Capitolo 9

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"Domani è il grande giorno. Ci sarà la visione dell'aurora seguita da una lunga celebrazione." Stava raccontando il consigliere leggendo dalla sua solita pergamena.

"La cosa più importante è che mia figlia abbia un'idea su chi vuole sposare e scelga saggiamente." La stava intimando Marcus mentre Cirilla addentava elegantemente un pezzo di mela. Sollevò lo sguardo innocente con il frutto ancora tra le labbra.

"Non saprei proprio." Rispose onestamente dopo aver masticato il boccone.

"A me sembra che tu abbia già deciso." Il padre le si sedette acconto al tavolo rotondo nella stanza comunicante con quella da letto.

"Il principe Tristan è sicuramente un favorito ma una settimana non è molto tempo per decifrare l'essenza di una persona con cui poi dovrai passare il resto della propria esistenza." Sentenziò la principessa e suo padre batté un piede impaziente.

"Molte fanciulle non hanno facoltà di scelta, figurarsi la possibilità di conoscere i propri pretendenti. Stai tirando troppo la corda Cirilla." La rimproverò suo padre.

"Ma padre, non siate severo. È una scelta che potrebbe mettere a rischio l'intero regno. Devo farla con cognizione di causa." Si difese Cirilla piantando le mani sul tavolo in tono serioso mentre si sollevava per torreggiare sull'uomo.

Inutile dire che nel momento in cui il re fece lo stesso, Cirilla si sentì infinitamente piccolo.

"Non essere testarda. Lo sai cosa voglio da te e me lo darai. Sei mia figlia e ti adoro ma sei anche una donna ormai a cui ho concesso forse troppe libertà dati i comportamenti sconsiderati a cui ho assistito. Se non farai come ti dico, sarà costretto a scegliere per te e non voglio questo." Cirilla affondò nella sedia al tono intimidatorio del padre e appoggiò il mento sul polso imbronciandosi.

"Non serve fare il tiranno." Lo provocò e Marcus batté un pugno sul tavolo, facendolo tremare. Cirilla pensò che si sarebbe rotto al prossimo colpo quindi si ammutolì di fronte alla regale figura che aveva di fronte.

"Tua madre soleva chiamarmi a quel modo ogni volta che voleva averla vinta. Non funzionava allora e non funzionerà certo adesso. Abbiamo bisogno di un buon matrimonio ed è quello che avremo una volta che ti sarai sistemata. Ora." Disse tossendo per ricomporsi. Il consigliere si era saggiamente ritirato in un angolo della stanza quasi nascondendosi dietro una tenda per sfuggire alla collera del suo sovrano. "Non abbiamo certo bisogno di regni minori, ma ci farebbero comodo il regno della Danimarca e sicuramente quello inglese." Cirilla stava per protestare ma Marcus sollevò un dito mettendola a tacere.

"Ti sto dando la possibilità di scegliere, non provocarmi ulteriormente Cirilla."

"Scusate Padre." Ammise docilmente la ragazza che sembrava improvvisamente tanto giovane da sciogliere il cuore del suo genitore.

"Lo sai cosa vorrei io ma date le circostanze, mi asterrò dall'importi il matrimonio con il principe inglese, per quanto lì saresti al sicuro e Charles ti proteggerebbe come se fossi carne della sua carne. Non avrai quel tipo di trattamento in un altro continente ne sei consapevole?" Cirilla annuì timidamente e provò a guardare suo padre negli occhi. Sembravano in fiamme e la cosa intimidì tantissimo la principessa.

"Dobbiamo essere pragmatici, bambina mia." Le stava spigando il padre. "Il pensiero di mandarti via mi fa stare male, non credere. Separarmi da te sarà una delle cose più tremende che dovrò sopportare tuttavia è arrivato il momento, non posso più rimandare o ti rovinerò."

"Lo comprendo bene Padre, avete ragione." Affermò Cirilla posando una mano sul braccio del padre che si addolcì di colpo.

"Perché sei una ragazza intelligente come poche, certo che lo comprendi. Se è il principe Tristan che desideri, è lui che avrai. Anche perché dovranno passare sul mio cadavere prima che quel cialtrone spagnolo possa posare un solo dito su di te." E sembrava quasi profetico il tono dell'alto generale reale.

Dopo il giro finale delle restanti isole, suo padre organizzò una cena con intrattenimento alla quale Cirilla si presentò vestita da Afrodite. Il vestito consisteva in lunghe maniche fermate sull'avambraccio che lasciavano le spalle scoperte e un'ampia scollatura che raggiungeva quasi l'ombelico. Una fascia abbracciava la vita snella disperdendosi in un'ampia gonna con uno strascico. Intrecciati nei biondi capelli vi era dell'alloro e gioielli blu che si disperdevano nelle trecce le quali toccavano il basso ventre.

Era una visione folgorante. I bracciali d'oro e la serie di lapislazzuli che le adornavano stretto il collo le conferivano l'aria di una regina d'altri tempi. Sicuramente molti uomini sarebbero morti per lei, per averla, per possederla o anche solo per essere notati da lei.

Persino il distante principe inglese dovette ammettere che la fanciulla era un fiore promettente e non fu immune al suo fascino. Poi se aggiungiamo che il primo sguardo che la principessa riservò fosse diretto al suo viso per decifrarne la reazione, il tutto lasciò Henry compiaciuto e anche forse illuso che una tale mise fosse stata pensata per colpire lui soltanto. Ovviamente non era vero, ma sognare non costava nulla.

La giovane si sedette dietro una grande arpa laccata in quello che sembrava metallo prezioso e incominciò ad intonare una meravigliosa litania nella lingua corrente di Mane. I presenti rimasero tutti a bocca aperta d'innanzi alle abili dita della donna che incantò la platea con veloci gesti che produssero armoniosi accordi.

Una volta che ebbe finito, suo padre la invitò ad aprire le danze. Gli invitati lasciarono un ampio spazio ai due per osservali, Henry beccò il principe spagnolo che si leccava le labbra con la lingua in una disgustosa dimostrazione di languore.

Quando il ballo padre figlia fu terminato e Cirilla si fu inchinata a suo padre, Henry era intento a farsi avanti quando notò il principe Tristan che se ne stava educatamente alle spalle della coppia con una mano dietro la schiena e una sul petto. Attese che Cirilla lo notasse e la invitò a ballare, salvandola momentaneamente dal viscido spagnolo.

Henry li osservò e non poté che notare come la principessa sembrasse a suo agio con il giovane. Gli sorrideva seppure in maniera contenuta e pareva che avesse molte cose da dirgli. Formavano una coppia stupidamente bella, e il principe era decisamente perso della principessa. La sfiorava appena, ma con un candore non tipico del genere maschile, come se avesse paura di macchiarla col suo tocco. La verità era che la rispettava tremendamente per permettersi quello che invece aveva fatto lui che addirittura le aveva sfregato il naso con il proprio.

Sembrava contenta di passare del tempo con il danese. Henry pensò che seppure lei fosse una forza della natura, avrebbe trovato un porto sicuro in quel matrimonio poiché il principe non le avrebbe mai fatto mancare nulla. E lo sguardo intenerito che aveva, suggeriva che le avrebbe perdonato molte cose che probabilmente a lui non sarebbero andate giù nemmeno se ne fosse stato perdutamente innamorato.

I due si fermarono e Tristan accompagnò la principessa a prendere da bere. Nessun osò invadere quell'aria di privatezza che sembrava aleggiare attorno alla coppia.

"Oh, no." Sentì qualcuno alle sue spalle mormorare e quando guardò, notò il re di Mane stringere forte il proprio calice di idromele con lo sguardo che percorreva la sala fisso su una figura strabordante.

Henry passò il bicchiere a suo padre e dopoun'occhiata insinuatori da parte dell'uomo, si affrettò ad intercettare lagiovane.


***AVEVO PUBBLICATO LO STESSO CAPITOLO DUE VOLTE FEELS BAD. ECCO UN CAPITOLO BONUS***

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