Cieli stellati e passi azzardati

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Siamo davanti a due pizze fumanti e io davanti ho anche un Massimo quasi impacciato, mi fa sorridere come al di fuori del minorile sembri quasi disarmato.
"Allora, questa carica esplosiva da dove arriva?" Chiede tagliando la pizza.
"Ci sono nata." Addento una fetta sorridente. "Che vuoi sapere?" Chiedo fissandolo.
"Tutto." Resta a guardarmi e deglutisce.
"O forse niente." Sussurro facendolo ridere.
"Ma te l'hanno mai detto che..." Lo interrompo.
"Che so na stronza? Uff, troppe volte. Ma poi non è vero." Cambio tono, mi faccio seria.
"Ho 30 anni e forse ancora la testa di una sedicenne, ballo da quando di anni ne avevo 5 e non ho mai smesso. Sono nata a Napoli, precisamente nei bassi di Santa Lucia e solo Dio sa quanto ami questa terra ricca di magia e incongruenze. Io non voglio che la gente di qui vada via, ma che insieme possiamo rendere questa terra un posto migliore." Faccio spallucce e sorrido, lo vedo rapito dal mio discorso ma mi accorgo che come al solito ho cominciato a straparlare.
"E tu?" Cambio tono e lo invoglio a parlare.
"Eh, io di anni ne ho qualcuno in piu, 41 precisamente. Lavoro ALL'IPM da quando ne avevo 28."
"Basta? Solo questo?" Rido.
"Sono molto meno interessante di te." Ride malinconico.
"Che scemo." Lo ammonisco.
"Signorina, questo è oltraggio a pubblico ufficiale, potrei arrestarti." Mi prende in giro finendo la pizza.
"Oltraggio è che pensi di essere il comandante dell'IPM e nulla più." Rispondo seria, possibile che non ci sia altro in quest uomo?
Preferisce calare la testa e non rispondere, deglutisce fissando il piatto.
Usciamo poco dopo, raggiungiamo la zona del lungo mare dove ho preso casa. La nostra Napoli ci restituisce uno spettacolo mozzafiato: le onde del mare appena mosse che si infrangono sugli scogli, sotto un cielo pezzato di stelle.
"Io abito proprio qui di fronte." Gli spiego interrompendo il silenzio. "Quindi vado, ci vediamo domani." Sorrido.
Massimo mi resta di fronte con le mani nei suoi jeans senza dire una parola.
"Che hai?" Rido di fronte al suo atteggiamento e mi metto a fissarlo.
Si porta una mano alla nuca e sorride, non posso fare a meno di notare che una fossetta gli compare al lato della bocca.
"No, niente, è che..." Si guarda intorno imbarazzato, poi prosegue. "Devo farlo, poi prendimi pure a schiaffi." Lo vedo per un momento colorito, come se avesse abbandonato l'idea di vedersi solo in istituto a gestire i ragazzi. Mi afferra il viso e mi stampa un bacio veloce, si stacca e mi fissa.
"Niente schiaffo? Posso continuare?" Chiede stupidamente e riprende a baciarmi più volte le labbra.
Rido e lui con me, così sciolgo quella serie di baci inaspettati.
"Allora c'è del sangue in quelle vene, comandà?" Lo punzecchio, realizzo che forse è meglio non creare casini, che di miei ne ho già abbastanza. È meglio non mischiare lavoro e vita privata, è meglio che lui non si immischi con me.
"Io vado." Fiato appena e il suo viso crucciato mi fa pensare che non mi capisca, d'altronde non posso biasimarlo, avrei dovuto respingerlo al primo bacio.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora