Solo questo, nulla più

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Evito Massimo più che posso, mi rassegno all'idea di essere stata una preda facile da stanare.

Sono costretta a vederlo qualche giorno dopo, Beppe festeggia il compleanno e ci ha invitati tutti in una bella villetta.

Arrivo con Liz e suo marito, salutiamo qualcuno che è già lì dapprima di noi. È una bella villetta con giardino, il caldo che s'affaccia sulla nostra città ci permette di godercelo tutto.

Ho indossato un fresco vestitino bianco, è in perfetto contrasto con la mia pelle ambrata e i miei capelli scuri che ho lasciato sciolti in dei boccoli.

Prendo un bicchiere di prosecco e sorseggio, mentre tutti chiacchierano ed io mi limito a fare presenza.

"Come va?" Mi volto e Massimo mi sta davanti. Sbuffo e mi avvicino distaccandomi dal gruppo.

"Dobbiamo per forza tenere una di quelle patetiche conversazioni in cui tu fingi di interessarti di me?" Sforzo un sorriso sarcastico.

"Non fingo, mi interessa davvero." Fa spallucce.

"Uhm, quindi tu prima te le scopi omettendo un piccolissimo particolare e dopo te ne preoccupi? Quanta premura in un uomo solo." Lo prendo in giro passandogli una mano sulla spalla.

"Sofì, non è come pensi tu." Scuote la testa agitandosi.

"Massimo, abbiamo scopato, nulla più. Ti sei forse innamorato di me?" Rido e sorseggio.

Cala il viso, ritorna poi a guardarmi in silenzio.

"Tu mi piaci veramente." Ammette abbassando ogni difesa.

"Dovevamo incontrarci un po' di tempo fa, ora è tardi." Porto un'oliva alla bocca e gli faccio un occhiolino , me lo lascio alle spalle da solo e patetico.

A proposito di solo, non ho potuto non notare che tutti quelli sposati o impegnati sono accompagnati. Tutti, tranne lui.

Mi scrollo quel pensiero dalla testa, di quest uomo non deve importarmi più nulla.

Mi butto in pista poco dopo, tutti si divertono, Beppe ha degli amici simpaticissimi che ci coinvolgono facilmente.

"Ciao." Uno dei ragazzi mi si affianca in pista. "Luca, piacere." Mi porge la mano e sorride, scoprendo dei denti bianchissimi e perfetti.

"Sofia." Ricambio il sorriso.

"Sono un amico di Beppe." Spiega alzando la voce, la musica è abbastanza alta.

"Io lavoro con lui." Asserisco avvicinandomi.

"Beviamo qualcosa?" Propone, non sono abbastanza socievole in questo momento, con il genere maschile soprattutto, così vorrei declinare l'invito.

Mi volto e noto che al banchetto delle bibite c'è Massimo, mi vesto così di adolescenza.

"Sì, andiamo." Sorrido e lo prendo per mano, lo trascino con me al banchetto.

Massimo è di fianco che beve dal suo bicchiere, lo vedo fissarci al nostro arrivo.

Luca mi riempie il bicchiere, facciamo un brindisi e butto giù l'alcool, credo di averne proprio bisogno in questo momento.

Mi faccio riempire più volte il bicchiere e le bollicine cominciano a frizzarmi tra la lingua e la testa, le sento scorrere, mi scatenano risate.

Così io e Luca ci avviciniamo, lo sento stringermi una mano dietro alla schiena, il mio corpo è attaccato al suo ma non è quello che voglio. Così non appena realizzo cerco di scostarmi, probabilmente avrà ingerito pure lui più alcool di quanto si dovrebbe, me ne rendo conto quando al mio cercare di divincolarmi stringe più forte.

Prova a baciarmi ma scosto la faccia, così in malo modo mi afferra il viso in una mano.

Mi agito cercando di togliermelo di dosso, ma le forze sono allo stremo, l'unica cosa che sento fluire nelle mie vene è la paura mista all'alcool.

"Oh, lasciala stare." Massimo ci piomba addosso e lo scosta da me.

"Perché non ti fai i cazzi tuoi?" Luca gli urla contro e tenta di riavvicinarsi.

Le loro voci fanno da sfondo alla mia confusione.

"Uagliò, è meglio che te ne vai." Massimo gli schiaffeggia una guancia, mentre mi tiene con un braccio intorno al mio corpo.

Interviene Beppe a placare gli animi, prende Luca e lo allontana.

Restiamo io e Massimo in disparte, in un silenzio imbarazzante che sciolgo con una risata.

"Ma che cazz cumbin eh?" (che cazzo combini?) Mi rimprovera.

"Ma che te ne fotte?" Farfuglio appoggiandomi a lui.

"Ma ti sembra il caso di bere così?" Continua a blaterare e mi carica in braccio. "Ti porto a casa." Mi spiega, mentre io continuo a non capire la gravità di quanto stava per succedermi.

Arriviamo al mio appartamento, mi reggo solo se poggiata a Massimo, che nel frattempo mi fruga nella borsa in cerca delle chiavi. Le inserisce nella toppa, mentre con l'altro braccio cerca di sorreggermi.

Mi trascina alla camera e mi poggia sul letto, dove sembro non voler restare. Mi alzo più volte infatti capricciando, così Massimo mi sgrida e mi tiene ferma.

Tenta di togliermi le scarpe e ne rido.

"Sei più bravo a togliere le mutande, comandà." Rido e lo vedo trattenere una risata.

"Ma nemmeno da ubriaca stai un po' zitta?" Resta a guardarmi, lo vedo quasi dolce, abbandona quella espressione da duro.

"Solitamente quando succedono queste cose nei film, quello che salva porta sempre quella ubriaca a casa sua." Sussurro guardandolo negli occhi. "Ah già, tu non puoi." Mi passa un velo di malinconia negli occhi, perché quest uomo mi piace e non mi serviva chissà quanto alcool in circolo per saperlo, forse solo per ammetterlo.

Lo vedo sospirare, poggia poi la sua fronte alla mia.

"Sei poco lucida quindi è inutile risponderti, le risposte te le ho date da sobria ma non hai voluto ascoltarle." Spiega e mi accarezza una guancia.

Si alza e mi sistema il lenzuolo addosso.

"Addò vai comandà? Non mi spogli stasera?" Rido e mi libero del lenzuolo, lo stesso faccio con il vestito restando in intimo di fronte a lui.

Lo vedo sospirare e passarsi una mano sul viso, si poggia sul letto e mi bacia sulle labbra.

"Sofì, sei ubriaca." Dice mentre affoga le parole in baci. "Da sobria mi staresti odiando e basta." Cerca di essere razionale, almeno lui.

"Già ti è passato lo sfizio?" Malizio la mia risposta e mi mordo un labbro.

"Nun fa accussì, Sofì." (non fare così) Mi prende il viso e continua a baciarmi con foga. "Non posso o tu continuerai a pensare che io voglio solo questo da te." Si ferma e mi fissa.

"E perché, che vuoi?" Gli sussurro ad un orecchio, chiude gli occhi e butta indietro la testa.

Mi afferra il viso con forza, ansima e mi tiene ferma.

"No Sofì, nun sul chest." (non solo questo) Deglutisce.

"Questo possiamo essere." Faccio spallucce e mi ricompongo, per quanto sia possibile in questo momento. "A dormire devi tornare da lei." Dico convinta e mi arrendo a letto.

Si arrendono anche le mie forze, così crollo addormentata.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora