𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕢𝕦𝕒𝕥𝕥𝕣𝕠

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- Allora Koishi, inizia con la spiegazione. - lo guardai curiosa e sorridente.

Lui ricambiò il sorriso, sospirando per neanche aver avuto due minuti di respiro. Ero troppo affamata di sapere, sapere cosa fosse successo dopo gli esami e come avessero risolto la questione. Dopotutto li avevo completamente isolati dalla mia vita.

- Ecco... Inizio col dire che Kageyama è veramente dispiaciuto per quello che è successo, ovviamente non sto chiedendo che tu torni a parlargli, o cose simili, ma sappi che è stato malissimo e ha pure smesso di allenarsi! Cosa che non ha mai fatto per nessuno. - specificò, guardando davanti a sé sicuro delle sue parole.

- Sono felice di sapere che non prova rancore nei miei confronti, anche perché la maggior parte è colpa mia. Sono stata infantile e ora sono cosciente dei miei errori, quindi vorrei che sappiate che anch'io mi scuso per tutto! - feci un piccolo inchino, fermandomi in mezzo al marciapiede, e anche Koishi si fermò per guardarmi con un sorriso bellissimo. Non era cambiato per niente.

- Dopo i vostri esami era completamente distrutto. Non veniva ai nostri allenamenti, anche se non portavano alcun frutto, dato che non era a scopo agonistico. Però a noi Senpai ha fatto bene perché ci distraeva dall'Università. - divagò un po' per poi tornare alla spiegazione - Ovviamente abbiamo provato ad appoggiarlo, e alcune volte si chiedeva perfino perché eravamo a consolare lui e non te. Ogni volta non gli dicevamo il vero motivo, cioè che ti eri un attimo spostata da casa tua a quella di tua zia, a Tokyo. Ci sarebbe rimasto troppo male. -

La temperatura di febbraio era molto bassa in quel momento. Ogni mio respiro veniva confermato dalla piccola nuvoletta di vapore che si creava per il forte sbalzo di temperatura.

Mi venne in mente quando, come due stupidi, io e Koishi continuavamo a espirare l'aria fino a quando tossivano per assenza di ossigeno

- Dopo qualche mese riuscì a tornare in sé, anche se era molto giù per averti persa. Non voleva farsi vedere triste, infatti si impegnava molto per essere il solito Kageyama. Dopo un anno e mezzo riuscì a tornare com'era prima, più o meno. Uscì con delle ragazze, ma non durò mai troppo, perché si stancava oppure non erano come voleva lui. - sospirò, grattandosi la testa - Lui usava la scusa che erano troppo appiccicose o presenti, ma in verità l'unica ragazza con cui avrebbe voluto stare sei sempre stata tu. Me l'ha detto una notte, ubriaco lercio.

Mi manca, voglio averla di fianco a me. -

Arrossì a quelle parole, perché un po' mi specchiavo in esse. Anch'io volevo avere lui vicino a me, ma non potevamo, non dopo quella litigata.

- Grazie alla pallavolo si è distratto e ha continuato questi anni normalmente, ma non penso che si sia mai dimenticato di te. - sospirò, strofinandosi una mano sugli occhi stanchi.

- Tu invece? Come va con la musica? - mi chiese, dopo minuti di silenzio.

- Direi bene, anche se la chitarra a volte è un po' complicata, ma il pianoforte non lo è mai. - ridacchiai, mostrando i cerotti che portavo sulle dita.

Fin da piccola avevo una forte passione per la musica, che mi portò a frequentare molti club e sviluppando così la mia bravura.

Grazie alla musica avevo conosciuto Suga e Kageyama. Grazie alla musica avevo superato periodi bui e crolli emotivi, le sono debitrice.

Amavo la musica, era tutto per me.

Anche se è stata lei ha procurarmi il periodo più brutto di tutti.

La musica mi dona la vita come me la ferisce.

- Sai ancora fare quella canzone che facevi prima degli allenamenti? - mi chiese, e io annuì - Era tipo naaa nananaaaa nanaa. - la canticchiò, stonando come suo solito.

Io risi di buon gusto, mi mancavano questi momenti con lui. Non era un portento con la musica o il canto, ma ricompensava tutto nella pallavolo.

- Piuttosto, hai finito l'università no? - chiesi, e lui annuì - Hai già trovato lavoro? -

- No, attualmente faccio qualche lavoretto qua e là, ma solo temporaneamente, sto aspettando che cominci l'anno scolastico per insegnare alla scuola elementare di qua. - sorrise, al solo pensiero di realizzare un suo sogno.

- Sono contenta che finalmente tu possa fare ciò che ti piace. -

Dopo ci fu silenzio, ma non imbarazzante. I silenzi tra me e Koishi non erano mai imbarazzanti, anzi, erano piacevoli e tranquilli.

- Ti chiedo scusa. - disse ad un tratto lui, fermandosi a pochi passi dal cancello di casa mia.

- Uh? E perché? - chiesi, incuriosita. Sapevo perfettamente il suo fine, ma non era colpa sua, no. Koishi ha fatto solo quello che doveva, niente di più niente di meno.

- Be', ero il tuo migliore amico e non ti sono stato vicino quando avrei dovuto. Avevi bisogno di qualcuno, che però non c'è stato. Kageyama ha avuto tutti noi al suo fianco, invece tu... -

- Tranquillo, sono riuscita a riprendermi da sola, dopotutto sono io che me ne sono andata a Tokyo. - gli sorrisi.

Più o meno, aggiungerei.

Lui non rispose, sapendo, probabilmente, capire anche a cosa avessi pensato. Koishi era la persona che riusciva a leggermi nella mente senza guardarmi, e non potevo mentirgli, ma in quel momento era meglio così.

Ormai era ora di pranzo, quindi si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio.

Io ricambiai più che contenta e appoggiai la fronte contro le sue clavicole.

- Che ne dici di rivederci? Quando puoi e se vuoi ovviamente. - ridacchiò, scostandosi dall'abbraccio.

- Certamente! Ci scriviamo poi per decidere quando e dove? - domandai, e lui annuì più che entusiasta.

- Allora ci vediamo, TN! - mi salutò con la mano, allontanandosi dalla mia piccola casa color crema.

- Ci becchiamo poi, Koishi! - gli mandai un bacio volante, entrando in casa, dove c'era un silenzio tombale.

Dato che i miei genitori erano a lavoro mi arrangiai da sola per il pranzo, preparandomi un piatto di uova sbattute e insalata, accompagnata da un buon anime.

Dopo aver mangiato pulì i piatti e andai a cambiarmi a lavarmi i denti, pronta a ritornare al lavoro per altre quattro ore.

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora