Capitolo II

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Era sera, i cavalieri iniziarono a fare la ronda, le prime stelle del cielo illuminavano le armature scintillanti.
I loro mantelli erano rossi come il sangue che lasciavano in battaglia, uno portava una bandiera rossa raffigurante una fenice di fuoco d'oro, simbolo del potere del re.
“Sono in troppi non possiamo attaccare tutti insieme.” Bisbigliò Raphael dietro un cespuglio.
Giulia invece non vedeva l'ora di combattere, quei cavalieri avevano giurato fedeltà ad un re superbo ed arrogante, non poteva sopportare la loro vista.
Per questo un giorno prese la nobile armatura del defunto padre e scappò di casa.
Un piccione viaggiatore le portò una lettera, le truppe radunate a nord si stavano radunando verso ovest.
Lucky era uno stratega dei combattimenti. Con il suo fisico malandrino non era abbastanza forte da andare in battaglia ma era un abile giocatore di scacchi.
Raphael per poco non cadde fuori dal cespuglio facendosi scoprire, ma la ragazza gli afferrò la mano prima che potesse accadere il peggio.

La mattina seguente si sentì bussare alla porta.
Ludmilla sbadigliando con una mano sul viso, aprì la serratura controvoglia, una ragazza sorridente con una colazione invitante entrò nella stanza.
“Se vuoi ridere farlo e basta, le risate della plebe non mi toccano.” Disse Ludmilla a braccia conserte.
“Il re l'ha umiliata?”
“Più di quanto possa immaginare.”
Il volto della fanciulla si intristì, sulle labbra uscì un silenzioso. “Mi dispiace.”
Ludmilla portò alle labbra la tazza di tè caldo, assaporando l'aroma alle pesche.
Le ricordava il giardino di casa sua quando sua madre era ancora viva, e pettinavano le bambole di porcellana fatti da lunghi boccoli biondi, sua madre ne faceva la collezione.
“È buono.” Pronunciò con un'espressione dolce.
La fanciulla sorrise dalla gioia, “Fantastico! L'ho coltivato io stessa.”
Subito ci fu un silenzio imbarazzante, la ragazza si portò una mano davanti alla bocca. Aveva preso troppo confidenza con la principessa.
Ludmilla iniziò a ridere, aveva una risata melodiosa, non rideva da tanto.
“Ah dimenticavo.” La ragazza lasciò la stanza e tornò con un cesto pieno di vestiti.
“Ma com'è possibile?” La fanciulla guardò un vestito rosso simile a quello che aveva quando era arrivata al castello. “Non era stato bruciato?”
“Ne avranno cucito uno simile.”
Rispose la ragazza guardando i vestiti di seta. “Volete che vi aiuti ad indossarlo?” Chiese con voce timida.
“Ce la faccio da sola.” Ludmilla andò dietro la tenda blu a cambiarsi d'abito.
Quando fu seduta alla toeletta davanti allo specchio, la cameriera prese un pettine d'oro, passandolo sui suoi morbidi capelli corvini della principessa.
Erano morbidi e lisci come la seta, la cameriera quasi li invidiava.
“È così bello passare il pettine suoi tuoi bellissimi capelli, lo passerei tutto il tempo.”

“Charlotte dove sei finita?” Gridò una voce femminile.
“Mi chiama mia madre, meglio andare.”
“Piacere di conoscerti, Charlotte.” Sorrise la principessa.
La ragazza sorridente le fece un inchino.

“Che cos'è questa storia che vuoi una dama di compagnia?” Il re seduto alla scrivania della biblioteca, fissò Ludmilla e una ragazza vicino a lei di cui nome gli era ignoto.
Ludmilla guardò il volto prepotente del re che aspettava una risposta.
“Tutte le giovani di buona famiglia ne hanno almeno una.” La principessa cercò di non perdere il contegno.
“E perché proprio questa contadinella?” Gilwash pizzicò un capezzolo, la ragazza urlò scappando dietro Ludmilla, come se il momento fosse uno scudo contro il re della lussuria.
Gilwash iniziò a ridere, guardando la scena divertito.
“E io che volevo divertirmi un po'.” Si portò un dito sulle labbra e lo leccò.” Non siete proprio di compagnia.”
Ludmilla strinse il pugno contro quel tiranno malefico.
Gilwash con lo sguardo di sfida guardò i lampi d'odio sugli occhi neri di Ludmilla, mentre la sua mano continuava a scrivere sul documento.
“Hai altri desideri, mia promessa sposa?” Il ragazzo sebbene avesse un tono gentile pronunciò le ultime parole forma di disprezzo.
Ludmilla capì che non le avrebbe reso la vita facile, fece uno sguardo più tranquillo anche dentro aveva i brividi. “No, la richiesta di avere Charlotte come dama di compagnia è più che sufficiente.”
Gilwash si trattenne dal ridere, guardando la cameriera che tremava e si aggrappava dietro il braccio di Ludmilla.
“Fuori dalla mia vista.” Il giovane re batté la penna d'oca nera sui documenti. “Ho del lavoro da fare oggi.”

“Cosa stai disegnando?” Chiese la fanciulla ribelle guardando il foglio che veniva tratteggiato.
“È questa la fine che merita.” Rispose John definendo meglio le linee, mostrando la testa del re decapitata su un palo.
“Non cantiamo vittoria troppo presto.” Li ripresi Raphael appoggiato ad un albero.
“Ma tu non vuoi vedere il tiranno fare questa fine?”
“Non è vero Giulia Rilbert.”
Gli occhi scuri del giovane guardavano la ragazza dai capelli dorati.
Giulia annuì stringendo la sua spada. “Devono crepare tutti.”

La mattina della cerimonia avvenne presto, Ludmilla era sveglia già dall'alba, si osservava nel grande specchio guardandosi nel pregiato abito da sposa.
“Come sei bella principessa.” Charlotte guardava con ammirazione la splendida principessa vestita di bianco.
“Oh, così mi lusinghi.” Ludmilla fece un sorriso gentile, anche se al suo cuore stava tremando.
“I cavalieri stanotte hanno avuto una dura lotta contro i ribelli, ci sono alcuni feriti.” Gridò un signore entrando di corsa nel castello.
Charlotte si toccò il petto, pensando a Manuel.

“Ahi!” Gridò Manuel mentre i ribelli lo medicavano.
Quella ragazza le aveva ferito il braccio. Gli occhi verdi della fanciulla erano pieni di odio.
La guerra è guerra, e stavolta l'aveva scampata per divino miracolo, contro una ragazza.
Sentì la vergogna sul viso, era meravigliosa e sapeva combattere pure bene.
Quella non era un essere umano pensò, la immaginò come una dea, una Dea della guerra.
“Ahi! Fate piano.”
“Così coraggioso e poi hai paura di essere medicato.”
Manuel alzò lo sguardo contro la fanciulla dai capelli dorati. “Ti risparmieremo solo sei combatterai con noi.”
Manuel rimase in silenzio, come poteva tradire la fiducia del suo signore a cui aveva giurato eterna fedeltà.
Il ragazzo chiuse gli occhi. “Non posso.”
Il lampo degli occhi verdi della fanciulla si trasformarono in un lampo di delusione.
“Uccidetelo.” La ragazza chiuse gli occhi.
Raphael iniziò a ridere. “Così fedele, mi piaci.” Il ragazzo divertito accarezzò i capelli mori del cavaliere.
Giulia storse il naso. “Non possiamo allearci con il nostro nemico.”
“Porta questo messaggio al re, dirgli che noi siamo più potenti di quello che sembra e di iniziare ad avere paura.”
Buttò un braccio sanguinante di un cavaliere, Manuel lo raccolse pensando che doveva vendicare i suoi compagni, ma sapeva che nelle condizioni in cui era, i ribelli l'avrebbero fatto a fettine.

Il re seduto sul trono buttò il braccio del cavaliere contro la finestra.
“Non sapete nemmeno far fronte a quei pezzenti dei ribelli, siete ridicoli.”
“Mio re, io continuo a sostenere che li abbiamo sottovalutati.” Parlò un saggio di corte con la barba lunga che arrivava fino alla pancia. “Tra i nemici del Regno c'è una strega...”
“Giulia” Gilwash pensò divertito alla ribelle bionda con gli occhi verdi che aveva dichiarato di uccidere il re, poi scoppiò a ridere. “Quei plebei non sanno ancora con chi hanno a che fare.”

Quando il campanile della cattedrale suonò le dieci del mattino, il sole splendeva forte illuminando le vetrate della cattedrale composta da decorazioni d'oro, il vestito di Ludmilla era decorato da pietre preziose, sul capo della futura regina era posato un diadema di diamanti.
Il sacerdote si avvicinò a lei porgendole un calice d'oro con dei piccoli rubini, smeraldi e zaffiri di contorno.
“Con questo vino sangue di Dio, io nomino te, principessa Ludmilla De Lucy, regina del Regno di kibrish.”
Il vino rosso che doveva bere era dolciastro, guardò il viso del suo promesso sposo per la prima volta vedeva l'arrogante re della lussuria costretto a inginocchiarsi davanti all' altare, se non fosse per la situazione in cui si trovava, sarebbe scoppiata a ridere a crepapelle.
“Giura fedeltà al Regno di kibrish, al re, ai principi della chiesa e della monarchia e alla corona.”
“Lo giuro.” Pronunciò la fanciulla, il re la guardò con un sorriso dolce e distaccato allo stesso tempo, un piccolo bagliore illuminava i suoi grigi che sembravano quasi splendere come l'argento.

La sala del banchetto era circondata dai musicisti di Corte che suonavano musiche festose.
Cornamuse, trombe, arpe, allietavano i cavalieri nobili e gli aristocratici che si rimpinzavano di carne rossa, bianca, pagnotte appena sfornati, vino e dolci alla frutta.
“Per quanto vuole rimanere con quel viso innocente?” Sussurrò un cavaliere all' orecchio del suo compagno, vedendo il re insieme alla regina che tagliava il grosso pezzo di cappone con il contorno pieno di insalata e fiori esotici, Ludmilla fece il broncio perché era costretta mangiare sullo stesso piatto d'oro dello sposo che tanto odiava.
“Vedrai che prima del tempo, il nostro re comincerà a bere vino e a fare festa.”
Gilwash prese un calice d'oro contenente il vino rosso e se lo calò tutto di un fiato, Ludmilla assaggiò tremante un pezzo di carne, notò con occhi tremanti che suo padre non si era presentato alle nozze.
L' uomo sangue del suo sangue, aveva deciso di abbandonarla nelle mani del tiranno, da quel momento di lei non volle più sapere nulla.
Penelope diede un bacio sensuale all' orecchio di Gilwash, gli fece assaggiare un pasticcino rosso alla frutta. “Mio re è ora di aprire le danze.”
Il re osservò gli occhi pieni d'odio della regina e si rivolse un sorriso verso Penelope. “Con te, subito.” Dichiarò accarezzando i capelli biondi della fanciulla.
Penelope chiuse gli occhi sentendosi lusingata, mentre sentiva le mani dell'accarezzare i suoi capelli. “Mio onorato signore, l'etichetta prevede che dovete iniziare le danze con la vostra sposa.”
Gilwash con un sorriso divertito porse la mano a Ludmilla, la fanciulla terrorizzata si allontanò di colpo.
Appena il re prese la mano tremante della regina, i musici della corte cominciarono a suonare le danze.
I cavalieri si alzarono dal banchetto, e cominciarono a ballare con dame e cameriere, molte serve cercavano di avvinghiarsi al re.
Gilwash sentì le mani tremanti di Ludmilla mentre la portava al centro della sala, per un attimo gli occhi neri lucidi della regina aveva perso la sua espressione di ghiaccio.
“Avete mai ballato davanti alla corte?” Chiese Gilwash con tono gentile alquanto inaspettato.
Ludmilla dimenò la testa, malgrado i tentativi di non cadere sulla trappola, le sue guance pallide dalla paura stavano prendendo colorito, la sua voce uscì tremante.” È il mio primo ballo...”
Il re si stupì che una principessa del suo calibro non avesse mai partecipato all'arte della danza, tuttavia mantenne la sua espressione fredda e distaccata.
“Bene goditi questi momenti.” Malgrado il sorriso tranquillo, lo sguardo di Gilwash divenne più sadico, man mano che le labbra del re si avvicinavano all' orecchio della regina.” Perché con te non avrò nessuna pietà.”
Ludmilla risentì le parole umilianti di suo padre che l'avvertiva sull'inferno che le avrebbe fatto passare il tiranno, la fanciulla nel profondo dei suoi pensieri scacciò un urlo.
Gilwash notò gli occhi lucidi e tremanti di Ludmilla.
La regina riprese la sua espressione di ghiaccio, e lo respinse di botto. “Come potete essere così crudele?”
Nel momento in cui pronunciò queste parole, una dama ubriaca che ballava con un cavaliere, la spinse facendola perdere l' equilibrio.
Il ragazzo stava era stato preso alla sprovvista cercava di elaborare cosa fosse successo, vedendo la fanciulla cadere su di lui.
Il viso di Ludmilla toccò il petto di Gilwash, la fanciulla, presa dal panico, cercava di ritrarsi, la sua l'intimità toccò il sesso del re provocando l'erezione sotto il suo vestito da cerimonia, la ragazza in abito bianco cercò di trattennere un piccolo gemito, i cavalieri e le dame di compagnia guardavano sbalorditi.
“Questo era solo un assaggio, principessa.” Il re fece un grande sorriso sadico, godendo della situazione.
“Gilwash, la tua crudeltà non ha limiti.” La fanciulla di trattenne le lacrime sugli occhi, e corse via.
“Crudeltà pura...” Il re scoppiò a ridere disteso sul tappeto rosso che ornava il pavimento d'oro, nel frattempo vide con la coda nell' occhio la dama di compagnia che andava a inseguire la regina.
“Mio re va tutto bene?” L' anziano saggio si avvicinò al giovane signore. “Quella regina impertinente vi ha fatto del male?”
Il re scoppiò a ridere, prendendo un calice di vino dal vassoio di una cameriera che si era fermato a soccorrerlo. “Non sono mai stato meglio.”
Le cameriere si avvicinarono al giovane signore affamate di desiderio dalle loro parti basse.
Il re alzò il calice in aria.”Su facciamo festa!”

“Penelope sei così buona.” La lodò Gilwash leccando la figa della giovane cameriera sdraiata sul letto.
“Ma non devi stare con la regina, almeno la prima notte di nozze?” Ansimò la fanciulla con il rossore sul viso e la voce tremante.
“Cosa vuoi che me ne importi?” Le avvicinò il membro dentro la bocca. “Guai a te se osi ancora contraddire il tuo re, questo cazzo si trasformerà in spada.”
La ragazza emise gemiti soffocati, mentre il re la scopava forte la bocca.

La giovane regina si spogliò nella tranquillità della sua camera, il banchetto delle nozze era terminato e il re era a spassarsela chissà dove.
Si portò una mano sui capelli neri e lisci che le arrivavano lungo la schiena, non credeva di essere sollevata per delle corna. Non voleva avere nulla a che fare con il ragazzo che l'aveva umiliata e che era stata perfino costretta a sposare per leggi stupide.
Chiuse il libro di colpo, le lacrime le scendevano dagli occhi, la porta si aprì di colpo.
“Ciao principessa.” Il re fece un sorriso che faceva paura, mentre barcollava tenendosi dalla parete.
“Sei ubriaco.” La fanciulla indignata si mise a braccia conserte.
“Guai a fare questi atteggiamenti, è subito la mort”
Il re cadde ai suoi piedi.
Il mattino dopo il re si svegliò con un grande mal di testa, accecato dalla luce del sole, si portò una mano agli occhi come se fosse un vampiro o un mostro dell'oscurità.
“Ancora stai leggendo questo libro?” Chiese mezzo sonnecchiato.
“Non so leggere.” Rispose la fanciulla sottovoce.
Gilwash scoppiò a ridere guardando la regina intenta a spogliare le pagine del libro.
“Io ho imparato a quattro anni.”
Ludmilla lo ignorò, intenta ad accarezzare con un dito le lettere ignote del libro di pelle.
Il ragazzo si avvicinò alla fanciulla, leggendo un piccolo tratto. “Questo libro tratta di Kibrish, è un libro storico.”
La ragazza continuò ad ignorarlo accarezzando le pagine.
“Non sei ancora pronta per questo.” Gilwash glielo tolse dalle mani.
Alla fanciulla era come se le avessero tolto l'ossigeno, implorò con gli occhi di riaverlo.
Il re le rivolse un sorriso, lasciando la stanza.
“Maledetto!” Esclamò Ludmilla buttandosi sul letto.

In tarda mattinata, un ribelle venne portato in catene nella sala del trono, lo forzarono a farlo inchinare sul tappeto rosso come il sangue.
Ludmilla era seduta sul trono d'oro, affianco al re che sembrava alquanto divertito della situazione.
“ Sei tu il capo dei ribelli?” Sorrise il re, guardando l'espressione d'odio negli occhi azzurri del prigioniero.
“Non ti interessa.” Il ragazzo in catene strinse il pugno.
“Di solito c'è la condanna a morte per voi, ma oggi mi sento magnanimo. Ti taglierò solo un braccio.”
“Preferisco la morte!” Urlò il giovane, il ciuffo dei capelli neri gli cadde sulla fronte.
Il re fece un sorriso. “E sia.”
“Ludmilla qual è la migliore punizione?”
La fanciulla rimase fissa a guardare il re e poi il traditore della patria, cercò di prendere fiato ma non le usciva una parola, era stata messa in questo mondo troppo in fretta, rinchiusa in una vita che non avrebbe mai desiderato.
“Sono indeciso tra la decapitazione e il rogo, o forse è meglio la tortura...”
Ludmilla rabbrividì, quel re non era solo arrogante e tiranno, ma anche sadico.
“Forse il vino ti aiuterà a schiarire le idee. Portate del vino rosso per la regina.”
Il vino sul calice dorato era colore del sangue.
“Allora regina hai le idee chiare per chi ha disubbidito alla corona?”
La regina iniziò a ridere dal nervosismo, davvero doveva trovarsi in quella situazione strana così di colpo.
Forse era l'effetto del vino che la faceva ridere così, non era dolce il succo d'uva ma era incredibilmente buono, ne bevve un altro sorso arrossendo le guance.
“ Allora ti sbrighi.” La intimò il re, Gilwash prese il calice dalla mano della regina, e buttò il vino rosso sulla testa del ribelle.
“O questo plebeo non è degno del tuo giudizio?” Sorrise calpestando le mani del ribelle.
Ludmilla chiuse gli occhi.
“Qualunque morte sarebbe molto più clemente di questa umiliazione.”
Il re sorrise rivolto con lo sguardo verso la regina. “Qual è l'umiliazione più profonda?”
“Essere al tuo servizio.” Rispose la fanciulla con un sussurro.
Il re scoppiò a ridere, ordinando alle guardie di chiudere il ribelle dietro le sbarre.
Le celle erano oscure e fredde.
I prigionieri venivano trattati a pane e acqua.
Il pane era duro e stagionato, tanto che il cibo delle bestie faceva più invidia.
“Che vuoi?” Chiese il prigioniero con una mano in una sbarra. “Sei venuta a darmi la pena di morte?”
La fanciulla rimase a guardarlo stando in silenzio.
“La regina ha perso la lingua?” Sorrise il ribelle, mostrando la linguaccia.
Lei prese le chiavi della cella e aprì le sbarre. “Sei libero.”
“A cosa devo questo gesto?” Chiese guardando le guardie addormentate.
“Voglio che uccida Gilwash.” Pronunciò con tono freddo.
Il ribelle iniziò a ridere. “Sei divertente.”

“Ti piace?” Il re sorrise spingendo l'erezione nella vagina di Penelope, la ragazza urlò dal piacere mentre il suo signore continuava a spingere il membro duro dentro di lei.
La ragazza venne subito, e il re sorrise divertito.
Penelope chiuse gli occhi.
“Cosa sogni?” Chiese accarezzandole i capelli color del grano.
“Te, mio signore.” La fanciulla aveva gli occhi sognanti.
Il re le baciò le labbra. “Sei fantastica.”
Un servo entrò senza bussare nelle stanze del re.
“Spero che abbia una giustificazione il tuo comportamento.” Disse il re massaggiando un capezzolo di Penelope, mentre la ragazza si coprì il viso con i capelli biondi.
“Mio signore abbiamo bisogno di lei.”

“Allora che succede?” Chiese scocciato il re seduto al tavolo, con le mani sotto il mento guardava le facce serie dei saggi.
“Il ribelle è scappato.” Pronunciò un anziano. “Sai cosa significa?”
“Che ho delle guardie incompetenti.”
“Qualcuno lo ha fatto scappare!” Esclamò un altro saggio.
“È chi di grazia sarebbe capace di andare contro gli ordini del sottoscritto?”
“Ludmilla.” Pronunciò un altro saggio senza una sorta di riguardo per la regina.
Il re rimase in silenzio, anche la sua mente non aveva dubbi.
“Hai delle prove?” Chiese mantenendo la conversazione tranquilla.
“Il suo odio verso di voi, mio signore.”
“Interessante.” Sorrise il re con un divertimento sugli occhi grigi.
Il vecchio anziano saggio aggrottò la fronte incredulo.
“Ciò mi fate intendere che non farete nulla contro di lei?”
Il re appoggiò la mano sulla guancia. “Voglio vedere dove va a parare.”

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora