17 - Jigsaw Puzzle

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«Sicura che non disturbo, vero?» Mi domandò Harry, sedendosi dietro il bancone e passandomi una confezione di patatine e un hamburger. «A proposito, per te ho preso quello di pollo con il bacon e l'avocado, spero che sia ancora il tuo preferito.» Aggiunse pochi istanti dopo, preoccupato. «Altrimenti ci sono quelli che sarebbero stati di Niall, Liam e Louis.»

Guardai la confezione dell'hamburger davanti a me e deglutii. Avevo così fame che mi sarei mangiata anche il tavolo.

«È ancora il mio preferito, non preoccuparti. Grazie.» Risposi, cercando di ricordare la conversazione in cui gli avevo rivelato i miei gusti. Probabilmente era successo mesi prima e il fatto che lui si ricordasse ancora mi fece provare una stretta al cuore.

«Per fortuna.» Disse lui, addentando il suo hamburger con aria felice. «Quindi Louis ha organizzato tutto per farci rimanere da soli, giusto?» Domandò casualmente dopo qualche minuto.

Avevo mangiato qualche patatina e mi sentivo già decisamente meglio. Non ancora in grado di affrontare un discorso serio con Harry, ma meno confusa di prima. Di sicuro la mia mente non era più distratta dalla fame acuta.

«Credo di sì.» Sospirai, annuendo. «Louis e i suoi piani geniali e malefici.»

«Beh dai... ci vuole bene e non lo fa con cattiveria.» Replicò Harry, sorridendo. «E in fondo non è che stiamo passando una brutta serata.»

«No, per carità.» Risposi, scuotendo la testa. Preferivo sicuramente cenare con Harry rispetto anche solo a stare nella stessa stanza con Matthew per più di dieci secondi.

Rimasi in silenzio per un po', persa nei miei pensieri e, soprattutto, assaporando l'hamburger che mi aveva portato Harry. Emma si era addormentata già da un'ora e sembrava molto tranquilla. Dal baby monitor non proveniva alcun rumore.

«Ha cercato di farti imboscate anche per farti sistemare le cose con Matthew?» Mi chiese Harry, riportandomi alla realtà.

Lo fissai per qualche istante, prima di scuotere la testa. Se qualsiasi altra persona (tranne mia sorella o Louis o Niall) mi avesse fatto una domanda del genere mi sarei arrabbiata, ma Harry non voleva essere cattivo. Non voleva infierire o farsi gli affari miei. Stava solo cercando di fare conversazione e sapevo che era davvero interessato alla mia situazione.

«No.» Risposi lentamente. «Certe cose... ci sono cose che si possono aggiustare quando si rompono. Altre si distruggono in pezzi talmente piccoli che è letteralmente impossibile rimetterli insieme. Quello che è successo tra Matthew e me è così, impossibile da sistemare. Louis lo sa bene. Anzi, quando ho preso la decisione di tornare a vivere con lui, subito dopo la nascita di Emma, si è opposto e mi ha persino nascosto le valigie quando è stato il momento di andare.» Raccontai.

Vidi Harry sorridere brevemente, come se si stesse immaginando la scena, prima di ricomporsi e tornare serio.

«Pensi che ci sia una colla forte abbastanza per rimettere insieme i nostri pezzi, invece?» Mi domandò timidamente, sorprendendomi.

Aveva parlato molto lentamente, abbassando lo sguardo e arrossendo. Lo osservai, incapace di trovare le parole per rispondere a quella domanda che mi aveva presa alla sprovvista.

I suoi capelli erano diventati lunghissimi - sembrava che non li avesse mai tagliati da quando eravamo andati a letto insieme la prima volta, mesi prima - ed erano spettinati. Mi facevano venire voglia di affondarci le dita, possibilmente mentre le nostre labbra si toccavano e i nostri corpi si cercavano.

«Non... non penso che serva la colla.» Dissi a bassa voce, obbligandomi a distrarmi. Quei pensieri non facevano altro che confondermi le idee ulteriormente e non era quello di cui avevo bisogno in quel momento. No, avevo bisogno di pensare chiaramente e di affrontare quel discorso con cautela.

«Troppi pezzi?» Domandò ancora lui, alzando lo sguardo e puntandolo nel mio. Provai un brivido, osservando quegli occhi verdi che sembravano voler entrare direttamente nella mia mente e leggere i miei segreti più profondi.

«N-no.» Balbettando. «Quello che c'è tra di noi è un puzzle di cui non ho la scatola, Harry. Non so esattamente quale sia l'immagine, quindi non so come rimettere insieme i pezzi.» Aggiunsi dopo un po', obbligandomi a trovare il modo per descrivere al meglio quello che stavo pensando.

«E a te piacerebbe scoprire qual è l'immagine finale?» Mi chiese lui, continuando a sostenere il mio sguardo e senza tradire alcun tipo di emozione.

Deglutii, provando un altro brivido lungo la spina dorsale.

«Sì.» Ammisi.

Non avevo il coraggio di fare la stessa domanda anche a lui, perché non volevo scoprire la risposta. Harry era sempre stato un mistero per me, l'unico ragazzo che non ero mai stata in grado di 'leggere' e di capire. Non sapevo mai cosa stava pensando e mi sorprendeva sempre. Non mi era mai capitato di provare dei sentimenti per qualcuno di così misterioso, per me era una novità assoluta non riuscire a gestire e a manipolare perfettamente qualcuno. L'avevo sempre fatto con tutti, era una delle cose che riuscivo a fare meglio prima che nascesse Emma. E se avesse detto che lui non era assolutamente interessato a me, come aveva fatto tanti mesi prima? E se tutto quel discorso era servito solo per farmi arrivare a quel livello di vulnerabilità per poi umiliarmi e prendersi gioco di me? Cominciai ad agitarmi. Dovevo trovare il modo di terminare al più presto quella serata, prima che Harry avesse l'opportunità di ferirmi.

Scattai in piedi e cominciai a buttare le confezioni del cibo che avevamo appena mangiato.

«Anche a me.» Mormorò lui dopo quella che mi sembrò un'infinità di tempo.

Mi bloccai davanti al bidone della spazzatura e rimasi immobile. Non lo vedevo, perché gli stavo dando le spalle, e non avevo la minima idea di quale fosse la sua espressione in quel momento, ma non volevo girarmi e scoprirlo. Non riuscivo a muovermi.

Lo sentii alzarsi e fare qualche passo verso di me. Si fermò a poca distanza dalla mia schiena e, improvvisamente, mi sentii molto consapevole della sua presenza in quella cucina. In quella casa. In quel mondo.

«Mi piacerebbe se lo scoprissimo insieme.» Continuò. «So che per te non è il momento adatto, me ne rendo conto. Ho provato a nascondere i miei sentimenti per te per non complicarti la vita, perché so che non è facile la tua situazione, ma... ma credo che sia arrivata l'ora di provarci, Freya. Tu cosa dici?»

Sentii gli occhi diventare lucidi, mentre la mia mente sembrava impazzita e sembrava produrre otto miliardi di pensieri al secondo.

Harry voleva scoprire il risultato del nostro puzzle insieme a me? E me l'aveva appena detto? Era quello che sognavo da mesi, no? E quindi perché non riuscivo a muovermi e mi veniva da piangere in quel modo?

«Freya?» Richiamò la mia attenzione. Sentii la sua mano sulla mia spalla e mi immobilizzai ulteriormente. Le lacrime cominciarono a scendere sulle mie guance e il mio respiro diventò più veloce e pesante.

Avevo passato i quindici mesi più intensi di tutta la mia vita. Avevo avuto una bambina - molto prima di quanto avessi mai potuto immaginare - ero stata fidanzata ufficialmente, poi il fidanzamento era finito. Ero stata buttata fuori di casa, avevo convissuto con Matthew, avevo cambiato casa ed ero stata accolta da Louis. Poi ero tornata da Matt, nella speranza che qualcosa cambiasse, ma ero dovuta tornare dal mio migliore amico. E poi c'era stato Harry. Harry, il ragazzo con cui ero andata a letto per cercare di dimenticare quello che mi stava succedendo. Quello che mi aveva rifiutata quando ci avevo riprovato e poi aveva cercato di comportarsi in modo carino con me. Quello che mi aveva ignorata e che poi mi aveva quasi baciata a Brighton. Quello che mi aveva dato il bacio più mozzafiato di tutta la mia vita nella casa al mare dei miei zii e poi mi aveva ignorata di nuovo per mesi. Quello che mi aveva confessato di essersi innamorato di me e poi si era allontanato di nuovo. Quello che, inspiegabilmente, mi aveva fatta innamorare di lui durante tutti quei mesi.

Mi voltai lentamente, incurante delle lacrime sulle mie guance, incurante del tremore delle mie mani e del mio battito cardiaco accelerato.

«Vuoi davvero comporre questo puzzle insieme a me?» Domandai, incredula. Lo guardai negli occhi e il suo sguardo non fece altro che far ricominciare a battere il mio cuore ancora più velocemente.

Lui annuì, senza dirmi nulla.

«Andiamo lentamente, però. Un passo dopo l'altro. Anzi, un pezzo dopo l'altro... molto lentamente e con calma.» Dissi dopo qualche secondo.

Harry annuì di nuovo, senza rispondere.

Ed io lo baciai. Lo baciai come non avevo mai fatto, tenendo il suo viso tra le mie mani e abbandonandomi completamente e ignorando tutto quello che avevo appena detto. Sì, la ragione mi diceva di prendere le cose con calma e di fare un passo dopo l'altro, perché ormai non dovevo più pensare solo a me stessa ma anche a mia figlia. Il cuore, invece, mi diceva di non ascoltare niente e nessuno e di continuare a baciare Harry e di spingerlo verso la mia camera da letto, perché quella era la cosa giusta da fare. Avevamo tutto il tempo del mondo per prendere le cose con calma. Quello non era il momento adatto per un discorso del genere.
***
Quando Louis venne a svegliarmi e trovò Harry nel mio letto, il mattino successivo, decise che era finalmente arrivata l'ora di festeggiare e stappò una bottiglia di champagne, che insistette per farci bere insieme alla tipica colazione inglese che aveva preparato il nuovo chef di casa (che iniziava a lavorare quel giorno, perché tutti gli altri erano stati licenziati dopo nemmeno una giornata intera - quello che era durato di più se n'era andato dopo quattro ore, urlando e piangendo nello stesso momento).

«Dobbiamo celebrare la nascita di un nuovo amore. Cioè, in realtà non è tanto nuovo questo amore, c'è già da parecchio, ma finalmente vi siete decisi a fare qualcosa.» Disse il mio migliore amico, proponendo un brindisi.

«È relativamente nuovo.» Obiettai, alzando il bicchiere. Era presto per bere, ma quella era di sicuro un'occasione speciale. Inoltre ero molto felice e avevo davvero voglia di festeggiare. Sembrava che tutto, finalmente, stesse andando nel verso giusto.

«Da parte tua, forse. Questo qui è innamorato di te da un secolo e mezzo.» Replicò Louis. Poi si bloccò e si morse il labbro. «Cazzo, forse non dovevo dirlo.» Aggiunse, imbarazzato. «Oh beh, ormai il coniglio è fuori dal cappello, no?» Domandò, ridendo.

Lo guardai con un sopracciglio alzato, in cerca di spiegazioni.

«Louis...» Disse debolmente Harry.

«Voi due sapete chiaramente qualcosa che io non so.» Dissi, a metà tra lo stupito e l'incuriosito. Harry era innamorato di me da molto tempo? Di sicuro non me l'aveva mai fatto capire, non prima di quel giorno in cui mi aveva detto accidentalmente di avere dei sentimenti per me.

«Harry, mi dispiace, ma devo farlo.» Mormorò Louis. «Freya, devi sapere che Harry ha una cotta per te dalla notte dei tempi.» Continuò il mio migliore amico, puntando lo sguardo su di me ed evitando quello di Harry.

Il ragazzo sospirò e cominciò a fissare il suo piatto, imbarazzato.

«Ma non mi hai mai nemmeno rivolto la parola.» Dissi, guardandolo.

«Lo so, perché non ne avevo il coraggio. Sei sempre stata fuori dalla mia portata, ho sempre avuto paura che tu mi vedessi solo come un poveraccio, uno da cui stare lontana.» Replicò lui.

«Ma...» Cercai di ribadire, ma poi decisi di rimanere in silenzio. Aveva ragione. Se Harry avesse provato a parlarmi o a chiedermi di uscire anche solo pochi anni prima, l'avrei rifiutato e gli avrei detto di continuare a sognare, perché ero fatta così.

«Ti ricordi quando ci hai chiesto perché ci eravamo allontanati?» Domandò Louis, riprendendo il discorso.

«Sì.» Risposi cautamente.

Harry si spostò sulla sedia, in imbarazzo e leggermente a disagio. Non volevo continuare quel discorso, perché non volevo obbligarlo a dirmi cose che non voleva dirmi, ma ero anche dannatamente curiosa. Troppo curiosa.

«Lou, dobbiamo per forza?» Domandò il ragazzo, scuotendo la testa.

«Sì, lo sai che vi voglio bene.» Replicò lui, sfoderando il suo miglior sorriso. «Anche perché non c'è niente di male. Anzi, la trovo una cosa carinissima. Così carina che mi si cariano quasi i denti.»

«D'accordo.» Rispose Harry. «Louis ed io ci siamo allontanati quando ho scoperto che andavate a letto insieme.» Confessò infine, evitando lo sguardo di tutti.

«Non è tenerissimo? Non ti viene voglia di stritolarlo in un abbraccio quasi letale?» Domandò Louis. Sembrava orgoglioso. Stava guardando Harry nello stesso modo in cui guardava Emma quando riusciva a stare seduta da sola per qualche secondo.

«Harry...» Mormorai, toccandogli un braccio. Lui sorrise, un po' imbarazzato e un po' irritato.

«Okay, adesso che ho confessato di avere sempre avuto una cotta per Freya e che ero geloso dei ragazzi che sono stati con lei, possiamo parlare d'altro? Tipo di questa colazione, che è fantastica. Credo che abbiate finalmente trovato lo chef giusto.» Replicò lui.

«Certo.» Dissi, incapace di trattenere il sorriso.

Non riuscivo a contenermi, per la prima volta dopo tantissimi mesi ero felice. E lo ero nel vero senso della parola. Louis avrebbe dovuto lasciare che Harry mi dicesse quelle cose quando voleva e probabilmente avrei dovuto essere arrabbiata con lui per averlo obbligato a parlare, ma come avrei potuto?

«Ah, non fate caso a me, sono ancora un po' ubriaco dalla notte scorsa. A dire il vero non sono ancora andato a dormire, quindi penso proprio che andrò a collassare sul mio letto.» Disse improvvisamente Louis, alzandosi e facendo un inchino per salutarci. «À bientôt.» Aggiunse drammaticamente prima di sparire nel corridoio.

Harry ed io ci guardammo per qualche istante, perplessi, poi scoppiammo a ridere.
***
Quel pomeriggio, quando Harry mi salutò per andare a lavorare, chiamai immediatamente mia sorella e le chiesi di raggiungermi al Circolo.

«Ehi, qual è l'emergenza?» Domandò la ragazza, un po' spaventata. «Emma sta bene?»

«Sì, sta benissimo. Ho bisogno di te e dei tuoi consigli.» Dissi, sedendomi e mettendole in mano una tazza di tè che avevo appena preparato.

«Okay.» Rispose lei, sempre più spaventata.

«Ti prego, dimmi qual è il segreto per raggiungere il livello di perfezione che c'è tra te e Luke.» Dissi, parlando velocemente.

Harper stava con Luke da quando aveva quindici anni e il loro rapporto era perfetto. Era tutto ciò che una relazione avrebbe dovuto essere. C'erano amore, rispetto reciproco e tanto supporto. Quei due erano inseparabili e sapevo che lui le avrebbe chiesto di sposarlo, perché moriva dalla voglia di farlo da quando si erano conosciuti. Ed io volevo che anche tra Harry e me ci fosse qualcosa del genere. Volevo che la nostra storia fosse perfetta, da film.

Mia sorella non rispose subito, si fermò a pensarci per qualche minuto, poi scosse la testa.

«Non lo so, sinceramente non ci ho mai pensato. Siamo sempre stati onesti l'uno con l'altra, ci siamo sempre rispettati e non abbiamo grandi aspettative, nel senso che non pensiamo tutto il giorno a come dovrebbe essere il nostro rapporto. Prendiamo ogni giorno come viene e ci amiamo.» Rifletté ad alta voce. «Perché?» Mi domandò dopo qualche istante, guardandomi.

Arrossii ed abbassai lo sguardo.

«Potrebbe essere successo qualcosa con Harry.» Confessai, sentendomi improvvisamente timida e imbarazzata.

«Cioè? Non tenermi sulle spine!!» Esclamò Harper, raddrizzandosi sul divano e appoggiando la tazza di tè sul tavolino. «Voglio sapere ogni minimo dettaglio.»

Sorrisi e cominciai a raccontarle tutto, senza omettere nessun particolare. Le dissi del bacio di Brighton, di quella volta che eravamo andati a letto insieme solo un paio di mesi prima, di quando lui si era lasciato sfuggire che si era innamorato di me, della volta in cui l'avevo fatto anch'io, accidentalmente e poi, finalmente, del discorso serio che avevamo fatto la sera prima.

«Wow.» Disse lei. «Freya, non puoi sapere come sono contenta!» Esclamò.

«Anch'io.» Dissi. «Solo che adesso sono terrorizzata dall'idea di mandare tutto a quel paese, perché io non ho mai avuto un ragazzo vero. Matthew.... Matthew non è mai stato il mio vero ragazzo. E tengo davvero tanto a Harry, Harp. Non voglio perderlo.» Aggiunsi.

Lei mi guardò a lungo e poi annuì.

«Freya, sai che ti voglio bene, giusto? E che non ti direi mai quello che sto per dirti per offenderti o farti del male, sì?» Mi domandò.

Improvvisamente la felicità che avevo provato fino a pochi istanti prima scomparve, lasciando il posto al panico. Harper stava per dirmi che secondo lei Harry ed io non eravamo fatti l'uno per l'altra? O che era sicura che, in qualche modo, avrei rovinato tutto? Oppure sapeva qualcosa di cui non ero a conoscenza? O forse voleva confermare quello che, nel retro della mia mente, avevo cominciato a pensare anch'io: non era il caso che mi buttassi a capofitto in una relazione. Avevo una bambina a cui pensare.

Annuii, cercando di non tradire nessuna emozione.

«C'è una cosa che devi fare prima di concentrarti sui tuoi sentimenti per Harry ed è parlare con Matthew.» Replicò lei, lentamente.

«Non devo chiedergli il permesso.» Ribattei a denti stretti. Solo il pensiero di dovergli parlare mi metteva di cattivo umore.

«No, mi hai fraintesa. Non devi chiedergli il permesso. Ci mancherebbe, per carità. Quello non si merita assolutamente niente e non gli devi rendere conto della tua vita privata.» Rispose. «Voglio solo dire che tu e Matt dovete parlare di Emma. Dovete risolvere la situazione e decidere che ruolo avrà lui nella vita della bambina. Poi tu puoi fare quello che ti pare, vedere chi ti pare, quello non c'entra nulla. Ma non penso che riuscirai ad avere un rapporto normale con qualcuno finché non farai quel discorso con Matthew.» Aggiunse.

Annuii. Quello che stava dicendo aveva senso. Aveva ragione, dovevo parlare con lui, per quanto non mi piacesse l'idea.

«Vedi perché io ho bisogno di te?» Le domandai, sorridendo. «Perché senza di te sarei persa e continuerei a fare errori enormi.» Aggiunsi.

Mia sorella mi abbracciò stretta.

«E credi che io non abbia bisogno di te?» Mi chiese lei di rimando. «Perché non so se l'hai notato, ma da quando ci siamo avvicinate sono cambiata parecchio. Tu mi sproni ad essere più impulsiva, a non aver paura dei cambiamenti e ad essere più coraggiosa.»

«Harp...» Protestai. Non volevo piangere.

«Ma è vero, Freya. Sono sempre stata una maniaca del controllo, una perfezionista e rompiscatole allucinante. Avrei fatto qualunque cosa per far piacere ai nostri genitori e tu mi hai insegnato che è perfettamente normale avere interessi diversi rispetto ai loro. È accettabile ribellarsi un pochino ed essere sé stessi.» Continuò. «Ho mollato le lezioni di pianoforte. L'ho sempre odiato.» Mi raccontò.

«Davvero? Ero convinta che ti piacesse. Sei sempre stata bravissima.» Risposi.

«No, lo odiavo con tutta me stessa. Lo facevo solo perché sapevo che papà ama il suono del pianoforte. Io in realtà non amo la musica, tantomeno quella classica. Adesso nel tempo libero vado in palestra e faccio kick boxing.» Replicò la ragazza, alzando le spalle e sorridendo.

«Mi sorprendi ogni giorno di più.» Dissi. «E hai ragione, devo parlare con Matt. Gli mando un messaggio e gli chiedo di incontrarci.» Aggiunsi.

«Hai bisogno di compagnia?» Domandò mia sorella.

«No, grazie. Devo farlo da sola.» Risposi, scuotendo la testa. Harper mi sorrise, orgogliosa e mi abbracciò di nuovo.

Mandai un messaggio al ragazzo, che mi rispose dopo pochi minuti: «Adesso sono a lezione, vieni a cena da me stasera e ne parliamo. Ci vediamo alle 7. Puoi portare anche Emma, per favore? x Matt»

Sospirai, preparandomi mentalmente a quella serata. Sarebbe stata difficile, ne ero consapevole. Ma Harper aveva ragione: se non avessi risolto quella situazione con Matthew non sarei mai riuscita ad iniziare qualcosa con Harry.

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Buonasera! Ecco il nuovo capitolo di No Control e sembra che finalmente le cose tra Harry e Freya stiano prendendo una direzione positiva. Ma ovviamente c'è sempre il problema di Matthew. Che ruolo avrà nel futuro di Emma? E in quello di Freya? Nel prossimo capitolo scopriremo come andrà la conversazione tra la nostra protagonista e Matthew!
Grazie per aver letto fin qui e a martedì prossimo! <3


No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora