, vuoi sentire qualcosa? - domandai al corvino che era seduto sul piccolo piano rialzato, dove si trovava il pianoforte che utilizzavo al club di musica.

- Sì dai, perché no, tanto gli allenamenti iniziano tra mezz'ora. - confermò, alzandosi e mettendosi di fronte al piccolo palco, dove mi sedetti a presi un forte respiro.

Le mie dita scivolarono veloci sui tasti, senza nemmeno che ci prestassi la devota attenzione. Conoscevo a memoria canzoni e spartiti, perciò non era un problema.
Per giunta mi impegnai molto per imparare quelle che più piacevano al ragazzo, così da fare colpo.

Sentire i suoi occhi bruciare su di me era una sensazione così appagante. Brividi percorrevano la mia schiena e la voglia di abbracciarlo saliva ogni secondo di più.

Potevo sentire il suo respiro pesante, le sue mani percorrere la lunghezza dei suoi avambracci scoperti, e intravedere quei due diamanti.

Puntai i miei occhi nei suoi, fissandoli con una certa intensità. Sì legavano perfettamente, come una chiave entra nella sua serratura. Eravamo così, perfetti ma non uniti.
Tra di noi vi sono sempre stati due bivi, di cui nessuno dei due avrebbe fatto a meno per raggiungere l'altro, o meglio, lui non l'avrebbe fatto, io ci misi in ballo tutto.

Non mi accorsi nemmeno che si alzò e si avvicinò allo sgabello su cui ero seduta, osservando ancora meglio il movimento delle mie dita. Abbassai lo sguardo sulla tastiera, pigiando gli ultimi tasti del pezzo.

- Sei, come sempre, straordinaria. - sussurrò, accovacciandosi davanti a me. Legammo le nostre mani, incrociando le dita, intrecciandole fra di loro.

Le mie guance assunsero un colorito caldo, che non si notava neanche troppo per via del sole ormai mezzo calato.

- Non sono un fenomeno, semplicemente ci so fare. - risposi sincera, anche se ricevere quelle elogie era soddisfacente.

- Non fare la modesta. - continuò sussurrando. La sua voce risultò roca e strepitosamente sensuale. Cazzo.

Le sue mani erano fredde e a contatto con le mie, calde, creavano un contrasto così verosimile a noi.
Il suo viso era rilassato in un piccolo accenno di sorriso che mi scioglieva il cuore.

TN, prefettura di Miyagi, 2017.

I miei occhi caddero sulle sue labbra leggermente screpolate a causa del freddo e del suo brutto vizio di tirarsi le pellicine.

Appoggiai il viso contro il suo petto caldo che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro. Potevo benissimo udire il battito del suo cuore, calmo e rilassante.

- Tobio. - richiamai il suo nome, afferrandogli la mano, per giocare con le sue dita sottili e lunghe.

- Dimmi. - sussurrò contro la mia fronte, baciandola.

- Questa notte... - sussurrai, scuotendo la testa - No, volevo dire, quel giorno, come ti sei sentito? -

Il suo petto rimase alzato per qualche secondo in più del normale, probabilmente preparandosi a soddisfare per l'ennesima volta la mia curiosità infantile.

Volevo godermi quel momento, lo sapevo che dovevo farlo, ma prima di lasciarlo andare, volevo assumere a pieno le mie colpe.

- Nel momento in cui me lo dicesti rimasi... Paralizzato. Sembrava che fosse tutto nella mia testa, come se avessi sentito male. - cominciò a parlare, stringendo avidamente le sue braccia intorno al mio busto, assaporando a ogni respiro il suo deodorante mischiato al mio profumo - Avrei fatto qualsiasi cosa per farti ritirare indietro quelle parole, ma quando mi avevi urlato contro tutte quelle cose... Mi sembrò di tornare indietro. - si fermò, probabilmente per non finire come la sera prima, a piangere.

Accarezzai dolcemente le sue mani, percorrendo con i polpastrelli i tendini e le nocche graffiate.
Gli tremavano le mani e il suo respiro era profondo, diversamente dal momento prima della mia domanda.

- Mi sembrò di non esser stato alla tua altezza, abbastanza per te. Pensavo che sarei riuscito a dirti i miei sentimenti una volta diplomati, e quando dicesti che ti facevo schifo... Mi sentì realmente tale. -

Chiusi gli occhi, ricordandomi come quel giorno fosse arrivato alla sua conclusione. Quel dannato giorno aveva segnato il punto della nostra amicizia, e aveva dato inizio a un periodo di crescita e amarezza.
Il pensiero che dopo esserci rincontrati dobbiamo rilasciarci mi spezzava, ma non potevo fare niente per impedirlo.

- Avrei voluto avere più tempo. - sussurrai contro il suo petto, stringendo delicatamente il suo maglioncino.

- TN. - mi richiamò Tobio, accarezzandomi dolcemente i fianchi - Ricordati semplicemente che ti ho sempre amato, va bene? -

Inizialmente non capì l'intento nelle sue parole, perciò sorrisi e risposi contraccambiando. Forse era proprio quello il momento in cui l'avrei dovuto fermare e non commettere nuovamente lo stesso errore.

Non avrei dovuto lasciarlo andare di nuovo. Avrei dovuto prendere le sue mani, stringerle e pregarlo di restare o di portarmi con lui.
Ma non lo feci, perché non ero disposta a farlo, non avrei impedito con il mio amore di fargli realizzare i suoi sogni.

No, non ne avevo il diritto, eppure, pensai che sarebbe stato meglio per me.

Arrivammo davanti casa mia con la sua macchina, si fermò davanti al cancello e si girò verso di me. I suoi occhi erano tristi, oppure erano semplicemente stanchi.

- Grazie per oggi, TN. - sorrise, appoggiando una mano sulla mia coscia. Era fredda, ma non dissi nulla, non volevo che la togliesse.

- Grazie a te, e buon viaggio. - sorrisi, sospirando.

- Ci rivedremo, te lo prometto. -

Misi la mia mano sopra la sua, intrecciandone le dita.
Era il nostro ultimo contatto.

- Ci conto, Tobio. -

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora