12 - Dirty Weekend

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«Elizabeth.» La salutai freddamente. Non l'avevo ancora perdonata del tutto per quello che aveva detto al Circolo, quando mi aveva fatta arrabbiare e le avevo fatto ammettere di tradire il suo ragazzo.

«Ehm... ehi. Non ci siamo più sentite.» Disse, ignorando completamente Harry. «Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che ho detto. Possiamo parlare uno di questi giorni?»

«Ciao eh. Comunque ci sono anch'io.» Intervenne lui, parlando fra i denti e guardandola con freddezza.

«Lo so, ti avrei chiesto di parlare in privato tra un secondo.» Gli rispose lei, abbassando lo sguardo. «Ti dispiace, Freya?» Mi domandò Elizabeth pochi istanti dopo.

«No, fate pure.» Mi sforzai di rispondere. In realtà avrei voluto lanciarla in quelle due dita d'acqua che passavano sotto il ponticello ai piedi della cascata, farle bagnare tutti i vestiti e costringerla ad andare a casa in quel modo. Il solo pensiero di quei due, che facevano quello che avrei voluto fare io con Harry... no, era troppo per me. Anche perché continuavano ad andare a letto insieme da chissà quanto tempo, quindi potevano prendere in giro gli altri (e loro stessi) finché volevano, ma ero sicura che provassero qualcosa l'uno per l'altra. E quel pensiero mi spezzava semplicemente il cuore.

Mi allontanai di qualche passo e cercai di convincermi a rimanere girata di spalle per non vederli, ma non riuscii a farlo. Mi voltai verso di loro, dopo essermi assicurata che non mi avrebbero vista, perché ero semi-nascosta dietro a una pianta, e li osservai.

Ero troppo lontana per ascoltare quello che si stavano dicendo, ma riuscivo a vedere benissimo il loro linguaggio del corpo. Elizabeth stava chiaramente cercando di farsi perdonare e aveva appoggiato una mano al petto di Harry, che sembrava arrabbiato, ma nello stesso momento aveva l'aria di uno che avrebbe voluto strapparsi i vestiti di dosso e andare a letto con la ragazza in quel preciso istante.

Decisi di non aspettare nemmeno un altro secondo. Dovevo andarmene da quel parco, perché non riuscivo più a guardarli insieme. La mia mente aveva deciso di tormentarmi e avevo cominciato ad immaginare mille scenari diversi e tutti finivano con quei due che si rotolavano nell'erba dietro un cespuglio.

Raggiunsi l'uscita del parco più vicina e chiamai un taxi e tornai a casa.
***
«Ehii! Com'è andato l'appuntamento con Harry?» Mi domandò Lois appena mi vide.

«Non era un appuntamento.» Risposi a denti stretti. «E tu come lo sai, poi?» Domandai qualche istante dopo.

«Io so sempre tutto.» Replicò Louis con aria misteriosa.

«Dimmi che non c'entri qualcosa, ti prego.»

«Beh...» Cominciò lui, sedendosi al bancone della cucina e facendomi cenno di seguirlo. «Diciamo che potresti avermi raccontato che ti aveva invitata ad andare al parco con lui durante il suo primo giorno libero, così ho controllato le previsioni del tempo, ho visto che oggi ci sarebbe stato il sole e ho chiesto a Niall di convincere i suoi a dare un giorno di ferie a Harry. Sapevo che lui avrebbe fatto il resto e ti avrebbe invitata immediatamente.» Spiegò il mio amico, assumendo un'espressione compiaciuta.

«Non so se abbracciarti o picchiarti in questo momento.» Dissi, scuotendo la testa. «Comunque è andato tutto bene, almeno fino a quando non è ricomparsa Elizabeth e mi ha chiesto di sparire per parlare con Harry. Li ho aspettati per un po', poi ho visto che lei cominciava a mettergli mani ovunque e lui la guardava come se fosse una torta... e me ne sono andata.» Aggiunsi. «Meglio così, ho mille cose da fare oggi.» Mentii.

«A proposito di gente che ricompare...» Iniziò Louis, interrompendosi per andare a recuperare un foglio dalla consolle all'ingresso dell'appartamento. «Matthew ha lasciato questa lettera a Sameer e gli ha chiesto di consegnartela. Non l'ho letta, non so cosa ci sia scritto, ma se vuoi la buttiamo e non ci pensiamo più. Altrimenti posso lasciarti sola o possiamo leggerla insieme, come preferisci.»

«Stai pure con me, grazie.» Dissi, prendendo il foglio piegato dalle sue mani e aprendolo. Non era una lettera, era solo un breve messaggio che diceva:

'Freya, tua madre vuole annunciare la data del matrimonio (l'ha decisa lei). Chiamami, Matt.'

«Oh, no.» Mormorai. «OH, NO!» Urlai poi. Tutta la rabbia, l'ansia, la frustrazione e il nervoso che avevo cercato di reprimere durante quelle settimane tornarono a invadermi come uno tsunami e decisi di fare finalmente qualcosa.

«Freya?» Cercò di bloccarmi Louis, ma non ci riuscì, perché ero già uscita di casa.

Mia madre doveva smettere di interferire e di cercare di controllarmi e doveva smettere di farlo immediatamente. Ero stanca di lasciar correre tutto e di dargliela vinta.
***
La donna di servizio di mia madre cercò di dirmi che avrei dovuto aspettare di essere ricevuta, ma la ignorai e corsi nel suo studio, dove sapevo che non stava facendo assolutamente nulla, perché era quello che faceva tutto il giorno. Cercava di darsi un contegno e si era fatta costruire uno studio, ma non aveva un lavoro, non aveva niente da fare se non pianificare la sua prossima mossa per rovinare la vita della gente.

«Freya, sono occupata in questo momento. Sto cercando di organizzare...» Cominciò a dire mia madre, ma la interruppi.

«Non mi interessa se stai fingendo di essere occupata. Adesso mi guardi negli occhi e mi ascolti.» Dissi. «Sono davvero stanca dei tuoi giochi di potere. Non voglio sposare Matthew e non lo sposerò. Pensi che sia abbastanza adulta per vivere da sola, visto che sono incinta? Bene, allora smetti di trattarmi come se fossi una bambina, smetti di cercare di controllare la mia vita e stai lontana da me.» Aggiunsi velocemente, quasi senza respirare.

«Freya, non permetterti mai più di rivolgerti a me in questo modo.» Replicò mia madre, assumendo un'espressione sconvolta. Avrei voluto tirarle uno schiaffo.

«E tu non permetterti mai più di prendere decisioni al mio posto. Questa è l'ultima volta che ti dico che non sposerò Matthew. Accettalo. E se non lo accetti, stai lontana da me.» Dissi di nuovo.

Ero così nervosa che sentivo di stare tremando, ma avevo iniziato e non potevo fermarmi. Avevo subito per troppi anni la cattiveria di mia madre. Mi aveva manipolata per troppo tempo. Era ora di smettere di accettare tutto e di iniziare a farsi valere.

«D'accordo.» Disse la donna, guardandomi freddamente. «Se vuoi giocare in questo modo, vediamo come pensi di vivere e crescere un bambino senza soldi.» Aggiunse.

Scossi la testa, incredula.

«Sai cosa ti dico? Non me ne faccio assolutamente nulla dei tuoi soldi. L'unica cosa che avrei voluto era una madre che mi stesse vicina in questo momento difficile, ma è evidente che ho sbagliato persona. Tutto quello che ti interessa sono le apparenze e cosa pensa la gente. Fai quello che vuoi, io con te ho chiuso.» Dissi. Mi voltai e ricominciai a camminare verso la porta dello studio, ma mi fermai appena prima di uscire. «Comunque è una bambina. E si chiama Emma.» Aggiunsi.
***
Quando tornai a casa di Louis, con le mani che ancora tremavano, forse per il nervoso, forse per l'adrenalina che avevo provato quando avevo finalmente detto a mia madre quello che pensavo di lei, trovai Harry seduto sul divano.

«Cosa fai qui?» Domandai, bloccandomi all'ingresso.

«Freya! Mi sono spaventato a morte. Sei sparita dal parco, ho provato a chiamarti e non mi rispondevi... pensavo che ti fossi persa! Poi ho chiamato Louis e mi ha detto che eri tornata a casa, così sono venuto qui... cos'è successo?» Rispose lui. Stava parlando così velocemente che quasi non si capiva quello che stesse dicendo. E Harry, solitamente, parlava così lentamente che faceva venire voglia di estrargli le parole dalla bocca con una pinza.

«Avevo caldo, volevo tornare a casa.» Mentii, girando il viso dall'altra parte per impedirgli di guardarmi negli occhi.

«Oh, okay. Però... per favore, la prossima volta avvisami. Ho passato le due ore più brutte di tutta la mia vita, pensavo che ti fosse successo qualcosa.» Mormorò lui, tornando a parlare normalmente.

«Okay.» Dissi. «Scusa Harry, ma ho davvero tante cose da fare oggi. Ne parliamo un'altra volta.» Aggiunsi. Sapevo che non avrei dovuto comportarmi in quel modo, perché quello era esattamente il modo in cui mia madre liquidava le persone con cui non voleva parlare. L'aveva fatto mille volte anche con me e sapevo benissimo come ci si sentiva, ma non ero riuscita a fermarmi. Avevo detto quella frase lo stesso e l'avevo fatto solo perché non volevo che Harry mi dicesse che aveva fatto pace con Elizabeth e che erano tornati insieme.

«Ma...» Ribatté lui. Poi sembrò cambiare idea e si alzò dal divano. «D'accordo.» Disse. «Comunque mi ha fatto piacere passare il pomeriggio con te. Spero che tu ti sia divertita. Se... se vorrai mai venire di nuovo con me quando vado a fotografare sei la benvenuta, okay?»

«Mmh, sì.» Dissi, senza nemmeno guardarlo. Mi sentivo una stupida, una bambina gelosa, una completa idiota.

«Beh, allora... ci vediamo.» Replicò Harry. Lo vidi indugiare per qualche secondo con la coda dell'occhio. Era come se stesse decidendo se abbracciarmi per salutarmi o se andarsene senza fare niente.

Poi, quando notò che non avevo la minima intenzione di girarmi, si allontanò in silenzio. Sentii la porta chiudersi alle sue spalle e crollai sul pavimento, appoggiata alla colonna che separava la zona cucina dalla zona soggiorno. Mi coprii il viso con le mani e cercai con tutta me stessa di non piangere e di tranquillizzarmi.
***
Quando partimmo per l'annuale «Weekend Lurido» a Brighton, ero incinta di trenta settimane. La mia pancia era diventata enorme e avevo dovuto trascinare Regina e Harper a fare shopping insieme a me, perché non avevo più un singolo abito che mi andasse ancora bene. Avevo bisogno di qualche costume e, soprattutto, di copri costumi, perché non avevo intenzione di andare in giro in bikini. Non con quella pancia.

«Ho dovuto lottare con mio padre per la casa, quest'anno.» Disse Niall, dopo aver aperto la porta dell'appartamento con vista mare dei suoi genitori. «Volevano venire qui proprio questo weekend.» Spiegò.

«Per fortuna che li hai convinti. Ho l'impressione che abbiamo proprio bisogno di questo fine settimana rilassante.» Replicò Louis, lanciando il suo borsone sul divano. «Pronti per andare in spiaggia?» Domandò pochi istanti dopo.

Mi guardai intorno e vidi tutti annuire. Tutto mi sembrava strano e fuori posto. Matthew, che aveva sempre partecipato a quei weekend, non era presente. Liam aveva portato con sé la sua nuova ragazza, Sophia. Niall e Regina avevano finalmente deciso di dichiarare al mondo di essere una coppia a tutti gli effetti. Harper, che non era mai venuta con noi, perché in passato non l'avevo mai nemmeno invitata, mi stava sorridendo dall'altra parte della stanza, insieme al suo ragazzo. E Harry... Harry si era seduto sull'altro divano, di fianco a Elizabeth.

Regina aveva deciso di perdonare la sua migliore amica e aveva chiesto a Louis di riammetterla al Circolo e l'aveva invitata a passare il weekend con noi, nonostante io non fossi del tutto felice di quella decisione. Ma quando Louis mi aveva chiesto cosa pensassi di quella situazione, gli avevo mentito e avevo detto che non mi interessava, che poteva tornare a frequentarci e la cosa non mi avrebbe cambiato la vita.

«Forza, andiamo a cambiarci e poi andiamo in spiaggia. Non mi interessa se l'acqua sarà gelata, ho bisogno di fare un bagno.» Disse Liam, portando il suo borsone nella stanza degli ospiti che solitamente occupava lui durante i nostri Weekend Luridi.
***
Brighton, come al solito, era piena di feste di addio al celibato e al nubilato e c'erano ragazzi e ragazze che bevevano ovunque, a qualunque ora del giorno e della notte.

Louis aveva prenotato svariati lettini e ombrelloni per tutto il gruppo e ci eravamo già sistemati a pochi metri dal mare. Niall, Harry, Liam, Sophia, Harper e il suo ragazzo avevano già deciso di andare a fare il primo bagno, mentre Louis ed io rimanemmo sdraiati sui lettini a prendere il sole. Regina ed Elizabeth, invece, avevano deciso di cominciare il Weekend Lurido con il primo round di cocktail ed erano sparite in un bar sulla spiaggia.

Osservai i miei amici correre in costume sui sassi ed entrare in acqua, ridendo e spruzzandosi l'un l'altro. Erano felici e vederli così allegri mi faceva provare una stretta piacevole al cuore.

Mi persi a guardare Harry, che stava indossando un paio di pantaloncini gialli e aveva legato i capelli bagnati, togliendoseli dal viso. Avevo già notato i suoi tatuaggi quando ero stata a letto con lui - e varie altre volte dopo quel momento, perché continuavo a fissarlo anche se non avrei dovuto - ma in quell'occasione cominciai ad osservarli davvero, chiedendomi se avessero un significato o se li avesse voluti solo perché gli piacevano.

Poi cominciai a concentrarmi sul suo corpo, sui pettorali lievemente scolpiti, sulle gambe lunghe, le braccia (una piena di tatuaggi e l'altra quasi completamente vuota) e, soprattutto, il viso. Stava ridendo, aveva gli occhi leggermente socchiusi per il riflesso del sole e sembrava che le sue labbra fossero ancora più rosse del solito. Era bellissimo.

«È così grave la tua cotta per lui?» Mi domandò Louis, facendomi fare un salto per lo spavento.

«Fatti gli affari tuoi.» Replicai, stizzita.

«Ci sto provando, ma la concentrazione con cui ti stai mangiando Harry con gli occhi mi sta distraendo.» Scherzò lui. «Seriamente, Danno, è così grave la situazione?» Mi domandò.

Chiusi gli occhi e mi coprii il viso con le mani, scuotendo la testa. «Vorrei dirti di no, ma non riesco a smettere di pensare a lui. Continuo a rivedere nella mia mente tutti i momenti che abbiamo passato insieme e continuo a rimpiangere quelli in cui pensavo che ci saremmo baciati e invece non è successo nulla. Louis, sono disperata.» Mi sfogai alla fine.

«Ma perché non glielo dici?» Mi suggerì il ragazzo, voltandosi verso di me e sostenendo la testa con un braccio.

«Perché mi ha già detto di non essere interessato a me e... e poi c'è Elizabeth. Hanno passato il viaggio seduti vicini, credo che siano tornati insieme.» Mormorai, abbassando lo sguardo e obbligandomi a smettere di fissare Harry.

«Vuoi che ci parli io?» Propose Louis.

«No!» Esclamai. «No, ti prego. L'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è ulteriore umiliazione. Penso di aver già fatto un gran bel lavoro da sola.» Aggiunsi. «Anzi, sai cosa ti dico? Vado a bere un succo di frutta al bar, torno tra poco.» Conclusi, alzandomi dal lettino e lasciando il mio amico da solo.

Non avevo bisogno di parlare della mia cotta per Harry ulteriormente. Sapevo che avrei dovuto farmela passare, perché avrei finito solo per farmi del male da sola. Ma come si faceva? Non esisteva un pulsante che, premendolo, faceva smettere di provare sentimenti per qualcuno. Avrebbero sicuramente dovuto inventarlo, io sarei stata la prima a farmelo installare.

Mi sedetti a uno dei tavolini all'esterno del bar più vicino alla nostra postazione e attesi che la cameriera mi portasse il succo ai frutti tropicali che avevo ordinato. Mi curai anche di girare le spalle al mare, perché così avrei potuto evitare di continuare a fissare Harry.

«Ehi.» Sentii la voce di un ragazzo alle mie spalle. «Ti ho vista seduta e ci ho pensato un po', ma alla fine ho deciso di venire a conoscerti, perché sei troppo bella.» Continuò.

Mi voltai verso di lui, ma non riuscii a vederlo perché avevo il sole negli occhi. Lui si rese conto e si spostò di qualche passo, posizionandosi esattamente di fronte a me.

«Ciao.» Lo salutai, sorridendo. Non contavo nemmeno più i mesi che avevo passato senza che qualche ragazzo venisse a presentarsi e mi chiedesse il numero - o direttamente di andare a letto insieme.

«Ciao! Mi chiamo George, piacere di conoscerti.» Disse lui, porgendomi la mano. «E tu sei seriamente la ragazza più bella che abbia mai visto. Ti va di... di passare un po' di tempo insieme?» Mi domandò.

«Mi farebbe piacere.» Risposi, sorridendo. Quel George era molto carino ed ero convinta che sarebbe stato una distrazione più che sufficiente per superare indenne quel primo giorno a Brighton. «Comunque sono Freya, piacere mio.» Aggiunsi, allungando il braccio per stringere la sua mano.

Mi accorsi di essere seduta troppo vicina al tavolo - e il pancione non aiutava i miei movimenti - così mi alzai per presentarmi meglio a George. E quella fu, probabilmente, la decisione peggiore che potessi prendere.

Vidi l'espressione del ragazzo cambiare radicalmente quando il suo sguardo passò dal mio viso alla mia pancia enorme. George passò dal provare attrazione per me al disgusto più totale.

«Oh.» Commentò. «Non sapevo che...» Disse, indicando il mio ventre. «Sei qui in compagnia?» Mi domandò.

«No, sono single.» Risposi a bassa voce, imbarazzata. «Sono qui con i miei amici.» Aggiunsi.

«Ah, okay. Allora facciamo così. Dammi il tuo numero e ti chiamo, okay?» Propose lui, indietreggiando di qualche passo e continuando a fissare la mia pancia con l'espressione più di ribrezzo che avessi mai visto.

Non riuscii nemmeno a rispondere, perché George aveva fatto qualche altro passo indietro. Poi si era voltato ed era scappato a gambe levate, lasciandomi lì in piedi, da sola, umiliata e con le lacrime agli occhi.

Decisi di non rimanere in spiaggia un minuto di più e cominciai a camminare velocemente verso la casa dei miei zii, sbattendo contro qualcuno sulla mia strada.

«Freya?» Richiamò la mia attenzione Harry, massaggiandosi la spalla. «Stai piangendo?» Mi domandò.

«Lasciami stare.» Dissi, ignorandolo e continuando a correre verso l'appartamento. Chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai cadere pesantemente sul divano, piangendo. Pochi istanti dopo la sentii chiudersi di nuovo e sentii qualcuno sedersi di fianco a me.

«Cos'è successo?» Mi chiese Harry, appoggiandomi una mano sul braccio.

«È successo che sono diventata un mostro, che non mi vuole più nessuno e... sono diventata ripugnante per tutti i ragazzi che incontro! Ho una pancia enorme, non mi va bene nessun vestito, devo comprare cose giganti e sono... sono un troll di montagna! Sono la cosa meno sexy del mondo.» Mi sfogai, piangendo, senza rendermi conto di chi avessi davvero davanti.

Quelle erano cose che avrei detto a Louis senza problemi, non a Harry.

«Non è vero che sei diventata un mostro, Freya.» Rispose lui, scuotendo la testa. «Sei sempre bellissima. E non è vero che non sei sexy. Lo sei.» Aggiunse, abbassando la voce e guardandomi negli occhi.

«Vorrei crederti, ma sei la stessa persona che mesi fa mi ha detto di non essere interessata a me.» Risposi, asciugandomi le lacrime.

Lui sospirò e abbassò lo sguardo per pochi secondi, prima di puntarlo di nuovo su di me.

«Ti ho detto che non ero interessato, non ti ho mai detto che non ero attratto da te. Sono due cose diverse.» Ribatté lui, accarezzandomi il viso con il dorso della mano e facendomi provare un brivido lungo la schiena.

Chiusi gli occhi e deglutii. Stavo provando mille emozioni e pensavo che la mia guancia avrebbe preso fuoco per quanto la sentivo calda dove mi stava toccando.

Quello era il momento perfetto, lo sapevo. Quell'istante si era creato proprio per farci baciare, ne ero sicura al cento percento. Lo sentivo nell'aria intorno a me, che era diventata elettrica.

Cominciammo entrambi ad avvicinarci, lentamente e con gli occhi chiusi. Le nostre fronti si toccarono, e anche i nostri nasi. Le nostre labbra socchiuse erano così vicine che avremmo dovuto fare uno sforzo minimo per farle incontrare.

Smisi di pensare a qualsiasi cosa, di rendermi conto che ci fossero un appartamento, una città, una nazione, un mondo intorno a noi.

Mi lasciai coccolare dalla sensazione di avere Harry così vicino, dal suo respiro caldo sul mio viso, da quelle labbra che avrei potuto toccare con le mie per dare il via al bacio più romantico e passionale di tutta la mia vita.

Aprii gli occhi lentamente e osservai il suo viso. Lui li aveva ancora chiusi e sembrava anche lui completamente incurante di tutto quello che ci stava intorno.

Accarezzai le sue guance, mentre i nostri nasi e le nostre fronti continuavano a toccarsi, e cercai di resistere all'impulso di avvicinarmi di qualche centimetro in più. Lo stesso impulso che sembrava stesse combattendo anche lui, perché ogni tanto muoveva leggermente il viso verso il mio, ma poi si bloccava e lo sentivo respirare più velocemente.

Eravamo davvero vicini e il momento sembrava così giusto, allora perché nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo?

La mia mente cominciò a lavorare incessantemente. Certo, eravamo così vicini da poterci baciare e probabilmente avremmo anche dovuto farlo, ma poi cosa sarebbe successo? Valeva la pena rovinare quel minimo di rapporto che si era creato tra di noi per un momento di debolezza? Volevo davvero rischiare di perdere completamente Harry per averlo solo un po' e per pochi minuti?

Lentamente e con molta fatica cominciai a indietreggiare di qualche centimetro. Harry aprì gli occhi, puntando lo sguardo nel mio e provai un altro lungo brivido che percorse tutta la mia spina dorsale.

«Grazie.» Sussurrai, bagnando con la lingua il labbro inferiore e poi mordendolo, leggermente in imbarazzo. Poi deglutii, perché sentivo la gola completamente secca, come se avessi corso la maratona di New York.

Lo vidi chiudere gli occhi e sospirare, poi ritrasse la mano che era rimasta sul mio viso per tutto quel tempo e scosse la testa. Aveva fatto un errore, se ne rendeva conto anche lui.

«Mi dispiace.» Mormorò.

«Ti dispiace di avermi quasi baciata? O di avermi dato un minimo di speranza che tra di noi potesse esserci qualcosa?» Domandai, improvvisamente furente.

«Non è nessuna delle due cose, Freya!» Esclamò lui, con le guance rosse e gli occhi sgranati. «Mi dispiace perché sono un idiota!» Disse, poi si alzò e uscì dall'appartamento, lasciandomi sola e più confusa che mai.


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Mi sembrava quasi impossibile combattere questo caldo infernale, ma con l'aiuto di due ventilatori puntati addosso ce l'ho fatta. Ed ecco il nuovo capitolo, che è uno dei miei preferiti. Anzi, direi che insieme al prossimo che pubblicherò martedì, sono due dei capitoli che preferisco in assoluto.
E i motivi sono tanti, perché finalmente vediamo Freya tenere testa a sua madre (era anche ora), e poi perché vediamo com'è cambiata la nostra protagonista da quando è iniziata la storia. Un tempo avrebbe solo roteato gli occhi al cielo e avrebbe cercato di combinare qualche danno enorme per avere attenzione da sua madre, invece adesso finalmente le dice tutto quello che pensa di lei. E chissà che questo episodio non cambi finalmente il rapporto tra le due.
E poi c'è Brighton. Ci sono il ragazzo che incontra e che la fa sentire desiderata per un secondo, salvo poi abbandonarla quando si accorge che è incinta e farla sentire insicura e umiliata. E poi c'è Harry. E cosa possiamo dire su di lui?
Martedì prossimo scopriremo come finirà il Weekend Lurido a Brighton e vi anticipo che succederanno TANTE cose :D
Grazie per aver letto fin qui!
Alla prossima <3

No Control || [One Direction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora