Capitolo 2

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Norvegia 1301 – Måne

Il freddo incalzante delle prime giornate primaverili norvegesi abbracciava ogni cosa l'occhio potesse toccare con lo sguardo. Era tutta una distesa di bianca e soffice neve che si scioglieva sotto i pesanti scarponi dello straniero che si stava trascinando contro vento verso l'imponente castello sopraelevato.

Lo straniero alzò lo sguardo verso l'alto e notò il bellissimo cielo azzurro in netto contrasto con la distesa ai suoi piedi. Non aveva mai visto nulla di così colorato in tutta la sua vita. Era così, limpido.

Di certo ripagava di gran lunga il freddo gelido che lo stava lentamente vincendo. Fortunatamente mancavano pochi metri ancora e sarebbe arrivato a destinazione. Le vette cerulee del castello in pietra erano come un richiamo che teneva l'osservatore sulla retta via nonostante la tempesta.

Smontò da cavallo e con gentilezza, prese in mano le briglie accompagnando il suo castrone infreddolito all'interno delle stalle. Non vi erano cancelli a delimitare il perimetro, solo un bellissimo giardino ancora addormentato al cui centro vi era una fontana in marmo. Le stalle si trovavano nella parte bassa della tenuta, lo sapeva perché le aveva viste nella mappa che aveva richiesto. A fare da recinto c'era un bosco fitto di quelli che riconobbe essere sempreverde di ogni tipo curati alla perfezione che probabilmente non avevano mai perso nemmeno un ago.

Il calore delle stalle lo accolse e tirò un sospiro di sollievo mentre le sue mani gelate si lasciavano vincere dalla tenera sensazione di tepore.

C'erano almeno una ventina di cavalli di ogni colore e grandezza ma la maggior parte aveva un manto spesso specifico per il clima. Non aveva mai visto dei destrieri così ricoperti di pelo persino sugli zoccoli. Rannicchiato vicino uno degli animali vi era quello che poteva essere un ragazzino minuto con un cappello di cuoio e delle braghe consunte che se ne stava seduto sullo sgabello a controllare uno zoccolo.

Lo straniero si sporse per capire cosa stesse facendo. Il ragazzo tolse un dei chiodi che aveva bloccato fra denti e bloccandolo con le dita, con l'altra mano lo martellò finché non fu perfettamente inserito. Ripeté l'azione per altre tre volte prima di trascinare lo sgabello verso la zampa posteriore.

Henry si schiarì la gola, cercando di attirare la sua attenzione. Se non fosse stato un buon osservatore non avrebbe notato l'impercettibile movimento del capo che il giovane fece al suono della sua voce, poiché da come continuò imperterrito, pareva proprio che non l'avesse udito.

"Scusate, siete il garzone dello stalliere? Potete forse dirmi dove trovare il vostro superiore?" il ragazzo si sollevò con un unico ed pulito movimento prima di voltarsi verso l'ospite abbassando il cappello in segno di saluto.

"Emil è andato a prendere altra legna. Ci metterà un po'. Come posso aiutarvi, signore?" c'era qualcosa in quel ragazzo che gli stava facendo montare i nervi. Non riusciva a guardarlo negli occhi per via del cappello ma il modo insolente in cui aveva detto signore, gli stava facendo ribollire il sangue.

"Il mio cavallo ha bisogno di rifocillarsi. Abbiamo cavalcato tutto il giorno e siamo entrambi infreddoliti."

Il ragazzo schioccò la lingua in segno di incredulità. Come se le parole che aveva pronunciato Henry fossero qualcosa di assurdo a cui non poteva crederci.

"Solitamente quando di arriva in un posto nuovo, la prima cosa da fare è presentarsi, non dare ordini." Henry strinse forte le briglie della sua cavalcatura questa volta e sollevando il mento per guardare dall'altro verso il basso quell'esserino impertinente, strinse gli occhi in segno di sfiga.

"Sono in Principe Harry di Solyard e solitamente da dove vengo io, i garzoni sono molto più rispettosi verso la nobiltà e gli ospiti." Il ragazzo sorrise e chinò il capo in maniera derisoria, sostando un po' troppo nella sua posa teatrale prima di prendere le redini che il principe gli stava porgendo.

"Siete in anticipo, non vi aspettavamo per un'altra mazza giornata. Dov'è il vostro seguito, maestà?" di nuovo quella intercalare offensivo.

"Ho preferito precedere mio padre."

Il sorriso del ragazzo sparì e si fece inquisitorio. Nella poca luce della stanza non riusciva a scrutare molto così l'unica cosa che poteva fare era ascoltare la sua voce e percepire di lì, la sua espressione facciale. Il garzone si fece da parte indicando il fuoco ormai morente e accompagnò l'animale in uno delle cuccette libere riempiendogli un secchio d'acqua e del fieno fresco. Henry osservò come il ragazzo fosse un talento naturale dato che la sua cavalcatura era solitamente scettica quando doveva farsi toccare da persone estranee. L'esserino girò intorno all'animale e dopo una veloce occhiata, decise di posare una coperta sul dorso, così da riscaldarlo più velocemente.

"Come mai così tanto d'anticipo, signore?" domandò l'affaccendato ragazzo. Non stava fermo un secondo, notò il principe.

"Volevo una visione senza fronzoli di questo posto." Il ragazzo si fermò di colpo e un angolo della bocca gli si sollevò derisorio.

"Intendete che volevate provare a carpire informazioni sulla principessa senza la pompa magna e le pretese della corte? Molto astuto, seppur non vi aspetterete certo di trovare la principessa nelle stalle? Sapete una figura del suo rango di certo, signore, non se ne va in giro nei bassifondi e specialmente non in un orario dove le belle signorine sono ancora a letto." Henry si sfregò le mani e le avvicinò ancora di più al fuoco.

"Certo che no. Ma magari voi, ragazzo, potreste accennarmi qualcosa?" il ragazzo rise sotto i baffi prima di passarsi un braccio sul viso per pulirsi qualche goccia di sudore, macchiandosi il naso di un qualcosa di scuro che Henry sperò non fosse quello che pensava.

"Sono un umile servitore, ho visto molto di rado sua maestà."

"Questo comunque mi dice di più di quanto abbia sentito per settimane su di lei."

Il garzone porse uno sgabello al principe prima di allontanarsi dietro il cavallo che stava inferriando prima.

"E cosa sarebbe che avete sentito signore?"

"Tutti si complimentavano con la sua bellezza. Pare essere la sua unica buona qualità e la cosa mi spaventa."

Il garzone sollevò il capo dalla bestia in una ilare mossa.

"Be', una principessa bella è meglio di una brutta. Senza dubbio, signore. Alla fine, non la volete una bella moglie?" scherzò il garzone e il principe fece spallucce sedendosi sullo sgabello offertogli dopo averlo pulito con il suo fazzoletto.

"Volere, no. Non desidero una moglie, ne ho bisogno il che è diverso. Non sento alcuna necessita di sposarmi ma devo. Ahimè. E la bellezza non è rilevante quando si governa un intero regno. A sentire quello che mi dici ragazzo, pare che sia una persona molto riservata, questa principessa. Speriamo non sia un'altra pozzanghera."

"Credetemi, nessuna donna vuole essere vista solo per il proprio guscio interiore, signore." C'era un accenno di scherno questa volta.

Dalla piccola porta passò un omone con un grembiule di cuoio e dal ventre rigonfio che a malapena passava per le travi, tanto che dovette mettersi di lato. Lasciò cadere la legna vicino al principe e sbiancò nel vederlo seduto lì.

"Emil!" esclamò il sovraeccitato garzone.

"Che ci fai ancora qui? Scansafatiche! Sbrigati a tornare a casa o tuopadre avrà la mia testa!" il ragazzo scattò sull'attenti e con un bel ghigno mentre soffocava una risata si affrettò a scappare via dalle grinfie del suo superiore.

"Un tipetto molto frizzante!"

"Dovete scusarlo, signore. Non è abituato a ricevere visite. Spero non v'abbia offeso." Lo stalliere ravvivò il fuoco per l'ospite e si prese il cappello tra le mani mentre si passava un pezzo di stoffa sulla fronte.

"Almeno è bravo con i cavalli, a quanto ho visto." Lo stalliere rise di gusto prima di accompagnare il principe nel castello.

[1]Måne - La Dea Luna [hs] - AU  - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora