capitolo 14

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Keila

Corro nella mia stanza o per meglio dire nella mia gabbia, mi butto sulla brandina e piango. Piango per la morte dei miei genitori, per la mia scelta di andare con Kevin, piango per il mio futuro rubato. Piango perché almeno questo nessuno può togliermelo, le lacrime sono solo mie.
Mi guardo e sono un disastro, non ho uno specchio ma immagino come sono ridotta, lo percepisco sulla mia pelle. Ho ancora la giacca di ciuffo biondo e lo ringrazio mentalmente per avermela data.
Almeno qualcuno qui si è preoccupato per me e ha deciso di non umiliarmi ulteriormente.
I domestici hanno l'ordine di non rivolgermi la parola, sono sola, nessuno si degna nemmeno di guardarmi e dopo quello che è successo stasera credo che sarò un fantasma a tutti gli effetti.
Mi rivesto e butto a terra la divisa stracciata, il solo guardarla mi ricorda che mi sono data a un'uomo che ricava piacere dalla mia situazione, ma sopratutto che ha visto i miei genitori morire. Coloro che mi hanno messa al mondo e cresciuta, coloro che sono e saranno una parte di me per sempre.

Mi aspetterà una lunga notte e solo il pensiero mi aggroviglia lo stomaco dandomi un senso di nausea.
Mi preparo ancora col dolore al petto, un dolore pesante che non vuole andare via e che ha deciso di tenermi compagnia.
Raggiungo lo studio e mi fermo sulla soglia della porta e la scena successa poco prima ripercorre la mia mente ormai distrutta.
Non posso credere di essere stata così incosciente, mi sono data a lui, questo è stato l'errore più grande che ho commesso fin'ora.
Lui era lì. Ha lasciato morire i miei genitori.
Trattengo l'ennesimo singhiozzo coprendo la mia bocca con la mano e mi accorgo che odora di lui, odoro le mie braccia e hanno lo stesso profumo. Dio ti prego aiutami. Alzo la testa e inspiro per ritrovare un po di pace, ma è peggio perché questa stanza è dominata dall'odore di quel demone in nero.
Un altro singhiozzo mi squarcia il petto.
Le sue parole mi fanno troppo male, e lacrime silenziose scendono copiose e bagnano la mia faccia.
Papà che cosa hai fatto?
Anche se non so la verità qualcosa mi dice che lui non c'entra nulla.
No non può averlo fatto e poi perché Kevin quella sera era lì?
Niente ha più senso, la notte in cui siamo scappati da casa nostra, era molto agitato, diceva che dovevamo muoverci e né lui né la mamma rispondevano alle mie domande.
Ricordo benissimo la discussione che fece con la mamma e le lacrime versate da lei silenziosamente asciugate poi da mio padre.
Oh mio dio... Anche la mamma era una sua complice?
Impossibile, non l'avrebbe mai fatto.
Come faccio a capire la verità? Loro non ci sono più.
Morirò qui, perché le uniche persone che mi amavano non possono più aiutarmi.
Georgia!
Certo! L'avevo completamente dimenticata, avrà notato la mia assenza? Ti prego Georgia cercami.
Spero proprio che lo faccia o che almeno denunci la mia scomparsa, è l'unica persona che potrebbe aiutarmi.

Mi avvicino alla scrivania e incomincio con il vassoio della cena rimasto intatto. So che dovrei buttarlo, ma ho troppa fame e sicuramente questo non è drogato.
Mi accomodo e incomincio dalla carne, ormai fredda e scura.
Ci aggiungo la salsa e il contorno, non so se ci sono telecamere in questa stanza, ma se così fosse sarà un problema che affronterò dopo.
Qui nessuno si preoccupa del mio nutrimento, devo arrangiarmi da sola e allora faccio il possibile a prescindere dalle conseguenze.
Mentre sto uscendo dalla stanza per portare il vassoio di sotto incontro ciuffo biondo, ma che...
Non sarà stato Kevin?
L'avrà punito per essere stato gentile?Ha il naso rosso e violaceo, con una salvietta si sta ripulisce il suo viso sporco.
Un livido si sta già formando sotto gli occhi, poso velocemente il vassoio su una credenza e gli vado incontro, ma lui alza una mano e mi blocca.
Non servono parole so che è stato lui.
≤≤Keila sta lontano da me, mi hai già portato parecchi guai, maledizione alle sua mente contorta≥≥.
Rimango immobile per le sue parole dure, ma arretro e continuo col mio lavoro, mentre sono di spalle e sto per imboccare le scale mi giro e gli dico quello che penso.
≤≤Mi dispiace≥≥.
Non mi risponde ma so che ha sentito.

Sono alle prese con questo ufficio da non so quante ore ormai, l'orologio a pendolo segna le tre del mattino e ho quasi finito di pulire. Sono sfinita e ho gli occhi che si chiudono da soli, quindi decido di sedermi sul quel morbido divano, solo il tempo di riposare le gambe, ma nel momento in cui mi siedo i miei occhi si fanno pesantissimi e sprofondo in un sonno irrequieto.

Vengo svegliata dal suono dell'ennesimo orologio che annuncia le sei del mattino.
≤≤Cazzo mi sono addormentata.≥≥
Mi alzo di scatto e cerco di riprendermi subito, raccolgo le mie cose e corro via da lì.
Oh mio dio.
Non voglio rischiare di incontrare Kevin, sarebbe troppo imbarazzante, troppo strano e non saprei cosa fare cosa dire, mi ordinerebbe qualcos'altro e ora non sono un grado di affrontare la sua mente.
All'ultimo minuto decido di farmi una doccia e rubare qualcosa da mangiare in cucina, altrimenti rimarrò digiuna anche oggi, sarà anche l'ultima cosa che faccio, ma ho bisogno di mangiare.
A quest'ora non dovrebbe esserci nessuno, ma non sono così fortunata, il destino sembra voglia rompermi proprio il cazzo.
In cucina trovo il cuoco e un paio di domestici intenti a preparare la colazione e il pranzo, ma non sono loro il problema, per loro nemmeno esisto sono un fantasma, potrei prendere tutto e correre via.
Il mio problema è ciuffo biondo al tavolo intento a mangiare la sua colazione fumante, quindi ingoio il groppo alla gola e mi faccio coraggio entrando.
≤≤Buongiorno.≥≥
So che nessuno mi risponderà quindi rimango stupita quando quest'ultimo si alza e mi risponde.
≤≤Buongiorno, Keila. Senti io...Mi dispiace per ieri non è stata colpa tua, ero solo molto arrabbiato con Kevin.≥≥
Ha ancora il naso rosso con delle sfumature sul viola e nero.

Mi ha appena chiesto scusa?
Lo guardo e gli sorrido lievemente ≤≤Non hai nulla da scusarti, la colpa è mia anzi tu sei l'unico che fin'ora e stato umano con me e io posso solo  ringraziarti.≥≥
Sospira come se dicendogli quelle cose gli avessi tolto un grosso peso.
≤≤So che hai pulito fino a tardi. Non ho potuto fare niente per evitarlo, ma permettimi almeno di farti preparare la colazione e qualcosa per pranzo, non credo che ti daranno modo di rientrare qui per oggi.≥≥
Sospiro e annuisco, so che è così.
In tutto io sto solo aspettando di trovare una via di fuga, sto elaborando un piano silenzioso nella mia mente, anche se non ho la minima idea di come fare, quindi finché non ne avrò uno farò come mi viene detto.
≤≤Comunque giusto per dirtelo mi chiamo Jess.≥≥
Mi volto sorridendogli lievemente senza dirgli niente. È l'unico a comportarsi da umano con me ma è pur sempre il braccio destro del demone in giacca e cravatta sexy.
Cazzo ancora. Cervello contorto.
Poi penso che almeno ciuffo biondo ha un nome.
<<Bene, allora per quel che vale grazie Jess.>> Lui annuisce e mi fa preparare la colazione.

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