15. La mia famiglia

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Soohyo's pov

Non ero agitata.

Nella mia vita poche cose mi rendevano agitata: il mio lavoro, le cene con mio padre, alle volte anche avere a che fare con i bambini – ironia della sorte – ma di sicuro non Jooheon.

Lui fu da sempre, dal primo istante in cui lo conobbi, la persona che più mi capì, e con la quale mi sentii più a mio agio in tutta la mia vita. Non mi piacque sin da subito: lo trovai attraente, certo, ma non fu amore a prima vista. Neanche da parte sua, in realtà: lui era fidanzato con una bellissima ragazza con dei lunghi capelli neri perfettamente lucidi e curati, perciò non avrei mai immaginato che, tra tante persone, una volta single, avrebbe deciso di provarci con me. Non mi sottovalutavo di certo, anzi, spesso facevo l'esatto contrario – probabilmente più per abitudine, ormai, perché il mio lavoro spesso mi costrinse a farlo – ma non mi sentivo comunque affatto simile al suo prototipo di donna ideale, eppure, dopo soli tre anni da quell'avvenimento, ci sposammo, e tra pochi anni avremmo fatto il nostro secondo anniversario. Sembrava accaduto ieri, ma d'altra parte sembrava passata già una vita, e ciò di cui mi resi conto, in quei gironi senza di lui, fu che volessi passare anche il resto della mia vita in sua compagnia, nonostante ciò che accadde.

Per questo in quel momento mi trovavo davanti la porta dell'appartamento di Ririn, per la terza volta, sperando che, quella, andasse meglio delle prime due. Entrai dal retro, forse quell'accesso era vietato a chiunque non facesse parte del personale, ma ci pensai solamente dopo aver superato l'entrata. Me ne sarei accertata per il futuro.

Bussai alla porta tranquillamente, perciò, nella speranza di trovarla lì, in modo tale da domandarle dove si trovasse il suo amico, con il quale avevo disperatamente bisogno di parlare, peccato che, il suo amico, fu proprio colui che domando “chi è?” prima di aprire la porta.

“Sono Soohyo” risposi senza troppa enfasi, ed in quel momento scoprii che più che agitazione, in quel momento, fossi quasi emozionata all'idea di rivederlo, perché infondo avevo sentito la sua mancanza ogni giorni di più, tanto da riuscire a perdonarlo e comprenderlo.

Quando la porta si aprì, la prima cosa che vedi, fu il suo volto sconvolto. Aveva gli occhi spalancati e le labbra semiaperte, ed i capelli scombinati tirati indietro da una bandana. Cercai di non sorridere a quella visione, ma fallii quando notai che ciò che aveva addosso, fossero semplicemente un paio di pantaloncini sportivi ed una canottiera troppo larga per lui.

“Ciao...” mugugnò, facendo un paio di passi indietro “Sono qui perché dovevo prendere alcune delle mie cose, infatti sul letto ho un borsone. Le avevo dimenticate qui, perché Ririn ha lasciato che dormissi con lei quando-”

“Joo” lo bloccai, stavolta il sorriso non riuscii proprio a trattenerlo “Rilassati, va bene. Possiamo parlare o hai da fare?”

“No, no, assolutamente- certo” annuì in maniera affatto naturale, ma per quanto mi dispiacesse, sapevo che fosse fatto così, perciò lo assecondai “Vuoi qualcosa da bere? Vuoi sederti-” ridacchiai, perché quando me lo disse io ero già seduta sul divano “Oh, hai fatto bene”

“Ti metti accanto a me?” picchiettai sul posto accanto a me e lui si sedette giusto lì, con il fianco appiccicato al mio, ed io non riuscii proprio a non essere contenta di ciò.

“Hyo, ascolta-”

“Prima ascoltami tu, per favore, e poi mi dirai tutto quello che vuoi” cominciai, perché non volevo più sentire giustificazioni, semplicemente perché avevo già pensato abbastanza ed avevo formato la mia opinione secondo ciò che sapevo.

“Posso farti soltanto una domanda, prima?” io naturalmente annuii, ma la domanda che ne seguii mi fece spalancare gli occhi “Vuoi lasciarmi?”

When a flame dies ☽ 𝙼𝙾𝙽𝚂𝚃𝙰 𝚇 ☾ ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora