La luce entrava leggera tra gli spiragli della tenda color perla.
La stanza era in semibuio, l'unica luce che penetrava in essa era rivolta allo specchio di fianco il letto.
Potevo osservare i suoi occhi chiusi a riposo, la frangetta che copriva e cadeva storta sulla fronte ancora un po' inumidita di sudore.
Le sue mani mi circondavano, mi sfioravano e mi amavano.Le sue nocche erano leggermente arrossate e le lenzuola, con il piumino semi caduto dal letto, copriva i nostri corpi nudi.
Le parole del giorno prima mi volavano nella mente, riportandomi alla nostra unione.
Come potevo immaginare, era delicato e perfetto anche lì.
Era stato gentile, presente, e faceva tutto ciò che poteva farmi stare bene.
Le sue labbra mi baciavano e passavano sul mio collo, lasciando dei segni leggeri.- Buongiorno... - sussurrò al mio orecchio, portando le mie anche più vicine al suo suo ventre ben palestrato.
- Buongiorno a te... - ricambiai il saluto mattutino, tirandomi verso lui. Sentivo un leggero dolore al fondo schiena, sembravo una vecchia.
I suoi occhi erano meravigliosi anche appena svegli. La luce blu rifletteva la mia immagine, decisamente disastrosa rispetto alla sua.
Sotto a quelle due perle vi erano delle leggere occhiaie e un po' di rossore, dovuto al pianto della sera prima.Chissà se avrà pianto anche prima che io arrivassi a casa sua, non ho potuto vederlo a causa del buio.
- Stai bene? - mi chiese, mettendosi seduto sul materasso. Passò le dita fra i miei capelli, spostandone alcuni dal viso, permettendomi di aprire completamente gli occhi.
Il suo corpo era perfetto.
Le spalle large, la pelle liscia e pulita, gli addominali che rendevano imponente il petto, le braccia allenate e quei occhi...- Sì, grazie... - sussurrai, godendomi le sue attenzioni - Cosa c'è per colazione? - chiesi, affamata.
- Non lo so, penso riso e qualche verdura, ti va bene? - propose, accarezzandomi tutto il braccio.
Annuì con la testa, mettendomi seduta anche io, tirando insieme a me il lenzuolo per coprire il mio corpo nudo. Provavo ancora un leggero imbarazzo, dopotutto era la prima volta che mi vedeva così.
- Allora vado a preparare, TN. - mi rivolse un piccolo accenno di sorriso, per poi baciarmi la tempia e uscire dal letto, coprendosi l'intimità con i boxer. Devo ammettere che aveva pure un bel culo.
Rimasi ancora per un po' a letto, pensando al giorno prima.
Abbiamo fatto l'amore, è stato fantastico sì, la mia prima volta, non so la sua, però...- I senpai mi hanno chiesto la data della mia partenza. -
Già, sarebbe partito, ma se c'era una partenza c'era anche un ritorno, no?
Speravo. Speravo solo che la mia prima volta, il mio primo amore, il mio uno, fosse ritornato.Perché dopotutto, l'amavo.
Già, proprio così.Il mio non era un amore da morire per lui, amavo troppo vivere, amavo sentire l'aria fredda dell'inverno colpirmi il viso, ma l'amavo.
Lui non era un amore da chilometro zero, e io non l'avrei mai raggiunto correndo fino all'altra parte del mondo.
Amavo troppo la mia città, la mia vita a Miyagi e la mia famiglia, ma l'amavo.
Lui era quell'amore da tema, avrei scritto pagine chilometriche di lui. Avrei inventato poesie e nuove citazioni per lui. Avrei cantato agli estranei di lui, dei suoi occhi e delle sue dolci parole sussurrate.
Avrei taciuto per giorni, digiunato dì e notti per lui, avrei fatto molto, ma non tutto. Eppure, non volevo che se ne andasse.Perché pretendevo che rimanesse, quando io invece non sarei mai partita per lui?
Era forse un amore egoistico?
Probabile, non lo mettevo in dubbio, ma sapevo di amarlo, e non era un amore mal sano.A volte faceva male, ma quando era lì, vicino al mio fianco, dicendomi quanto mi amasse, stavo bene. Stavamo bene.
- TN vieni? - urlò leggermente il ragazzo dalla cucina.
Raccolsi le poche energie in me, ignorando quanto la schiena mi facesse male, e appena uscita dal letto una ventata di aria fredda e sudata mi colpì il corpo spoglio.
Presi da terra il mio intimo, indossandolo svogliatamente.
Presi anche una felpa, la sua, appoggiata alla sedia che si trovava nell'angolo della camera.Era grande e odorava di lui.
Il suo profumo era nell'aria, e la cosa poteva solo far piacere ai miei polmoni che accoglievano con felicità l'aria inondata di lui.Trascinai i piedi fino al tavolo dove mi aspettava un meraviglioso esemplare di Tobio in pantaloni e basta.
La sua schiena era ricoperta da qualche segno rosso e sembrava scolpita da qualche scultore.
Le sue spalle erano larghe e rilassate mentre preparava il piatto per entrambi. Le scapole si muoveva sinuosamente sotto lo strano di pelle e l'epistrofeo* sporgeva leggermente alla base del retro del collo del corvino, in modo simpatico e naturale.Mi sedetti sulla sedia, in maniera scomposta, appoggiando i gomiti sul tavolo. Chissà quando sarebbe partito... L'idea di aver fatto l'amore con lui e perderlo subito mi rattristò. Avevo sempre sognato che le cose andassero bene, e proprio quando presi coraggio mi sfuggì di mano, una seconda volta.
- Ecco a te. - disse, posizionandomi il piatto e la ciotola di riso davanti. Si sedette anche lui e congiungemmo le mani, ringraziando per il cibo.
Chissà se anche nel posto per cui partirà ringraziano per il cibo come facciamo noi, chissà se anche là l'aria sarà serena come a Miyagi, chissà se troverà... Un'altra.
Forse avrebbe fatto innamorare un'altra ragazza, come me, e l'avrebbe portata a letto... No, ma cosa andavo a pensare. Tobio non era così, Tobio era stronzo, ma non usava le persone.
Il riso era buono, dolce, ma con quei pensieri tutto sapeva di amaro e malinconico dolore. Perché mi ero innamorata di lui? Di un ragazzo che viaggiava per il mondo, giocando e vincendo?
Perché lui si stava realizzando, come un vero adulto, e io, al contrario suo, ero lì che piangevo e mi lamentavo per la sua imminente assenza?
- TN, ti accompagno a casa in macchina, va bene? - chiese, appoggiandomi una mano sulla coscia scoperta.
I miei sensi sì riattivarono, come quelli di una gatta in calore. Che pena.
- Oh, sì certo... Grazie. - sorrisi leggermente, senza riuscire ad aggiungere altro.
Le sue dita snelle mi accarezzavano la pelle, segnavano cerchi e ripercorrevano strade che la sera precedente aveva scoperto.
Le mani mi tremavano leggermente.
Avevo paura. Non di lui, ovviamente, ma di quello che sarebbe successo se non avessi dato un punto.Ancora non lo sapevo, ma avevo fatto bene.
- Tobio. - lo richiamai, quando raggiunse con il mignolo l'elastico del mio intimo. La voce mi tremava, ma non potevo non fermarlo - Per favore... -
- Scusami, non volevo metterti a disagio. - si scusò, ritraendo la mano, alzandosi e prendendo tutte le sue cose per depositarle nel lavandino.
- Non sono a disagio, non è per quello... - sospirai, copiando la sua azione - Semplicemente, se lo rifacessimo, la tua partenza sarebbe solo più dolorosa. -
I suoi occhi sembrarono annebbiarsi per un attimo, pochi decimi di secondo, come se ci fosse qualcosa sotto, ma non chiesi nulla, avevo già capito, ma era meglio il silenzio.
- A che ore partiamo? - chiesi, riferendomi a quando mi avrebbe riaccompagnato a casa. Era domenica, perciò potevano prenderla con calma, tanto non avrei lavorato.
- Vuoi restare a pranzo? Ti accompagno poi. - propose, andando verso il divano dove la sera prima era cominciato tutto. Chissà se sarebbe stato anche il punto alla nostra storia.
Un po' come la nostra vecchia aula.- Va bene! - sorrisi, andando verso di lui.
* non sono sicura che la vertebra sporgente situata sulla nuca sia questa, ho fatto un po' di ricerche e dalle foto sembra così. in caso mi sbagliassi mi farebbe piacere che qualcuno mi corregga, grazie! <3
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Vecchi Compagni ||kageyama×reader||
FanfictionTN, era il nome che hai dato a quella bambina. Era forse per ricordarti quello che definivi l'amore della tua vita, o per innamorarti di nuovo della stessa persona, in corpi ed anime completamente diverse? || Certe cose che scriverò non accadono ne...