Cinque anni dopo...
Harry mi aveva insegnato tante cose: mi aveva dimostrato che non era necessario essere una coppia che passava ventiquattro ore insieme al giorno, che non dovevamo comportarci come i personaggi di un film romantico. Dovevamo semplicemente essere noi stessi e lo eravamo stati sempre, da quando avevamo deciso di metterci insieme quella sera, cinque anni prima.
Mi aveva insegnato anche che amarsi voleva dire rispettarsi, supportarsi e, soprattutto, ridere insieme. Nessuno dei due si prendeva sul serio e ci piaceva lasciarci dei messaggini divertenti in ogni occasione. E quei biglietti avevano sempre due fini: il primo era quello di fare ridere l'altra persona e il secondo era dire che l'altro era lì e che tu eri nei suoi pensieri.
Eravamo diventati molto più di due persone che andavano a letto insieme. Harry ormai era uno dei miei migliori amici, qualcuno a cui potevo dire tutto, con cui potevo essere sincera ed onesta al cento percento.
E forse era proprio quello il nostro segreto: il fatto che non avessimo segreti l'uno con l'altra e che potessimo sentirci liberi di essere noi stessi quando eravamo insieme (comportamenti sciocchi e tutto il resto).
Ero riuscita a raccontargli tutto, compresa la reazione di Matthew quando avevamo litigato per la custodia di Emma, cinque anni prima. Ed Harry si era arrabbiato, tanto che avrebbe voluto presentarsi a casa sua e dirgli tutto quello che pensava di lui. Poi si era calmato e aveva deciso di comportarsi da persona superiore, per il bene di Emma. Perché alla fine era quella la differenza principale tra i due ragazzi: Harry non avrebbe mai fatto nulla che l'avrebbe ferita o fatta stare male.
Matthew e Harry non erano mai andati completamente d'accordo - anzi, erano molto lontani dall'essere amici, nonostante tutto il tempo che era passato - ma avevano sempre cercato di essere civili l'uno con l'altro. Per Emma.
«Mamma, sbrigati!» Esclamò la bambina, che ormai aveva sei anni, correndo e prendendomi per mano. «Sbrigati o non vedremo niente! Magari questa sarà la volta giusta!» Aggiunse.
«Arrivo.» Dissi, sorridendo.
Era la sera di San Lorenzo e Harry era appena arrivato nell'appartamento che condividevo ancora con Louis ed Emma. Aveva portato una coperta da picnic, una torta, del succo di mela per la bambina e del prosecco per gli adulti.
«Ehi!» Ci salutò. «Qualcuno è impaziente, vedo.» Commentò il ragazzo, sorridendo.
«Ciao, papy!» Rispose Emma, correndo in giardino. «Vado a chiamare lo zio, perché secondo me si è addormentato!» Esclamò pochi secondi dopo, salendo sulle scale per andare a recuperare Louis.
«Non mi sono ancora abituato.» Commentò Harry quando Emma fu lontana.
«Nemmeno io.» Replicai, sorridendo.
La mia bambina - non riuscivo a credere a quanto stesse crescendo in fretta - sapeva benissimo che Matthew era suo padre. Lo vedeva quasi tutti i weekend e le piaceva passare del tempo con lui, ma aveva iniziato a chiamare anche Harry 'papà' o 'papy', perché diceva di essersi affezionata tanto a lui, di volergli bene quanto al suo vero papà.
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No Control || [One Direction]
FanfictionNobiltà, ricchezza sfrenata, alcool, eccessi, feste in locali privati. Questa è la vita di Freya e dei suoi amici a Londra... almeno fino a quando non scopre di dover affrontare una delle più grandi responsabilità al mondo. Chi le starà vicino? Sarà...