Morire più volte

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Tutto sembra tornato al suo posto, ma abbiamo ancora da sistemare Carmine e Nina.
La cosa più semplice è stata la sua uscita in permesso, ora tocca a me.
Massimo mi aiuta a posizionare il registratore, anche Ciro è in permesso oggi, abbiamo geolocalizzato i suoi spostamenti con l'aiuto di Beppe, così per caso mi troverò al suo cospetto.
Sono nervosa ma cerco di nasconderlo, Massimo invece non riesce. Va avanti e dietro, si massaggia il viso e consuma caffè e sigarette.
"Ecco vedi? Così sarà fuori dalla sala parto." Beppe scherza per stemperare gli animi.
Mi avvicino a Massimo, poggio la mia fronte alla sua e lo vedo socchiudere gli occhi.
"Comm'è difficile, Sofì. Mi sembra quasi che sto scegliendo se mandare a morire te o Carmine." Lascia andare delle lacrime.
"Non mi succederà niente." Cerco il suo sguardo. "Saprete dove sono in qualsiasi momento, io mi fido di te."
Mi poggia le mani sulla pancia e sospira. "T preg, fa attenzione."
Così sono pronta, Ciro è geolocalizzato sulla zona del lungomare, la raggiungo e lo vedo in effetti poggiato ad una grossa moto.
Passo quasi spavalda, so che gli sto servendo su un piatto d'argento questo incontro e infatti non aspetta molto.
"Ailloc ai (eccola qui), proprio a te andavo cercando." Dice aspirando dalla sigaretta.
"Over? E come mai? Volevi fare una rimpatriata di famiglia?" Rispondo sarcastica.
"Ce le itt (lo hai detto) 'o comandante a chi appartieni?" Stringe i denti e si avvicina.
"Al comandante fai schifo tu e tutta la tua razza, non io." Lo punzecchio, immagino già che ora si farà aggressivo e dirà tutto ciò che mi serve.
Resto invece spiazzata dalla sua reazione, ride.
"Fa bene a schifarci, siamo merda." Urla e continua a ridere, si allontana per un attimo, con un balzo veloce poi si fionda su di me. Infila velocemente la mano sotto la maglietta e mi strappa il registratore.
"Ma 'a merda 'cchiù grossa si tu (ma la merda più grande sei tu) che ancora una volta hai cercato di fottere la tua famiglia." Avvicina violentemente il registratore alla mia faccia, lo vedo con gli occhi sgranati.
Sento un calore pervadermi tutto il corpo, sto sudando.
Si strappa l'orologio geolocalizzato e strappa anche il mio, è come se avesse ascoltato tutto quanto abbiamo organizzato, così resto muta a guardare cosa sta per accadermi.
"Mia mamma t'ha avvisat, Sofì, ormai si morta." Urla e sento qualcuno mettermi un sacchetto sulla testa, mi caricano in una macchina.
Resto al buio dei miei pensieri, mi ritornano in mente i dialoghi con Lino, gli ho detto ogni cosa e lui non la sapeva, mi sento così stupida. Avrei dovuto parlarne con Massimo e invece mi sono messa a fare una telenovela della mia vita sentimentale.
Mi viene scoperto il viso una volta arrivati, siamo in un vecchio casale, mi tengono legata seduta per terra.
Ciro, suo padre, sua madre, i loro uomini.
Conosco queste facce ma di familiare non hanno niente.
"Perché mi tenete qua? Uccidetemi, no?" Chiedo lasciando andare le lacrime.
"Eh no, te piacess che foss accussi facile." (Ti piacerebbe fosse così facile) La voce graffiata di Salvatore mi riferisce.
Deglutisco, temo di sapere quale sia il loro piano.
"Secondo te nuje vulimm sul 'a te?" (Secondo te vogliamo solo te?) Continua a parlare con un ghigno sul volto.
"Salvatò, si accir 'a me (se uccidi me) lo hai ucciso già a Massimo, doje vot (due volte). Porto in grembo suo figlio." Spiego e respiro a fatica. "T preg, Massimo no." Urlo e piango.
Mia sorella mi guarda glaciale, si avvicina e mi tiene per i capelli. "A Massimo a condanna a morte ce le purtat tu. (lo hai portato tu)" Mi dice in pieno viso, lascia poi la presa.
"Anna, ho in pancia tuo nipote." Mi aggrappo a qualsiasi cosa che possa farli ragionare.
"Mio nipote?" Ride sarcastica. "Improvvisamente te si arricurdat (ricordata) da famiglia? Non è mio nipote il figlio di quel bastardo." Urla gelandomi il sangue.
Ciro si avvicina, mi prende il polso e mi posiziona l'orologio che registra nuovamente il gps.
"Ciro, t preg." Piango disperata.
"Te l'avevo detto 'e nun pazzià co fuoco (di non giocare con il fuoco), ti sei messa prima dalla parte di Massimo e po addirittura che Di Salvo." Mi dice stringendo i denti, sputa poi per terra di fianco a me.
"Ecco qua, mo 'o principe azzurro sa ven 'a piglià 'a principessa 'ro cazz." (Ora il principe azzurro viene a prendersi la principessa del cazzo). Suo padre urla e ride.
Il gps continua ad emetter luce, Massimo avrà ripreso il segnale, sa esattamente dove venire e sicuramente starà già in cammino.
Così immagino la fine, immagino di morire più e più volte in una sola giornata, mi toglieranno gli amori più grandi, mi toglieranno la possibilità di vivere la mia vita solo per le loro sporche vendette, i loro affari loschi, i loro miliardi.
Sento la moto sgommare, è Massimo e vorrei non mi avesse mai trovata.
"Sofia." Urla entrando, Salvatore gli punta la pistola così alza le mani in segno di resa.
"Iett (butta) 'a pistola." Salvatore lo intima, così Massimo esegue.
"Salvatò, è con me che hai un problema, risolvilo con me."
"Il mio problema è diventat pur 'sta cap 'e cazz (questa testa di cazzo) nel momento in cui si è messa contro di me, quindi 'e problem ne so duje mo, anzi tre." Allude al mio bambino, come può essere così meschino?
"I figli li tieni pure tu, comm te sentiss si te acceress'n?" (Come ti sentiresti se te li uccidessero?) Massimo continua a fare appello al suo cuore, ma io dubito davvero che ne abbia uno.
"Si 'e figli mi scigliessero 'e nemici, megl muort." (Se i miei figli scegliessero i nemici meglio morti) Dice facendomi raggelare il sangue.
"Accir 'a me, lasc sta a Sofia e il bambino." Massimo gli si avvicina, così comincio a piangere sempre più forte.
"No, Massimo." Urlo di dolore.
"Sofì, tu devi crescere nostro figlio." Massimo mi dice lasciando cadere le lacrime.
Salvatore carica la pistola, fa per premere il grilletto.
Un rumore fortissimo mi penetra i timpani, la sua pistola ha sparato e a quel colpo si sono unite le mie urla. E alle mie urla, altre urla.
È mia sorella che sta urlando, Ciro si è messo fra suo padre e il comandante.
Una pattuglia di polizia arriva finalmente sul posto, mi slegano, così riesco a raggiungere Massimo che ha in braccio il corpo insanguinato di Ciro.
Piango e con me piange Massimo.
"Pecché le fatt, cap e cazz?" (Perché lo hai fatto, testa di cazzo?) Massimo urla.
"Comandà, sto stanc." Ciro farfuglia.
"No Ciro, no." Gli asciugo le lacrime. "Un'ambulanza, vi prego." Urlo verso l'esterno.
"A zì, nun 'o fa crescere comme me." (Zia non farlo crescere come me) Mi poggia la mano sulla pancia.
"Ciro, non morirai, nun te preoccupà." Piango e mi guardo intorno, finalmente il personale medico ci raggiunge e vedo gli occhi di Ciro chiudersi.
"No." Urlo portandomi le mani al viso.
Massimo mi raggiunge e mi stringe forte, vediamo tutto il personale agitarsi.
"Mi dispiace, possiamo solo constatarne il decesso." Sento dire da una voce fredda e professionale.
Urlo con tutte le mie forze e mi accascio tra le braccia di Massimo.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora