15 - Going Out Again

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La prima volta che ero andata a letto con Harry, mesi prima, era stata molto diversa. Non eravamo mai stati insieme e all'inizio eravamo anche un po' imbarazzati e impacciati. Quel giorno, invece, sembrava che fossimo stati a letto milioni di volte e che conoscessimo esattamente ogni minimo dettaglio del corpo l'uno dell'altra.

Avevo dimenticato tutto: le continue discussioni con Matthew, il fatto che fossimo a casa di Louis e che probabilmente il mio migliore amico e mio cugino ci stessero cercando. Mi ero dimenticata persino di Emma, che dormiva nella culla che Louis aveva posizionato nella sua stanza.

Emma, che avevo appena sentito cominciare a piangere dal baby monitor che avevo portato con me quando avevo aiutato Harry a trasportare una delle mie valigie.

«Devo andare.» Dissi, rivestendomi velocemente e uscendo da quella camera prima che lui potesse dire qualsiasi cosa.

Raggiunsi la piccola Emma, che si era già riaddormentata tra le braccia di Louis e cercai di evitare lo sguardo del mio amico, che aveva già capito tutto.

«Vuoi parlarne?» Mi domandò a bassa voce, per non svegliare la bambina.

«No.» Mormorai, scuotendo la testa.

Ero confusa e andare a letto con Harry non aveva fatto altro che aumentare il caos già presente nella mia mente per tutto quello che stava succedendo nella mia vita. Che cos'avevo fatto? Avevamo passato più di quattro mesi ad evitarci con cautela e poi eravamo finiti a letto insieme, senza aver parlato seriamente di quello che stava succedendo tra di noi o di quello che avrebbe potuto accadere in futuro.

«Se posso dire la mia, hai fatto bene a tornare qui. Matthew non si merita nulla, nemmeno di vedere sua figlia a Natale.» Disse Louis, cambiando argomento.

«Tu non hai idea di quanto io detesti il fatto che sia il padre di Emma.» Replicai. «Questo vuol dire che dovrò avere a che fare con quel verme almeno per i prossimi diciotto anni e non ne ho proprio voglia.»

«Non preoccuparti, Danno. Sappi che qualunque cosa succederà, io sarò al tuo fianco, passo dopo passo. Anche quando dovrò accompagnarti all'altare quando ti sposerai con Harry.»

«Cretino.» Dissi, dandogli un leggero pugno sulla spalla. «Piuttosto... dove hai imparato a prenderti cura in questo modo dei bambini? Quando hai visto Emma l'ultima volta avevi paura persino a guardarla.»

«Ho bisogno che tu mi prometta che non riderai quando ti dirò quello che sto per dirti.» Replicò il ragazzo, voltandosi per evitare il mio sguardo.

«Giuro.» Dissi, anche se mi veniva già da ridere, perché sapevo che quando Louis si comportava in quel modo non voleva mai dire niente di serio. Anzi.

«Niall, Harry ed io abbiamo guardato dei video su YouTube.» Rispose tutto d'un fiato.

Lo guardai a bocca aperta, con un'espressione a metà tra il divertito e lo stupito.

«YouTube?» Domandai.

«Non guardarmi così. Ci sono canali interi di persone che fanno video giornalieri con tutta la famiglia, dalla gravidanza alla vita post-parto. Sono tipo reality show, come quello delle Kardashian... e alcuni ti fanno anche appassionare, okay?» Replicò Louis sulla difensiva.

Scoppiai a ridere. Trattenersi era diventato praticamente impossibile, soprattutto perché il mio migliore amico era arrossito ed era davvero imbarazzato, cosa che non succedeva mai.

«Vorrà dire che una sera di queste vi lascerò in casa da soli con Emma, così potrete mettere in pratica tutto quello che avete visto su YouTube.» Dissi.

«Non è una cattiva idea.» Rifletté Louis ad alta voce. «Voglio dire, quanto tempo è che non esci di sera e non ti diverti? Sono sicuro che Regina verrebbe volentieri con te. Affare fatto, sabato sera esci con Regina.» Decise infine, annuendo.

«Okay.» Accettai. Non passavo una serata in discoteca da quasi un anno e mi mancava la sensazione di lasciarsi andare e ballare per tutta la notte, senza alcuna preoccupazione. E sapevo che, se Emma fosse rimasta a casa con Louis, non avrei dovuto assolutamente avere paura di nulla. Mi fidavo di lui.

«Adesso però ti consiglio di tornare nella tua camera, perché sono piuttosto sicuro che Harry si starà chiedendo che cos'ha fatto di sbagliato. Non sembra, ma è insicuro, sai?» Disse il mio migliore amico, facendomi l'occhiolino.

«Non ha fatto proprio niente di sbagliato.» Mormorai tra me e me, cercando di non pensare a quello che era successo poco prima.
***
«Tutto bene?» Mi domandò Harry quando tornai nella mia camera. Lui era ancora lì, completamente rivestito, con un'espressione confusa dipinta sul viso.

«Sì, Louis è stato bravissimo e l'ha calmata subito.» Replicai, cercando disperatamente un modo per evitare la discussione che non volevo avere con lui. «Mi ha detto che avete guardato dei video su YouTube per imparare a prendervi cura della bambina.» Aggiunsi.

Harry sembrò arrossire lievemente, ma la sua espressione non tradì il minimo imbarazzo.

«Sì.» Disse. «Lou... Lou non pensava che Matthew sarebbe cambiato, così si è preparato per l'arrivo di Emma e ci ha chiesto di aiutarlo.» Spiegò. «Non so se hai notato, ma non c'è più uno spigolo in tutta la casa. Ha comprato anche quelle cose per evitare che i bambini infilino le dita nella presa della corrente.» Aggiunse con un sorrisetto.

Abbassai lo sguardo e scossi la testa, arrabbiata. Se solo Louis fosse stato il vero padre di Emma sarebbe stato tutto più facile. Sapevamo entrambi che non ci saremmo mai amati, non come si ama una coppia di anime gemelle, ma ci saremmo voluti tantissimo bene, come una coppia di migliori amici inseparabili.

Avremmo preso decisioni insieme, saremmo anche stati dei genitori decenti per la piccola Emma, che sarebbe cresciuta con la madre e con il vero padre. Invece in quel modo sarebbe cresciuta con un padre adottivo e, quando sarebbe stata abbastanza grande, le avrei dovuto spiegare perché il suo vero papà le aveva dato il suo cognome, ma non l'aveva voluta intorno.

«Louis è unico.» Dissi distrattamente.

«Ehi, che c'è? So che non siamo esattamente migliori amici, ma se c'è qualcosa che ti tormenta e hai voglia di parlarne... beh, ho un paio di orecchie funzionanti e ho un'altra caratteristica speciale: una bocca che può risponderti, se ne hai voglia, o può stare completamente chiusa.» Replicò Harry, sorridendomi.

«Stavo pensando al futuro.» Risposi onestamente. «A cosa dirò ad Emma quando si renderà conto che non sono sposata con suo padre e che non viviamo insieme. Quando si renderà conto che lo vedrà due volte all'anno, forse, se le va bene.» Aggiunsi, scuotendo la testa. «A volte mi chiedo se ho fatto la scelta giusta. Forse avrei dovuto lasciare che la adottasse qualcuno che avrebbe potuto garantirle una vita stabile e felice. Io... Io cosa posso fare per lei?» Mi sfogai.

«Freya, non dire cavolate.» Disse Harry, cambiando espressione e diventando serio. «Emma crescerà sana e amata in questa casa e non importa se Matthew si comporterà da stronzo. Tu e Louis ci sarete sempre per lei e anch'io, Niall, Harper, Liam e Regina. Avrà la famiglia allargata più numerosa di Londra e ci assicureremo che sarà sempre felice. E quando non lo sarà la consoleremo e la ascolteremo. Non preoccuparti Freya, se quello di cui hai veramente paura è che possa odiarti perché non sei sposata con suo padre o qualcosa del genere... non succederà mai, perché è letteralmente impossibile odiarti. Credimi, ci ho provato.» Aggiunse.

Lo fissai per qualche istante, per cercare di riflettere su tutto quello che mi aveva appena detto.

«E perché avresti cercato di odiarmi?» Domandai, incapace di concentrarmi su qualsiasi altro punto del suo lungo discorso.

«Perché l'alternativa mi spaventava di più dell'idea di odiarti e non vederti mai più.» Rispose lui lentamente.

«Quale alternativa?» Sussurrai, sentendo improvvisamente il cuore battere alla velocità della luce.

«Quella di innamorarmi di te.» Replicò Harry, parlando lentamente ed evitando il mio sguardo.

Il mio cuore stava battendo talmente velocemente, a quel punto, che avrebbe potuto benissimo uscire dal mio petto e volare per un chilometro.

«Ed è successo?» Chiesi a bassa voce. Volevo davvero una risposta? Non ne ero sicura, ma non ero più in grado di fermare quelle parole, di controllare i miei sentimenti.

Harry non rispose subito. Sembrò combattere internamente per qualche minuto (che a me sembrò lunghissimo) e poi mi guardò negli occhi, facendomi provare un brivido.

«Sì.» Disse semplicemente, senza aggiungere altro.

Fu come se qualcuno mi avesse accarezzato una guancia e schiaffeggiato l'altra nello stesso momento. Come se stessi facendo una piacevole doccia calda e l'acqua, improvvisamente, diventasse fredda. Come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco e mi avesse fatto mancare il respiro.

«Oh.» Risposi, incapace di dire qualsiasi altra cosa. Che cosa avrei dovuto rispondere? Quella scoperta mi aveva sconvolta, ero piuttosto sicura di essere in stato di shock.

«Oh, merda.» Lo sentii sussurrare, passandosi una mano tra i capelli lunghi e abbassando lo sguardo. Non lo sentivo mai imprecare. Anzi, parlando con lui avevo scoperto che odiava le parolacce.

«Harry...» Mormorai, ma lui non mi ascoltò e uscì dalla stanza il più velocemente possibile.

Iniziai a seguirlo, ma mi bloccai in corridoio, perché il ragazzo stava parlando con Louis e non volevo che si fermasse a causa mia.

«Sono stato un idiota, Lou. Dannazione... a cosa diavolo stavo pensando? Lei me l'ha chiesto e in quel momento non sono riuscito a mentire e a dire di no? Perché come si fa a non amarla? Idiota, idiota, idiota!» Esclamò.

«Harry, calmati. Probabilmente non sei riuscito a dirglielo nel modo in cui avresti voluto, ma ormai lo sa ed è quello che conta... sei un bravo ragazzo, sei esattamente quello di cui ha bisogno Freya in questo momento.» Replicò Louis.

«No, non sono un bravo ragazzo.» Rispose lui cupamente. «Un bravo ragazzo avrebbe messo i propri sentimenti da parte e non l'avrebbe confusa. Non in un momento così delicato. Un bravo ragazzo sarebbe riuscito a stare zitto e a starle vicino, aiutarla con Emma, ascoltarla e supportarla in ogni sua decisione. Invece io ho solo complicato la situazione, sono stato egoista.» Aggiunse, stringendo i pugni. Sembrava che avesse voglia di colpire qualcosa, non l'avevo mai visto così.

«Ehi, non essere così duro con te stesso. Freya è una persona forte, figurati se si farà spaventare da una cosa del genere.» Rispose Louis, non troppo convinto.

Vidi Harry scuotere la testa. «Devo andarmene.» Disse. «Devo andarmene di qui.»

Il mio migliore amico aveva ragione? Ero forte e non mi sarei fatta spaventare dall'amore di Harry? Era la prima volta in tutta la mia vita che una persona per cui provavo davvero qualcosa ricambiasse i miei sentimenti. Cosa avrei dovuto fare? Io non sapevo come ci si comportava. Non avevo mai avuto un ragazzo vero. Inoltre la mia non era nemmeno una situazione facile: avevo una bambina con un'altra persona. Una bambina che aveva disperatamente bisogno di stabilità.

«Freya?» Domandò Louis, che mi aveva appena trovata nascosta dietro una porta in corridoio. «Hai sentito tutto?» Mi chiese.

Annuii senza dire nulla e lui mi abbracciò.

«Non è meraviglioso? Harry ricambia i tuoi sentimenti, Danno! Potrete cominciare a uscire insieme, questo sarà l'inizio di una bellissima storia d'amore. Io te l'ho detto che vi sposerete.» Continuò il ragazzo, accarezzandomi la schiena.

«No, non è meraviglioso...» Replicai, sciogliendomi dall'abbraccio di Louis e allontanandomi verso la camera di Emma.
***
Passarono settimane in cui Harry sparì completamente dalla mia vita ed io non tentai nemmeno di contattarlo. Non sapevo che cosa avrei potuto dire. Nella mia testa continuavano a rimbombare le sue parole, quando mi aveva confessato di essersi innamorato di me.

E poi tornavo a pensare al discorso che aveva fatto a Louis: lui non me l'avrebbe detto se io non l'avessi fatto sentire come se non avesse avuto una via d'uscita. Avrebbe continuato a fingere di non provare nulla per me, perché era convinto che la mia vita non avesse bisogno di ulteriore caos in quel momento.

Ed era vero. Mentre guardavo Emma dormire pacificamente nella sua culla, quel giorno, mi resi conto per la prima volta di come era cambiata davvero la mia vita.

Avevo dovuto rinunciare ad uscire con Regina, qualche settimana prima, perché quella sera Emma era stata male e Louis ed io avevamo dovuto correre al pronto soccorso in preda al panico. Nonostante tutti i libri che avevamo letto, nessuno dei due era veramente preparato ad essere genitore e spesso ci spaventavamo troppo per nulla.

Quel venerdì Louis mi aveva promesso che si sarebbe preso cura della bambina e mi aveva ordinato di uscire a divertirmi, perché ne avevo davvero bisogno. Così avevo aperto l'armadio e avevo cercato qualcosa da mettere. Qualcosa che non fosse troppo volgare o che non rivelasse troppo. Qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che possedevo prima della gravidanza.

«Freya, sei diventata mamma, non suora.» Disse Louis, abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla.

«Lo so.» Risposi, voltandomi e guardandolo negli occhi. «Ma non sono ancora tornata in forma... non...» Aggiunsi, guardandomi allo specchio e avvicinando un abito al mio corpo.

«Stai benissimo.» Replicò lui. «E se non ti senti ancora sicura al cento percento puoi mettere un paio di calze, perché no?» Aggiunse, facendomi l'occhiolino.

«Giusto.» Dissi.
***
Regina ed io ci presentammo in un locale verso mezzanotte e cercai di trattenere gli sbadigli. Non ero più abituata ad uscire a quell'ora, perché dovevo mettere a letto Emma presto e poi ero così stanca che crollavo anch'io.

«Abbiamo scelto la sera giusta, guarda quanta gente!» Esclamò Regina, felice.

Mi guardai intorno, rendendomi conto di quanto quella non fosse più la mia vita. Poi i flash cominciarono ad abbagliarmi.

«Freya! Freya! Freya Chamberlain? Che fine hai fatto? Sei stata in una clinica di riabilitazione? Raccontaci qualcosa! Puoi confermare che sei andata in America per completare un ciclo di cure di sei mesi per ripulirti dall'alcool e dalla droga? Sei tornata in questo locale per ricominciare?»

I fotografi cominciarono a farmi un milione di domande ed io guardai Regina, in panico. Avevo passato così tanto tempo a cercare di stare lontana dai riflettori, che mi ero persino dimenticata di cosa si provasse. Solo un anno e mezzo prima pensavo che fosse estremamente affascinante essere famosa e avere i paparazzi alle calcagna come le migliori popstar e dive del cinema. In quel momento avrei solo voluto nascondermi.

«Forza, andiamo dentro.» Disse la mia amica, prendendomi la mano.

«Freya, è vero che hai avuto un bambino? Si dice che tu sia andata a partorire in Francia per nasconderti dalla stampa inglese!» Urlò un altro fotografo nella mia direzione.

Mi coprii il viso con le mani e camminai più velocemente per raggiungere l'entrata del locale. Appoggiai la schiena al muro del corridoio e cominciai a respirare velocemente.

«Stai bene?» Mi domandò Regina. «Lasciali perdere, sono solo i soliti poveracci che cercano di guadagnare soldi sfruttando la vita delle persone famose.» Aggiunse, cercando di sorridermi.

«Sì.» Dissi. «Sì, sto bene.» Aggiunsi, ricominciando a camminare verso la zona VIP del locale. Liam e Sophia ci stavano aspettando e il ragazzo mi guardò con aria preoccupata.

«Sto bene.» Rassicurai tutti, anche se non era vero. Non sapevo come mi sentivo. L'unica cosa che avevo voglia di fare in quel momento era tornare a casa e infilarmi sotto il piumone, magari leggendo un libro di architettura (nelle ultime settimane avevo cominciato a leggere testi universitari per prepararmi all'eventualità di ritornare a studiare, un giorno).

Nonostante tutto, però, cercai di obbligarmi a tornare quella di sempre. Lasciai che Liam mi offrisse un cocktail (aveva pagato il primo giro per tutto il gruppo) e pensai che la vodka alla pesca mi faceva proprio schifo, dopo aver bevuto il primo sorso.

Riuscii a fingere solo per un'ora - quando cominciai ad avvertire mal di piedi e mal di schiena e a rendermi conto di essere l'unica più o meno sobria in un oceano di persone ubriache da far schifo, decisi di tornare a casa. Salutai Liam, Sophia e Regina e uscii dal locale dalla porta sul retro, nella speranza che i fotografi non mi trovassero.

Non potevo chiamare Louis, perché era a casa con Emma, così la mia mente si soffermò su una persona in particolare. Una persona a cui avevo cominciato a pensare da quando avevo messo piede in quel locale.

Cercai il numero in rubrica e lo chiamai. Harry rispose dopo soli due squilli e mi resi conto che forse avrei dovuto evitare, perché era tardi.

«Freya?» Chiamò il mio nome con un tono di voce preoccupato.

«Ti disturbo?» Domandai, appoggiandomi alla parete per cercare di dare un po' di sollievo ai miei piedi, che non erano più abituati a portare tacchi così alti e mi stavano uccidendo.

«No.» Rispose lui velocemente. «No, figurati. Che succede?» Aggiunse.

«Sono... sono uscita con Regina e... e siamo al solito locale. Harry... Harry, mi puoi venire a prendere?» Domandai, chiudendo gli occhi. Il mio cuore aveva cominciato a battere più velocemente mentre attendevo una risposta. Speravo con tutta me stessa che dicesse di sì, perché avevo davvero bisogno di vederlo.

«Arrivo tra venti minuti.» Rispose.

Annuii, anche se lui non poteva vedermi e dopo aver interrotto la telefonata cercai di tranquillizzarmi e di non piangere. Non sapevo nemmeno perché mi sentissi in quel modo.

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Come promesso, ecco il nuovo capitolo di No Control! Riprendiamo a leggere da dove ci eravamo lasciati martedì scorso, cioè da dopo che Harry e Freya sono andati a letto insieme a casa di Louis. E in questo capitolo ci sono parecchie novità, quindi lascio a voi i commenti e spero che vi sia piaciuto!
Martedì prossimo scopriremo cosa succederà quando Harry andrà a prendere Freya fuori dal locale. Parleranno? Torneranno a letto insieme, ignorando tutti i problemi? Oppure litigheranno?
Alla prossima e grazie per aver letto fin qui!


No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora