Epilogo

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La polizia ha creduto alla loro versione, alla fine. 

Pare che Karen, o Tiana, sia proprio una psicopatica, lo psichiatra lo ha confermato, ma non c'erano molti dubbi a riguardo. Non è morta in seguito allo scontro con Deya, l'omicidio è stato evitato. Le forze dell'ordine sono intervenute prima che fosse troppo tardi, e ora è rinchiusa in un istituto psichiatrico, non ne uscirà facilmente. 

Anche Deya e Lazar sono finiti in terapia, dopo quella storia. E hanno cercato di superarla senza portarla troppo avanti, senza informarsi sulla situazione di Tiana più del necessario, lasciandosi alle spalle tutta quella follia. 

Deya è tornata dalla sua psicologa dopo mesi passati a ignorarla. Ne è uscita con alcune definizioni utili. Ora può sentirsi, più che matta e fuori controllo, solo malata, ma almeno in via di guarigione. L'ha aiutata più di quanto sperasse, e le ha dato delle medicine, questa volta corrette, fra stabilizzatori dell'umore e farmaci neurolettici, che in un paio di mesi l'hanno rimessa più o meno in sesto.

Lo stato crepuscolare orientato è un fenomeno dissociativo caratterizzato da modificazioni della memoria e del pensiero, ma non è né la causa totale delle sue dimenticanze costanti, né la causa delle sue emicranie. Quelle risultano essere un miscuglio pericoloso di Rohypnol e sindrome di Todd – definito anche "delirio di Alice nel paese delle meraviglie". A quanto pare, alcune immagini le apparivano distorte, aumentavano e diminuivano di dimensioni – proprio come succede nel libro di Lewis Carroll – e quella sembra la causa dei mal di testa e delle allucinazioni. 

È chiaro che quella droga, a Karen, la procurasse Iuri; ed è la stessa droga ad aver causato i problemi di Deya, che si sono mescolati alle sostanze fino a creare un intruglio quasi letale e invivibile. 

Il corpo di Iuri è stato sepolto, come anche tutti gli altri che sono stati dispersi in giro e ritrovati nelle profondità dei boschi, ma siccome Lazar era impegnato con la sua vita, per un periodo l'agenzia funebre è rimasta chiusa e se ne sono occupati in un paese di quelle zone; un po' più distante, ma comunque efficace.

Poi sono tornati alla loro vita di prima, più o meno.

Ora Lazar vive con Deya in quella che un tempo era casa di Tiana, dal momento che hanno distrutto la sua abitazione – anche se l'agenzia si regge ancora in piedi, e spesso ha pensato di trasferirsi lì, ma Deya non ha voluto sentire ragioni. Non voleva vederlo dormire dentro una bara di legno, protetto da due minacciosi gargoyle. Sta impiegando i suoi risparmi e le sue forze per ricostruire la sua vecchia casa, pezzo dopo pezzo, ma ci vorrà del tempo per ridarle il vecchio splendore rubato dalle fiamme. 

Tutto si può sistemare, e ormai sanno che a tutto c'è rimedio, tranne ai funerali. 

Loro due, comunque, stanno bene insieme, una volta chiarite le finzioni e le menzogne.

Non è stato per niente facile, ma ce l'hanno fatta. Sono rimasti uniti, insieme, perché in due tutto è più semplice. Da soli non avrebbero mai potuto affrontare ciò che hanno vissuto, e sono consapevoli della forza che genera l'unione. Sono anime affini, e in fondo l'hanno percepito dal primo istante, dalla prima battuta, dalla prima notte fra le tombe.

Mandano avanti l'agenzia insieme, e sono felici. Deya vi si è perfino abituata. Forse, mantenere un contatto così stretto con la morte l'ha aiutata a vedere la vita sotto una luce diversa, ora più preziosa, e a temere di meno quell'unico momento finale che segna la vita di ogni essere umano. 

Quel posto, ogni albero e ogni strada e ogni frammento, è pieno di ricordi. Alcuni felici, alcuni spiacevoli. Però ormai è casa loro.

Dopo il buio e dopo il male, dopo la sofferenza, l'elaborazione, i ricordi e i deliri, il mondo ha ricominciato a sorridere. Anche se l'alba non la si vedeva sorgere da un po', e l'oscurità era tetra e soffocante. 

La fame è rimasta, ma senza i rancori a intralciare la strada, senza una falce a pendere cupa sulle loro vite, è una fame diversa. Di sicuro, non è fame di male. 


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