28. Insieme

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Hyungwon's pov

Da quando Ririn ritornò a casa dall'ospedale cambiarono davvero tante cose.

Casa...

In quei giorni mi interrogai tanto sul significato di quella parola. Casa è il posto in cui stai bene, in cui trovi la tua famiglia, in cui ritrovi chi ti ama, perciò, che quella sia realmente una casa, magari un grande appartamento in un villino, o che sia il retro di un locale notturno, questo dovrebbe avere poca importanza. Quello, almeno, era ciò che pensavo fino a poco tempo prima, perché Ririn non era felice, Ririn non sembrava a casa, però, d'altra parte, in quel momento, Ririn non sembrava averla proprio, una casa: sembrava che non esistesse un posto che la facesse stare bene, un luogo in grado di renderla felice, di darle conforto e pace, ma trovava ciò solamente quando tra le braccia aveva sua figlia, come in quel momento.

Le stavo guardando ormai da un po', Ririn neppure se ne accorse, però mi sembravano così belle, perché quello era l'unico momento in cui vedevo serenità negli occhi della mia amica.

Sin dai primi tempi, mi sentii come se fosse giusto proteggerla, come se il mio compito nella sua vita dovesse essere quello, come se da sola non ne fosse realmente in grado, nonostante desse sempre da pensare il contrario, perché apparentemente Ririn era una delle persone più forti e coraggiose che avessi mai conosciuto, perché aveva trovato il sangue freddo per scappare da una situazione che non la faceva stare bene, che non la avrebbe aiutata a crescere, che l'avrebbe messa in difficoltà, per gettarsi in una completa incognita, con un gruppo di sconosciuti più grandi di lei, un gruppo di uomini, nonostante fosse consapevole del dolore che proprio degli uomini le avevano fatto provare. Io ammiravo Ririn e lo avrei sempre fatto, anche in quel momento, mentre sembrava tanto rotta, tanto debole, tanto sofferente, era comunque il mio punto di riferimento.

Pregai che non si abbattesse mai, perciò, e che fosse in grado di superare anche quella situazione, insieme a tutte le altre che superò in passato.

Nell'aria in quel momento si respirava odore di bambina, di bagnoschiuma e di sigarette. Forse l'odore di bambina era dato dal borotalco che Ririn spolverò dolcemente su sua figlia prima di farle indossare il pigiama, mentre l'odore del bagnoschiuma arrivava proprio da lei: sapeva di fiori, era piacevole e rilassante, infatti tutte le volte in cui percepivo odore di fiori, nell'aria, il mio pensiero andava a Ririn. L'odore di sigaretta, invece, arrivava da me, che in quei giorni avevo aumentato drasticamente le quantità di quei piccoli cilindri di nicotina potenzialmente mortali, perché cominciarono ad infondere in me una strana sensazione calmante, forse perché, quando Ririn non c'era, fumare mi ricordava i momenti che passavo insieme a lei, e questo mi faceva sentire un po' meglio, mi faceva sentire un po' meno solo.

Jangmi stava chiudendo lentamente i suoi occhi, mentre sua madre la cullava con amore ed intonava una musichetta per farla addormentare. Era sera, erano circa le nove, ed era piuttosto strano che Jangmi prendesse sonno a quell'ora, ma da quando sua madre ritornò a casa, anche lei sembrò recuperare dei ritmi che aveva completamente perso in sua assenza.

Quando si rese conto del fatto che si fosse addormentata le baciò la fronte, l'espressione stordita e malinconica ma ricolma di amore, e la adagiò sul letto, dal suo solito lato – quello a muro – e si sedette il più vicina possibile a lei, con il busto completamente rivolto nella sua direzione ed una mano intenta ad accarezzarla.

Mi domandai cosa provasse, una donna, nel perdere ciò che sapeva di portare in grembo, ciò che aveva immaginato che sarebbe nato, e poi pensai che fosse impossibile – oltre che terribile – descriverlo a parole.

Il mio cuore sembrò distruggersi a quella consapevolezza, perciò, mentre con la mano sinistra sistemavo la sigaretta tra le mie labbra per uno degli ultimi tiri concessi, con l'altra, accarezzai piano la sua testa, forse per infonderle sicurezza, forse calore, oppure semplicemente amore, ma ritirai immediatamente la mano quando sobbalzò, terrorizzata, e mi sentii immensamente in colpa per averla fatta preoccupare così tanto.

When a flame dies ☽ 𝙼𝙾𝙽𝚂𝚃𝙰 𝚇 ☾ ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora