capitolo 27

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Kevin

Marcio fuori dalle stalle.
Devo allontanarmi da lei, la sua vicinanza mi rende folle.
Folle di lei, del suo corpo, delle sue labbra.
I suoi occhi mi parlano e mi implorano. Mi odio, non sopporto di desiderarla tanto. La bramo il mio corpo agisce da sé, estraneo alla mente. È come attratto in modo così puro, è come se fosse giusto. Ma non lo è... È un'attrazione ossessiva in modo disumano.
Non mi sono controllato nemmeno questa volta, la desideravo e l'ho presa. Ma il senso di colpa ha bussato alla mia mente interrompendo il nostro rapporto.
Baciami.
Quella semplice parola sulle sue labbra ha reso tutto più difficile e quella risposta non dovevo dirla.
Non so nemmeno perché le ho detto ciò che stavo pensando, più la guardavo e più mi sembrava giusto, maledizione.
Non mi è mai successo nulla del genere, ho avuto donne di ogni tipo, ma il desiderio incontrollabile e malsano che provo nei suoi confronti è semplicemente unico a se stesso.
Ho visto e fatto cose orribili. Mi sono trovato in situazioni che solo con la calma e la mente fredda ho potuto superare.
Ma non riesco a gestire quella dannata strega.
Le mie mani sono sporche di sangue e un giorno bruceró all'inferno, ma toccando lei trovo il paradiso. Un paradiso che non avrò mai né in cielo e né in terra e mi sento male perché così tradisco la memoria della mia famiglia.
Non dovrei sentirmi così.
Keila è fuoco e io ne sono attratto. <<Fanculo a tutto.>>
Sbatto la porta del mio ufficio e mi chiudo dentro, potrei vedere quello che sta facendo dalle telecamere, sono tentato ma resisto. Sembro un'adolescente alle prese con la sua prima cotta.
Cosa che tu non hai mai vissuto.
Forse è questo il mio problema.
Sono stato iniziato a 13 anni e la mia vita è stata differente dagli altri.
Ma non la cambierei per niente al mondo. Odio il modo in cui mi fa sentire, devo ammazzarla prima che incasini tutto. Avrei dovuto dare retta a Jess.

Passato

Sono nel mio attico, non metto piede alla Tenuta da tre giorni. Mio padre rifiuta le mie chiamate e i suoi uomini mi hanno riferito che non esce dal suo ufficio dal giorno del funerale. Nell'auto durante l'incidente c'era anche lui ma a parte tagli sul corpo e un ginocchio rotto lui è l'unico ad esserne uscito vivo. Durante la funzione era su una sedia a rotelle, non ha versato nemmeno una lacrima. Non poteva. Noi non piangiamo.
Lo fa il nostro cuore, in silenzio, nel buio delle nostre anime.
Quando siamo rimasti soli mi ha detto che era tutta colpa sua. Non capisco perché continua a incolpare se stesso. L'uomo che ha ucciso la nostra famiglia ora giace sotto terra con sua moglie. Ha travolto e ucciso non solo la mia famiglia ma anche la sua. Mentre sua figlia è nella mia clinica privata ancora in coma. Sto facendo curare la figlia dell'assassino della mia famiglia,solo per poterla distruggere io stesso.

Oltre Il Buio Dei Tuoi OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora