capitolo23

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Keila

Vengo portata il una stanza, una nuova che non ho mai visto, le mie gambe tremano e le ferite bruciano.
Non credo che abbiamo bisogno di punti, ma sicuramente qualche scaglia di vetro si sarà infilata nei miei palmi e nelle ginocchia. Jess mi fa accomodare su un letto e una camera maschile, ma non ho idea di chi possa essere, si muove conoscendo alla perfezione ogni cosa.
Apre un cassetto e prende delle pillole e me le porge.
<<Prendine una, aiuteranno col dolore.>>
Mi sposto indietro sul letto, la paura mi assale, mi ha già sedata come un animale, non mi fiderei mai di una persona così.
<<Keila, non ti farei mai del male.>> Lo guardo con sospetto e mi stringo le mani al petto.
<<Davvero? Strano l'ultima volta mi hai infilato un ago nel braccio se non mi sbaglio.>>
Lui sospira e si tira il ciuffo.
<<Era necessario.>>
Alzo un sopracciglio e mi stringo ancora di più a me stessa.
<<Dio, voi siete completamente matti.>>
La sua faccia è dispiaciuta, ma sinceramente non me ne faccio niente.
<<Voglio andare via.>>Piagnucolo.
Jess tira un sospiro e si inginocchia vicino a me.
<<So che lo vuoi, ma posso solo aiutarti ad andare avanti in questa follia, non ero d'accordo sull'idea di rapirti, avrei preferito spararti e basta.>>
Non capisco il senso delle sue parole.
Dovrei sentirmi meglio? Follia, follia solo follia. Questo mi ripete la mia vocina.
Però so che anche se fanno male, credo che  voglia arrivare da qualche parte, quindi lo lascio proseguire.
<<Avevo detto a Kevin di spararti e farla finita, ma lui ha detto che non era una soddisfazione, che così non avresti sofferto e non ti avrebbe spezzato.
La morte dei tuoi genitori ha portato Kevin a vendicarsi su di te.>>
Ancora non capisco.
<<Mi stai dicendo, che sto pagando perché loro sono morti e lui non si è potuto vendicare su di essi?>>
Lui sospira e dice.
<<Si credo di sì, la notte che ti ha vista in quell'auto, ti ha fatto portare in ospedale e curare nel migliore dei modi solo per vendicarsi e per avere una sorta di giustizia privata.>>
Non credo alle mie orecchie.
È orribile, non ho nemmeno la forza di piangere. La mia mente cerca di ricordare quello che è successo un anno fa dopo l'incidente. Mi ricordo di essere stata in coma tre giorni e al mio risveglio mi è stato detto che i miei genitori erano morti sul colpo, sono stata curata nei migliori dei modi, i dottori si sono accertati che fossi guarita del tutto.
<< Come faceva a sapere del nostro incidente? Era coinvolto?
Perché era lì?>>
Lui si passa una mano nei capelli frustrato.
<<Keila c'era anche lui lì, la sera che avete travolto la macchina della sua famiglia.>>
La sua famiglia? Ma che diavolo sta dicendo?
<<Noi non ci siamo scontrati con nessuno.>>
O forse si? Abbiamo ucciso davvero la famiglia di Kevin?
Lui si allontana per rispondere a un messaggio sul telefono e poi continua.
<<La notte del tuo incidente tuo padre sapeva cosa stava facendo e ha travolto la loro macchina di proposito, non è stato un incidente eravamo preparati ad un suo attacco, ha voltato le spalle alla famiglia senza un motivo, ma nell'incidente non aveva calcolato anche la morte di tua madre. Sinceramente non so perché abbia preso questa decisione.>>
Ma che... Cazzo...
<<Stai dicendo che lui sapeva che stava andando contro quell'auto? O mio dio. Non ha senso, niente ha senso, devo parlare con Kevin.>>
Lui mi guarda come fossi matta.
<<Sei impazzita? Non credo proprio, non è una buona idea.
Rimarrai nella mia stanza, il dottore sta arrivando.>>
Perché mi ha portato nella sua stanza?<<Non ho bisogno di un fottuto dottore Jess.>>
Ho bisogno di lui.
Solo lui può spiegarmi la situazione, solo lui può dirmi la verità.
<<Non hai scelta. Ora sta buona.>> Crede davvero che sia un cane? Devo trovare un modo per parlare con lui e poi un modo per scappare da questo incubo.
Mio padre non era un'assassino... È l'unica cosa di cui sono certa.

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