CAPITOLO XIII

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“Sua altezza, sua altezza.” La serva bussava alla porta con decorazioni di zaffiro, la principessa rimaneva rinchiusa nella stanza. “Il re e la regina sono preoccupati per lei.”
Le lacrime uscivano dagli occhi azzurri di Marie, mentre il carillon bianco che teneva tra le mani suonava una dolce melodia.
Sopra un carillon giravano dei cigni che spalancavano le ali in attesa di prendere il volo.
Il carillon era stato portato da un viaggiatore misterioso, come dono per la nascita della principessa.
La ragazza guardò verso la finestra, osservando il giovane cavaliere con i capelli arruffati, seduto sul davanzale.
“Sei ancora qui?” Domandò mentre il carillon suonava una dolce melodia.
“Sto controllando che tu non commetta sciocchezze.” La voce del ragazzo risuonò calma. “Come ucciderti per amore.”
Rain entrò nella sua stanza, la principessa indietreggiò tremante, dal carillon che suonava uscì un piccolo pugnale d'argento che cadde sul pavimento di marmo pregiato.
“Solo deluso principessa, credevo che avessi più a cuore la tua vita.” Il giovane con un sorriso raccolse il piccolo pugnale da terra, e guardò la principessa dai riccioli d'oro.
“Rain” Sussurrò Marie guardando il volto del ragazzo asiatico.
Nella sua mente riapparve il ragazzino con i capelli neri arruffati che stava coricato dietro un cespuglio, vestito con una maglietta e dei pantaloni grigi scuri impolverati.
“Come ti chiami?” La principessa con i riccioli d'oro gli venne incontro con un sorriso, tenendo dei fiorellini colorati in mano.
“Rain.” Rispose il ragazzino mezzo sonnecchiato.
“Come la pioggia?” Chiese Marie entusiasta buttandosi sull'erba.
“Come la pioggia.” Rise il ragazzo.
“Principessa, principessa!” La chiamò la nutrice disperata.
La serva prese la piccola dall'erba facendole cadere i fiori sul prato. “Non sfuggire più dalle tue stanze, altrimenti tuo padre se la prenderà con me.”
“No, ti prego!” Si lamentò Marie dimenando le braccia. “Voglio giocare con Rain!”
“Principessa.” Rain con un sorriso chiuse gli occhi.
“Ho tanti ricordi di questo giardino.” Marie sorrise odorando una rosa bianca. “Credevo che una volta sposato Gilwash non lo avrei più rivisto.”
“Ricordi del tipo quando saltavi le lezioni per diventare una graziosa principessa per venire a giocare con me?” Sorrise Rain, Marie arrossì di colpo.
“Ormai sono cresciuta.” Sentenziò guardando verso il cielo. “E so qual è il mio ruolo.”
“Così tanto cresciuta da impazzire per amore, e ucciderti per Gilwash?” Le domandò il ragazzo divertito.
“Avevi così tanto paura di sposarlo, chi lo avrebbe detto che ti innamoravi?”
Marie fece il broncio. “Uffa, che ne sapevo fosse così...”
“Così bello e gentile?” Il ragazzo divertito accarezzò i capelli dorati della principessa che rimase in silenzio, gonfiando le guance in un broncio.

Il ragazzo biondo stava seduto sopra l'albero, mentre guardava il poeta che corteggiava Penelope.
Il giovane menestrello aveva tirato un fuori mandolino, fece scorrere le dita sulle corde creando una dolce melodia, e intonò una canzone d'amore cortese.
“Voglio suonare anch'io uno strumento.” Mormorò il ragazzo muovendo i suoi occhi grigi.

“Ciao!” Sorrise Gilwash divertito una volta finito il corteggiamento, per poco a Penelope non le venne un colpo, vedendo il ragazzo a testa in giù con i piedi tenuti su un ramo.
“Ma che ci fai qui?” La ragazza con le trecce bionde iniziò a ridere divertita, buttandosi con il vestito rosso sull'erba.
“La tua bellezza ha proprio stregato il poeta.” Il ragazzo sorrise divertito. “Inizierai una splendida storia d'amore con lui?”
Penelope rise e dimenò la testa.
“E dargli una possibilità.” Gilwash dondolava i piedi sul ramo dell' albero. “È un ragazzo di bell' aspetto, un bravissimo cantastorie, ti scrive poesie ed pazzo di te, e poi...”
Penelope guardò Gilwash con un' espressione seria.
“Lo sai benissimo di chi sono innamorata.” Penelope accarezzò i graffi sulle mani del ragazzo e poi tornò con il tono formale. “Mi meraviglio che siete così argillo dopo le attività di stanotte.”
“Sono abituato.” Sussurrò il re mentre si sentiva accarezzare le mani da Penelope.
“Certo perché il giorno ti dai alla pazza gioia sessuale e poi ti ritrovi a passare la notte in bianco con i documenti del Regno.”
“Sì, non posso negarlo che qualche volta mi sia capitato in passato.”
“Qualche volta...” Penelope si porta la mano alla bocca per non scoppiare a ridere.
Gilwash vede il risolino negli occhi color oliva. “Ma adesso, come hai visto anche tu, compilo i documenti quando Ludmilla prende lezioni con il professor Leonard, è molto più rilassante e coerente con i tempi.”
Penelope rise divertita. “Questo non cambia che hai coinvolto me e Charlotte nell' attività di stanotte.”
“Ammiro la tua generosità, ma perché sotto, sotto c'è un piano che sa di manipolazione?”
Il re sentendo questa parola si dondolò con un' espressione pensierosa con i piedi appoggiati sul ramo. “Non è manipolazione se ci beneficiamo entrambi.”
Il re fece un sorriso da furbetto. “Poi Charlotte era ben disposta e aveva tanta voglia di imparare.”
“Mio re non essere ingenuo.” Penelope fece un' espressione seria. “Lo sapete che il desiderio della ragazza è quello di saltarvi addosso.”
“Ma è solo una fase.” Gilwash si dondolò sui rami. “Poi Charlotte la vedo più come una sorellina, è una ragazza sognatrice, fedele al suo cavaliere Manuel.”
“Perfino la regina sa che non vede l'ora di saltarvi addosso.” Penelope rise divertita e poi lo guardò con un' espressione seria. “Tu pensi che non esista il tradimento con il pensiero?”
  Gilwash con un' espressione stupita nei suoi occhi grigi, rimase per un attimo in silenzio, poi riprese a parlare. “È complicato se si può definire ciò, il tradimento fisico coinvolge due persone, quello platonico è fine a sé stesso.”
Penelope lo guardò sorridente. “Ma la regina non ti dice nulla?”
Gilwash pensò alla sguardo omicida di Ludmilla, sapendo che la ragazza che più delle volte era involontario. “In realtà lei è gelosa di te, e soprattutto di Giulia.”
“Giulia...” Sussurrò Penelope, la ragazza tremò vedendo nel suo inconscio il ragazzo sempre più lontano.
La ragazza com le trecce bionde cercò di tranquillizzarsi facendo un sorriso. “Mi fate almeno vedere cosa avete ricavato da stanotte?”
Gilwash con un sospiro tirò fuori la fascia bianca con la corona.
Penelope scoppiò a ridere. “In vari punti è cucita male, ma è impressionante che siate riuscito a farla seguendo le istruzioni del libro merita comunque dei punti.”
“Lo so che è cucita male.” Gilwash fece un' espressione rabuiata. “Non ho mai usato quei ferri appuntiti.”
“Mi meraviglio che non vi arrivi il sangue al cervello stando in questa posizione per tanto tempo.” Penelpe gli accarezzò i capelli biondi. “Voglio che vi prendiate più cura di voi stesso.”
“Anch'io voglio che tu sia felice, perché non provi a dare una possibilità a quel giovane artista?”
“Devo tornare alle mie mansioni, mio signore.” La serva sorrise facendo un inchino.
“Aspetta, aspetta!” Il giovane dimenò i piedi. “Penelope!”
Il ramo si spezzò facendo cadere il ragazzo sull' erba.
“Va tutto bene?” Chiese il giovane menestrello andando incontro, il ragazzo si alzò avendo le foglie che gli pendevano sui capelli biondi.
“Poteva andare meglio.” Gilwash si alzò, si massaggiò la testa togliendosi le foglie del cespuglio.
“Io brucio d'amore.” Dichiarò il giovane poeta toccandosi il petto.
“Non si era capito.” Il tono di Gilwash era sarcastico.
“Ma il nostro amore è impossibile.” Pianse il poeta con tono drammatico.
“Nulla è impossibile.” Lo riprese Gilwash. “Poi vi siete appena conosciuti, mi sembra troppo presto per parlare d'amore.”
“Io so benissimo perché lei non vuole stare con me.” Il poeta fece un'espressione seria, come Ludmilla quando voleva andare a combattere.
“Perché c'è il re.” Il poeta aveva uno sguardo deciso.
“E che c'entro io? Chiese il ragazzo spalancando gli occhi grigi.
Il poeta che non l'aveva sentito continuò con il suo dramma. “Finché Penelope sarà tra le grinfie del Demone della Lussuria, lei non sarà mai libera.”
“ Per questo.” Il ragazzo strinse un pugno e continuò a parlare. “ Io Federico del Ducato D' Ebans travestito da un semplice menestello, sconfiggerò il tiranno insieme ai ribelli. Sposerò la bella Penelope e avremo tanti figli.”
“Questo è tutto scemo.” Pensò il re che in quel momento cercando di non scoppiare a ridere. “Si è fatto scoprire subito, non mi meraviglio che Penelope non voglia dargli una possibilità.”
“Tutto bello, commuovente ma ora devo andare.” Sorrise il ragazzo biondo alzando le mani.
“No, ti prego, non andare!” Piagnucolò il poeta stringendolo per un braccio. “Sei l'unico che ragazzo stimo. Da quando sono al castello dormo solo in una stalla e non ho nessun amico.”
“Come sarebbe che non hai amici?” Chiese Gilwash con gli occhi lucidi.
“Da quando sono al castello.” Federico parlò con tono drammatico asciugando una lacrima con un fazzoletto azzurro. “Tutti mi dicono che è una pazzia fare una rivolta contro il re.”
“Sì, è davvero pericoloso.” Annuì il ragazzo, dando ragione alle voci.
“Ma per fortuna ho trovato un grande alleato caduto dal cielo.” Disse il poeta con entusiasmo.
“Chi sarebbe questo grande alleato?” Chiese Gilwash guardandosi intorno poi abbassò lo sguardo rendendosi conto.
“No, no, no.” Cercò di spiegare il ragazzo con pazienza. “Io sono l'ultimo degli ultimi che puoi aspettarti che vada contro il re.”
“Vostra altezza.” Pronunciò la voce di un anziano saggio. “Chi questo è giovane?”
“Un menestrello appena arrivato da un lungo viaggio.” Lo presentò il re senza pensarci due volte. “Potete preparare una camera per ospitarlo per quanto vorrà.”
“Ah dimenticavo.” Il ragazzo si girò verso di lui e sorrise portando su lato della fronte la mano in segno della vittoria. “Io sono Gilwash, benvenuto al castello.”
Il ragazzo rimase di stucco.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora