capitolo13

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Kevin

Non le dico che quando sono arrivato all'auto dei suoi genitori erano già morti, questo aiuterà solo ad alimentare il suo odio e il suo dolore nei miei confronti. Come doveva essere fin dall'inizio. Il fatto che non provi nulla di tutto questo, ha reso le cose parecchio complicate.
Il singhiozzo che ha rilasciato ha rotto il silenzio della tenuta, ma non sono tornato indietro, mi sono trattenuto a stento, anche se odio ammetterlo.
È come se quel suono straziante avesse rotto o per meglio dire smosso qualcosa anche dentro di me.
Dovrei godere nel suo dolore, sentirmi soddisfatto, ma non succede niente di tutto ciò.
Purtroppo stasera abbiamo commesso un grandissimo sbaglio e abbiamo superato quella linea invisibile, che tale doveva rimanere.
Anche se ammetto che è stato uno sbaglio che mi ha fatto provare cose meravigliose, è stato più di un piacere, è stato follia e fuoco.
Keila è proibita e questo ha reso il tutto solo maledettamente più eccitante. Nel momento esatto in cui  ha riaperto la porta l'ho ringraziata mentalmente di averlo fatto altrimenti l'avrei seguita. La desideravo così tanto che il sangue era lava nelle mie vene, il suo corpo e le sue curve sono fatte per me, il mio corpo si è incastrato al suo come un puzzle mancante.

Cazzo, ritorna in te fottuto squilibrato.

I nostri movimenti erano sincronizzati alla perfezione, i suoi gemiti erano perfetti, niente di esagerato o volgare, erano veri, solo frutto di quello che stavamo provando e di quello che le facevo sentire, ma più di tutto sono stato risucchiato dai suoi occhi, che non si sono staccati mai dai miei.
È stata una lotta tra sguardi, corpi e mente, ma nell'istante esatto in cui il desiderio di lei è stato placato, ho capito la gravità del mio errore e lei con me.
Ora devo allontanarmi da questa tenuta, devo allontanarmi da lei, dal suo odore che investe le mie narici e che ancora pervade il mio corpo.
Nel corridoio incontro Jess che mi guarda e alza un sopracciglio.
≤≤Capo hai avuto un incontro di box, o cosa? ≥≥
Dice squadrandomi dalla testa ai piedi soffermandosi sul mio vestito ridotto uno schifo, alla camicia mancano quasi tutti i bottoni che sono saltati a causa dall'istinto selvaggio che domina Keila, i pantaloni sono sgualciti e i capelli sono in un groviglio perfetto.
≤≤Non sono cazzi tuoi Jess.
Cosa vuoi? ≥≥
Lui annuisce tirando la linea delle labbra in un leggero sorriso d'imbarazzo.
≤≤Si scusa capo, ero solo venuto a controllare che fosse... ≥≥
Ma non finisce la frase e guarda dietro di me.
Mi volto anch'io per vedere la causa della sua interruzione.
Dal mio ufficio sta uscendo Keila, ha la camicetta strappata dove si intravedono i seni, che cerca di coprire con un braccio, cammina a testa bassa ma riesco a vedere i suo occhi gonfi e le guance umide e rigate dal pianto.
Cazzo! Che tempismo di merda.
Jess guarda prima lei e poi di nuovo me.
≤≤Vedo che qui le cose vanno benissimo≥>. Seguendo ancora i movimenti di Keila.
Lo guardo e gli intimo con lo sguardo di stare zitto e di richiudere quella dannata boccaccia, ma lui fa una cosa inaspettata, si toglie la sua amata giacca di pelle e segue Keila per coprirla.
Quello che vedo mi blocca sul posto e qualcosa dentro di me misto a fuoco e qualcosa che non so spiegare si accende e prende vita come un dannato incendio.
Lei gli sorride.

Cazzo! Lei gli sorride.

Com'è possibile che io non l'abbia mai vista sorridere?
E te lo domandi pure.
E soprattutto perché quell'idiota si è permesso di fare quel gesto?
Potevo pensarci io maledizione.
Ma che cazzo vado a pensare. Basta devo uscire da qui.
Cammino per le scale più infuriato di prima, sorpasso Keila dando una spallata a Jess così forte da farlo voltare e gli ordino di seguirmi subito.
È notte ormai, ma faccio comunque la mia uscita ad effetto quando mi volto e ricordo a Keila un ultima cosa.
≤≤Voglio il mio ufficio lucido da cima a fondo, non toccare i miei documenti e rientra nella tua stanza solo quando anche l'ultimo granello di polvere è scomparso≥≥.
Mi guarda, la delusione dipinge il suo volto e i suoi occhi si raffreddano all'istante.
Varco il grande ingresso e mi avvio verso la mia auto con Jess dietro di me.
Peter mi è di fianco e gli faccio cenno di salire nel suo suv.
Lui come un buon soldato dalle poche parole annuisce.
≤≤Capo sono le nove passate, non arriverà a fine mese cosi.
Oggi ha spalato merda e ripulito tutta la cucina≥≥.
Mi arresto subito e torno indietro stringendo i pugni.
Che cazzo gliene frega a lui?
Tutto quello che riguarda Keila non è affar suo.
Non era mia intenzione farlo, ma sto provando una furia cieca e Jess è il mio unico sfogo in questo momento.
Agisco d'istinto, corro verso di lui e gli assesto un cazzotto sul naso.
Sento l'osso scricchiolare e il sangue mi schizza la camicia bianca.
Lo afferro per il tessuto della sua maglia e lo tiro verso di me.
≤≤Non ti dimenticare chi comanda Jess.
E soprattutto non ti dimenticare perché lei e quì.
Se non sei d'accordo sai come uscire dalla famiglia, non proteggerla o finirai sotto terra con lei, sono stato chiaro?≥≥
Dichiaro più velenoso e folle che mai a pochi centimetri dal suo viso.
Lui annuisce, ma anche nei suoi occhi c'è delusione.
A quanto pare deludere le persone è il mio forte.
Cazzo non dovevo colpirlo.
Lo lascio a terra mentre salgo in macchina, accendendo una sigaretta per placare la mia furia, guardo dallo specchietto retrovisore e lui è ancora seduto a terra che pulisce il suo naso sanguinante con la parte bassa della maglia.
Parto seguito da Peter, non ho rimorsi per quello che ho fatto, dovevo farlo per ristabilire la situazione.
Conosco Jess da dieci anni e non l'ho mai colpito soprattutto non per una dannata donna.
La strega mi sta fottendo il cervello alla grande. E senza sforzarsi.

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