11 - Baby Names

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Nelle settimane successive seguii il consiglio di Ingrid. Dissi a Matthew che avevo bisogno di tempo per stare tranquilla e che avremmo parlato dopo la nascita della bambina, ignorai le richieste di mia madre di presenziare alle sue feste e mi iscrissi a un corso di Yoga in gravidanza che mi cambiò completamente la vita.

Ricominciai a dormire e smisi di svegliarmi durante la notte in preda agli attacchi di panico (anche perché avevo iniziato a leggere tantissimi libri per nuove mamme e avevo scoperto parecchie cose su come ci si prendeva cura di un neonato).

Louis era stato un angelo in quel periodo. Mi aveva aiutata a terminare i lavori al Circolo e mi era stato vicino, a volte leggendo e ricercando su Internet insieme a me.

Erano arrivati anche i mobili della stanza della bambina e della mia nuova camera, così mi ero trasferita del tutto nell'appartamento del mio migliore amico.

Quel giorno sembrava uno come tanti altri. Niall, Louis, Liam, Harper, Regina, Harry ed io eravamo seduti comodamente sui nuovi divani del Circolo e stavamo chiacchierando del più e del meno.

«Ehi, Freya!» Richiamò la mia attenzione Louis. «Adesso che siamo tutti insieme potrebbe essere il momento ideale per cominciare a pensare al nome della bambina. Ovviamente lo sceglierai tu, ma se possiamo aiutarti in qualche modo...» Propose.

«Possiamo fare una lista di tutte le idee che ci vengono e poi scrivere i pro e i contro delle cinque opzioni migliori.» Suggerì Regina.

«Lista? Mi piace.» Replicò Harper, alzandosi e prendendo il suo tablet dalla borsa. «Sempre se ti va, ovviamente.» Aggiunse pochi istanti dopo, guardandomi.

«Sì, credo che sia ora di scegliere un nome.» Dissi, accarezzando il mio ventre. Ormai ero arrivata alla ventiquattresima settimana e la pancia continuava a crescere e crescere. «La bambina arriverà tra tre mesi, non posso continuare a chiamarla 'bimba'.» Aggiunsi.

«Almeno non è più 'Il Coso'.» Ribatté Harper, ridendo.

«In ogni caso non vorrò chiamarla Edith.» Dissi, ignorando mia sorella e provando un brivido di terrore all'idea che mia figlia potesse diventare come mia madre. «O Imogen.» Aggiunsi, ripensando alla rabbia che avevo provato il giorno in cui Harry aveva scoperto il quadro con quel nome.

«Dovrai chiedere a Matt se il nome che hai scelto va bene anche per lui?» Domandò Liam improvvisamente.

«No.» Dissi. «Lui non ha avuto problemi a scegliere Imogen senza chiedermi nulla.»

«Fai bene.» Mormorò Harper. «Forza, adesso scaldiamo i cervelli e cominciamo a tirare fuori idee. Freya, vuoi iniziare tu?»

«No, iniziate pure voi.» Risposi distrattamente. In realtà erano settimane che avevo in mente un nome per la bambina. Nella mia mente avevo già cominciato a riferirmi a lei proprio con quel nome già da un po' di tempo. Emma.

«Olivia?» Suggerì Niall.

«Oppure Lily.» Propose Louis.

«Secondo me anche Emily è un bel nome.» Aggiunse Liam.

«O Emma.» Disse Harry, facendomi restare a bocca aperta. Lo sapeva? Gliel'avevo detto e non mi ricordavo? O si trattava solo di una coincidenza?

«Freya, stai bene? Sembra che tu stia per svenire da un momento all'altro.» Disse Liam, preoccupato. Anche Regina mi stava fissando ed era seduta sulla punta del divano, come se volesse scattare in piedi al primo segno di svenimento.

«No, no, sto bene.» Rassicurai tutti. «Sono solo stupita, perché in realtà nelle ultime settimane...» Cominciai a dire, poi mi fermai per qualche istante, improvvisamente imbarazzata. Non ero sicura che i miei amici mi avrebbero capita, perché nessuno di loro stava passando quello che stavo passando io, ma potevo provarci. «Nelle ultime settimane ho cominciato a parlare con la bambina e... e ho cominciato a chiamarla proprio Emma.» Conclusi, abbassando lo sguardo per non vedere la reazione di nessuno.

«Beh, allora direi che è fatta.» Disse Louis. «Emma è un nome adorabile e sono piuttosto sicuro che tua figlia sarà la bambina più bella dell'universo. Di sicuro sarà la più viziata e avrà parecchi zii e zie che le vorranno bene.» Aggiunse sorridendo.

«Oh, assolutamente. Io non vedo l'ora di venire con voi a fare shopping e comprare minuscoli vestitini.» Intervenne Regina.

«Ed io non vedo l'ora di aiutarti a metterla a letto, a farle il bagnetto, a darle da mangiare...» Aggiunse Harper.

«Beh, io non so ancora cosa non vedo l'ora di fare per lei, ma sicuramente voglio conoscerla e beh... non ho idea di come ci si comporti con un neonato, ma ho una grande buona volontà e giuro che imparerò a fare quello di cui avrai bisogno. Anche cambiare pannolini.» Si offrì Niall.

«Beh ecco, sì. Anch'io.» Borbottò Liam con poca convinzione, facendoci scoppiare tutti a ridere.

«Sarà bello portarla a pattinare sul ghiaccio o al Luna Park e vincere per lei il peluche più grande di tutti...» Mormorò Harry, poi sgranò gli occhi, come se si fosse reso conto di quello che si era appena lasciato sfuggire. «Voglio dire, se mai faremo tutte queste cose, come gruppo, mi piacerebbe esserci per immortalare quei momenti.» Aggiunse poi, arrossendo.

«Mi sembra ovvio che faremo attività di gruppo con la piccola Emma, Harry. Penso che dovrà picchiarci per liberarsi di noi.» Replicò Louis, ridendo. «Aspetta solo che diventi adolescente e che cominci a uscire con i ragazzi. Li inseguirò con un fucile e li minaccerò di morte se solo oseranno toccarla o ferirla in qualche modo.» Aggiunse.

«Lou...» Mormorai. Mi veniva da ridere, perché la sua espressione era assolutamente comica, ma in fondo mi veniva anche un po' da piangere, perché sapevo di non essere sola.

«Ecco quello che potrei fare!» Esclamò improvvisamente Liam. «Puoi contare anche su di me per proteggerla da qualunque cosa, Freya.»

«Sì, anche su di me.» Fece eco Niall. «Per quello e per insegnarle come si gioca a calcio.» Aggiunse.

Scoppiammo tutti a ridere ed io cercai di nascondermi per non fare vedere a nessuno che mi stavo asciugando gli occhi con il dorso della mano.

«Io non so cosa dire... se non grazie.» Dissi.

«Io aspetterei a ringraziarci, se fossi in te.» Intervenne Regina, con un sorrisetto. «Perché secondo me tra un po' sarai così stufa di noi che comincerai ad odiarci!» Esclamò.

«Non credo proprio.» Dissi, scuotendo la testa. Come avrei mai potuto odiare mia sorella e i miei amici? Persone che non sapevano nemmeno da che parte si iniziasse a prendersi cura di un bambino, ma che ce la stavano mettendo tutta per starmi vicino?

«Ehi, a proposito. Mi stavo quasi dimenticando. Si sta avvicinando il nostro annuale Weekend Lurido a Brighton. Chi viene?» Domandò improvvisamente Louis.

Abbassai immediatamente lo sguardo, perché potevo proprio scordarmi di partecipare al nostro gioco preferito. Probabilmente non avrei mai più potuto fare cose del genere, perché sarei diventata madre dopo pochi mesi e non era decisamente il caso.

Il «Weekend Lurido» a Brighton era nato due anni prima, quando a Louis era venuta l'idea geniale mentre stavamo guardando un documentario su Giorgio Quarto dopo aver fumato parecchio. Aveva ascoltato con attenzione la parte in cui il Re aveva costruito un enorme palazzo e ci aveva portato la sua amante, dando il via al primissimo «weekend sporco» a Brighton.

«Cambiamo le regole e facciamo un gioco.» Aveva strascicato, ridendo. «Siamo tutti single, giusto? E a Brighton ci sono sempre tante, troppe feste di addio al nubilato e celibato, giusto? Mi state seguendo?» Aveva chiesto. «Chi partecipa a quelle feste è sempre ubriaco e disperato. Quindi noi andiamo là, tutti single. Il nostro weekend sarà lurido e non sporco, perché dovremo trovare la quantità più elevata di persone con cui andare a letto. Ovviamente vincerà chi starà con più gente.»

«E quale sarebbe il premio?» Avevo chiesto io, dopo aver bevuto un lungo sorso di vodka alla pesca.

«Uhm...» Louis ci aveva pensato su un po', poi si era girato verso di me con un sorriso enorme. «Il vincitore verrà proclamato Re o Regina del Circolo per un mese intero. Il che vuol dire che avrà il diritto di fare tutto quello che vorrà e verrà servito e riverito dal resto di noi.»

«Per un mese?» Avevo chiesto, incredula. «Oh, ci sto.» Avevo risposto, sorridendo.

E quell'anno avevo anche vinto, con l'aiuto di Elizabeth, che era stata una perfetta complice durante quel fine settimana.

Sospirai, pensando a un periodo più facile, in cui Elizabeth ed io eravamo abbastanza amiche e le cose con Matthew erano molto più semplici.

I miei pensieri furono interrotti dal suono di un citofono, cosa che non avevo mai sentito al Circolo.

«Cos'è?» Domandai.

«Oh, avete presente che ho fatto cambiare tutte le serrature due settimane fa, giusto? Per evitare di trovare sorprese, come Matthew o Elizabeth.» Replicò Louis. «Poi ho anche fatto installare un citofono e ho detto a Sameer di avvisarci se arrivava qualcuno di indesiderato.» Continuò, alzandosi e raggiungendo l'apparecchio.

«Fantastico.» Borbottai.

«No, grazie. Mandalo via, per favore.» Sentii dire Louis. Il ragazzo ripose il ricevitore, poi mi guardò. «Era Matthew. Dice che sta cercando di contattarti con urgenza e che pensava di trovarti qui.»

Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.

«Per fortuna che gli avevo detto che avevo bisogno di tempo e di lasciarmi in pace.» Dissi. «Comunque... torniamo a noi. Chi parteciperà al Weekend Lurido?» Domandai per cambiare argomento. «Io ovviamente non posso giocare, ma se Regina ha bisogno di una complice...» Aggiunsi, prima di rendermi conto di quello che avevo appena detto.

Vidi Niall far saettare lo sguardo immediatamente verso di me.

«Ecco...» Cominciò lei.

«Anzi no, sapete che vi dico? In effetti potrei anche rimanere a casa. Forse non è il caso di stancarsi così tanto.» Mormorai, abbassando lo sguardo.

«Oppure potremmo andare tutti e chi vuole partecipa al gioco, chi non vuole si fa solo un weekend rilassante al mare.» Propose Harry.

«Sì, direi di sì.» Replicò Liam. «Anche perché sto uscendo con una ragazza, non mi sembra il caso. Però ho voglia di venire al mare.» Aggiunse.

«Sì, anch'io.» Risposero Niall e Regina all'unisono. Poi si guardarono, arrossirono e ridacchiarono.

«Oh, okay. Sto diventando troppo vecchio per certe cose in ogni caso.» Disse Louis, annuendo. «E poi la mia cosa preferita al mondo è competere con Freya durante il Weekend Lurido, quindi rinuncio volentieri.» Aggiunse. «Scusa, mi sono dimenticato per un secondo che non avresti potuto partecipare.»

Mi passò un braccio intorno alle spalle e mi strinse a sé velocemente, dandomi un bacio sulla testa.

«E poi c'è sempre qualcosa di lurido che potrebbe succedere a Brighton. Soprattutto se verrà con noi anche un certo aspirante maggiordomo di nostra conoscenza, giusto?» Mi sussurrò nell'orecchio, assicurandosi così che nessuno sentisse.

«Cretino.» Scherzai, tirandogli un lieve pugno sul petto. Lui rise e mi fece l'occhiolino.
***
Da quando avevo parlato con Ingrid ero riuscita a seguire tutti i suoi consigli... tranne uno. Avevo cercato con tutta me stessa di ignorare quello che provavo ogni volta che Harry guardava nella mia direzione o che mi rivolgeva la parola, ma non ce l'avevo fatta.

«Ehi, Freya!» Esclamò quel giorno, correndo per attraversare la sala principale del Circolo e raggiungermi.

«Ehi.» Dissi, cercando di mantenere la calma. Il mio cuore aveva già cominciato a battere più velocemente e a fare salti carpiati nel mio petto, ma dovevo ignorarlo.

«Ti ricordi che qualche settimana fa ti avevo proposto di venire con me a Regent's Park per fare un paio di foto? Finalmente ho un giorno libero e vorrei andare... ti va?»

«Sì!» Esclamai, forse con un po' troppo entusiasmo e velocità. «Voglio dire, aspetta che controllo se ho qualcosa da fare.» Aggiunsi pochi istanti dopo per darmi un contegno. Finsi di controllare il calendario del mio telefono (che era desolatamente vuoto per quel giorno), poi persi ancora qualche minuto a guardare gli aggiornamenti di Instagram dei miei amici. «Sì, direi che potrei farcela.» Conclusi alla fine.

«Perfetto, allora andiamo, così riesco a fotografare durante le ore di luce migliore.» Disse, recuperando la borsa con la sua macchina fotografica dal bancone del bar e cominciando a camminare verso l'uscita.

Lo seguii, cercando di convincermi a comportarmi come se tutto quello che stava succedendo fosse una cosa normale. Certo, era normale che il mio cuore battesse così forte per una semplice passeggiata al parco con un ragazzo innamorato di una mia amica (o ex amica, non ero ancora sicura di come stessero andando le cose tra di noi, perché non avevo più sentito Elizabeth).

«Harry, dove stiamo andando?» Domandai qualche minuto dopo, quando notai che non ci eravamo fermati a prendere la mia auto. Quella dell'autista di Niall, che di solito usava Harry quando aveva bisogno di andare da qualche parte, non era parcheggiata da nessuna parte nelle vicinanze.

«A Green Park.» Rispose lui.

«Green Park?» Chiesi, sorpresa. «Non avevi detto che saremmo andati a Regent's Park?» Aggiunsi.

«Sì.» Replicò il ragazzo, fermandosi e guardandomi negli occhi. «Ma per arrivarci dobbiamo andare a prendere la metro a Green Park.» Aggiunse.

«La metro?!» Esclamai, incapace di trattenermi. «No. No, non posso. Sono incinta, Harry. Non posso prendere la metro.»

Lui scoppiò a ridere e mi mise una mano sul braccio, cosa che, se possibile, iniziò a far battere il mio cuore ancora più forte. Era come se volesse uscire dal mio petto, lo sentivo persino nelle orecchie.

«Freya, c'è pieno di donne incinta che prendono la metro. Non fa nemmeno così caldo oggi, non soffocherai e non ti sentirai male. Te lo prometto.» Cercò di rassicurarmi lui, ma io continuai a fissarlo con gli occhi sgranati.

«Ma... ma non è igienico. C'è pieno di batteri e schifo vario. E poi... e poi io non so come si fa. Non possiamo prendere il mio autista? Non ha niente da fare oggi.» Mormorai.

«Avevi detto che ti sarebbe piaciuto vedere 'il mio mondo', giusto? Nel mio mondo si prende la metro per andare a Regent's Park. Altrimenti, se vuoi, possiamo prendere l'autobus.» Suggerì Harry, ridacchiando.

Fissai per qualche istante gli enormi Double Decker rossi così pieni di gente che alcuni dovevano rimanere in piedi.

«No. Va bene la metro.» Mi rassegnai alla fine. Lui sorrise, facendo perdere un battito al mio cuore, poi senza preavviso mi prese per mano e mi guidò verso le scale per scendere in metropolitana.

«È così terribile?» Mi domandò dopo avermi mostrato dove si comprava un biglietto e come si usava.

«C'è puzza qui sotto.» Mi lamentai, guardandomi intorno e tenendo stretta la mia borsa. «C'è puzza e...» Continuai, bloccandomi. «Harry, quello è un TOPO!» Urlai.

Alcune persone intorno a me guardarono nella direzione che avevo appena indicato e risero. Altre, che sembravano turisti, cominciarono a parlare velocemente tra di loro in una lingua che non conoscevo e poi si spostarono qualche metro più avanti.

«Sì, la metro è piena di topi.» Mi spiegò lui, cercando con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere. «Ma questi sono piccoli, non preoccuparti. Hanno più paura loro di te che viceversa.»

«Ti odio.» Dissi con aria drammatica. «E mi assicurerò di dire ad Emma di non venire mai in giro con te.»

Questa volta Harry scoppiò a ridere sul serio, cosa che mi avrebbe fatto davvero arrabbiare se si fosse trattato di qualsiasi altra persona. Lui, invece, era incapace di farmi arrabbiare quando rideva in quel modo. Anzi, mi faceva annodare lo stomaco e mi sentivo persino orgogliosa di essere stata io la persona che l'aveva fatto ridere così di gusto.

«Forza, sta arrivando il treno. Vieni con me.» Replicò il ragazzo, camminando verso la linea gialla.

«Ma è pieno.» Mormorai. «E se ci perdiamo di vista? Io non so dove devo scendere.» Aggiunsi, sgranando gli occhi ancora di più.

«Tieni la mia mano e vedrai che andrà tutto bene. Non ci perderemo di vista. Comunque la fermata è Baker Street.» Rispose, rivolgendomi un bellissimo sorriso. Poi prese la mia mano di nuovo, per la seconda volta in poco tempo, facendomi decidere di smettere di lamentarmi e di godermi quella giornata. Nessuna puzza e nessun topo potevano battere la sensazione di camminare di fianco a lui e di tenere la sua mano.
***
Non avevo mai visto Harry mentre inseguiva il suo sogno, mentre fotografava. Sembrava una persona diversa. Era concentrato, il suo sguardo continuava a saettare da una pianta all'altra, da un fiore all'altro, alla ricerca dell'angolo perfetto da immortalare.

Lo seguii in silenzio, commentando mentalmente tutto quello che stava succedendo con frasi del tipo: «solo lui poteva trovare qualcosa da fotografare in mezzo a questi fiori» o «quando fotografa tira fuori la lingua, è adorabile» e ancora «smettila, Freya. Se si gira ti becca in pieno mentre gli stai guardando il didietro.»

Ci fermammo in una zona del parco in cui non ero mai stata (non che avessi visitato gran parte di Regent's Park, dovevo ammetterlo. Non ero mai stata adatta alla natura e all'aria aperta. Avevo sempre preferito locali e il Circolo) e, mentre Harry era perso completamente nel suo mondo della fotografia, io cominciai ad osservare la cascata di fronte a me e ad ascoltarne il rumore.

Era incredibilmente rilassante e, in effetti, quello era il primo momento in cui potevo dire di essere seriamente tranquilla da quando avevo scoperto di essere incinta. Ogni tanto qualche coppia mi passava di fianco, mano nella mano, oppure qualche turista solitario si fermava per scattare una foto alla cascata, ma per il resto sentivo solo il rumore della cascata e il cinguettio degli uccelli sugli alberi. E certo, il «click, click, click» della macchina fotografica di Harry, ma non mi dava fastidio. No, era una sensazione che avrei voluto provare per il resto della mia vita.

Poi successe, improvvisamente e velocemente. Sentii uno strano movimento, come se qualcosa mi stesse toccando dall'interno.

«Oh, Emma...» Mormorai, accarezzando il mio ventre e sentendo gli occhi diventare lucidi.

«Va tutto bene?» Sentii la voce di Harry. Non mi ero nemmeno accorta che si era avvicinato. Alzai lo sguardo e sorrisi, annuendo.

«Ho sentito il primo calcio. Il primo vero calcio, non la sensazione di farfalle che ho provato fino ad ora... Harry, è... è...» Mi interruppi, perché non avevo nemmeno le parole per descrivere quello che stava succedendo. Lasciai che qualche lacrima scorresse sulle mie guance e continuai ad accarezzare il mio ventre, meravigliata.

«Un vero calcio? Cioè... hai sentito proprio Emma che si muoveva?» Mi domandò lui, sgranando gli occhi e cominciando a fissare il punto in cui avevo posato la mano.

«Sì!» Dissi. «Non so spiegartelo, è stata una cosa assurda, ma bellissima.» Aggiunsi. «Oh, eccone un altro!» Esclamai.

Non pensai nemmeno a quello che stavo facendo e non domandai il permesso a Harry, anche se probabilmente avrei dovuto farlo. Presi solo la sua mano e la posai sulla mia pancia, più o meno dove avevo sentito l'ultimo calcio.

Rimanemmo così per qualche minuto, finché Emma si mosse di nuovo e questa volta la sentì anche lui. Poi mi guardò negli occhi, con un'espressione mista tra lo spaventato e il meravigliato e, in quel momento, mi sembrò di stare vivendo in un film. Era tutto perfetto, mancava solo un bacio mozzafiato e poi avrei anche potuto cominciare a volare per la felicità.

«Harry? Freya?»

Harry rimosse la mano di scatto, facendomi spaventare. Mi guardai intorno, per cercare di capire se la voce che avevo appena sentito fosse vera o se fosse frutto della mia mente. Invece si trattava proprio di Elizabeth, che era ferma a qualche passo da noi e ci stava fissando.


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Nuovo capitolo! Freya cerca di seguire il consiglio di Ingrid, anche se non ci riesce proprio fino in fondo, e in questo capitolo scopriamo il motivo... e la bambina finalmente ha un nome! È passata da "Il Coso" a "La Bambina" o "La Bimba" e finalmente adesso si chiama Emma.
In questo capitolo vediamo un paio di momenti particolari tra Harry e Freya (che è sempre più cotta di quel ragazzo misterioso) e tornano Matthew (anche se viene lasciato fuori dal Circolo, ma vi anticipo che tornerà) ed Elizabeth. Cosa vorrà? Come reagirà Harry vedendola?
Alla prossima, per tutte le risposte!
Grazie per aver letto fin qui e a martedì prossimo <3

No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora