5

385 5 0
                                    

TRAVIS
Rivedere Rose dopo così tanto tempo, vederla tanto cambiata è cresciuta mi destabilizzò talmente tanto da dubitare che fosse lei ma quando avevo alzato gli occhi dal suo corpo (cresciuti bene come lei) e gli avevo posati nei suoi occhi scuri avevo subito capito che si trattava della dolce adolescente che avevo lasciato quattro anni prima, da allora non l'avevo più rivista, non la seguivo su Instagram, anche se mi era successo di capitare sul suo profilo a volte, avevo visto una sola foto, Noah l'aveva messa come storia e lei compariva a malapena ma avevo intuito che fosse lei.
Comunque non rimasi solo stupido dal suo cambiamento ma anche da come era cambiata: i brufoletti che aveva in fronte e sugli sifoni erano spariti lasciando il posto a una bella pelle liscia e chiara, sembrava porcellana, i capelli, che di solito teneva poco sopra le spalle erano lunghi fin sotto al seno e avevano preso un bel colore scuro ma tendente al ramato, gli occhi, gli occhi erano sempre i soliti: scuri, intensi e molto espressivi, per non parlare del sorriso: uno spettacolo. Rose era davvero bella, ma sono sicuro che tutti la penserebbero così, non solo perché aveva un bel fisico, era delicata ed era gentile, educata e disponibile sempre con tutti, anche con chi non si merita la sua attenzione.
Comunque tornammo a casa, io andai in auto con Noah, Ava e mio padre mentre Jessica è Rose salirono sull'altra auto, durante il tragitto parlammo del più e del meno, del mio lavoro alla palestra che avrei mollato molto presto vista la data molto prossima del mio esame finale per diventare un agente di polizia a tutti gli effetti, loro ne erano felici anche perché in quel modo sarei potuto trasferirmi di nuovo in California, un po' più vicino a loro.
-io e Jess staremo da me, definitivamente- mi annunciò mio padre una volta scaricato Noah e Ava al college, ci saremmo trovati stasera per una birra tra amici
-ma l'appartamento è piccolo- dissi io ripensando a come fosse la mia vecchia casa: aveva una cucina open space con il salotto grande al massimo venticinque metri quadrati e due stanze, una grande e l'altra più piccola e stretta divise da un bagnetto disposto di doccia, lavello e water, più un armadietto piccolissimo, insomma casa Jackson era molto più bella è spaziosa
-Jessica non vuole stress, sai è circa il triplo da pulire, riordinare, per non parlare del giardino da curare- mi spiegò lui svoltando a destra, intanto San Francisco sfrecciava sotto i miei occhi e mi resi conto di quanto mi fosse mancata la mia città
-ma allora venderete la villa?- chiesi allarmato: quella villa era tutta la mi infanzia, la mia è quella di Noah, tutti i ricordi belli che ho appartengono a quel giardino spazioso e alla piscina accanto al tavolo da Ping pong, il tutto mi ricordava momenti felici
-no, per ora ci abiterà Rose, non è pronta a venderla- quell'informazione mi calmò il battito del cuore, ne fui felice, Rose sarebbe riuscita a curarla e a trattarla bene, sarebbe riuscita e far sì che i bei momenti passati assieme lì dentro restino impressi
-insomma tu e Jess vi prendete l'appartamento, Rose ha la villa, i due fidanzatini vivono insieme al college e io? Sotto un ponte?- chiesi ironizzando, entrambi scoppiammo a ridere
-credo che tu non voglia venire con me e Jess all' appartamento- cominciò lui, lo interruppi subito
-col cazzo papà, ve lo lascio tutto per voi durante il primo mese di matrimonio- lui rise e io lo imitai, mi era mancato sentirlo ridere
-sentì la villa è grande e Rose non avrà certo problemi a condividerla con te, praticamente lo fa da tutta la vita- non potei che essere in pieno accordo con lui, insomma Rose era praticamente mia sorella e così avrei potuto conoscerla meglio, di nuovo, conoscere la nuova Rosmarie Jackson.
-stasera invitate anche lei, non esce spesso e anche Jacopo la sta evitando ultimamente- mi disse lui parcheggiando davanti al palazzo
-Jacopo? Quel finocchietto ricco le gira ancora attorno?- domandai ricordandomi di quanto fosse insopportabile e snob quel ragazzino, anche se era cresciuto anche lui, credo
-si, sono amici da tanto ma l'altra sera l'ho sentita pingere nella sua stanza dopo che lui le aveva dato buca l'ennesima volta- mi raccontò squadrando e valutando la mia reazione
-che cosa? Papà è vero?- domandai incazzato, quello stupido figlio di puttana aveva fatto piangere Rose?! Dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui? Le avrei parlato, come fa un vero fratello e l'avrei convinta a mandarlo a quel paese una volta per tutte
-certo che è vero,quando le ho chiesto spiegazioni mi ha semplicemente risposto che aveva sognato Dylan ma so che non è così perché non ha più incubi da tre anni- sospirai perché quando me ne ero andato lei aveva ancora gli incubi dell'incidente e soffrivo anche io nel sentirla urlare disperatamente
-è una cosa bella che stia andando aventi, no?- osservai scendendo dall'auto
-bellissima- rispose lui tirando fuori le chiavi dalla tasca
Come lei pensai alzando gli occhi e seguendo papà in casa.
E fu in quel momento che mi resi conto a malincuore che la mia cotta smisurata per lei non era mai cessata.

Siamo solo io e teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora