Quella sera mi infilai nel letto matrimoniale di una delle stanze degli ospiti insieme a Louis, che mi sopportò per tutto il tempo e mi lasciò sfogare, e mi permise di raccontargli tutto quello che era successo (e non).
«Freya, ormai conosco a memoria il colore degli occhi di Harry, ogni particolarità del suo viso, come descritta da te, ma non so la cosa più importante.» Mi disse lui, stringendomi a sé e accarezzandomi il pancione, come ormai faceva quasi tutte le sere.
«Che cosa?» Domandai, alzando il viso e guardandolo negli occhi.
«Cosa c'è qui?» Mi chiese, indicandomi il cuore. «Quello che voglio sapere è... tu vuoi una storia con Harry? Vuoi stare insieme a lui? Pensi che sia la persona giusta per te?» Aggiunse.
Emma decise che quello fosse un buon momento per cominciare a muoversi e a tirare calci alla mano di Louis, e lui ridacchiò e accarezzò il punto in cui aveva appena sentito la bambina.
«Non so cosa voglio, Lou.» Ammisi. «Probabilmente Harry è la persona giusta per me, solo che non è il momento giusto. Inoltre non sono mai stata più confusa di così. Mi ha confessato di essere (o essere stato?) attratto da me, ci siamo quasi baciati e poi mi ha detto che è un idiota. Perché? Perché sta con Elizabeth e ha rischiato di tradirla? Perché si è reso conto che tra di noi non potrà mai funzionare, perché aspetto una bambina da un altro ragazzo? Perché?» Chiesi poi, ricominciando ad avere mille domande che mi vorticavano nella mente. E la cosa che odiavo di più era non avere nemmeno una piccola risposta.
«Non penso che Harry ed Elizabeth siano tornati insieme.» Disse Louis, scuotendo lentamente la testa. «Ma devo ammettere che nemmeno io capisco quello che sta facendo Styles. È un cazzutissimo enigma e se non la smette di farti soffrire in questo modo vado a picchiarlo.» Aggiunse, sventolando il pugno chiuso e facendomi ridere.
«Sono riuscita a tenere testa persino a mia madre. Con Harry non riesco nemmeno ad aprire la bocca per chiedergli di dirmi come stanno le cose tra di noi.» Dissi. «Anzi, sai una cosa? Sono veramente stanca.» Aggiunsi, alzandomi dal letto e dirigendomi verso la porta.
«Dove stai andando?» Mi domandò il mio migliore amico, preoccupato.
«A fare quello che voglio fare da troppo tempo.» Risposi, aprendo la porta e richiudendola alle mie spalle.
Harry dormiva in una stanza singola in fondo al corridoio e sapevo che era ancora sveglio, perché vedevo la luce uscire da sotto la porta.
Decisi di non bussare, perché sapevo che se avessi dovuto aspettare una risposta non avrei più avuto il coraggio di fare quello che stavo per fare.
Entrai nella sua stanza come un tornado e lo trovai seduto sulla poltrona, che stava leggendo un libro. Quando mi vide lo ripose immediatamente sul tavolino di fianco a lui e si alzò, confuso.
«Che sta succedendo?» Domandò, sorpreso.
«Questo.» Risposi, avvicinandomi con tre passi. Presi il suo viso tra le mie mani e lo baciai. Fu un bacio corto, arrabbiato, sorpreso e frustrato, ma mi fece provare una stretta al cuore che avevo provato raramente nella mia vita.
Poi non dissi nulla, lo guardai negli occhi con aria di sfida e uscii dalla sua stanza, richiudendo la porta alle mie spalle.
Percorsi circa metà corridoio, poi sentii dei passi veloci, mi voltai e vidi Harry che mi stava raggiungendo di corsa.
«Aspetta!» Esclamò.
«Cosa vuoi?» Chiesi, guardandolo negli occhi e provando un brivido. Non l'avevo mai visto con quell'espressione. Aveva gli occhi sgranati, la bocca socchiusa e sembrava sconvolto.
«Questo.» Rispose lui, avvicinandosi velocemente. Mi spinse delicatamente verso il muro, dove appoggiai la schiena, e poi mi baciò. E quello fu un bacio da fuochi d'artificio, uno di quelli su cui si scrivono canzoni e poesie. Uno di quelli che non ci sono parole per descrivere, ma su cui si riempiono lo stesso migliaia di pagine per cercare di rendere al meglio l'idea. Uno di quelli così intensi da mozzarti il il fiato e farti girare la testa.
Non capii quanto durò quel bacio. Avrebbero potuto essere passati due minuti, come due ore, non ne avevo idea. Quando Harry si allontanò, con le labbra e le guance rosse e gli occhi ancora chiusi, mi sembrò di tornare pesantemente a terra e constatai con molta delusione che il suo corpo non era più avvinghiato al mio.
Come avevo fatto io poco prima, Harry non disse una parola, girò sui tacchi e tornò nella sua stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
***
Harry ed io non ci rivolgemmo la parola per tutto il resto del weekend e cercai di passare più tempo possibile lontana da lui. Ero sicura che non sarei riuscita nemmeno a guardarlo negli occhi, non dopo quello che mi aveva fatto provare con quel bacio contro il muro del corridoio della casa dei miei zii. E non lo dissi nemmeno a Louis, nonostante il ragazzo avesse tentato di strapparmi informazioni in tutti i modi.
Quel bacio era semplicemente un segreto che custodivo gelosamente ed era un ricordo su cui avevo fatto vagare la mia mente per ogni istante di quel maledetto weekend, mentre prendevo il sole in spiaggia, mentre facevo la doccia, quando mangiavo, quando tentavo di dormire, quando guardavo la televisione e anche mentre preparavo la valigia per tornare a Londra, mentre Niall mi stava raccontando con entusiasmo di una partita di tennis che aveva visto qualche settimana prima.
Ma la cosa non era finita a Brighton come avevo sperato. No, anche una volta tornata a Londra non avevo smesso di pensare per un solo secondo alla sensazione di avere le sue labbra sulle mie. Ma nonostante tutto avevamo fatto entrambi del nostro meglio per stare l'uno lontano dall'altra. Non avevamo più parlato, avevamo evitato persino di guardarci durante i pomeriggi passati insieme al resto del gruppo al Circolo.
E intanto le settimane passavano, il pancione continuava a crescere ed io avevo letto più o meno ogni libro esistente su come prepararsi all'arrivo di un neonato. Non che mi sentissi pronta a quello che stava per succedere, perché ero sicura che non mi sarei mai sentita del tutto pronta.
«Lou!» Esclamai quel giorno. «LOU!» Urlai ancora più forte.
Il mio migliore amico corse nella mia camera per capire cosa stesse succedendo.
«L'auto è già in moto.» Disse, nervoso.
«No, non è quello.» Dissi. «Mancano ancora cinque giorni, non preoccuparti. Ho solo bisogno che mi aiuti ad alzarmi dal letto e a mettere le scarpe.» Aggiunsi.
Ero quasi arrivata al termine della gravidanza e il pancione era diventato così grande da non riuscire più nemmeno a vedere i miei piedi. E avevo bisogno di aiuto per fare qualunque cosa, dall'alzarmi dal letto, al mettere le scarpe o entrare nella doccia.
«Ah ok. Dico all'autista di spegnere l'auto allora.» Replicò Louis, con un'espressione sollevata.
Aveva letto anche lui tutto il materiale possibile ed immaginabile su come prepararsi alla nascita - come rendere la casa sicura per un bambino, come tenerlo in braccio, cosa dargli da mangiare e quando, come cambiare pannolini, e via dicendo - ma ero sicura che fosse terrorizzato quanto me dall'idea che fossimo così vicini al momento del parto. Che fossimo così vicini al momento in cui tutto sarebbe diventato ancora più reale di così.
«Grazie.» Dissi, prendendo la sua mano e alzandomi. «Mi sento una papera, non riesco nemmeno a camminare bene.» Mi lamentai.
«Dai, tra un po' sarà tutto finito.» Cercò di rassicurarmi lui. «Dove vuoi andare con le scarpe, a proposito?» Mi domandò poi.
«Giù al Circolo.» Replicai. «Ci sono Harper, Regina, Liam e Niall e mi hanno chiesto di scendere. Ho voglia di fare quattro chiacchiere con loro.» Aggiunsi.
«Okay, vengo anch'io.» Disse lui, offrendomi un braccio come supporto.
«Lou, faccio fatica ad alzarmi, ma so ancora camminare.» Scherzai, ma lo presi a braccetto comunque.
***
«Oh, eccola qui!» Esclamò Niall quando mi vide.
«Cosa c'era di così urgente?» Domandai.
«Beh...» Rispose lui, sorridendo. «Harper e Regina ti hanno organizzato una festa.» Aggiunse, proprio mentre tutto il resto del mio gruppo di amici - Louis compreso - esclamarono «sorpresa!»
«Mi avete organizzato un baby shower?» Domandai, incredula.
C'era proprio tutto, dai palloncini alle decorazioni rosa ai regali sistemati sul tavolo.
«Certo! Credevi che ci fossimo dimenticati?» Mi chiese mia sorella, prendendomi per mano e facendomi sedere al tavolo, proprio di fronte alla torta bianca, decorata con una scritta rosa che diceva 'Emma'.
«Io vi adoro.» Dissi, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.
«Beh, anche noi. È per questo che abbiamo fatto tutto ciò.» Replicò Louis, sorridendomi.
Ero così sorpresa dalla festa, che inizialmente non avevo nemmeno notato che tra i presenti c'erano anche Harry ed Elizabeth.
«Grazie.» Dissi, cercando di distrarmi e di smettere di fissare il ragazzo, che per fortuna non mi stava guardando.
Harper e Regina avevano organizzato una festa vera e propria, con giochi, regali, musica e tante risate. Scoprii che la torta all'interno era rosa e ricevetti decine di minuscoli vestitini e qualunque altra cosa potesse mai servirmi per crescere Emma durante i suoi primi mesi di vita.
«Ehi, qualcuno può cambiare questa lagna? La playlist per la festa è finita, cos'è questa musica indie tristissima?» Domandò improvvisamente Harper, quando si rese conto che stavamo ascoltando qualcosa che non aveva inserito nella sua lista di canzoni.
«Oh, sono i London Grammar.» Rispose Harry. «Deve essere partita una mia playlist, la cambio subito.» Aggiunse, alzandosi.
«Lo faccio io, sono più vicina.» Dissi, avvicinandomi al computer portatile sul bancone del bar.
«Aspetta!» Esclamò Harry, ma non fece in tempo a finire la frase, perché mi ero già impossessata del suo computer e avevo cominciato a cercare musica appropriata per una festa allegra.
Decisi di far ripartire la playlist «Freya», che conteneva tutte le canzoni che avevamo ascoltato fino a quel momento, poi premetti la «X» rossa in alto a destra e chiusi Spotify. Mi ritrovai a fissare me stessa, davanti alla cascata a Regent's Park, con entrambe le mani sul mio ventre e lo sguardo abbassato sorpreso.
«Ma questa sono io.» Mormorai. Harry, che nel frattempo mi aveva raggiunta, arrossì violentemente.
«No.» Disse velocemente.
«Sono piuttosto sicura di essere io. E sono il tuo sfondo del computer.» Ribattei.
«Cioè sì, sei tu, ma non è come sembra. Stavo fotografando la cascata e tu eri lì davanti.» Balbettò. «Io, ehm..»
«Questa è una foto del primo calcio di Emma, Harry. È bellissima, perché non me l'hai mai fatta vedere?» Domandai.
Lui non rispose subito. Aspettò un po' di tempo, continuando ad aprire e chiudere la bocca come un pesce, senza mai dire una parola. Aveva le guance rosse e sembrava che l'avessi beccato mentre stava rubando i biscotti dal barattolo.
«Ecco...» Cominciò a rispondere, ma si interruppe di nuovo.
E proprio in quel momento sentii qualcosa che non avrei mai voluto sentire. Acqua. Bagnato. Sui miei piedi.
«No, no, no, no.» Dissi. «No. no, no, no.» Continuai a ripetere come un mantra.
«Cos'è successo?» Mi chiese Harry, sgranando gli occhi e osservandomi.
«No, no, no. no.» Ripetei di nuovo. «Credo che mi si siano appena rotte le acque, Harry. No. no, no, no.» Aggiunsi.
«Oh mio Dio.» Mormorò lui. «Qualcuno prenda l'auto!» Esclamò dopo pochi istanti, alzando la voce. «Dobbiamo andare all'ospedale!»
«Freya?» Mi chiamò Harper. Poi si avvicinò e mi prese la mano. «Va tutto bene, ci sono qui io. Siamo tutti qui con te.»
«No, no, no, no.» Mormorai. «No, mancano cinque giorni.» Dissi poi, in panico.
«Può capitare che i bambini nascano con un po' di anticipo, è normale.» Disse Louis, cercando di utilizzare un tono di voce basso e rilassante.
«MA MANCANO ANCORA CINQUE GIORNI, NON PUÒ SUCCEDERE ADESSO!» Urlai, stringendo la mano di mia sorella e quella di Louis in una stretta più o meno mortale.
«L'auto è pronta, ragazzi!» Esclamò Liam, rientrando al Circolo di corsa. «Guida Niall.» Aggiunse.
«Okay, grazie.» Rispose Louis. Poi si voltò verso di me e, sempre con il tono di voce basso di poco prima, mi disse: «dobbiamo andare, tesoro. Non vuoi che Emma nasca qui al Circolo.» Mormorò, accarezzandomi la mano.
«No.» Dissi. «Mi rifiuto di venire da qualsiasi parte.» Poi cominciai a sentire un dolore improvviso all'altezza dei reni e sgranai gli occhi.
«Freya?» Richiamò la mia attenzione Harry. «Freya, va tutto bene. Veniamo tutti con te, ma tu devi andare all'ospedale.» Mormorò.
Cominciai ad annuire senza dire nulla. Avevo letto mille libri su quello che succedeva quando si rompevano le acque, ma improvvisamente avevo dimenticato tutto.
«Forza, vieni.» Disse Louis, cominciando a trascinarmi delicatamente verso l'uscita. Niall ci stava aspettando con l'auto in moto e persino Sameer mi chiese se avessi bisogno di aiuto per salire sulla macchina.
Louis e Harper salirono sul sedile posteriore insieme a me, mentre Harry prese posto di fianco a Niall sul sedile anteriore del passeggero.
Liam, Regina ed Elizabeth decisero di farsi accompagnare dall'autista di Regina e ci dissero che ci avrebbero raggiunti all'ospedale.
«Qualcuno dovrebbe avvisare Matthew.» Dissi, proprio mentre un'altra contrazione mi colpiva in pieno.----------------
Ecco il nuovo capitolo di No Control! E questo è uno dei miei preferiti, insieme a quello precedente! Scusate il ritardo, ma sono nel bel mezzo di un trasloco e non so più seriamente dove sbattere la testa. Ma oggi è martedì e ci tenevo a pubblicare il capitolo, così eccolo qui.
Questa volta lascio che sia il capitolo a parlare da solo e vi dò appuntamento a martedì prossimo e vi anticipo che scopriremo finalmente come cambierà la vita di Freya adesso che la piccola Emma è arrivata.
Grazie ancora di tutto e a martedì prossimo!

STAI LEGGENDO
No Control || [One Direction]
FanfictionNobiltà, ricchezza sfrenata, alcool, eccessi, feste in locali privati. Questa è la vita di Freya e dei suoi amici a Londra... almeno fino a quando non scopre di dover affrontare una delle più grandi responsabilità al mondo. Chi le starà vicino? Sarà...