Oltre Il Buio Dei Tuoi Occhi

capitolo 40

Kevin

Decido di visitare questo casolare, se non sarà qui prenderò il mio elicottero per atterrare direttamente a Chicago. Voglio portarmi la testa di Bruno come trofeo e mostrarla all'intero stato americano come se fosse il mio animale  da compagnia.
Siamo in macchina da circa un'ora quando il GPS ci dice che siamo arrivati. Jess è alla guida che canta silenziosamente una canzone.
Mi volto di scatto perché sta cantando una canzone molto familiare alle mie orecchie.
<<Che cazzo hai da cantare?>>
Lui si volta e mi guarda confuso.
<<Mi rilassa capo.>>
Dice facendo spallucce.
Lo rilassa? Ma che cazzo di problemi ha?
Ma in realtà mi sono agitato perché il mio braccio destro senza saperlo sta cantando una canzone che mi legherà a Keila per sempre, la canzone del nostro primo incontro, del nostro primo ballo.
Ma il ricordo di lei che ondeggia su di me a ritmo di musica viene interrotto dall'auto che si ferma.
Ma dove cazzo siamo?
Mi guardo intorno ma non c'è nulla. Alberi, boschi e erba alta dominano questo posto.
<<Se Georgia mi ha mentito la farò soffrire così tanto che mi pregherà di ucciderla nel modo più veloce possibile.>> Dico abbottonando il mio giubbotto antiproiettile.
Scendiamo tutti dalle nostre auto, alcuni mercenari vanno con le loro moto a fari spenti in questo posto per controllare, mentre io e il resto dei miei uomini scendiamo e ci guardiamo intorno. È notte fonda e non vedo un cazzo, ma qualcosa nel mio essere mi dice che sono nel posto giusto. È come se il mio corpo sentisse la sua presenza, la percepisse.
In lontananza si sente uno sparo e mi volto nella direzione del suono e mi metto subito in allerta.
<<Credo che siamo nel posto giusto. >>
Dice Jess caricando il suo Mp5 è sorridendo come un bambino.
Annuisco e so che è così. Spero di non essere arrivato troppo tardi.
Di non essere arrivato tardi per lei.
Corriamo parecchi metri e in lontananza si sentono le moto che accellerano. <<Capo c'è un casolare e si vedono delle luci.>>La cuffia nel mio orecchio mi trasmette la voce dei mercenari.
<<Stiamo arrivando. >>
Guardo Jess al mio fianco che annuisce, ma prima di partire mi afferra un braccio e mi guarda, so cosa vuole chiedermi, ho gia evitato di rispondergli quindi decido di parlargli nel modo più garbato possibile.
<<Jess cosa diavolo vuoi? >> Lui stacca l'auricolare e io faccio lo stesso.
<<Cosa facciamo con lei?>>
Sospiro e lo guardo dritto negli occhi. <<Se la trovi prima di me salvala a costo della tua vita... E sopratutto della mia.>> Lui annuisce e sorride, che testa di cazzo.
<<E se fosse troppo tardi? >> Cazzo no. Questa volta non arriverò tardi, questa volta il destino non deve interferire, per una volta deve farsi i cazzo suoi.
<<Se le hanno torto anche solo un capello farò salire l'inferno in terra. Raserò al suolo questo posto e li riporterò giù con me e li regnerò da  vero Dio.>>
Lui sorride e annuisce ancora, prende una sigaretta dal pacchetto e la porta alle labbra illuminando il suo volto con la fiamma dell'accendino.
<<Sono felice capo. Mi è sempre piaciuta.>>
Non lo rispondo perché non posso, ma soprattutto perché l'ho sempre sospettato, ma più di tutto perché sono molto confuso, deciderò cosa fare nel momento in cui avrò la testa di Bruno l'idiota Alteri nelle mie mani. Controllo le armi e parto attraverso il bosco, mi calo nell'oscurità.
Sto arrivando peste.