𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕤𝕖𝕚

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La sera la passai guardando il vuoto e mangiando patatine.
Non sapevo come sentirmi, in fondo non sentivo niente.
Era così strana quella sensazione.
Non sapevo come essere, cosa fare e con chi stare.

Avrei dovuto continuare a stare con loro? Oppure tagliare una volta per tutte i nostri rapporti e continuare la mia vita come avevo fatto fino ad allora?

Non sapevo nulla. Prendere una decisione era così complicato.

Perché era successo a me?

Non ero mai stata brava a prendere una minima decisione, anche su cosa mangiare, e in quel momento mi dovevo decidere su cosa fare con loro.

Vivere lontana da loro mi ha sempre procurato un forte vuoto interiore. Ero sola e non avevo nemmeno un'amica su cui appoggiarmi. Non mi ero mai resa conto su quando loro fossero essenziali per me, e per una semplice questione di cuore ho mandato a quel paese tutte le persone che adoravo!

Per fortuna che avevo i miei genitori, e mia zia, che mi appoggiavano e amavano.

Andai a letto spedita, vogliosa di dormire e staccare la testa dai miei pensieri. Ci misi un po' ad addormentarmi, ma quando ci riuscì mi sembrò di fare una doccia calda in pieno inverno, era stata una delle dormite più profonde che avessi mai fatto.

Passò così una settimana circa.

In quei giorni avevo ripreso i miei legami con Koishi e la maggior parte della squadra. Tutti tranne Kageyama, ovviamente. Non sapevo ancora come sistemare la nostra vecchia discussione.

- Cosa dovrei fare secondo te? - chiesi al mio migliore amico, guardando il cielo colorato da un azzurro scuro.

- Non saprei, non riesco nemmeno ad immedesimarmi nella tua situazione. Insomma, non puoi fare finta che nulla sia successo ma sarebbe meglio non farne neanche una questione di stato. - sospirò, appoggiando il mento sul palmo della mano - Tu vuoi ritornare al rapporto che avevate prima, giusto? - mi chiese, e io lo guardai negli occhi.

- Koishiiiii. - richiamai il suo nome, come se non volessi rispondere a quella domanda.

- Va bene, va bene, ho capito. - ridacchiò - Be' martedì usciamo, se vuoi puoi venire pure tu, ci sarà anche Kyoko e Yachi. Così potrai magari avvicinarti un po' a lui. -

Annuì, senza neanche pensare tanto a quello che aveva detto. Tutta la mia concentrazione era rivolta al cielo sopra di noi, coperto da qualche nuvola bianca.

Quella giornata fu magnifica, il tempo era bellissimo e dal mio giardino si poteva osservare benissimo il tramonto. Durante il liceo lo facevo spesso con Kageyama.

Il mio migliore amico era venuto a trovarmi a casa ed eravamo nel mio giardino, sdraiati sul telo che misi appena entrammo del retro della casa.

- Comunque, parlando di vita "amorosa", come va con Daichi? - chiesi, trattenendo un sorriso di scherno.

- Ehhh?! - urlò, tirandosi su, dato che prima era sdraiato - Tra me e lui... tra me e lui non c'è niente! -

- Se tra voi non c'è niente allora io sono la presidente d'Italia. - alzai gli occhi all'aria, per poi guardare il mio amico con aria curiosa.

- Va bene va bene, ho capito... - sospirò, arreso - Per ora va tutto bene, e il nostro rapporto è migliorato molto dopo le nostre lauree. Abbiamo più occasioni per vederci e ci piace la cosa... Durante l'università ero molto stressato, sai studiare per diventare insegnante delle elementari non è semplice, e lui mi è stato molto vicino... -

- Molto vicino in che senso? - lo guardai con aria maliziosa, intuendo perfettamente come Daichi gli faceva passare lo stress.

- Un giorno di questi ti strozzo... - sospirò - Ecco, uhm, diciamo che facevamo qualche scappatella... Ma non abbiamo ancora ufficializzato niente, ma stiamo uscendo! -

- Woo, non mi sarei mai immaginata che la persona più responsabile e dolce della Karasuno facesse delle scappatelle con il suo capitano senza stare ufficialmente con il diretto interessato. - ridacchiai coprendomi la bocca con la mano.

Il ragazzo arrossì come non mai, guardando altrove.
Adoravo prenderlo in giro e metterlo in imbarazzo, rispondeva alle provocazioni in modo troppo dolce!

- S-Scema! - sussurrò tutto imbarazzato.

Passammo il pomeriggio a parlare e raccontarci le cose che ci accaddero durante questi ultimi anni, oppure a ricordare i vecchi anni alle superiori ridendo sulle mie figuracce e sulle sue attenzioni da madre.

- Koishi! Rimani qua a cena? - urlò mia madre dalla cucina.

Io lo guardai e gli sorrisi invitandolo a rimanere, anche se poi rifiutò gentilmente dicendo che si doveva incontrare con Daichi, non specificò in quale posto a fare che cosa però.

- Be' mia cara TN-chan, si sono fatte le sei e io devo tornare a casa, ci becchiamo tra qualche giorno con gli altri allora! - mi salutò, dandomi un dolce bacio sulla fronte per poi salutare mia madre e tornare nel suo appartamento, un po' lontano da casa mia.

Solo dopo che se ne andò realizzai che ci eravamo messi d'accordo per uscire tutti quanti, martedì, e c'era pure lui, Kageyama.

- Ahhh che casino. - sospirai, buttandomi direttamente su tutto il telo il giardino.

Sapevo che dovevo affrontare la situazione, non potevo continuare a fare la bambina per una litigata adolescenziale, e anche stupida.

- Okay, gli parlerò! Sì! Gli chiederò di venire in disparte e gli dirò che voglio fare come se nulla fosse successo! - sorrisi a me stessa, compiaciuta dal mio piano più fallibile che altro.

- E tu pensi veramente che se gli dici così lui farà finta di niente? - ridacchiò da dietro mia madre - Gli avevi spudoratamente detto in faccia le peggiori cose, e ora vuoi che faccia finta di nulla? Amore, l'hai ferito come non mai! -

- Cazzo lo so mamma, è solo... Che è complicato. Cosa bisogna dire a una persona a cui hai detto tutto ciò che non avrebbe mai voluto sentirsi dire? - chiesi, massaggiandomi gli occhi dalla stanchezza di pensare.

- Non penso che tu debba fare un monologo, basta dirgli come ti senti, magari dirgli il motivo per cui l'hai fatto e... Fargli vedere che sei cambiata, non può dimenticare ciò che hai fatto, ma può vedere quello che farai per rimediare! - ragionò su mia madre, grattandosi il mento con l'indice e il pollice.

Rimasi per qualche secondo a fissare mia madre, come se mi avesse dato la risposta che ogni filosofo cerca da secoli avvenire, e corsi ad abbracciarla. Lei mi aveva visto molte volte piangere, mi aveva vista distrutta e mi era stata vicino. Non avevamo quel rapporto da libri "odio mia madre", anzi, con i miei genitori avevo sempre avuto un ottimo legame e mi erano sempre stati vicini come tali.

Loro erano con me quando successe quel che era successo con Kageyama, quindi sapevano perfettamente cosa consigliarmi.

- Grazie mamma... - sussurrai contro il suo petto, facendo cadere lungo la guancia una lacrima, che venne asciugata subito da lei.

- Di ché, è il mio dovere. Dai, ora vai a lavarti la faccia che è pronto da mangiare. - mi accarezzò i capelli, per poi allontanarmi leggermente e darmi un tenero bacio sulla fronte, per poi tornare nel suo regno dei fornelli.

Appena lei scomparve dietro ai muri della cucina, andai come aveva detto in bagno per darmi una bella rinfrescata al viso e per lavarmi le mani. Mi sembrava tutto così confuso, ma nutrivo grande speranza per quella uscita.

Avrei fatto di tutto per parlargli e chiarire, perché necessitavo ancora di lui.

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora