Cerchiamo salvezza

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Fingo di essere tranquilla per il resto dei giorni ma non lo sono, ho esposto Massimo ad un pericolo e il solo pensiero che possa succedergli qualcosa mi fa andare in tilt.
In tilt ci vado anche una mattina, mentre guardo in vetrina una giacca bellissima che vorrei comprargli, improvvisamente una voce familiare cattura la mia attenzione.
"State pensann 'e ve spusà?" (state pensando di sposarvi?) Anna, mia sorella mi sta davanti con la sua aria di sfida, quella che ha appreso per bene da suo marito e la sua gente.
Faccio per andare.
"E che de?" (Che c'è?)  Non si risponde nemmeno più ad una sorella? È accussì che il bastardo ti ha insegnato a fare? Ti sta addestrando per bene." Allude a Massimo, lo fa con un tono che sembra sfidarmi ancora di più di prima, mi volto di scatto.
"No Anna, quella addestrata qui sei tu, non io." Rido sarcastica.
"Vedo che almeno cominci a capire come si fa." Riprende, scuoto il capo senza capire. "Dai a Ciro quello che vuole e nessuno si farà male."
"Perché volete Carmine? È un ragazzo dell'età di tuo figlio, ti rendi conto?" Le dico quasi implorando, facendo appello ad un briciolo di cuore che spero le sia rimasto. Perché mia sorella mi sta davanti ma io non la riconosco più.
Mia sorella, la buona, l'altruista, quella che si sarebbe fatta ammazzare per le cose giuste da bambina, non c'è più. Si è dissolta lasciando solo un corpo, che a me pare tutt altro che familiare.
"È un Di Salvo, m dispiac, è nato nella famiglia sbagliata." Fa spallucce e fa per andarsene.
"Pur io sono nata nella famiglia sbagliata, perché mi fa schifo pensare a cosa sei." Le urlo contro ma mantiene la sua camminata. "Mi hai sentita? Mi fai schifo Anna." Urlo piangendo, la vedo andare via senza risentimento alcuno.
Me ne ritorno a casa piuttosto turbata, vorrei non aver mai messo piede nell'IPM, vorrei non trovarmi in mezzo a questa situazione.
Apro la porta e il sorriso di Massimo mi accoglie, almeno qualcosa di buono l'ho avuto.
Poggio le buste della spesa sul tavolo e sforzo un sorriso.
"Buongiorno." Mi abbraccia da dietro. "Che è stat?" Chiede senza capire.
"Ho incontrato mia sorella." Mi volto a guardarlo. Sospiro e butto indietro la testa. "Vogliono Carmine." Lascio andare delle lacrime, le sue dita ne fermano velocemente la corsa.
"Hey, devi stare tranquilla, mo troviamo il modo di proteggerlo."
"E se non ci riusciamo, Massimo? È un ragazzino, che colpa tiene? Quella di essere nato in una famiglia di merda?" Urlo piangendo, Massimo mi abbraccia forte e cerca di calmarmi.

Arriva il fatidico venerdì, non ho lezione perché i ragazzi sono quasi tutti in permesso così io e Massimo decidiamo di appostarci fuori casa di Nina.
Vediamo un auto nera con i vetri oscurati, si parcheggia e trattiene, aspettano Carmine.
Aspettano per delle ore, quelle stesse in cui sarebbe dovuto essere in permesso. Restiamo anche noi per ore lì, di tanto in tanto Nina si affaccia alla finestra, starà aspettando il suo Carmine.
Così appena l'auto va via, faccio per scendere dalla nostra.
"Dove vai?" Massimo mi blocca.
"Devo avvisare Nina, starà in pena, poverina."
"Sofì, se non se ne sono andati?" Massimo si guarda attorno.
"Sono andati via, non ti preoccupare." Lo tranquillizzo e scendo dall'auto.
Busso e mi guardo intorno, non appena Nina apre le chiedo di entrare velocemente.
"Scusami se ti piombo così in casa, io sono Sofia." Le porgo la mano che afferra confusa, la vedo poi portarsi una mano alla pancia.
"Va tutto bene?" Chiedo.
"Sì, scusami, ho una nausea terribile da questa mattina." Sospira.
Le verso dell'acqua da una bottiglia che trovo sul tavolo, la faccio sedere e le porgo il bicchiere.
"Va meglio?"
"Sì, ti ringrazio." Annuisce sorridente.
"Di quanto sei?" Sorrido alla sua pancia tonda.
"3 mesi." Se la guarda premurosa.
"Io sono una specie di educatrice dell'IPM, faccio un progetto di ballo con i ragazzi." Riprendo a spiegarle e prima ancora che possa finire, mi interrompe.
"Uh marò, è successo qualcosa a Carmine?" Si agita.
"Nonono, Nina tranquilla, non ti agitare nelle tue condizioni, fai male al bambino." Le do una mano. "Carmine sta benissimo, non è potuto uscire in permesso." Spiego sorridente.
"E perché?" Insiste e non la vedo del tutto tranquilla.
"La direttrice ha punito tutti per una bravata di qualcuno, tutto qua." Mento e so di non essere brava a farlo.
"E tu stai andando casa per casa ad avvisare tutti?" Chiede inquisitoria.
Rido di fronte al suo essere così sveglia e sospettosa, ma non ho intenzione di dirle la verità e farla stare in pena.
"No, ma Carmine è speciale per tutti noi ed è giusto che tu non stia in pensiero." Sorrido.
"Ah." Rilassa un attimo il viso. "Menomale, mi è preso uno spavento." Dice con un accento forte e un'aria bonaria.
La saluto poco dopo e raggiungo Massimo in macchina.
"Tutto apposto?" Mi chiede una volta dentro.
Annuisco e calo il viso.
"Non sono riuscita a dirle la verità." Asserisco. "È incinta, si è subito agitata nel non vedere Carmine, non mi sembrava il caso."
"Sofì, Nina è in pericolo esattamente quanto Carmine." Mi spiega e presta attenzione alla guida.
"Lo so, ma quando capiremo come salvare Carmine e lei allora sarà messa al corrente. Mo no, Massimo, mo non lascio una ragazza incinta a penarsi e spaventarsi." Gli dico convinta, così lo vedo lasciare andare un sorriso rassegnato, quelli che fa quando sa bene che se mi metto una cosa in testa nessuno me la toglie.
Ora nella mia testa c'è solo il pensiero di trovare una soluzione per questi due ragazzi, probabilmente dovrò parlare con la direttrice, anche se questo potrebbe costarmi il posto di lavoro.
Ma non importa, per la prima volta non importa perdere qualcosa, ho già vinto Massimo e questo mi basta.

𝐌𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora