Prologo

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"Per quanto tempo è per sempre?"
"A volte, solo un secondo."
Alice nel paese delle meraviglie


Buio di pece, tunnel di ossidiana incastonata fra pareti d'irrealtà. L'impressione paradossale e masochistica di poter protendere le mani in avanti per afferrare le ombre.

Deya sta scivolando. Cade nel vuoto, precipita fra sogni e rimpianti, si scioglie in un acido corrosivo.

Luce come neve candida. Spiragli insalubri dopo una corsa nel nulla, dopo morsi e graffi. Tentacoli viscidi le strisciano intorno agli arti infreddoliti.

Apre gli occhi, il sole del mattino ferisce le pupille. Si guarda intorno, e quella non è la sua camera da letto, basta poco per comprenderlo. Il letto è un materasso di foglie cadute e sfumate d'arancio, le pareti sono tronchi d'albero bagnati di muschio e di brina. L'abbraccio della natura è dolce quanto spietato.

Era andata a leggere nel bosco, e si è addormentata. Un libro giace a terra, abbandonato fra le luci del dilucolo.

Non può esserci altra spiegazione.

Si alza in piedi barcollante, rimuove gli aghi di pino infiltrati nei pantaloni, si stringe nel cappotto umido con la gola dolorante, chiudendo l'ultimo bottone nell'asola per riparare il collo dal gelo pungente.

«Pensavo fossi morta.»

Il cuore di Deya ha un sussulto, quella voce discordante la distrae dall'impellente bisogno di rimuovere con un colpo secco del palmo il bruco viscido che sta salendo lungo il suo polpaccio. Lo cerca con uno sguardo d'ambra e fiamme, con l'intensità di un sole morente. 

«Mi sono addormentata», si regge con le dita al tronco di un albero massiccio. Iniziare il mattino senza l'odore del caffè è traumatico, ha bisogno di strofinarsi gli occhi per avvertire i contorni più reali.

Ora, una figura alta le si pone di fronte e la squadra con vago e inquietante interesse. Una mano pallida, dai dorsi solcati di vene bluastre, si solleva fino ai suoi capelli e le rimuove una foglia rimasta incastrata fra i fili d'ebano.

Deya si perde per un istante, solo un momento raffermo in uno sguardo di ghiaccio, lastre di vetro turbate da pupille strette come chiodi, il brillio di una scintillante falce luccicante come argento vivo, come la morte stessa.

È un ragazzo della sua età, forse qualche anno in più di lei.

In un paesino disperso fra le montagne e circondato da laghi gelidi e profondi, fiumi e sentieri serpeggianti in direzioni disparate, echi dissonanti fra le punte innevate, con solo un centinaio d'abitanti e neppure, è semplice scoprire chi le sta di fronte. Ha una fossetta sul mento caratteristica, un dettaglio riconoscibile fra i tratti scolpiti dal volto inombrato dai giochi delle luci all'alba. I capelli sono fin troppo lunghi, scendono intorno al collo e reclamano l'uso di un paio di forbici; una massa buia come un cielo senza stelle, mossa come mare in tempesta.

L'ha visto una volta sola, anni prima, ma lo ricorda bene. Era il funerale di suo nonno.

Immobile, le gambe pesanti e le ginocchia più propense a cedere, Deya deglutisce con la gola in fiamme e i sintomi del raffreddore tutti rinchiusi in un corpo fragile. «Torno a casa», finisce di scostare via dai vestiti gli ultimi accenni di fogliame e spine, fiori secchi in polvere e terriccio fangoso.

Eppure vorrebbe rimanere lì, incastrata in uno strambo presente, volteggiante in una nebbia che non intende diramarsi. Sa che dovrebbe arretrare, andarsene, fuggire via dal bosco e dai rami spogli, dai roghi e dai rovi, prima che finisca per divenire nuda anche la sua anima, ma se è vero che la curiosità uccise il gatto, allora in quella curiosità vuole annegarci, soffocare.

Un lucciolio incantato, un'ombra malsana fra scambi di sguardi e fiati in apnea. Come Alice che non dovrebbe inseguire il Bianconiglio, eppure non può fare a meno di gettarsi nella piccola tana e sprofondare nel buio.

Quello che non sa, però, è che ormai nel buco nero c'è già scivolata, e ora risalire in superficie è complesso.

Una battuta macabra come l'unica pronunciata da quelle labbra dal taglio di sangue potrebbe aver senso solo se sibilata da un becchino, e la morte negli occhi potrebbe celarsi solo dietro chi con i cadaveri ci condivide più di un istante.

L'inizio della fine è solo un salto nel vuoto.

Fame di maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora