"Sono poche le ragioni per dire la verità. Mentre quelle per mentire sono infinite."
- Carlos Ruiz Zafón
Deya non riesce proprio a credere di aver accettato di sottostare alle follie di Lazar, ma ormai il danno è compiuto: deve cenare con lui e sua madre.
È tornata a casa dopo qualche ora trascorsa a chiacchierare con lui in agenzia, con la promessa di raggiungerlo al calar del sole. Non pensa che sia una buona idea, sa che si sta cacciando in un guaio, che sta imboccando una strada senza via d'uscita, eppure ha deciso di accettare quelle condizioni assurde, basate sulla menzogna. Non sa nemmeno perché, forse solo per avere qualcosa da fare.
Trascorre il pomeriggio sui libri, studiando per esami che poi non riesce a dare, perché l'ansia comincia a sopraffarla, a morsicare invadente prendendosi ogni traccia di luce nella sua vita.
Sottolinea tutto negli appunti, fino a non sapere più perché lo fa, quando potrebbe studiare ogni parola e non consumare matite.
Poi si prepara, e decide di farsi carina, di rendersi presentabile – se tanto lei e Lazar devono fingere, è meglio che faccia una buona impressione a sua madre. Di certo non potrà raccontarle di come l'ha conosciuto, o di quando l'ha portata su una lapide per dei preliminari. Dovrà inventare una storia credibile, strada facendo.
Prima di uscire, però, vede Tiana in cucina, con i suoi capelli blu e un maglione pesante addosso, vittima del freddo che sembra non lasciarle mai scampo. È vicino al camino, con una tazza fra le mani piena di un intruglio ambrato, quasi oro che gocciola, denso di miele.
«Dove vai? Non ceni con noi?», le chiede.
Deya pensa che nell'ultimo periodo Tiana non si preoccupa affatto di dov'è o cosa fa, e quindi trova inopportuna quella domanda, e decide di servirle la stessa menzogna, quasi come un riflesso automatico. Una riproduzione di una bugia sempre più pianificata, e che ora assume dei chiari contorni. Ora ha dei vantaggi anche per lei, li percepisce in quel preciso momento, mentre la mente viaggia a mille. «No, vado a cena con un ragazzo che frequento da un po'», semplice e diretta, e nemmeno troppo distante dalla verità.
È solo che vengono celate troppe cose, e Tiana non ne ha idea, e allora il suo volto si illumina di curiosità. «Ma perché non mi hai detto niente? Chi è? Lo conosco?»
Troppe domande e poca voglia di rispondere, con l'orologio che sta per rintoccare un altro minuto. Odia essere in ritardo.
«Non credo, è una persona che sta sulle sue, non conosce molta gente. Si chiama Lazar, ed è carino, parecchio», l'ultima cosa in fondo è quella fondamentale per Tiana, e basta a incrementare le fiamme della voglia di sapere.
Deya, però, avverte una sensazione simile al gelo che assale al primo albeggiare, una nebbia densa di dubbi che le vortica intorno furiosa.
«Ora devo andare», dice, come se potesse andare via sul serio, scivolare via dalla realtà con un passo nel vuoto. «Non so quando tornerò... a domani, credo», non aspetta una risposta prima di chiudersi la porta alle spalle. Un'ultima uscita spavalda in grado di rendere quella bugia, quella macchia nera d'inchiostro pronta a espandersi, sempre più evidente e reale.
♱
Casa di Lazar è più dolce e accogliente, un tepore sicuro si diffonde nell'aria mentre la legna brucia nel camino e rende il freddo sopportabile. Il cielo è denso del presagio di un tuono lontano. Mura arcigne li imprigionano in una cena difficile da sostenere. Le domande sono tante, e non è semplice mettersi d'accordo, far combaciare le versioni, ma riescono a districarsi bene dentro quell'impiccio. Sembrano attori nati.
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Fame di male
Horror🏆 Wattys 2022 Winner! 🏆 "Un becchino indaga su una serie di omicidi, ma si innamora della sospettata principale." Le notti di Deya sono tormentate dagli incubi. Alcune amnesie le fanno dimenticare ciò che ha fatto il giorno prima, cancellando porz...