𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕢𝕦𝕚𝕟𝕕𝕚𝕔𝕚

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- Allora? Perché sei qua a quest'ora? - mi chiese Koishi, allungandomi dall'altro lato del tavolo una tazza di thè caldo.

- Io... Scusa il disturbo, ma avevo un bisogno urgente di vederti e... Parlarti. -

- Riguardo quello che è successo oggi, giusto? - chiese, mettendo i suoi soliti cucchiai di zucchero.

- Be' sì. - sospirai, sedendomi nel peggior modo possibile sulla sedia - So che non mi dovrebbe dare fastidio, che voi avete giustamente le vostre cose, ma... Non lo so, non riesco a mandarmelo giù. -

- TN. - mi chiamò, dopo aver preso un sorso di tè incandescente - Io non posso aprire bocca senza il suo permesso, comprendimi, ma se proprio vuoi saperlo, perché non lo chiedi direttamente a lui? - chiese con tutta la nonchalance del mondo.

In quel momento non sapevo se fosse scemo o peggio.
Con quale faccia mi sarei presentata a casa sua per chiedergli una cosa tanto infantile?
Va bene che avevo un brutto presentimento, ma non c'entrava nulla.

- Scemo. - dissi schietta, bevendo un po' di tè.

- Eh?? Modera le parole, quella scema che viene a casa mia quasi a mezzanotte sei tu, non io. - mi sbatté in faccia, pensando di avere l'ultima parola.

- Mh, sì, parla quello che non ha nemmeno notato di avere un succhiotto in bella vista sul collo. - sospirai, alzandomi dalla sedia e infilandomi il giubbotto.

- Ah?? Dove? Oddio gli avevo detto di non farlo! - maledisse il ragazzo, fissando la sua immagine riflessa nel forno - E dove vai ora? È tardi! -

- Vado da lui. - decisi, avvicinandomi al mio migliore amico.

Senza parlare ci scambiammo un lungo abbraccio. Le sue mani mi tenevano stretta contro il suo petto non troppo allenato ma ben tenuto. Il pollice accarezzava e coccolava dolcemente la mia nuca, facendomi sentire tranquilla e al sicuro.

- Ti voglio bene, TN. -

- Te ne voglio anch'io, Koishi. - risposi, chiudendo gli occhi e godendomi quel piccolo momento con lui.
Al liceo eravamo abituati a scambiarci abbracci lunghi ed affettuosi, pieni di coccole e qualche bacio sulla fronte, ma in quel momento sembrava che fossimo tornati alla prima volta.
La prima volta in cui ci sentivamo tremendamente vicini e uniti da quel legame unico.

- Ora vai e mandami un messaggio quando sei da lui. Buonanotte. - mi raccomandò, accompagnandomi alla porta d'ingresso e dandomi un ultimo bacio sulla fronte. Che tenero.

- Va bene, buonanotte Koishi. - lo salutai con la mano, allontanandomi dal suo appartamento per raggiungere poi quello di Kageyama, poco distante da lì.

Mi aveva informata che era dei suoi genitori, o meglio dei nonni che l'avevano lasciata a loro dopo la morte, e per il momento si sarebbe recato lì per il suo soggiorno.

Effettivamente quanto tempo sarebbe rimasto in Giappone? Era un giocatore di pallavolo, avrebbe dovuto affrontare delle partite all'estero e sarebbe dovuto partire, no?

Un attimo. Io non sapevo nemmeno in che squadra giocasse! E se giocasse in una squadra internazionale? Che idiota, stupida.

Camminai a passo spedito verso casa sua, probabilmente la cosa "segreta" riguardava la pallavolo, o un viaggio.

E se in quei giorni avesse dovuto affrontare una partenza di nascosto? E se mi avesse lasciata di nuovo da sola?
Perché avrebbe dovuto? Perché?
Eravamo riusciti a sistemare tutto, però...

Dovevo piantarla, mi avrebbe detto lui la verità, era inutile farsi paranoie false o qualunque cosa.

Arrivai in meno di un quarto d'ora davanti alla porta del suo appartamento. Le mura erano ben dipinte di un color perla abbinate alla vernice catrame delle ringhiere.
Da fuori non sembrava molto grande e tutte le luci erano spente.

Vecchi Compagni ||kageyama×reader||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora