11. Vietato innamorarsi

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"Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi."
Edvard Munch


Due giorni scorrono con la velocità dei granelli di una clessidra. La vita va avanti sempre, anche quando è strana e assume contorni grotteschi, quando prende una strada macabra e bisogna camminare attenti per non calpestare i vetri.

Deya non torna indietro sui suoi passi, non cerca Lazar anche se vorrebbe farlo – le sembra quasi di non avere nessun altro motivo per esistere. Come se dipendesse tutto da lui, all'improvviso, e non esistesse niente di più reale e concreto. Vuole scappare dalla realtà e al tempo stesso scoprirla.

Si è tirata indietro dalle indagini, però non vuole smettere di frequentare Lazar, né di fingere di starci assieme. Perché è comodo avere un fidanzato, anche se fittizio.

Capisce di aver bisogno di lui quando, all'alba di quel giorno, si ritrova con Iuri in corridoio, per puro caso. Mentre è ancora in camera da letto avverte un rumore, come di un mobile colpito che striscia contro il pavimento, e poi una serie di imprecazioni disparate. Si precipita fuori per capire cosa è successo, sperando non sia grave, e trova Iuri con il braccio sinistro appoggiato alla libreria di mogano al centro del corridoio, le vene gonfie lungo i polsi, mentre con quello destro si tiene stretto un piede, il ginocchio che forma un angolo.

«Che succede?»

«Finisce sempre così. Abbiamo cinque dita e ci va di mezzo sempre il mignolo», Iuri si lamenta con gli occhi pallidi traslucidi per la sofferenza del colpo preso. Torna con il piede contro il pavimento, contraendo il volto in una smorfia involontaria.

A Deya sfugge una risata, un suono appena accennato fra le pareti che ora sembrano fatte di cartapesta. «Dovresti fumare di meno, saresti meno distratto.»

«Nessuno te l'ha chiesto», risponde Iuri, stizzito. Fra i due non corre buon sangue, non più. Si sopportano appena, e solo perché non ci sono molte altre scelte, e l'affitto non si paga da solo. Anche perché Tiana non sfratterebbe mai Deya, che paga puntuale ogni mese, al contrario del suo fidanzato Iuri, che invece è sempre indietro con le rate, considerando che spende la maggior parte dei soldi che gli inviano i suoi genitori in erba; dice che la rivende, ma la rivende a un prezzo così alto che quasi nessuno gliela compra in paese, preferiscono andare a recuperarla a qualche chilometro più giù in valle. E alla fine se la fuma tutta fino a rimanere a secco, e così rimane anche col portafoglio vuoto, dentro ci svolazzano solo granelli di polvere.

Alza le pupille al cielo, contrariata dalla sua antipatia. «Volevo farti un favore e prenderti del ghiaccio, ma sei così coglione che puoi andarci anche da solo.»

Gli dà le spalle, pronta a tornarsene in camera.

«No, aspetta», la ferma Iuri, che non si azzarda a toccarla, ma tanto gli basta chiederlo per fare sì che la sua educazione le imponga di tornare a guardarlo, seppur con un cipiglio arrabbiato dipinto sul volto. In fondo, fosse per lei l'ascia di guerra l'avrebbero seppellita da un bel pezzo, ma non può andare d'accordo con chi è così incivile da non saper reggere una sola conversazione senza far sprofondare tutto in un puro disagio. «Venerdì è il compleanno di Tiana, pensavo di organizzare una festa a sorpresa», avanza quella proposta con aria innocua, non la convince granché. Le viene subito in mente che potrebbe essere solo un modo per farsi perdonare qualcosa da Tiana. Negli ultimi giorni hanno orari diversi, ed è difficile che si becchino tutti e tre insieme.

«Bene, cercherò di esserci», annuisce, e lo fa solo perché in fondo vuole bene a Tiana. Non ha molti amici – non più, non da quando si è trasferita – e Tiana è sempre stata la spalla su cui poter contare, su cui poter piangere, pur mantenendo svariati segreti.

Fame di maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora