Punizioni

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Raggiungo l'IPM con la consapevolezza che Beppe aveva ragione.
Mi scontro con lo sguardo di fuoco di Ciro in cortile, si affianca ma ancor prima che possa dirmi qualcosa Lino lo rimprovera.
"Ciro, torna al posto tuo." Gli urla.
"Ma che re? 'O comandante cia mis 'e bodyguard 'a 'sta cess?" (Che c'è? Il comandante ha messo i bodyguard a questa cessa?) Replica Edoardo.
"Oh ma comm cazz te permiett, ne?" (Ma come ti permetti?) Lino insiste.
"Lino." Catturo la sua attenzione. "Lascia stare."
Mi raggiunge e cerca il mio sguardo.
"Questi sono animali." Fa spallucce.
"Tranquillo, so come fanno, non perderci nemmeno tempo. Grazie." Sorrido e me lo lascio alle spalle.
Raggiungo la sala break, ho proprio bisogno di un caffè.
Massimo mi afferra e mi stampa un bacio dietro al collo.
"Devo essere geloso pure di Lino, amore mio?" Mi prende in giro.
Mi volto verso di lui e gli butto le braccia al collo.
"Mh, non devi essere geloso proprio di nessuno, il più bello del mondo ce l'ho gia." Lo punzecchio e gli mordo un labbro, così prende a baciarmi.
"Scusate." Naditza è appena entrata in sala e trattiene una risata.
"Ue, che vuoi tu qua?" Chiedo ricomponendomi.
"Niente, ti volevo avvisare che siamo nella sala per provare." Mantiene il sorriso.
"E fernut 'e ridere, Nadì?" (Hai finito di ridere?) Massimo chiede, trattenendo anche lui qualche risata.
"Comandà ma mica rido per sfottere (prendere in giro), rido perché siete troppo belli." Urla con il suo entusiasmo, sembra portare colore nelle stanze. "Io lo sapevo comunque."
"Eh, dopo che l'ha saputo Liz chi è che non lo sapeva?" Asserisco ridendo.
"No, ma mica quando l'ha detto Liz, io lo so da prima, da quando nemmeno voi lo sapevate." Spiega.
"Ma allora è vero che le zingare vedono il futuro?" Quasi ci credo, sgrano gli occhi e resto a fissarla.
"Uh cu sta scemità, Sofì. Io vedevo a voi che sembravate toccarvi pure da lontano." Sorride e fa segno di andare. "La volete sape 'na cosa?" Chiede e senza aspettare risposta è già a raccontarci. "Pure io e il Chiattillo ci siamo messi assieme." Sorride soddisfatta, fa un giro su se stessa mentre cammina.
"Ah, quindi il merito è mio che vi ho messi a ballare assieme?" Chiedo e seguo la sua camminata, intanto Massimo è appena dietro di noi.
"Eh sì, se ci sposiamo ci fai la testimone." Parlotta ed è a tutti gli effetti un' adolescente al suo primo amore, realizzo di non sembrare così diversa da Naditza, io con il mio Massimo.
Il mio Massimo, che mi ha occupato casa e vita in poco tempo ed è diventato così importante, quello che mi cura, sgrida, coccola, quello che si sveglia accanto a me e accanto a me si riaddormenta. Lo guardo e ora lo so, ci vedo anche io il mio futuro con lui.

Finita la lezione, Ciro riesce ad avvicinarmi.
"Allor nun è capit 'nu cazz?" (Allora non hai capito un cazzo?) Mi urla contro.
"Ma tu che vuoi? Volevi sapere cosa c'era scritto sul registro? Io te l'ho detto, se poi Carmine non è uscito io che cazzo di colpa ne ho?" Stringo i denti.
"Sofì nun pazzià 'cu 'mme." (Non giocare con me)
"Ciro, smettila di giocare a fare il grande, si nu muccus." (Sei un moccioso) Gli urlo contro, intanto sento dei passi, mi volto e vedo Edoardo avvicinarsi. Dietro di lui, piano piano, tutta la loro gang.
Indietreggio mentre loro avanzano.
"Vi state mettendo in una posizione terribile." Riesco appena a dire, Edoardo mi afferra per i capelli.
"Allor nun è capit che te sta zitt." (Allora non hai capito che devi stare zitta) Mi ordina e parte ad annusarmi il viso. "C'amma fa? Vediamo come mai ha incantato il comandante?" Chiede agli altri e mi apre la camicetta, tento di richiudermela, ma Totò mi tiene ferme le mani.
Cerco di divincolarmi, comincio a sudare e a temere il peggio, mentre sento ancora le loro mani addosso.
"Ma che cazz stat facenn, oh?" (Ma che cazzo state facendo?) Sento urlare, Lino appare come una visione, così mollano la presa. "Che re, Linù? Ti vuoi unire a noi?" Edoardo mi accarezza una guancia in maniera maliziosa e mastica rumorosamente il suo chewing-gum.
"Strunz, liev 'e man a cuoll." (Stronzo, togli le mani di dosso) Lino gli ordina e viene a mettersi tra me e loro, intanto nella sua radiolina chiama rinforzi. "Ringraziate che non vi consegno direttamente nelle mani di Massimo, che chill ve schiatt 'e cap, (che quello vi rompe la testa) può essere che così vi ritornano a funzionare."
Lo raggiungono altre guardie che li prendono per consegnarli alla direttrice.
Vengo convocata anche io non molto più tardi nel suo ufficio, vedo Massimo già lì a braccia conserte, la testa bassa e le narici sgranate.
"Sofia." La direttrice mi rivolge parola con aria compassionevole.
"Direttrì, 'sta strunzat 'e progetto fernesc 'cca." (Direttrice, questa stronzata di progetto finisce qua) Massimo le urla contro. "Quelli sono animali e con nessuna arte al mondo impareranno a non esserlo."
"Si calmi, comandante." La direttrice sospira. "Sono cose che succedono."
"Cose che succedono? Ma che stat ricenn? È arrivato Lino in tempo, avrebbero potuto violentarla." Continua ad urlare.
"Massimo, basta." Lo intimo di smetterla.
"Senta, comandante, sbaglio o la sta prendendo un po' troppo sul personale?" Chiede in maniera retorica. "So bene della vostra relazione, ma lavoro e vita privata vanno tenuti separati. Poteva succedere ma non è successo, mi spiace Sofia se si è spaventata ma tutto è bene quel che finisce bene, no?" Mi sorride e sembra volermi liquidare velocemente, così non riesco nemmeno ad avanzare una parola sulla questione di Carmine.
Sto zitta, non le spiego che quella non era una bravata ma piuttosto una punizione, non le dico che sono, che siamo in pericolo. Sto zitta, di fronte al suo modo veloce di risolvere la cosa.
"Tutto apposto, io sto bene, questo è quel che conta." Mi sforzo di essere amichevole.
"Ecco, i ragazzi sono stati messi in isolamento e sospesi tutti i permessi e le attività." Spiega e sistema i fascicoli, un modo carino per dirci di andarcene.
Così usciamo veloci dall'ufficio.
"Stai bene?" Massimo chiede appena.
Annuisco. "E tu?"
"No Sofì, 'e vuless accirer." (No Sofia, vorrei ucciderli) Stringe i denti. "Se penso a quello che potevano farti." Delle lacrime gli passano negli occhi, si porta una mano alla bocca.
"Amore, non è successo." Gli accarezzo una guancia. "Ti prego, portami a casa, ho solo voglia di starmene con te nel nostro lettone." Lo abbraccio come una bambina desiderosa di coccole, così lo vedo rilassarsi a poco a poco.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora