ROSE
Noah mi aveva telefonato poco prima di cena per invitarmi a uscire con loro, Travis e qualche vecchio amico, sentivo, lo percepivo dalla voce che voleva che andassi con loro, forse voleva farmi sentire inclusa dato che avrei cominciato ad abitare da sola anche se mi sentivo pronta sarebbe stato strano di sicuro e forse mio fratello voleva farmi capire che ci sarebbe stato, qualunque fossero le sue intenzioni accettai anche sotto consiglio di mia madre che mi aveva ribadito per l'ottantesima volta quante poche volte uscissi di casa, specie da quando Jacopo aveva preferito Clary a me così indossai una gonna a fiori rossa e un top bianco e uscì di casa, scendendo le scale sentì delle voci dalla cucina così la raggiunsi: seduti al tavolo c'erano mia madre, Mark e Travis
-è tutto ok?- domandai preoccupata vedendoli tutti e tre seduti al tavolo come quando era morto papà, quella sera mamma e i miei fratelli erano seduti così a parlare con la polizia mentre Travis era accanto a me e mi cullava tra le sue esili braccia per calmare il mio pianto convulso, aveva solamente dieci anni ma era molto maturo e terribilmente emotivo, fino a quattro anni fa lo era ancora ma magari era cambiato.
-ciao tesoro, stai tranquilla è tutto a posto?- mi domandò Mark guardandomi con i suoi grandi occhioni azzurri, notai con piacere che Travis mi stava praticamente facendo una radiografia completa, aveva le mani incrociate sul tavolo, le braccia muscolose e con delle grandi vene bluastre, l'ampio petto fasciato da una t-shirt nera e i capelli spettinati a regola d'arte-dobbiamo parlarti di una cosa Rose, siediti- mi disse mamma indicando la sedia accanto a lei e di fronte a Travis che seguiva ogni mio movimento con lo sguardo.
ed ecco che cominciai a preoccuparmi.
TRAVIS
Rose era davvero bellissima.
le erano cresciuti i capelli e le stavano davvero bene, per non parlare della gonna che le fasciava quel corpicino esile ma terribilmente eccitante, so che non devo fare questi pensieri sulla sorellina del mio migliore amico che diventerà a breve anche mia sorella eppure aveva diciannove anni quindi era grande abbastanza da intendere e volere, troppo gentile per rifiutare la mia offerta abiteremo assieme per almeno un mese e non so se o perlomeno per quanto tempo riuscirò a trattenermi, la sua faccia divenne spaventata ma obbedì a ciò che le aveva chiesto Jessica
-dato che l'appartamento è piccolo e Travis si trasferirà in California per un bel po' che ne diresti di condividere la casa con lui?- le spiegò paziente sua madre, quella donna che per me era l'unica e era madre, mi aveva subito accolto in casa sua, era sempre stata gentile e mi amava come un figlio
-non per sempre- puntualizzai io squadrando la sua espressione di stupore mista a preoccupazione mista ad entusiasmo(?)
-fino a che non troverò un posto dove sistemarmi- aggiunsi guardandola: aveva la testa in basso e i capelli le incorniciavano il visetto dolce come quello che aveva una volta, era arrossita, poi alzò di scatto la testa e puntò suoi occhi castani nei miei
-va bene ma possiamo discuterne domani?- disse alzandosi dalla sedia e prendendo la borsetta nera che aveva appeso alla spalliera
-certo, grazie Rosie- da quanto non la chiamavo così? quattro anni? forse di più, mi era mancato, sul suo viso apparve un sorriso spontaneo, di quelli belli e rari, che non si vedono spesso, era un sorriso sincero, un sorriso terribilmente dolce che fece aumentare ancora di più la mia fottutissima cotta per lei.
Arrivammo al pub, era piccolo e carino con delle lucine colorate e tanti tavolini rettangolari contornati o da sedie o da divanetti bianchi, l'interno era molto moderno e dietro all'ampio bancone di marmo c'era un enorme scaffale con su ogni tipo di alcolico immaginabile, riecheggiava musica indie-pop, non era di certo il mio genere preferito ma era orecchiabile.
Ava, entusiasta della scelta del l'ovale ci guidò attraverso la sala con i tavolini Gino ad una porta finestra con delle tende color avorio che svolazzavano ovunque, appena lei le scostò di lato per farci passare notai la bellissima San Francisco illuminata, certo ragazzini stavano facendo un festino sulla spiaggia con anche il falò e molti passeggiavano in riva al mare o giravano in bicicletta, dei turisti si fermavano a scattarsi selfie sul lungomare, era una balconata tutta di vetro e sprizzava classe ovunque, anche qui lucine a volontà, era un luogo tranquillo e affascinante.
Notai che Rose aveva la mia stessa espressione stupita nell'osservare tutti i dettagli.
ROSE
Un cameriere ci guidò verso il tavolo prenotato da Ava, era appartato ma con una bella vista sul mare, da quando sono nata ho passato i primi sette anni della mia vita in acqua, nuotavo, giocavo a palla e cose così, non c'è un momento nelle della mia infanzia che non comprendesse il mare, da quando papà non c'era più ci andavo di rado o comunque per pensare e riflettere.
Dopo aver preso i nostri ordini il cameriere se ne andò lasciandoci soli
-sono così felice di essere tutti assieme- disse Ava stringendo la mano di mio fratello seduto accanto a lei, si, io ero accanto a Travis e quella vicinanza mi faceva più male che bene, come avrei fatto a stare al mio posto se fosse venuto ad abitare da me? Insomma è da quando Noah l'ha portato a casa quel giovedì pomeriggio che lo amo perdutamente!
- anche io, New York sarà anche New York ma qui è casa, qui con voi- dopo questa bellissima e commovente frase uscita dalle sue labbra ripensai a poco prima
Rosie
Mi aveva chiamata Rosie, solo lui mi poteva chiamare così, era una specie di codice che ci eravamo dati da bambini, mi era rimasto impresso e avevo sognato per quattro lunghi anni di sentirglielo ripetere anche solo una volta ancora.
Arrivarono i nostri cocktail, io ne presi uno analcolico, ci portarono anche qualche snack molto elegante
-cosa pensi di fare una volta presa la laurea?- domandò Noah sorseggiando il suo margarita
-ora starò qua per qualche mesetto, appena tornerò a New York e prenderò la laurea sistemerò tutte le questioni burocratiche e prenderò il trasferimento- disse afferrando una tartina
-vorrei ottenere un lavoro qui a San Francisco, comunque in California- continuò, risposi quasi istintivamente alzando gli occhi al cielo
-come se fosse piccola- lui si voltò di scatto verso di me
-cosa intendi?- mi chiese con occhi strizzati, non lo guardai in faccia ma cominciai a giocare con uno stuzzicadenti
-intendi dire che anche se ti trasferissi in California non significa che sarai vicino a noi e non significa che ci vedremo spesso- spiegai
-beh di certo non aspetterò più quattro anni- puntualizzò facendo calare il silenzio attorno al tavolo, si sentiva solamente il rumore delle onde del mare.
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Siamo solo io e te
RomanceRose e Travis stanno per diventare ufficialmente fratelli, o meglio, fratellastri. un matrimonio, un matrimonio che li obbligherà a vivere insieme per un po', che li costringerà a fare delle scelte e che gli faranno prendere due strade diverse, nono...