19 - Letters To Freya

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La domenica pomeriggio successiva Harry si presentò al Circolo con un mazzo di fiori e un sorriso che mi fece battere il cuore più forte. Era più forte di me, non riuscivo a rimanere indifferente davanti a quegli occhi verdi che sembravano illuminarsi, alle fossette che comparivano ai lati della sua bocca... a tutto di lui.

«Vorrei chiedervi di uscire con me.» Disse, porgendomi le rose rosse.

«Chiedervi?» Domandai, divertita. Mi stava dando del voi oppure aveva in mente altro?

«Certo.» Rispose lui, tornando serio. «Chiedervi, perché il mio invito è ovviamente esteso anche alla piccola Emma. È una giornata magnifica, gli alberi cominciano a fiorire e mi piacerebbe se mi accompagnaste al parco a fare qualche foto.» Continuò. «Ovviamente le attività del pomeriggio non si limiteranno a seguirmi mentre fotografo fiori e piante, ma ho anche un cesto da picnic con cibo italiano, una coperta e mia madre mi ha dato dei consigli per preparare una deliziosa merenda anche per Emma.»

«Perché sei così irresistibilmente adorabile?» Domandai sospirando e avvicinandomi per dargli un bacio sulle labbra. «Emma ed io accettiamo l'invito molto volentieri.» Dissi.

«Ottimo, ho un regalo anche per lei. Non pensavi che avrei portato qualcosa solo per te, vero?» Mi chiese il ragazzo, indicando le rose che avevo sistemato in un vaso e poi avevo appoggiato sul bancone del Circolo.

«Ovvio che no.» Dissi, scuotendo la testa e sorridendo. «Vado a prendere Emma, così le puoi dare il regalo.»

«Bravissima, perché non si compiono sette mesi tutti i giorni.» Rispose lui.

Il fatto che si fosse ricordato mi fece provare una stretta al cuore e, per quanto ci provassi, non riuscii a smettere di sorridere nemmeno per un secondo. Salii le scale per andare all'appartamento, salutai Louis e andai a prendere la bambina, che stava giocando insieme a Ingrid.

«Emma, amore, Harry ha un regalo per te.» Dissi poi, quando la portai giù al Circolo.

«Ecco qui!» Esclamò il ragazzo, estraendo da dietro la schiena un pacchetto regalo con la carta rosa con tantissime paperette gialle. «Spero che le vada bene e che vi piaccia. Gemma ha insistito per aiutarmi a sceglierlo.»

Cercammo di fare aprire la confezione a Emma, che però sembrava più interessata ad infilarsi in bocca il fiocco, così ci pensai io. Harry le aveva comprato una piccola salopette di jeans e un'adorabile magliettina rosa con disegnati due gufi. E non solo: c'erano anche delle scarpine abbinate, dello stesso rosa della maglietta e con gli stessi gufi sulle punte.

«È bellissima, grazie!» Esclamai.

«Ho pensato che una salopette fosse comoda per il picnic, di sicuro più di un vestitino. Almeno può gattonare sulla coperta e nell'erba e non si fa male.» Rispose lui, sorridendomi.

Non avevo idea di come fosse possibile, ma mi sembrava di provare sentimenti più intensi per lui ogni volta che lo guardavo.

«Ci cambiamo subito, cosa ne dici, Emma?» Dissi, portando la bimba in bagno - che Louis aveva fatto attrezzare con un fasciatoio, perché era il migliore amico del mondo - e la preparai subito con i vestiti che le aveva regalato Harry.
***
«Vuoi prendere l'auto?» Mi domandò Harry, uscendo dal Circolo con il cesto da picnic e la coperta in mano. Io avevo messo Emma nel passeggino e avevo preso la borsa con tutte le sue cose - una dei mille cambiamenti dell'essere diventata madre: quando uscivo, non potevo più utilizzare solo una minuscola pochette con dentro solo il telefono e la carta di credito, mi serviva una borsa dalle dimensioni enormi contenente tutto ciò che poteva servire alla mia bambina.

«No, prendiamo la metro.» Risposi con nonchalance, cominciando a spingere il passeggino verso la fermata giusta.

Harry si fermò in mezzo alla strada e mi fissò per qualche secondo.

«Freya? Sei tu? Hai picchiato la testa?» Mi domandò, con gli occhi sgranati per la sorpresa.

«No.» Risposi divertita. «Sono io e mi hai sentita bene: prendiamo la metro.» Aggiunsi, ridendo davanti all'espressione sconvolta del ragazzo.

«Non finirai mai di stupirmi.» Mormorò lui, ricominciando a camminare.

«Beh, la metro non è mica tutto. Venerdì ho anche fatto un colloquio per andare a lavorare da Starbucks.» Aggiunsi molto casualmente. Harry si bloccò di nuovo.

«Starbucks?» Mi chiese, come se non avesse sentito bene. «Non mi hai detto niente! Com'è andata?»

«Beh, credo bene. Il titolare mi ha detto che gli sono piaciuta e mi ha anche detto che mi chiamerà lunedì per farmi sapere qualcosa. Sarebbe un lavoro part-time, ma è già qualcosa. So che non guadagnerò abbastanza per iscrivermi all'università a settembre, non senza l'aiuto dei miei genitori, ma almeno non mi sentirò più una riccona nullafacente.» Risposi.

«Tu non hai idea di quanto io sia orgoglioso di te in questo momento.» Replicò Harry, estraendo la tessera della metro dalla tasca della giacca. «Aspettate pure qui, vado a prenderti il biglietto.» Aggiunse.

«Non ce n'è bisogno.» Dissi, prendendo la stessa tessera dalla tasca esterna della borsa di Emma. «L'ho fatta venerdì, quando sono andata al colloquio. Volevo farti una sorpresa.»

Lui non disse nulla, mi prese tra le sue braccia, mi fece fare un mezzo giro e mi diede un bacio sulle labbra.

«Giuro solennemente che vi proteggerò da tutti i topi della metro e anche dagli odori.» Rispose Harry dopo qualche minuto, senza smettere di stringermi tra le sue braccia.

«Come farai a difenderci dalla puzza?» Domandai divertita.

Lui avvicinò il cesto da picnic al mio naso.

«Fiuta.» Disse.

Obbedii e un forte profumo di cioccolato invase le mie narici.

«Questo è abbastanza forte per coprire qualsiasi puzza tu possa sentire in metro.» Rispose lui, ridendo.

«E per farmi brontolare lo stomaco fino a quando arriveremo al parco!» Esclamai io, ricominciando a camminare verso i binari. Harry mi aiutò a sollevare il passeggino per fare le scale e aspettammo il treno che ci avrebbe portati al parco.
***
Harry, Emma ed io passammo una giornata bellissima e non mi pentii nemmeno per un secondo di aver deciso di prendere la metropolitana o di aver dato una possibilità a Harry, perché quello che c'era tra di noi era speciale. Non avevo mai provato niente del genere per nessun ragazzo.

Harry mi capiva, avevamo gli stessi gusti in fatto di televisione, musica e libri ed era una persona di cui avevo imparato a fidarmi al cento percento. Era il primo ragazzo a cui avevo confessato di avere dei sogni, degli obiettivi e anche il primo ad aver sostenuto le mie decisioni e ad aver appoggiato la mia scelta di iscrivermi all'università per cercare di diventare designer d'interni. Amava Emma come se fosse sua figlia e sembrava che amasse me. Non perdeva occasione per dimostrarmelo con piccoli gesti, come quello che scoprii quella sera, dopo che ero andata a letto e avevo preso in mano l'autobiografia di Frank Lloyd Wright.

Avevo aperto il libro alla pagina a cui ero arrivata la sera prima ed era scivolato fuori un biglietto piegato in quattro che non ricordavo di averci lasciato dentro. Quando l'avevo recuperato avevo scoperto che si trattava di un messaggio di Harry.

'Se stai leggendo questo foglio c'è qualche possibilità che tu sia Freya (Louis, rimetti a posto quel libro e lascialo dove l'hai trovato - e ti prego di rimettere questo foglio tra le pagine e di non continuare a leggere il resto). E se sei Freya Margaret Chamberlain c'è il cento percento di possibilità che tu, in futuro, diventerai la migliore designer d'interni di tutto il Regno Unito. Diamine, persino di tutto il mondo! Ti starai chiedendo quando sono riuscito a infilarti questo biglietto nel tuo libro e la risposta è semplice: durante il giorno più bello della mia vita.

Ti sto scrivendo questa lettera mentre dormi. Abbiamo appena deciso di cercare di scoprire insieme quale sarà l'immagine finale del nostro puzzle ed io penso di essere davvero il ragazzo più felice di tutta la galassia.

Non so nemmeno io perché ho deciso di lasciarti una lettera nascosta nel libro che stai leggendo. Forse è perché in fondo sono un inguaribile romantico oppure è per raccontarti del primo giorno in cui ti ho vista: avevamo sei anni - me lo ricordo benissimo, come se fosse ieri - e la tua famiglia era venuta a una festa a casa di Niall. Io mi ero trasferito lì da poco, perché i miei genitori lavoravano per gli Horan già da anni, ma prima di allora non vivevamo nell'appartamento. Sto divagando (e probabilmente anche torturando la grammatica, non sono mai stato un grande scrittore).

La prima volta che ti ho visto indossavi un abito verde pallido, con un fiocco bianco intorno alla vita e uno tra i capelli castani. Avevi un paio di calze bianche che arrivavano appena sopra le ginocchia e sul tuo viso c'era un'espressione imbronciata che mi aveva fatto ridere (senza farmi vedere, ovviamente, altrimenti penso che mi avresti ucciso e che non avrei mai potuto scriverti questa lettera).

Quando i nostri sguardi si sono incrociati (io ero nascosto in corridoio, ti ricordi?), per me si è fermato il mondo. Mi ricordo ancora che mi sono sentito agitato, strano. Non capivo cosa stesse succedendo. E poi tu mi hai guardato male e mi hai fatto una linguaccia. Quella linguaccia, Freya, me la ricorderò per tutta la vita, perché è stato il gesto che mi ha fatto innamorare di te.

E sì, so che a sei anni non si sa ancora cos'è l'amore. Io di certo non lo sapevo. Ero solo convinto che tu saresti stata la mia fidanzata in futuro. Nella mia mente ci vedevo andare in giro mano nella mano, ci vedevo baciare di nascosto, quando i nostri genitori non stavano guardando, ci vedevo guardare le stelle cadenti insieme la notte di San Lorenzo...

Nessuna di queste cose è mai successa, me ne rendo conto, perché crescendo ho capito che non te ne poteva fregare di meno di me, ma quel che conta è che alla fine siamo arrivati a questo punto, giusto? E non importa se ormai siamo adulti, ho tutte le intenzioni di prenderti lo stesso la mano quando andiamo in giro, di baciarti (e adesso possiamo anche farlo alla luce del sole, non penso che i nostri genitori possano più avere qualcosa da ridire - forse i tuoi, ma sto divagando di nuovo) e di guardare le stelle cadenti con te (ed Emma, anche lei è ovviamente invitata, se non si addormenta), sdraiati nell'erba, la notte di San Lorenzo.

Ma soprattutto, la mia intenzione principale è quella di esserci sempre quando avrai bisogno di qualsiasi cosa e di essere una figura positiva nella vita della piccola Emma.

Bene, mi rendo conto di aver scritto un papiro e probabilmente quando lo leggerai ti chiederai che cos'ho nel cervello. Beh, non lo so. Queste sono le cose che faccio quando non riesco a dormire perché sono troppo felice (e non è che sia successo tante volte, l'ultima volta è stata a Brighton e penso che tu sappia perché...)

Fino alla prossima volta... (a meno che tu non trovi questa lettera e decida di farmi rinchiudere al manicomio)

Harry xx

p.s. russi, ma va bene lo stesso.'


Arrivai all'ultima frase, con le lacrime agli occhi e scoppiai a ridere. Maledetto Harry Styles, lui e le sue lettere senza senso che erano capaci di farmi commuovere e morire dalle risate nello stesso momento.

Recuperai il telefono dal comodino, cercai il suo numero e gli inviai un messaggio:
'comunque russi anche tu, ma va bene lo stesso. xx Freya'
***
Mi addormentai con la lettera sul cuscino e un sorriso da adolescente alla prima cotta sulle labbra. Harry era speciale, me ne rendevo conto. E forse, ma proprio forse, avrei dovuto rendermene conto un po' prima, così avrei evitato tutto il dramma con Matthew e i suoi comportamenti da uomo degli anni Cinquanta che mi facevano arrabbiare così tanto.

Mi svegliò Louis, come sempre, saltando sul mio letto e sedendosi pesantemente di fianco a me.

«Cos'è?» Lo sentii dire. «Oh, hai trovato la lettera di Harry!» Esclamò, guardando il pezzo di carta con un sorriso deliziato.

«È inutile che io ti chieda se l'hai letta, vero?» Domandai, sbadigliando.

«Tanto sai già che la risposta è sì.» Replicò lui con nonchalance, girando il foglio un paio di volte e rimettendolo sul cuscino. «Non so cosa ne pensi tu, ma io non pensavo che il ragazzo fosse così romantico.» Aggiunse, ridendo.

«Non lo so, prima di pochi giorni fa Harry Styles era un mistero per me. Diciamo che sono piacevolmente sorpresa da quello che scopro ogni giorno.» Dissi. «E comunque mi devi spiegare come facevi a sapere che aveva una cotta per me da secoli e, soprattutto, perché non me l'hai mai detto.» Aggiunsi.

«Oh.» Commentò lui, con un sorriso malizioso. «Codice dei Fratelli, Freya. Codice dei Fratelli.» Aggiunse.

Scossi la testa, ridendo, e gli lanciai un cuscino.

«Andiamo a mangiare, sto morendo di fame. Emma?» Domandai, alzandomi e recuperando una vestaglia.

«Dorme ancora come un angioletto.» Rispose lui.

«E tu cosa fai sveglio così presto?» Chiesi dopo aver dato un'occhiata alla sveglia. Erano solo le otto e trenta del mattino, Louis non si svegliava quasi mai prima delle undici.

«Non sono ancora andato a dormire.» Mi spiegò lui. Effettivamente era troppo iperattivo per essersi appena svegliato. C'era qualcosa che non andava.

«E cos'hai fatto tutta la notte?» Domandai, mettendo un paio di ciabatte e cominciando a camminare verso la camera di Emma per controllare che stesse bene.

«Ho nuotato in piscina.» Sussurrò lui per non svegliare la bambina. «E mi sono scambiato messaggi per tutto il tempo con una ragazza che ho conosciuto domenica pomeriggio nel negozio di Sameer.» Aggiunse con un sorrisetto timido.

«Louis Tomlinson.» Dissi. «Voglio sapere tutto. Chi è? Come si chiama? Quanti anni ha? Cosa fa nella vita? Cosa vi siete scritti stanotte? Okay, se i messaggi sono tutti di natura sessuale forse non lo voglio sapere. Ma comunque... racconta!» Aggiunsi.

Ormai avevamo raggiunto la cucina e Simon, il nuovo chef (Louis non l'aveva ancora licenziato, il che mi faceva sperare che finalmente fosse quello giusto), ci preparò la colazione. Il mio amico, dapprima leggermente riluttante, mi raccontò tutto quello che si erano detti lui e Daisy, la ragazza del negozio.
***
Avevo passato un anno e mezzo così difficile e intenso che quelle settimane mi sembrarono persino troppo facili. Ricevetti una chiamata dal titolare dello Starbucks a cui avevo fatto domanda di lavoro e mi disse che purtroppo avevano già trovato qualcuno per ricoprire il ruolo che cercavano, ma non mi diedi per vinta e continuai a cercare e a fare colloqui finché trovai un posto come commessa part-time nel negozio di Michael Kors (che non era nemmeno troppo lontano da casa, il che era perfetto).

Cominciai a lavorare, rendendomi conto che forse il rifiuto di Starbucks era stato un bene per me, perché okay che volevo trovare qualcosa da fare per guadagnare un po' di soldi, ma forse non ero la persona più adatta per fare cappuccini e caffè, e continuai ad uscire con Harry e a trovare sue piccole note ovunque (un post-it attaccato allo specchio del bagno, con scritto 'guardati allo specchio: hai visto quanto sei bella? p.s. ci vediamo stasera, vado dall'oculista xx Harry', oppure un biglietto sul comodino, qualche giorno dopo, con scritto: 'l'oculista ha detto che ci vedo bene, quindi sei proprio bellissima. p.s. ho cercato di fare la colazione, ma ho bruciato tutto perché stavo pensando a te (e a stanotte), quindi sono uscito a comprare qualcosa perché ho scelto il giorno libero del tuo chef per fare casino. A tra poco. Buongiorno xx Harry' e varie altre cose del genere).

Matthew aveva cominciato a fare degli sforzi per vedere sua figlia. Si presentò a casa mia e di Louis una domenica (dopo avermi chiamata, ovviamente) e passò un paio d'ore con Emma. Faceva quasi ridere vederlo alle prese con una bambina di quasi otto mesi, perché era chiaro come il sole che non avesse la minima idea di come comportarsi. Poi provò a prenderla in braccio e gli scattai una foto, perché aveva l'espressione terrorizzata di qualcuno che aveva appena preso in braccio un boa constrictor.

Passò qualche mese e cominciai a tranquillizzarmi, perché sembrava che tutto stesse continuando ad andare davvero bene, che quelle prime settimane non fossero solo un sogno, un miraggio.

E poi arrivò la festa del primo compleanno di Emma, organizzata al Circolo (che per l'occasione avevamo aperto anche ai miei genitori e a quelli di Matthew, perché il piccolo party era stato dato di pomeriggio) e tutto sembrò andare al proprio posto.

Harper mi mostrò l'enorme anello che le aveva regalato Luke la sera prima, piangendo dalla gioia e tremando ancora per l'emozione quando mi raccontò del modo in cui lui le aveva chiesto di sposarla.

Matthew si dimostrò un padre decente, portando a Emma un regalo che la bambina apprezzò tantissimo: un peluche a forma di giraffa alto più o meno quanto me.

Louis invitò Daisy, la ragazza che aveva conosciuto nel negozio di Sameer, alla festa e sembrava che i due andassero molto d'accordo.

E Harry? Harry non solo fece un grande regalo ad Emma (un tavolino a misura di bimba su cui poteva divertirsi a pasticciare fogli e a fare mille altre attività - era pieno di cubi, triangoli e cerchi da inserire nelle varie forme, di pulsanti che facevano versi di vari animali quando si schiacciavano e tante altre cose che tennero occupata la bimba per diverso tempo), ma fece un regalo anche a me.

«Mi sembra di capire che Emma compie un anno.» Disse, sorridendo. «E mi sembra anche di capire che è da un anno che sei mamma, quindi tanti auguri anche a te.» Aggiunse.

«Oh, Harry!» Esclamai. Solo lui poteva inventarsi qualcosa del genere.

«Ah, ah, ah. Aspetta a dire 'oh, Harry'! Ho un regalo per te, ma voglio che tu lo veda, prima di scioglierti e sbaciucchiarmi qui davanti a tutti.» Disse, sorridendo. «Sono timido.» Aggiunse, cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

«Okay.» Replicai, incuriosita.

Lui mi porse una scatola rettangolare, coperta da carta regalo e con un enorme nastro azzurro. Strappai quella carta il più velocemente possibile e quando capii di cosa si trattava rimasi quasi senza fiato.

«No.» Dissi, spostando lo sguardo dalla scatola a Harry. «No, non l'hai fatto sul serio!» Esclamai. Avevo le lacrime agli occhi e non sapevo cosa dire o cosa fare.

«Beh, diciamo che un certo discorso che abbiamo fatto qualche mese fa mi ha ispirato.» Rispose lui, sorridendo timidamente.

Osservai di nuovo la scatola che avevo in mano, scuotendo la testa. Non potevo crederci. Il ragazzo aveva fatto stampare una foto che ci aveva scattato Louis poche settimane prima (eravamo a Regent's Park, esattamente dove Harry mi aveva fatto la foto del primo calcio di Emma. Harry ed io ci stavamo dando un bacio sulle labbra ed entrambi tenevamo in braccio Emma, che ci guardava sorridendo e sollevando le braccia come se volesse prenderci il viso) e all'interno c'era la stessa foto, ma in versione puzzle da comporre.

«Io non so cosa dire... sei... sei davvero unico. Grazie!» Esclamai. «Adesso ho capito perché insistevi perché ci facessimo fare una foto.» Mormorai, avvicinandomi per dargli un bacio.

«Perché era già da un po' che avevo intenzione di farti questo regalo, ma non sapevo quale usare.» Replicò lui, osservando la scatola che avevo in mano.

«Questa è perfetta.» Dissi. «E penso che questo sia il momento giusto per dirti che ti amo.» Aggiunsi, guardandolo negli occhi. Vidi il suo sorriso allargarsi e sembrò quasi che i suoi occhi si illuminassero.

«Ti amo anch'io, Freya.» Rispose prima di abbracciarmi di nuovo.

«Ehi, piccioncini!» Ci chiamò proprio in quel momento Louis. «Venite a mangiare la torta!» Esclamò.

Harry ed io ci guardammo, poi lui mi prese per mano e ci avvicinammo al tavolo che Lou aveva spostato in mezzo al circolo. Sopra c'era una torta a forma di giraffa (l'animale preferito di Emma in quel momento) e in mezzo c'era una sola candelina.

Liam l'accese, tutti i partecipanti cantarono «Tanti Auguri» e poi aiutai Emma a spegnerla, soffiando insieme a lei.

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Siamo arrivati al penultimo capitolo, in realtà l'ultimo ambientato nel presente. La settimana prossima pubblicherò l'epilogo (ambientato vari anni dopo questo giorno) e anche il primo capitolo della nuova storia a cui sto lavorando. I ringraziamenti lunghi li scriverò martedì prossimo, per il momento vi dico solo grazie per aver letto fin qui e per i vostri commenti. Mi scaldano sempre il cuore e mi fanno davvero piacere. <3
Vi mando un abbraccio virtuale e vi dò appuntamento alla settimana prossima, con il finale di questa storia e scopriremo che cosa sarà successo a Freya, Emma, Harry, Louis, Harper e a tutti gli altri dopo 5 e poi ancora 10 anni.
Spero che il capitolo di oggi vi sia piaciuto!
A presto, un bacione!

No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora