CAPITOLO X

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“Ludmilla...”  Sussurrò Gilwash vedendo l'espressione della fanciulla terrorizzata.
La sua mano tremava, sentiva come un campanello d'allarme a lasciarla andare sola ad affrontare suo padre.
La regina si ricompose aggiustandosi le vesti, si coprì il seno e aggiustò l'orlo del vestito, poi andò incontro a suo padre.
Durante la sua camminata, Gilwash notò lo sguardo di Ludmilla diventare di ghiaccio, mentre alzava gli occhi sull'uomo con i capelli neri che le assomigliava, solo il viso era leggermente più abbronzato rispetto alla carnagione chiara della fanciulla.
“Cosa ci fate qui, padre?” Il suo tono era freddo, non lasciava trasparire alcuna emozione.
“Ma come?” Rispose l'uomo con tono offeso aprendo le braccia. “Io sono venuto a vedere come sta la mia figlia adorata, e questa è l'accoglienza che mi riservi?”
Ludmilla guardò il genitore dritto negli occhi.
“Rivelami un solo giorno in cui per voi sono stata la vostra figlia adorata?”
Gilwash osservò le labbra dell'uomo contorcersi in un sorriso falso. “Vedo che nonostante siete finita nelle mani di quel tiranno, non avete ancora chinato la vostra arroganza.”
Lo sguardo di Ludmilla si fece più duro, la regina continuò a guardarlo senza scomporsi.
“Credete che basti donarmi ad un tiranno per far sì che la mia condotta migliori?”
Gilwash fece una smorfia risentita, mentre il padre scoppiò a ridere guardando sua figlia.
“Povera, dolce e ingenua fanciulla.” Sorrise toccandole una ciocca di capelli. “Credi davvero che il mio cuore sia crudele da darvi ad un tiranno?”
“È stata la vostra benevola madre a desiderare fortemente perché tu sposassi il re di kibrish.”
La fanciulla ammutolì di colpo.
“Oh no!” Il padre fece un tono amareggiato. “La mia adorata figlia ha perso l'uso della parola.”
“Questo non può essere vero.” Sussurrò la fanciulla mentre i suoi occhi diventarono lucidi.
“È tutto vero.” Le ripeté il padre. “Avresti dovuto vederla come mi pregava in ginocchio, perché ti dessi in pasto a quel demonio.”
“È una menzogna!” Gridò la fanciulla che stava per scoppiare in lacrime.
“È la verità.” Ripeté il padre rincarando la dose. “Non avrei motivo di gettare calunnie contro la regina.”
“Cos'è questo visino triste?” Fece un falso tono di compassione strofinandole tra le dita una ciocca di capelli.
“Dimmi un po', Ludmilla.” Il padre fece un sorriso beffardo. “Cosa si prova ad essere il giocattolo del re della lussuria?”
La fanciulla rimase in silenzio.
“Rispondi figlia insolente!” Gridò il padre tirandole la ciocca di capelli tra le dita, in modo da farle chinare il capo. “E forse non farò parola al tuo consorte delle scappatelle con il tuo amante.”
“Basta così.” Lo intimò il ragazzo fermandogli la mano di colpo. “La regina non deve chinare il capo davanti a nessuno.”
Il sovrano sogghignò i denti con bile. “E tu chi sei razza di arrogante?”
“Gilwash” Pronunciò il re facendogli salire il terrore.
L'uomo indietreggiò di colpo, lasciando andare i capelli della fanciulla.
“È uno scherzo?” Farneticò l'uomo con voce tremante, guardando gli occhi grigi del re.
“Avete così tanto timore in mia presenza?” Chiese Gilwash andando incontro all'uomo che indietreggiava. “Eppure sei tu un re non dovresti averne.”
“Io...io...” Balbettò l'uomo. Il sovrano fece un urlo, quando vide gli occhi grigi del ragazzo diventare intimidatori.
“Chiedi subito perdono a Ludmilla, un padre non dovrebbe nemmeno pensare di rivolgere queste parole a sua figlia.”
L' urlo dell'uomo fece allertare i soldati, un gruppo di quattro guardie si addentrarono nel giardino.
“Va tutto bene vostra altezza?” Chiese un soldato a Gilwash. “Vi ha forse mancato di rispetto?”
Il sovrano vedendo le guardie che si avvicinavano, si inginocchiò con riluttanza.
“Chiedo perdono.” Pronunciò incerto.
“Non mi sembri ancora del tutto convinto.” Gilwash aveva un'espressione che incuteva timore, prese la spada dal fodero puntandola verso il suo petto.
“E poi non è a me che devi chiedere perdono.” Il ragazzo strinse la mano di Ludmilla che voleva scappare. “Sarà la regina a decidere se sei degno della sua clemenza.”
“Ti chiedo perdono figlia mia!” Gridò prostrandosi verso la regina. “Abbiate pietà della mia vita.”
“Ludmilla...” Sussurrò il ragazzo, sentendo la mano della fanciulla lasciare la sua.
“Vi prego.” Implorò l'uomo. “Abbiate pietà della mia vita.”
Gilwash fece cadere la spada sull'erba.
“Ludmilla!” Gridò il ragazzo mentre la rincorreva in un corridoio del castello.
La prese per il braccio facendola girare, gli occhi di Ludmilla erano pieni di lacrime.
“No...” Pensò il ragazzo vedendo la sofferenza negli occhi della fanciulla, le sembrava di essere tornato punto e da capo. “Non di nuovo!”
“Ha osato dirti tutte quelle parole, se non fosse tuo padre l'avrei già ucciso.”
“Gilwash lasciami andare.” Sussurrò la fanciulla tremante fu interrotta da un singhiozzo. “Ti prego...”
Il ragazzo lasciò andare la mano della fanciulla che entrò nelle sue stanze.
“Non ha ancora chiuso la porta a chiave.” Lo avvertì il professore che aveva origliato tutto. “Potete inseguirla.”
“A che serve?” Sussurrò Gilwash accarezzando il chiavistello della porta. “Ha bisogno di riflettere.”
“Siete diventato più benevolo nei suoi confronti.” Notò il professore. “E molto più deciso nelle vostre azioni.”
“Deciso?” Sussurrò Gilwash con un sorriso, stringendo con un pugno il chiavistello. “In realtà, io sto tremando.”
“Vostra maestà.” Lo chiamarono un gruppo di anziani saggi, il ragazzo lasciò andare con riluttanza il chiavistello per rivolgere l'attenzione a loro.
“Mi scuso se è tutto improvviso.” Disse uno chinando il capo. “Dobbiamo fare una riunione straordinaria.”
Nella sala riunioni c'era un miscuglio di voci, la parola “erede” e “ribelli” si confondevano tra loro.
“Parlate uno a volta!” Ordinò Gilwash esausto, come se non avesse altre preoccupazioni a cui pensare
“La regina non ha ancora fatto un erede!” Gridò un anziano. “Che ne sarà del futuro di Kibrish?”
“Per questo Claudius ha pensato di bene di potarla in convento?” Lo interrompe il re con occhi severi.
“Era soluzione migliore per tutti i suoi peccati.” Continuò un anziano saggio.
“Quali peccati?” Chiese Gilwash cercando di capire quale peccato potesse avere Ludmilla, semmai era lui...
“I peccati contro di voi.” Rispose deciso l'anziano saggio. “Osa sempre mancarvi di rispetto.”
“I cavalieri si sono divertiti a fare una lista che ha superato i cento insulti.” Continuò un altro.
Gilwash si trattenne dal ridere pensando alla lista.
“E come se non bastasse li hanno mostrate alle damigelle che vi sono fatte beffa di voi.”
“Sicuramente tra le damigelle c'era pure Charlotte.” Pensò il ragazzo facendo il broncio. “Si sarà divertita senza di me.”
Il ragazzo fece un respiro cercando di essere serio.
“Sicuramente la lista non è colpa di Ludmilla.” Il tono del ragazzo divenne severo appena pronunciò il suo nome. “E non la trovo una giustificazione per mandarla in un convento.”
“Di questo ne siamo assolutamente consapevoli!” Si agitò un anziano spaventato guardando gli occhi grigi del re, sempre più minacciosi. “È stata un'idea di Claudius, noi non ne sapevamo nulla.”
“Sono felice di sentirlo dire.” Sorrise il re. “Perché con il prossimo che avrà questa idea non sarò clemente.”
“Altre domande?” Chiese Gilwash alzandosi dal tavolo.
“Che dobbiamo fare con i ribelli?” Chiese un altro anziano, sconcertato perché li ha lasciati andare.
“Giulia...” Gilwash pensò alla ragazza con i capelli biondi e occhi color smeraldo. “In che condizioni è il suo ginocchio? Zoppica ancora?”
“Per ora non rappresentano una minaccia, sono tranquilli e in svantaggio numerico, i cavalieri li devono attaccare solo in caso di autodifesa.”
Gli anziani saggi annuirono intimoriti.
“Con questo atteggiamento non avrò mai la lista.” Pensò il ragazzo vedendo i cavalieri che la nascondevano.
Il re andò nella biblioteca, riprendendo i suoi compiti, mentre scriveva pensava a Ludmilla.
“Eppure quella volta...” Gilwash appoggiò la testa al tavolo della biblioteca chiudendo gli occhi, gli ritornò in mente quel giorno di fuoco, quando ero sceso mescolandosi tra la folla che scappava dalle fiamme, lui in quel momento aveva lasciato Giulia libera di agire come meglio credeva. Ritornò più indietro con la mente ricomponendo i pezzi, per cercare Ludmilla aveva fatto un'alleanza con una ribelle, e aveva chiuso gli occhi a chi era ostile. Non si sentiva irritato dalle parole del dottore, forse perché Ludmilla era la più grande ribelle che gli è capitata tra le mani e avrebbe donato la vita per lei.
“Ludmilla dove sei?” Il fuoco gli riempiva le narici, facendolo tossire, si era pentito di essere sceso da cavallo, il villaggio era vasto ed affollato, lui non sapeva dove cercare. Continuava a correre da una parte all'altra.
Il ragazzo si sentì toccare la caviglia, riconobbe un pezzo di mantello rosso incastrato tra i cespugli, e delle tracce che finivano verso il monte.
Quando aveva trovato la sua principessa l'aveva abbracciata dichiarando il suo amore, mentre discutevano per la lettera che Gilwash l'aveva lasciata volare dal vento, li aveva raggiunti Giulia.
Aveva ancora il ginocchio ferito, ma era vestita con la sua armatura ed aveva uno sguardo fiero.
Gilwash appoggiò Ludmilla sul cavallo, la fanciulla appoggiò le sue braccia schiena della ribelle.
“Io troverò un altro cavallo.” Disse Gilwash facendo un sorriso alle due ragazze.
“Gilwash...” Pronunciò Ludmilla con le guance arrossate. “Io voglio stare sulle tue spalle!”
La ribelle fece una faccia imbronciata.
“Perché vi state guardando in cagnesco?” Chiese intimorito guardando le due ragazze.
Le due ragazze fecero il broncio.
“Sarà una lunga camminata.” Sospirò portando la sua principessa sulle spalle.
“Ludmilla?” Sussurrò sentendo la fanciulla che lo stringeva tra la braccia.
“Mi sei mancato.” Le confessò con un sussurro vicino all'orecchio facendolo arrossire. “Anche la tua lussuria.”
Il re fece una risata, tornando al presente. “Se ora glielo chiedesse di ripeterlo, di sicuro negherebbe tutto.”
“Vi siete addormentato, mio signore.” Disse il professore Leonard entrando in biblioteca.
“No, ero solo sovrappensiero.” Sobbalzò il re strofinandosi gli occhi.
“Non dovete giustificarvi.” Sorrise il professore. “A sentire tutti quegli anziani stancherebbe chiunque.”
“Chi si giustifica, infatti?” Replicò Gilwash a braccia conserte, facendo una smorfia. “Sono il re.”
“Bene, la lascio al suo sonno.” Sorrise Leonard. “Volevo dire lavoro.” Si corresse quando Gilwash lo guardò male.
Il professore uscendo chiuse dalla porta, scoppiando dalle risate.
“Guarda che ti sento idiota.” Lo avvertì il re.
Leonard tornò serio, e rientrò nella biblioteca.
“Cosa hai intenzione di fare con Ludmilla?” Chiese mentre il ragazzo compilava i documenti.
“Se lo sapessi credi che starei qua?” Chiese sbattendo i documenti sul tavolo.
Il professore rise, guardando il ragazzo appoggiare la testa sul tavolo.
“Eppure, tu hai una tenacia.” Sorrise accarezzando i suoi capelli biondi.
Gilwash alzò la testa guardando il professore.
“Diamo il caso che riesca a consolare Ludmilla...” Suppose il re. “Poi arriva suo padre...”
“Oh no, Figlia mia!” Continuò canzonando la voce del padre. “Ti sei fatta sedurre dal re della lussuria, tiranno crudele, Dio del tuono e dei fulmini che abita nell'Olimpo e bla bla bla bla.”
“L'ultima te la sei inventata tu.” Il professore rise divertito.
“Ah perché non sono Zeus?” Gilwash fece un'espressione delusa. “Quando sono nato mio padre mi ha alzato al cielo, gridando: Zeus, il grande Dio del tuono è tornato!”
Il professore rise tenendosi con una mano sul tavolo per non cadere dalla sedia.
“E dove sono i tuoi fulmini, Dio del tuono?” Sorrise guardando il ragazzo.
Gilwash fece un'espressione convinta, schioccando le dita come se dovesse apparire una scintilla.
“Ci sto ancora lavorando.” Mormorò il ragazzo deluso, immaginandosi come uno stolto che si fosse allenato come uno stolto tutti questi anni, senza riuscire ad ottenere nulla.
Il professore rise vedendo la sua espressione convinta.
“Magari la tua infanzia fosse andata così.”
“L'infanzia di uno stolto?” Chiese Gilwash confuso.
“Non c'è di niente di sbagliato nella fantasia dei bambini.” Sorrise guardando il ragazzo dondolare le gambe. “Tornando alla questione di Ludmilla, voi due siete innamorati, non capisco dove stia il problema?”
“Il nostro inizio è stato un disastro.” Sussurrò il re portandosi le mani al mento. “E come se non bastasse sono venuto in contatto con la gelosia e l'ho fatta soffrire.”
“Ed ora, vuoi continuare a farle del male?” Lo interruppe il professore. “La ragazza che ami ha bisogno di te, tu resti qui...”
Gilwash si ricordò l'espressione affranta della fanciulla. “Ma lei ha detto...”
“O povera ragazza innamorata!” Lo interruppe Leonard con una voce drammatica. “L'hai lasciata sola nel momento del bisogno, che tiranno crudele e senza cuore.”
“Guarda che ti faccio arrestare!” Lo avvisò il re. “Poi se voglio chiacchierare con te, devo venire a trovarti in prigione e mi annoierò a morte, e sarà tutta colpa tua.”
“Pensavo peggio.” Leonard fece un sospiro di sollievo. “Se mi dai i colori a cera, coloriamo le mura di tutta la cella.”
“Fantastico...” Sussurrò Gilwash con sarcasmo.
“Adesso cosa hai intenzione di fare con Ludmilla?” Il professore riprese il discorso, immaginando la ragazza differente rinchiusa nella sua stanza.
“Gilwash?” La sedia del ragazzo era vuota, un'improvvisa soffiata di vento gli spettinò i capelli castani, Leonard vide la porta chiusa e la finestra spalancata con le tende bianche che svolazzavano intorno. “Ditemi che non l'ha fatto per davvero...”







“Perché?” Sussurrò Ludmilla stringendo il lenzuolo bianco di seta. “Perché?”
Le lacrime scendevano sul viso della fanciulla. “Credevo di essere diventata più forte, ero convinta che le parole di mio padre non mi facessero così male.”
“Veramente mia madre mi ha dato...” I sussurri della fanciulla furono fermate da un singhiozzo.
La fanciulla si distese appoggiando la schiena sul letto.
“Gilwash.” Appena pronunciò il nome sentì il cuore martellare nel petto senza fermarsi.
“Ciao.” La salutò il ragazzo seduto sul davanzale della finestra.
“Come hai fatto?” Chiese Ludmilla intimorita, i suoi occhi neri diventarono lucidi. “Siamo così in alto.”
“Mi sottovaluti.” Sorrise il re.
“Non ti sottovaluto affatto.” Sussurrò la fanciulla girandosi dall'altra parte, il suo cuore batteva forte.
“Sono arrivato alla conclusione che quando non posso rompere un muro tra di noi lo scavalco.”
“Bella filosofia.” Rispose la fanciulla stringendo il cuscino bianco. “E se arriva fino al cielo?”
“Scavalcherò quel muro, sconfiggerò chiunque mi ostacola, anche gli Dei più potenti.” Le dichiarò deciso il ragazzo, fece un salto dal davanzale e salì sul letto. “Poi ti prenderò per mano e ti porterò a vedere le stelle.”
“Per stelle intendi farmi urlare dal piacere?” Chiese Ludmilla girandosi verso di lui.
“Anche quello.” Sorrise dandole un bacio sulla testa.
“Ti piace l'idea?” Chiese accarezzandole i capelli.
Ludmilla rise immaginando la scena, sentendo la sua mano accarezzarle i capelli, la fanciulla chiuse gli occhi respirando il suo profumo.
“Ludmilla.” La voce del ragazzo divenne seria. “Dovresti provare a chiarirti con tuo padre.”
“Credi che sia facile!” Ludmilla gli strinse la manica della camicia bianca. “Tu non hai idea quanto sia terribile crescere con un padre del genere.”
“Certo.” Il ragazzo aveva nella voce una nota ironica. “Perché mio padre mi ha reso la vita facile.”
“Ludmilla...” Pronunciò Gilwash interrompendo il silenzio. “Vuoi ancora bene a tua madre?”
“Non posso credere” La voce della fanciulla tremava. “che mia madre...”
“Ti abbia promesso a me?” Gilwash andò sopra di lei, le mani del ragazzo toccarono quelle di Ludmilla.
“Gilwash...” La ragazza arrossì guardando il viso del re, la presa delle sue mani non stringeva, era delicata quasi come se fosse una carezza.
“E anche se fosse vero?” Il ragazzo vide gli occhi neri brillare dalle lacrime. “La tua dichiarazione erano solo parole al vento?”
“Ti amo davvero!” La fanciulla lo abbracciò tra le lacrime, stringendolo a sé.
“Allora perché?” Il ragazzo ferito non riusciva a trovare le parole.
“Mia madre mi voleva bene?” Chiese Ludmilla tra le lacrime e i singhiozzi. “Lei ha implorato che...”
“Ludmilla è impossibile non volerti bene.” La interruppe il ragazzo accarezzandole la guancia.
La ragazza arrossì di colpo, guardando la sua bocca.
“Ti amo.” Sussurrò la fanciulla mentre il ragazzo le baciò le labbra.
“Ti ricordi cosa mi hai detto durante il tragitto?” Chiese il re mentre le loro bocche si avvicinavano. “Ma tanto sei così orgogliosa che non me lo dirai...”
“Anche la tua lussuria.” Lo interruppe Ludmilla stringendolo più forte. “Fa parte di te.”
“Non sei costretta ad accettarla.” Sussurrò il ragazzo accarezzando i capelli neri della fanciulla.
“Io amo la tua lussuria.” Confessò Ludmilla poggiando il viso sul suo petto.
“Sei una cretina.” Sorrise Gilwash tra le lacrime.
“E tu un tiranno.” Sussurrò Ludmilla continuando ad abbracciarlo, mentre lui le accarezzava i capelli.
“Crudele.” Scherzò Gilwash. “Altrimenti non vale.”
La ragazza rise baciandolo all'improvviso.
“Ludmilla...” Sussurrò mentre la ragazza lo stava baciando.
Il re fece entrare la lingua dentro la sua bocca toccando la lingua della fanciulla.
Con una mano le scoprì il seno, massaggiando un capezzolo rosa, la fanciulla si lasciò andare in piccoli gemiti.
“È sensibile.” Sussurrò Gilwash succhiandolo.
La ragazza mugolò sentendo le labbra sul capezzolo.
Il ragazzo baciò il seno scendendo sotto con le labbra.
“Gilwash...” Sussurrò Ludmilla con la bocca piena di desiderio.
Il ragazzo continuò a baciarla, strofinando il pene sulla sua vulva.
La ragazza emise dei gemiti, sentendo il corpo eccitato.
“Hai perso il contegno principessa?” Chiese il re sorridendo vedendo la fanciulla, con le guance rosse, gemere con la saliva in bocca.
“Non lo sono più da tanto.” Rispose Ludmilla tra i gemiti.
“Tu resti sempre la mia principessa.” Le ricordò il re passandole il pene tra le labbra, la ragazza leccò il glande d'istinto.
“La tua bocca è pronta.” Sorrise guardando la fanciulla con le guance arrossate uscire la lingua.
“Ludmilla bacia il glande.” Le sussurrò indicandolo.
La fanciulla poggiò le labbra sul glande dandole un piccolo bacio.
“Mi sento strana...” Sussurrò la ragazza con le guance arrossate, la sua mano andò l'intimità.
Ludmilla sempre più attirata iniziò a leccare il membro.
“Così ti piace?” Chiese con voce timida.
“Ludmilla!” Gridò il ragazzo, quando aprì la bocca per infilarlo tutto dentro. “Aspetta...”
La ragazza iniziò a succhiarlo fino a farlo godere.
La bocca iniziò andare su e giù sul membro.
“Ludmilla!” Il ragazzo le mise le dita dentro l'intimità provocandole piacere.
“Il tuo clitoride è mio.” La prese per le gambe, iniziando a leccarle la figa. .
La ragazza emise gemiti soffocati mentre aveva il pene caldo sulla sua bocca.
“Va tutto bene?” Chiese preoccupato. “Quando vuoi che mi fermo puoi pizzicarmi...” L'avvisò il ragazzo mettendole la mano sul suo fianco.
Il ragazzo spinse il pene dentro la sua bocca leccandole la figa deliziosa , la ragazza godeva tenendo i fianchi del ragazzo.
Il ragazzo sputò sull' intimità, continuando a leccarla, la ragazza godeva come se fosse in paradiso.
“Ma stai venendo.” Sorrise Gilwash mettendo le dita sul clitoride bagnato. “Non c'è bisogno di metterlo dentro.”
“Ma certo che lo voglio dentro, idiota.”
“Chiedessi le cose più gentilezza.” Strofinò veloce l’erezione sull’intimità facendola urlare.
“Entro dentro.” L'avvertì facendo entrare il pene nella sua intimità.
La ragazza urlò dal piacere, sentendo affondare la bestia dentro di lei.
“Gilwash!” Urlò Ludmilla aggrappandosi a lui.
Il ragazzo le diede una botta sulle natiche, facendole arrossire.
“Ti amo Ludmilla.” Le sussurrò, baciandola con la lingua.
La ragazza ricambiò il bacio stringendo il seno contro il suo petto. Gilwash leccò i capezzoli rosa, succhiandole ad uno ad uno.
Le labbra andarono sopra il seno facendole un succhiotto.
La voce di Ludmilla era ricoperta dai gemiti, mentre il ragazzo la teneva sopra di lei, continuando a scoparla.
“Ludmilla.” Sorrise Gilwash accarezzandole i capelli, la strinse verso di lei, mentre continuava a gemere.
“Sei così dolce.” Sussurrò baciandole le labbra.
“Mi fai imbarazzare così.” Ansimò la fanciulla con le guance rosse, mentre muoveva la vagina  contro l'erezione.
Gilwash rise riprendendo a muoversi dentro di lei.
“Devi pregare per riceverlo.” Rise il ragazzo divertito, sapendo che aveva la situazione a portata di mano.
“Maledetto, idiota.” Ludmilla spinse la vagina  verso il pene del re. “Non credere che ti implori per riceverlo.”
“Possiamo restare così all'infinito.” Sorrise sdraiandosi sul letto.
“Gilwash non vuoi venire la dentro la tua principessa?” Chiese Ludmilla con voce seducente, gattonando con le tette sopra di lui, gli baciò il petto facendo un succhiotto con le labbra provocanti. “Miao.”
Il ragazzo ansimò venendo senza preavviso.
Ludmilla emise un gemito sommersa dalla sperma che entrava dentro il suo corpo.
“Che magia che è mai questa?” Chiese guardando la ragazza seducente sopra di lui. “E da quando tu sei diventata così tremenda?”
“Ho vinto!” Esclamò Ludmilla con il pugno in aria. “Lo rifacciamo di nuovo?”
Il re la distese sul letto baciandola sul tutto il corpo.
Le leccò intimità, penetrandola con le dita.
“Il sesso dolce.” Sussurrò Ludmilla, mentre la riempiva di baci e di carezze.
“Quello fa parte del banchetto.” Le sorrise il ragazzo facendole l'occhiolino.
“Non il miele, mi riferivo ad un altro sesso dolce.” Sussurrò mentre il ragazzo la baciava le labbra.
“Questo?” Chiese il Ragazzo mentre le accarezzava il corpo.
Ludmilla annuì con le gote rosse ricambiando i baci.
“Domani riprenderai ad odiarmi?” Chiese massaggiando i capezzoli della ragazza facendola gemere.
“Io non posso odiarti.” Gemette la fanciulla sentendo l'erezione strofinare contro la sua.
“Meglio così.” Le sorrise, appoggiò le labbra sul suo seno facendole un succhiotto che fece urlare la ragazza.
“Poi dobbiamo in biblioteca.” L'avvertì mentre la penetrava abbracciandola contro il suo petto.
“A fare che?” Chiese cercando di immaginare un'altra pratica erotica in biblioteca.
“A farti leggere tutti i libri che vuoi.” Sorrise divertito. “Voglio vedere quanto sei diventata brava.”
Ludmilla arrossì di colpo.
“Ma io ti amo.” La fanciulla presa dall'entusiasmo lo baciò all'improvviso.

“Mi sembra un sogno.” Ludmilla entusiasta prese un libro colorato con disegni di stelle e i pianeti, e fece una giravolta con il suo vestito blu di seta. “Ora posso leggere tutti i libri che voglio.”
La fanciulla iniziò a sfogliarlo i suoi occhi diventarono vuoti.
“È complicato... è complicato...” Borbottò la fanciulla abbassando la testa. “È complicato...”
“Non ti deprimere!” Gilwash corse verso di lei.
“In effetti questo è un libro di astronomia, utilizza termini scientifici, e parole complesse.” La tranquillizzò accarezzando i capelli neri.
“Ho ancora molto da imparare.” Ludmilla posò lo sguardo sul libro mentre il ragazzo le accarezzava la testa. “Imparerò ogni cosa, sconfiggerò la mia ignoranza.”
“Perché l'hai detto come se dovessi andare in guerra e dovessi uccidere qualcuno?” Gilwash aveva un sorriso sudato guardando gli occhi neri di Ludmilla.
La ragazza sorrise poggiando il viso sulle sue gambe.
“Sai quando ero con i ribelli, Raphael mi ha insegnato a tirare di spada, per una volta mi sono sentita viva, quindi una battaglia...”
“Non basta...” Gilwash sorrise accarezzandole i capelli morbidi.
“L' allenamento di una giornata non basta per combattere contro i soldati.”
“Però...” Il ragazzo le mise una ciocca nera dietro l'orecchio. “Sono felice che ti sei divertita.”
“Non sei arrabbiato?” La fanciulla meravigliata alzò lo sguardo verso il ragazzo.
“Perché dovrei, in fondo ti ha aiutata, no?” Sorrise facendole l'occhiolino.
Ludmilla si sdraiò con il viso verso il ragazzo. “Sei veramente tu?”
“E poi pensa se avessi preso se avessi preso i voti.” Sorrise Gilwash accarezzandola sul naso. “Avresti vissuto una vita senza piacere.”
“Sei veramente tu.” Si tranquillizzò la fanciulla chiudendo gli occhi.
Il ragazzo rise dandole un bacio a sorpresa.
“Io ho fatto un patto con Giulia.” Gilwash pensò alla ribelle con i capelli biondi, e gli occhi smeraldo. “Quanto durerà la tregua dipende da lei.”
Il re baciò le labbra di Ludmilla intrecciando la lingua con la sua.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora