La mia canzone preferita

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Passano i giorni, le settimane, continuo il mio lavoro ignorando Massimo. Ho ignorato chiamate, messaggi, avvicinamenti.
"Ti posso parlare?" Chiede quella mattina non appena metto piede al minorile, così faccio per cambiare direzione.
"È per Carmine." Bisbiglia.
Gli presto così attenzione, abbiamo in sospeso una questione molto più importante della nostra storia finita.
Mi metto ad ascoltarlo in silenzio.
"Il prossimo weekend c'è possibilità di far imbarcare i ragazzi, Carmine ha il permesso venerdì. Bisogna parlare con la direttrice." Spiega a braccia conserte.
Annuisco. "Ci vado subito."
Segue la mia camminata silenziosa, arrivo all'ufficio e batto con la mano sulla porta.
"Avanti." La voce della direttrice mi da il permesso di entrare, lo faccio seguita da Massimo.
Presta attenzione a dei fascicoli, sposta poi lo sguardo su di me.
"Sofia, come sta?" Chiede sorridendomi, getta poi una veloce occhiata alla mia pancia leggermente più pronunciata. "Ho saputo." Sorride nuovamente.
"Sto bene." Mi passo velocemente una mano sul ventre e sorrido. "Devo parlarle." Cambio espressione, mi faccio seria.
"La ascolto." Mi invoglia, mi sento nervosa ma è giunto il momento che sappia.
"Carmine è in pericolo, Ciro e la sua famiglia intendono ucciderlo così da poter affermare la loro supremazia sul clan Di Salvo." Spiego.
"E lei come lo sa?" Chiede inquisitoria.
"Direttrì, lei..." Massimo cerca di prendere parola al posto mio, così lo fulmino con lo sguardo.
"Ho omesso un piccolo particolare, per paura che non mi accettasse qui all'IPM" dico tutto d'un fiato, socchiudo gli occhi e mi faccio coraggio. "Sono la zia di Ciro Ricci, sua madre è mia sorella. Non ho mai condiviso la sua scelta di vita ma non posso cambiare le cose. Ciro mi ha minacciata non appena è venuto a conoscenza della mia storia con il comandante." Calo il viso.
"A suo tempo sono stato io a contribuire all'arresto di Salvatore Ricci, eravamo amici ma abbiamo preso strade totalmente opposte, io volevo salvarlo." Massimo spiega e noto i suoi occhi inumiditi.
La direttrice afferra il suo bastone e si porta avanti alla scrivania, cala il volto e se lo massaggia con una mano.
"Sofia, si rende conto che si è messa in pericolo e ha omesso un particolare un tanto importante?"
"Certo, lei ha ragione, ma io volevo solo fare il mio lavoro." Metto mani avanti.
"Carmine e Nina sono in pericolo, ci serve l'autorizzazione per farli passare come collaboratori di giustizia e imbarcarli su una barca mercantile che li possa portare via di qua." Massimo spiega mantenendo una sicurezza nella voce e nell' atteggiamento.
"Come facciamo a dimostrare che Ciro minaccia Carmine?" Chiede la direttrice.
"Ciro mi minaccia, vuole che gli dica di Carmine, lì fuori aspettano solo di ucciderlo, così mi posizionerò un registratore addosso e gli farò sfogare la sua rabbia." Mentre spiego vedo la direttrice agitarsi, butta indietro la testa.
"Non se ne parla, Sofia lei è incinta, io non posso esporla a questo pericolo."
"Deve stare tranquilla." Cerco di farla ragionare. "Mi servono pochi secondi, so come far parlare Ciro e non scoprirà mai che ho il registratore addosso." Cerco di essere convincente, intanto la direttrice sembra stordita da tutte queste informazioni. Torna a passarsi la mano sul viso, intanto sfoglia l'agenda.
"Mi servono i permessi, devo fare qualche telefonata." Sbuffa.
"Quindi è un sì?" Chiedo entusiasta.
"È un forse." Abbozza un sorriso e ci fa segno di uscire dall'ufficio.
Facciamo per andare, quando richiama la mia attenzione. "Sofia." Mi volto.
"Si riguardi." Mi dice premurosa.
Annuisco e lascio l'ufficio, cammino veloce così da non dovermi fermare con Massimo, che però cerca di fermarmi.
"Puoi aspettare?" Mi tira per un braccio.
"Cosa vuoi?"
"Sapere come stai, sapere che si dice, se stai mangiando, se stai bene. Non rispondi alle chiamate, ai messaggi." Dice e sposta il suo sguardo sulla mia pancia. "Si sta arrotondando." Sorride.
Mi chiudo veloce la giacca per nasconderla, questo bambino è ancora un segreto per qualcuno e voglio che resti tale.
"Sto bene." Cerco nuovamente di lasciarmelo alle spalle.
"Sofia, vorrei esserci almeno come padre, ti prego." Lo vedo quasi implorante, probabilmente sto sbagliando, lui ha fallito con me non con questo figlio, non posso negargli la possibilità di conoscerlo e crescerlo.
Su questo devo dargli una possibilità, lo devo a lui e a nostro figlio.
"Oggi ho l'ecografia, ci vediamo lì se vuoi." Dico fredda.
Le sue labbra si aprono in un sorriso luminoso, rilassa il volto.
"Certo che voglio." Mantiene il sorriso.
Annuisco e vado via, non riesco a sostenere tanto tempo con lui nei paraggi, Massimo è una ferita terribilmente aperta e vederlo ogni giorno è come buttare sale di continuo, brucia sempre di più.
"Ue ue." Lino fischia nel vedermi. "La gravidanza ti fa radiosa."
"Hai finito di prendermi in giro?" Sorrido svogliata.
"Ma chi ti prende in giro, è vero." Dice amichevole. "Come stai?"
"Come sto? Come una che si è innamorata dell'uomo sbagliato e ci ha pure fatto un figlio." Rido malinconica.
"Jamm, che sei giovane e bella, troverai la persona giusta per te. Se chiedevi consiglio a me ti avrei messa subito in guardia da Massimo, fa semp chest." Fa spallucce. "Vuoi un caffè?"
"No, ti ringrazio, devo evitare."
"Hai ragione, allora un tè?" Mi accarezza una guancia e si fa più vicino, lo vedo quasi viscido, così declino e vado via.

Rivedo Massimo nel pomeriggio, è la prima ecografia del nostro bambino e ho il cuore a mille. È già sotto lo studio medico quando arrivo.
"Hey." Dico vedendolo. "Saliamo."
Annuisce e respira a fatica.
"Sono agitato." Spiega e si sfrega le mani, lo investe una dolcezza che mi fa quasi tristezza, perché vorrei stringerlo forte e viverlo. Ma no, in questo caso sarò sempre la seconda. Sono la sua seconda donna, questo sarà il suo secondo figlio, la sua seconda famiglia. Verremo sempre dopo, è inutile illudersi.
Entriamo e ci accoglie il sorriso gentile della dottoressa, mi fa sistemare sul lettino e sparge il gel sulla pancia.
Comincia a muovere il macchinario e ci invita a guardare nello schermo, dove vediamo macchie confuse, ci spiega forme e dimensioni, peso e misure. Passa poi a farci sentire il cuore.
Un tumtumtum frenetico, sembra un cavallo in corsa. In un attimo le lacrime si affacciano ai miei occhi e si tuffano fuori, lo stesso fanno quelle di Massimo che istintivamente mi stringe una mano. In questo momento non ho la forza di lasciargliela.
Usciamo di lì poco dopo, ho ancora quel suono nella testa, il cuore di mio figlio che batte all'impazzata è appena diventata la mia canzone preferita.
"Credo che mi stia per scoppiare il cuore." Confessa sorridente.
"Almeno qualcosa di buono l'IPM me l'ha portata." Sorrido e calo il viso.
"Una volta lo pensavi anche di me." Commenta incupendosi.
"Devo andare." Dico ferma e me lo lascio alle spalle nascondendo delle lacrime.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora