Preface

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Le luci dei cartelloni LED di Piccadilly Circus si fondevano con quelle dei primi raggi di sole a Piccadilly Circus. Quello era uno dei posti di Londra in cui odiavo di più andare e non ricordavo nemmeno più di chi fosse stata l’idea di camminare dal locale alla statua di Eros.  

Dalla stazione della metro uscivano gruppi di turisti con trolley pesanti e sul viso i sorrisi di chi aveva appena visto Londra per la prima volta. Erano tutti contenti e ridevano. Speravano che le loro vacanze andassero bene e si sentivano come se avessero davanti l’avventura della vita. Scrollai le spalle, distogliendo lo sguardo dalle persone che trasportavano le valigie a quell’ora del mattino. Non avevo idea del perché qualcuno dovesse alzarsi così presto per viaggiare. Io ero ancora sveglia dalla notte prima, non ero mai tornata a casa.

Salii i gradini della statua di Eros, con la testa che girava per il troppo alcool che avevo bevuto al locale e, arrivata in cima, decisi di togliere le scarpe con il tacco che mi facevano perdere l’equilibrio. Aspettai che Louis mi raggiunse, poi lasciai che mi abbracciasse e che mi passasse la bottiglia di whiskey che aveva rubato dal locale in cui eravamo appena stati e ne tracannai un lungo sorso.

Anche Liam, Matthew e Regina ci raggiunsero, mentre Niall e Harry, come al solito, rimasero in disparte e decisero di non partecipare alla nostra impresa.

«Ho caldo.» Dissi improvvisamente, nonostante fosse la fine di marzo e le temperature non fossero ancora clementi. «Facciamo un bagno.» Aggiunsi, scendendo dai gradini della statua e avviandomi verso l’orribile fontana con i cavalli all’angolo di Haymarket. Louis e gli altri mi seguirono, correndo e ridendo.

«Freya!» Esclamò Elizabeth, raggiungendomi e fermandosi esattamente di fronte a me. «Spero che tu non abbia intenzione di fare il bagno vestita.» Aggiunse, facendomi l’occhiolino e cominciando a togliersi il vestito, rimanendo in biancheria intima.

Guardai il suo completo nero di La Perla e annuii, assente. Elizabeth era sempre stata nel mio gruppo di amici. Eravamo cresciute insieme, perché era la figlia di alcuni amici dei miei genitori ed avevamo frequentato le stesse scuole. Solitamente era lei la prima a suggerire di spogliarsi.

«Ottima idea.» Replicai, strascicando le parole e combattendo per qualche minuto con la cerniera del mio abito. Louis accorse in mio aiuto e con un solo gesto mi tolse il vestito. Poi abbassò lo sguardo sul mio corpo ed emise un lungo fischio.

«Non male, Chamberlain. Non male.» Commentò. Matthew, di fianco a lui, lo guardò male per pochi istanti, poi tornò a concentrarsi su di me.

«Tomlinson, stai zitto e aiutami a scavalcare.» Dissi, mettendogli un dito sulle labbra per farlo smettere di parlare. Lui obbedì immediatamente, appoggiò le mani alla base dei miei fianchi e mi alzò, permettendomi di mettere i piedi nell’acqua. Il getto della fontana cominciò a colpirmi esattamente sulla schiena e scoppiai a ridere.

«Chanel par terre!» Esclamò Elizabeth, ubriaca, con un terribile accento francese e indicando i nostri vestiti sul marciapiede. Regina scoppiò a ridere e decise di unirsi a noi, scivolando e cadendo sull’asfalto. Niall e Harry, premurosi come al solito, corsero ad aiutarla e le porsero entrambi un braccio per permetterle di rimettersi in piedi.

Conoscevo le persone che erano con me da diciannove anni, da quando ero nata, e tutti - tranne Harry, che era il figlio del maggiordomo e della cuoca di mio cugino Niall - erano figli di amici nobili e benestanti dei miei genitori. Avevamo intrapreso parecchie avventure insieme e quella era solo una delle tante. Un ordinario venerdì sera (o dovevo dire sabato mattina?) per noi.

«Meglio?» Mi domandò Matthew, ridendo e bevendo un altro sorso di whiskey dalla bottiglia che gli aveva appena passato Louis.

«Non ancora.» Risposi. «Vieni più vicino.» Ordinai. Il ragazzo fece un paio di passi in avanti e cominciai a schizzarlo con l’acqua della fontana.

No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora