Vietato arrendersi

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Il giorno dopo abbiamo la prima lezione, i ragazzi sono già tutti in sala scompostamente sparsi nei soliti gruppetti.

Nella sala con noi ci sono i responsabili, Beppe e qualche guardia. Come sempre fanno baccano, così devo alzare la voce, sforzare il tono, mettermi al pari loro.

"Ragazzi, buongiorno." Esordisco sorridente e posiziono la cassa per la musica, ho addosso un leggins sportivo con top coordinato. Ignoro gli apprezzamenti da ormone impazzito e parto con la spiegazione.

"Innanzitutto faremo un po' di stretching." Spiego e mi si posizionano davanti le ragazze, mentre i ragazzi restano fermi immobili al loro posto.

"Lo faremo tutti." Urlo passando accanto a chi non si è messo in fila.

"Ja, ma veramente amma fa 'sta strunzat?" (Veramente dobbiamo fare questa stronzata?) Pino urla deluso.

"Ne fai tante, una in più che ti cambia?" Chiedo e lo posiziono.

Seguono i miei movimenti, un po' li abbozzano, qualcuno un po' sbuffa, ma a modo loro mi seguono.

"Vi faccio vedere una piccola sequenza che andremo a riprodurre." Comincio a spiegare la sequenza, li vedo senza voglia, poi cominciano pian piano a sentirsi tirati in mezzo, quasi sfidati e assecondano i miei passi.

Li vedo ridere, li vedo muoversi, li vedo adolescenti.

L'unico a non seguirmi è Ciro, io lo conosco fin troppo bene e con lui nemmeno ci spreco mezza parola. Ciro è l'unico capace di farti perdere la speranza in partenza, con lui muore ogni voglia di provarci.

Resta in disparte a rollare sigarette, ci butta occhiate di fuoco, non che ne conosca altre. Per lui la vita è solo morire per l'onore.

"Perfetto ragazzi, adesso formiamo delle coppie." Spiego e vedo il comandante portarsi una mano al viso. So che è pericoloso congiungere maschi e femmine ma so anche che devono imparare a farlo, a rispettare gli spazi, a toccarsi gentilmente.

Sento qualche commento da parte dei ragazzi, così freno gli ormoni e l'entusiasmo.

"Hey, hey." Urlo e respiro a fatica, stanca del ballo eseguito più volte. "Se vedo una mano fuori posto, quella mano ve la taglio." Rido e con me anche i responsabili.

"Se ti serve un partner mi posso pure offrire, eh." Edoardo si fa avanti leccandosi un labbro, parte a fissarmi i capelli che terminano all'altezza del sedere in dei boccoli. È lì che si posa il suo sguardo, come un uomo fatto e finito.

"Edoà, statt 'o post tuoj." (Stai al tuo posto) Il comandante lo riprende a braccia conserte.

Cerco così di riportare l'ordine, formo le coppie, mostro i passi, li abbozzano imbarazzati.

Alcuni però cominciano a litigare tra loro, altri allungano mani, si crea così una baraonda.

"Ok, ok." Mi porto una mano al viso. "Per oggi può bastare." Separo le coppie, così vengono riaccompagnati alle loro celle.

"Ti sei convinta che è una cosa impossibile?" Massimo mi sta davanti con la sua faccia soddisfatta.

"No." Insisto. "Questa è solo la prova che non sono educati a convivere e non lo saranno nemmeno là fuori."

Mi muovo avanti e dietro, proprio non riesco a capire quest uomo, perché sia così ostinato.

"Ti rendi conto che è bastato farli avvicinare un po' e i ragazzi si sono sentiti in diritto di allungare le mani? Se non li educhiamo al contrario, lì fuori, faranno lo stesso. Perché li dobbiamo considerare animali in gabbia? Facciamoli volare." Sorrido convinta.

Massimo mi fissa, porta le mani ai fianchi e lascia andare un lungo sospiro.

"Sono criminali, tutta questa poesia con loro non funziona."

"La verità è che sei il primo ad essere grigio e non credi più a niente." Raccolgo le cose e me lo lascio alle spalle.

Non mollerò, costi quanto costi.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora