Capitolo XXII

555 15 19
                                    

-Non ho un colore preferito, ma dovessi scegliere sono affascinato dal rosso. Alla festa del mio debutto in società, ho incrociato lo sguardo di una bella bambina, entrando in un sogno ad occhi aperti, l'atmosfera era diventata tutta rossa, era apparso un filo rosso tra le dita che si era trasformato in sangue come per magia, la visione era così reale che mi sono preso di paura e sono corso da Aster.
Il mio maestro mi ha insegnato nella credenza popolare il rosso è il colore dell'amore, della passione più profonda che non ha una fine.
Visto con gli occhi del mio maestro può ricordare i morti delle stragi in guerra, la violenza che non mostra pietà.
Secondo i libri di scienze, il rosso è il colore più importante del sangue che circola il battito del cuore, il rosso è il colore della vita. -
“Sto rileggendo i testi di quando eri bambino.” Lo avvisò il professore Leonard, mentre il ragazzo entrava nella biblioteca. “Quando avevi quell'aria umile e c'era ancora speranza per l'umanità.”
“Lo dici ancora perché sei arrabbiato per come ho trattato Selene.” Gilwash cercava con il dito un libro da leggere tra i volumi che aveva già letto negli scaffali.
“Questa libreria si deve aggiornare, non è possibile che non c'è nemmeno un libro di quest'anno.”
“La biblioteca è molto vasta.” Gli fece notare il professor Leonard. “Sei tu che appena apri un libro lo divori in un giorno.”
“Voglio il libro che illustra le Terre del Sud.” Gilwash riprese il romanzo scarlatto che narrava le avventure erotiche della seducente fata Sibyl che per fortuna si era salvato dal rogo.
“Dovresti assaporare di più il gusto della lettura.” Gli consigliò Leonard accarezzando la pagina. “E magari fare una passeggiata al cavallo con la signorina Selene.”
Gilwash fece un sospiro. “La Contessina Selene ce l'hai nella testa, perché non la corteggi tu?”
“Se fossi al posto tuo, non avrei perso neanche un secondo.” Confessò il professore. “Ma tu sei così affascinato dalla bellezza Marianne che lo splendore delle altre fanciulle non lo noti nemmeno.”
“Quindi vuoi che tenga il piede in due scarpe?” Chiese Gilwash sarcastico intento a leggere il libro erotico.
“Le statistiche degli studi dimostrano che gli uomini hanno una natura promiscua.” Lo informò il professore Leonard prendendo un libro dell'antica Grecia.
“Eh certo.” Gilwash fece un sorriso freddo, la sua mano spogliò una pagina del libro erotico. “Per il tradimento diamo la colpa ai libri, me ne ricorderò quando oserai farmi la morale.”
Il professore scoppiò a ridere. “Perché tu sei il principe senza macchia e senza peccato?”
“No, sono il futuro tiranno che farà strage di tutti i ribelli.” Gli ricordò il ragazzo sarcastico sdraiato a terra.
Leonard scoppiò a ridere.
“Ci credo poco, hai un caratterino impertinente, l'umiltà sembra che ti sia scomparsa, ma non sembri un tiranno che fa stragi.”
“L'umiltà me la sono mangiata nel banchetto della colazione.” Rispose il ragazzo dondolando le gambe. “Un giorno mi divorerò anche la bontà.”
“Per andare incontro alle aspettative di tuo padre?” Chiese il professore.
“Perché essere crudele è il mio destino.” Sussurrò Gilwash sdraiandosi con lo sguardo verso il cielo zaffiro dell'enorme biblioteca.
“Le stelle sarebbero magnifiche, la biblioteca è un luogo dove regna la cultura dovrebbe essere più accogliente.”
“Del resto questa è la stanza più umile che ho visto nel castello.” Il professore fece un sorriso rilassato. “È anche un luogo di pace.”
“Tornando al discorso di prima, Gilwash non scappare.” Il professore alzò lo sguardo dal libro, e diede uno sguardo severo al ragazzo con gli occhi grigi. “Mi stupisco come tu possa essere così intelligente e superiore, e altre volte te ne esci con frasi così assurde.”
“Tipo chiamare le guardie e farti sbattere in prigione?” Gilwash chiuse gli occhi divertito.
Il professore rise guardando il testo. “Mi sarebbe piaciuto conoscere Aster, questo famoso cavaliere con il quale hai quasi avuto un duello all'ultimo sangue, so che è come un fratello che hai al cuore, e poi...”
Leonard fece un sorriso. “Chi è la bella bambina che hai incontrato alla festa?”
“L'ho vista solo per poco.” Lo avvertì Gilwash. “Appena ho incrociato il suo sguardo, ho fatto un incubo ad occhi aperti. È apparso un filo rosso tra le mie dita che si è trasformato in sangue.”
“Conosci l'antica leggenda cinese?” Chiese il professore.
“Sì, ma so che in questa visione non c'è nulla di buono.” Il ragazzo si alzò posando il libro sullo scaffale.
Guardò la mano, quando il filo si trasformò in sangue aveva sentito male alle dita, quasi da far uscire le lacrime.
“E poi è la figlia di una regina, sarà diventata una principessa viziata che prende a calci i suoi servi.”
Il professore Leonard scoppiò a ridere. “Ricordami una cosa, Gilwash. Tu chi sei?”
“Il futuro re di kibrish.” Rispose tranquillo il ragazzo.
“E cosa dovresti diventare?” Lo provocò il professore riferendosi al tiranno delle stragi, il ragazzo uscì dalla biblioteca e sbatté la porta.
“È scappato.” Sorrise divertito Leonard.
Il professore continuò a leggere il testo scritto nel foglio.
-Tra i tanti colori che ho nel cuore c'è anche l'azzurro e tutte le sue sfumature, mi ricorda gli occhi di Marianne, il colore del cielo del mare, la ragazza con i capelli biondi color miele che quando fa una brezza le sollevano leggeri in aria. Amo vederla sorridere con le guance che si colarono rosso, amo lo scambio di baci sopra l'albero, amo farle battere il cuore.-
“È proprio innamorato perso.” Commentò il professore stringendo il foglio. -Non dimentico il verde, il diamante della speranza, il colore della vegetazione che guida tutti i colori della primavera.-
Il professore sdraiandosi sul pavimento fece tre conti.
“Il sangue che circola nel cuore creando la vita si riferisce alla bambina che aveva incontrato alla festa, la bellezza del mare e del cielo si riferisce a Marianne, e la primavera che guida tutti i fiori?”

Giulia lesse la lettera che Aster gli aveva lasciato nel rifugio segreto fatto di legno, nascosto nella foresta.
Il diluvio per fortuna non aveva fatto danni, il cielo sereno presentava poche nuvole, ma era incominciata l'epoca del tiranno.
“Aster perché te ne sei andato proprio adesso?” I suoi capelli biondi legati con una piccola treccia a corona, le cadevano sul viso, gli occhi verdi della ragazza si illuminavano leggendo la lettera.
Aster era partito ai confini delle Terre del Sud per allenare il suo primo allievo, Starlight era il Regno più famoso per la principessa più bella del mondo.
Non si presentava mai impreparata, e comunicava con nobili e servitori con un cordiale sorriso. Aster gli aveva detto che era tutta una facciata, e che non fosse normale che una ragazza sorridesse sempre e fosse tutto il giorno allegra, nascondere quella tristezza sotto la maschera di una principessa intoccabile, l'avrebbe divorata dentro.
Giulia si ricordò quando le aveva insegnato a leggere e scrivere dicendo che era fondamentale.
La bambina con le codine bionde con i fiocchi blu che le aveva fatto una cameriera trattandola come una bambolina, e un vestito bianco con un fiocco blu, stava seduta su una quercia di un albero con un libro azzurro di lettere tra le mani, la sua espressione era scocciata, gli chiedeva continuamente quando avrebbero ripreso ad allenarsi e lottare con la spada.
“L'istruzione è fondamentale.” Gli ripeté Aster. “La cultura ti distingue dagli ignoranti.”
Giulia fece il broncio, mentre Raphael e Johnny ridevano da dietro un albero.
“Certo che quel cavaliere ha uno sguardo omicida pure quando fa il maestro.” Rise Johnny aggiustando gli occhiali rotondi che stavano sui riccioloni arruffati.
“Io non capisco.” Sbuffò Giulia che camminava in mezzo al loro. “Che cosa serve l'arte in guerra?”
“Per distinguerti dai soldati asini.” Raphael fece un salto verso l'albero alzando la spada di legno.
“Prima o poi arriverò al ramo.” Il bambino saltellava mentre Giulia lo guardava. “Comunque con quelle codine sei proprio buffa.”
La bambina si sciolse i capelli biondi che le volavano al vento, lasciando i fiocchi blu al vento.
“Così sei molto meglio.” Sorrise Raphael cercando di arrivare sul ramo alto dell'albero.
“Raph guarda e impara.” Giulia divertita fece un lungo salto dondolandosi sul ramo.
“Gli allenamenti di Aster stanno dando i loro frutti...” Sussurrò il bambino.
“Aster dice che sono una Dea.” Lo informò la ragazzina tenendo le mani sul ramo.
“Giulia...” Il ragazzo con le guance arrossate la guardò ammirato.
“Sì?” Sorrise orgogliosa la bambina, camminava spiensierata con le mani sull'albero.
“Ti raggiungerò!” Gridò il bambino cercando di saltare più in alto che poteva.
Giulia si svegliò appoggiata alle radici di un albero, tenendo la lettera in mano, senza Aster, il suo maestro di vita, si sentiva persa, proprio quando kibrish aveva più bisogno lui scendeva nel Regno di Starlight.

“Ti piace molto.” Aster, dentro la grande piscina piena di schiuma con un profumo mistico, baciava il collo della regina Sapphire.
La regina con i riccioli d'oro gemeva sentendo le labbra del cavaliere spostarsi sul seno.
Aster la scopò più forte facendola godere. “Sono meglio di tuo marito?”
“Mi sento baciata dal paradiso.” Godette la regina Sapphire con un sorriso al settimo al cielo.
“Che cazzo stai facendo?” Gridò Rain, il ragazzo con indosso una maglia bianca a maniche corte, e pantaloni neri da giardinaggio, entrò nella stanza con un pugno stretto senza curarsi della regina.
“Forse è meglio che rimandiamo il nostro incontro toccante un'altra volta.” Aster sorrise accarezzando il bel corpo della regina. “Mio figlio ha bisogno di me.”
La regina Sapphire fece un mormorio nervoso, guardando il cavaliere con gli occhi lucidi.
“È meglio che vada.” Sapphire si avvolse le sue grazie in una asciugamano d'oro con rose, dando un ultimo sguardo di seduzione ad Aster.
Andati in una stanza, Rain diede un pugno al muro.
“Maledizione! Maledizione padre!” Il ragazzo piangeva battendo i pugni al muro. “Perché non sai tenere il tuo cazzo nei pantaloni?”
“Sapphire è così meravigliosa, con un bel profumo mistico che non ho saputo resistere.”
“Dimmi solo che Sapphire non è mia madre...” Il ragazzo con gli occhi lucidi di speranza guardò il padre.
“Tua madre è una giovane nobile caduta in disgrazia che lavora in una locanda.” Aster sorrise ricordando una giovane marchesa con i capelli neri sbarazzini che lavorava come cameriera. “ Il suo nome è Lunille, ma si fa chiamare Luna, quando l'ho vista mi ha subito attratto per la sua personalità.”
“E poi hai pensato bene di abbandonarla con un figlio in pancia.”
“Dovevo partire per la guerra.” Si giustificò Aster. “Re Gulliver dava grandi ricompense.”
“Si pensavi bene prima di metterle un figlio in pancia.” Ribadì Rain.
“Ma non ti ho dimenticato, quando lei ti ha lasciato in chiesa, sono corso subito ai ripari prima che finissi in un seminario.” Aster fece un sorriso. “Dovresti ringraziarmi che sei cresciuto sano e forte in foresta, e il giardiniere del castello ti ha preso come suo nipote, e hai attirato e la curiosità del re.”
“Perché la considerazione del re è tanto importante?”
“Nel caso succedesse una guerra, so a quali alleati rivolgermi, il re ha bisogno di me, come io ho bisogno del suo esercito.”
“E per questo pensi bene di scopargli la regina?”
“Quelli sono incidenti di percorso, Rain.” Sorrise Aster guardando verso la finestra. “Dovresti prendermi da esempio, e farti avanti con la principessa Marie.”
“Ricordati sei sangue del mio sangue.”
“Cosa succede?” Chiese il re di Starlight ignaro, un uomo con i ricci e la barba castani, accarezzò con affetto paterno i capelli neri sbarazzini del ragazzo.
“Lite tra padre e figlio?” Chiese con un sorriso gentile. “Vi assicuro è meglio stare in pace che in guerra.”
“La guerra è la mia vita.” Sussurrò Aster come un cavaliere che non trovava pace, gli occhi Rain iniziavano a lacrimare.
Il ragazzo uscì dalla stanza e corse nel giardino con rose ben curate dai giardinieri del castello.
“Principessa!” Rain raggiunse la dolce fanciulla seduta sulla grande fontana bianca, intenta a carezzare un canarino azzurro di cui si prendeva cura, che era stato ferito cadendo dall'albero. “Sono stato un cretino.”
Marie alzò lo sguardo lo sguardo con gli occhi azzurri cielo verso il viso stremato del ragazzo.
“Sono stato un cretino nei vostri confronti.” Ripeté affaticato mentre la principessa restava in silenzio.
“Potete sposare chi desiderate, non è necessario che sia un principe.”
“Non posso...” Sorrise Marie alzandosi con il piccolo uccellino.
“Principessa?” Cercò di pronunciare mentre la ragazza guardò il cielo.
Aprì le mani facendo volare il canarino. “Almeno tu vola libero.”

“Quando hai finito il bucato vai a dare una spazzata in cortile.” Le ordinò la serva che l'aveva rimproverata per essere stata via una notte.
“Sì, madre.” Rispose Marianne mentre lavava le lenzuola bianche nella fonte del castello.
Alcune giovani cameriere la fissavano con invidia.
“Ignorale.” Le comunicò la serva alla fanciulla con un espressione triste. “Sapevi che essere la preferita del principe ti avrebbe causato tutti questi problemi.”
Quando la serva portò Marianne a spazzare il cortile, c'era un biondino con i capelli spettinati, vestito di nero, che spazzava le foglie che cadevano dalle piante.
Marianne si mise una mano in bocca per non scoppiare a ridere.
“E tu chi sei?” Chiese la serva al ragazzo vestito di nero che spazzava le foglie, mentre Marianne con la mano in bocca aveva gli occhi lucidi.
“Un servo del re, perché non si vede?”
“A me sembri un ladro.” Pronunciò la serva. “I miei occhi non sbagliano mai.”
“Che cattiva che sei...” Il ragazzo aveva un' espressione triste, i suoi occhi grigi diventarono lucidi. “Tra guerra e pace c'è poca fiducia nell'umanità.”
“Sento odore di bugia” La donna guardò il giovane servitore dall'alto in basso.
“Eppure a te, mi sembra di averti già visto.” La donna continuò a fissarlo. “Ma cos'è questa puzza?”
“È che ho portato il mio maiale a spasso, vieni Porgi.”
Un piccolo maialino camminava nel cortile del castello.
“Portalo via!” Strillò la serva atterrita, con le mani sulle orecchie.
“Ma è così carino.” Sorrise il ragazzo spazzando il cortile.”Vai Porgi non tutti ti sanno apprezzare.”
Il maialino gli ubbidì tornando da solo nella stalla.
Marianne non la smetteva ridere.
“Sei un miserabile!” Gridò la serva alzando gli occhi al cielo. “Chi ti ha portato al castello?”
“Tutta colpa di mio padre.” Il ragazzo continuava a spazzare le foglioline.
“Ora che è bello e pulito, Marianne può venire a giocare?”
La serva dimenò la testa. “Marianne deve aiutare i cuochi a preparare la cena del principe.”
“Il principe non mangia.” Pronunciò di colpo il ragazzo.
“Come non mangi?” Si lasciò sfuggire Marianne.
La serva era indignata. “Chi sei tu per dire delle azioni principe?”
“Il principe ha annunciato al suo servo più fidato, che sarei io, che stasera vuole stare a digiuno.”
“Stai dicendo menzogne, tu vuoi far morire il principe di fame.” La serva lo fissò attentamente negli occhi. “Tu non mi inganni, io conosco i ribelli come te.”
“Gilwash ma come cazzo ti sei vestito?” Gridò suo padre da lontano, che stava accanto ai cavalieri e gli scudieri che lucidavano il manto dei cavalli.
“Meglio non intromettersi nelle discussioni tra il re e il principe.” Il ragazzo portò la serva dall'altra parte. “Ho sentito dalle voci che l'erede sia impertinente nei confronti del suo buon padre.”
“Lo sappiamo tutti quanto l' erede sia viziato, ma ricorda una cosa fondamentale.” La serva guardò il giovane servo con un'espressione severa. “Gilwash è il nostro futuro re, dobbiamo portare rispetto.”
Il ragazzo fece una smorfia.
“Ora vieni Marianne.” La donna si rivolse alla ragazza con uno sguardo severo. “I cuochi ci stanno aspettando.”
“Sì, madre.” La ragazza ubbidì seguendola, dando uno sguardo al ragazzo con gli occhi grigi.
“Posso aiutarvi?” Il ragazzo fece una rincorsa parandosi davanti a loro.
La serva alzò gli occhi al cielo, guardando il servo insistente.
“Sai cucinare?” Chiese scocciata.
“Meglio degli chef stellati del re.” Dichiarò il ragazzo convinto.
“Vediamo cosa sai fare.” La serva lo portò nelle cucine del castello, il capo chef sbarrò gli occhi vedendo entrare il ragazzo.
“Meglio che prima ti lavi le mani.” Lo raccomandò la serva mentre il ragazzo guardava con stupore le fiamme intorno ai grandi calderoni, sparsi per la grande cucina bianca del castello.
“Insomma, sembri la prima volta che metti piede in cucina.” La serva scocciata a braccia conserte, mentre il giovane servo prendeva le carote.
“Stai a vedere, Marianne.” Il ragazzo sorridente diede uno sguardo d'intesa alla giovane cameriera.
La serva all'improvviso ebbe un brutto presentimento.
“Olé!” Il ragazzo fece volare le carote facendo canestro sul calderone che bolliva pieno di schiuma.
“Non potete buttarmi fuori!” Gridò mentre la serva con sguardo di disprezzo gli sbatté la porta in faccia.
“Non potete separarmi da Marianne...” Appoggiò il viso nella porta della cucina, il capo chef lo guardò dall'uscio di un'altra porta.
“È un bene che quella serva non vi abbia riconosciuto.” Gli comunicò il capo chef incontro al ragazzo con i capelli spettinati. “Guarda che se vostro padre scopre che per qualsiasi motivo siete stato in cucina, ci mettete tutti nei guai.”
“Vi prego di non prenderla al male, giovane signore.” Il capo chef sentiva la paura che faceva tremare il suo corpo, si inginocchiò davanti al ragazzo con i capelli spettinati. “Vi chiedo cortesemente di stare a vostro posto.”
“Vado a farmi un bagno.” Il ragazzo scocciato si tolse la maglia nera rimanendo con gli addominali, le cameriere che passavano dal corridoio si giravano a guardarlo.

“Sei sicuro che non vuoi che venga a farti compagnia?” Chiese una giovane cameriera con lunghi capelli bruni e un seno prosperoso, che si era occupata di preparare di preparare la vasca calda.
“Ti ringrazio, sto bene così...” Rispose il ragazzo mentre sentiva l'erezione che stava crescendo.
“Questo bagno è fatto con frutti afrodisiaci sarebbe un peccato non avere una donna al tuo fianco.”
“Questa volpe ha pianificato tutto fin dall'inizio...” Pensò il principe massaggiando il suo pene .
“Certo che sei proprio testardo.” La cameriera si sbottonò la camicetta bianca, facendo uscire la sue enormi tette. “Resterò qui finché non cambi idea.”
Gilwash con uno sguardo imbronciato andò sott'acqua.
“Prima o poi avrò il tuo cazzo.” Scarlett si leccò con appetito le dita. “Per quanto lo vuoi negare, i tuoi occhi brillano della lussuria più pura.”
Il principe riemerse facendo un bel respiro. “Ma non con te.”

Marianne entrò nella stanza dove dormiva l'erede, il principe era elegante, vestito di bianco, con un lunga giacca immacolata e lineamenti zaffiro sulle maniche.
“Il bagno era caldo e sessuale.” Il principe guardava la ragazza con gli occhi tristi. “Mancavi solo tu, saresti bellissima a gemere dentro quella vasca pieni di fiori.”
Marianne si buttò tra le braccia del ragazzo, assaporando il suo profumo dei fiori afrodisiaci.
“Tu lo sai che mia madre mi riempie di lavoro.”
“Non voglio che lavori.” Il principe la buttò sul letto accarezzandole i capelli biondi. “Voglio che rimani qui con me, voglio che dormi ogni giorno nel mio letto.”
Baciò la ragazza facendole cadere il grembiule bianco.
“Gilwash...” Pronunciò la ragazza tra i gemiti, era la prima volta che lo facevano in un letto comodo.
Il ragazzo succhiò un capezzolo, massaggiando la sua vagina.
Marianne fece un gemito, quando il principe lasciò il suo capezzolo pieno di saliva.
Il ragazzo le infilò ad un ad uno le dita dentro facendola urlare, quando glieli tolse la sua vagina spruzzò degli umori.
“Gilwash...” Marianne implorò il suo nome, strinse il ragazzo a sé, la sua lingua assaporava con piacere quella del ragazzo.
“Marianne.” Il ragazzo entrò con il suo pene  dentro la sua intimità facendo bagnare le gambe della fanciulla.
Il principe l'abbracciava spingendo con il suo membro dentro la sua intimità, mentre la ragazza gemeva.
Il ragazzo succhiò ad uno i suoi capezzoli rosa, dandoli i baci.
“Marianne...” Il ragazzo le baciò il seno, scendendo sul suo corpo. “Resta con me, dormi con me.”
La fanciulla gemette, sentendo i suoi umori che uscivano dalla sua intimità.
Il ragazzo accarezzò il suo corpo sentendo le gambe bagnate. “Sul mio letto, sul tuo, non importa, l'importante è che siamo insieme.”
La ragazza lo abbracciò baciando le sue labbra.
Gilwash fece entrare la lingua dentro la sua, spinse più forte dentro l'intimità di Marianne riempiendola con il suo seme.
La ragazza gemette sentendosi riempita. “Così mi metti incinta.”
“Tranquilla, conosco i tuoi giorni.” La rassicurò il ragazzo accarezzandole i capelli biondi miele.
La ragazza si appoggiò ai pettorali del giovane signore. “Conosci il mio corpo meglio di me.”
“Non esagerare.” Gilwash sorrise accarezzandole il viso. “Faccio solo attenzione a quando hai le mestruazioni.”
“Sei inquietante.” Sussurrò Marianne con le guance rosse, dandogli un pugno sul braccio, mentre il ragazzo che la guardava divertito scoppiava a ridere. “Inquietante, inquietante, inquietante...”
Il ragazzo la baciò con un sorriso.
“Sei bellissima quando ti arrabbi.” Il principe accarezzò i capelli biondi della fanciulla. “Dormiamo insieme?”
“Sì.” Sussurrò con un suono dolce la fanciulla abbracciata a lui, come se non volesse lasciarlo andare.
La mattina dopo Marianne lo svegliò mentre leccava con passione la sua erezione.
“È bella l'alzabandiera del mattino, sbrigati a venire che devo fare colazione.”
“Maria...anne...” Il ragazzo fece un gemito accarezzandole i capelli biondi, la ragazza lo mise dentro la sua bocca.
Il ragazzo gemette mentre la ragazza lo succhiava, finché non le venne dentro.
“Mi sento rinata.” Sorrise la ragazza leccando il suo sperma nella guancia. “Ora torna duro.”
“Marianne!” Gridò il principe sorpreso mentre la ragazza gli saltava addosso, lo riempiva di baci sul viso e intrecciava la lingua con la sua.
Il ragazzo la distese sul letto, leccando la vulva fremente della ragazza che emetteva dolci gemiti.
Passò le labbra al suo ombelico, fino ad arrivare alla sua bocca e incontrare la sua lingua.
La ragazza gemette sentendo fremere sempre di più la sua intimità.
“Entro dentro.” La avvertì il ragazzo, facendo entrare il membro la sua intimità, la ragazza gemette, mentre il ragazzo la scopava forte.
“Ti prego di più.” Sorrise la ragazza divertita.
Il ragazzo accelerò il ritmo faceva gemere più forte la ragazza.
Marianne sorrise divertita mentre Gilwash veniva dentro di lei.

“È proprio un peccato che te ne vai.” Re Gulliver diede un'occhiata triste alla principessa vestita con una giacca color zaffiro e d'argento, e un vestito azzurro cielo.
“Non hai conosciuto abbastanza Gilwash e lui non ti ha neanche vista.”
“Ho parlato abbastanza con il principe.” Sorrise la principessa sentendo il tocco della sua mano.
Re Gulliver con i lacrimoni agli occhi, portò le grandi valigie fino alla sua carrozza. “Mi mancherai Ludmilla, mi sarebbe piaciuto avere una figlia come te.”
La ragazza guardò verso il cielo. “Quindi saremo prigionieri entrambi, Gilwash...”

L'odore squisito dell'osteria all' aperto si fece sentire fin in strada, i clienti affamati erano attirati tantissimo dall'odore del cibo e dalla bellezza della cameriera.
“Ti ringrazio.” Sorrise Gilwash mentre una ragazza bionda, vestita arancione e un grembiule bianco, gli versava del vino rosso in un calice che sembrava d'oro.
La meravigliosa cameriera fece un sorriso cordiale, e andò a servire altri clienti che la chiamavano con insistenza dai tavoli.
“Vuoi sapere il nome della bella ragazza?” Chiese Jacob seduto di fronte a lui, mentre Gilwash guardava con appetito le tagliatelle con funghi, formaggio fuso e crema di basilico.
“Penelope” Sorrise Jacob avvicinandosi al ragazzo. “Ti rivelo un fatto scottante, non ha dato la sua verginità a nessuno, vuole aspettare il matrimonio.”
“Cosa vuoi che me ne freghi di quello che voglia fare con la sua intimità?” Gilwash fece un sorriso freddo guardando il vino rosso.
“Oh certo che per essere il principe hai un carattere proprio impertinente e peperino.” Notò il ribelle vedendo il ragazzo vestito da campagnolo che si stava abbuffando.
“Me lo dice sempre il mio professore.” Mormorò il ragazzo a bocca piena.
“Ingoia prima di parlare.” Lo rimproverò Jacob. “E poi tuo padre non ti ha insegnato il galateo?”
“C'è bisogno di chi lo insegna a lui.” Gilwash rise avendo l'immagine di suo padre con la sua coscia di pollo che apriva la bocca come un orso. “E poi il cibo qui è così buono, nemmeno nel castello lo fanno così.”
“Perché è casereccio.” Jacob fece un sorriso sincero, felice che il principe abituato alla cucina nobile, abbia gradito il pranzo del popolo.
Penelope ripassò facendo perdere la testa a molti uomini.
“Sei un folle.” Riproverò al ragazzo intento a riempire la forchetta con le tagliatelle. “Non le dai nemmeno il giusto apprezzamento.”
Il ragazzo cercò di parlare, ma Jacob continuò con aria sognante. “Cioé, io sono affascinato da questa ragazza.”
Gilwash prima di parlare deglutì.
“Oddio! Non me ne sono accorto.” Il principe aveva un sorriso sarcastico, i suoi occhi fecero un'espressione di stupore. “Dimmi di più.”
“Molte donne del popolo la danno via come se fosse niente.”
Gilwash scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di Penelope.
“E il tuo orgoglio vuole riuscire a sedurla a tutti i costi?” Chiese il ragazzo con un sorriso sadico.
“Non ho detto assolutamente questo!” Gridò il ribelle. “Con lei voglio fare le cose in grande.” Dichiarò mentre Gilwash si abbuffava di tagliatelle, assaporando i funghi con la crema di basilico.
“La voglio sposare...” Pronunciò l'uomo di colpo, il ragazzo per poco non si affogò, Jacob gli passò subito un bicchiere d'acqua fresca.
“Non immaginavo fossi così innamorato.” Il principe lo guardò con un'espressione seria.
“È che la sua verginità mi affascina parecchio.” Confessò Jacob.
Il ragazzo fece un sorriso freddo. “Pensaci bene, il matrimonio è una cosa è una decisione da prendere alla leggera, e soprattutto non è una gara a chi acchiappa per primo la verginità.”
“Ma è così bella...” Sussurrò Jacob. “Tu cosa ne pensi nel preservare la verginità?”
“Che è una scemenza.” Gilwash sorrise con uno sguardo di lussuria negli occhi di lussuria mentre beveva il vino rosso. “Il frutto dolce va gustato fino alla fine.”
Vedendo il ragazzo bere il vino rosso, Penelope sentì un fremito nella sua intimità.
“Non è possibile.” Sussurrò la cameriera spaventata corse dietro al bancone stringendo le gambe.
“Che succede bellezza?” Chiese un signore che la seguiva, vedendo la fanciulla eccitata, le toccò il sedere.
“Per favore lasciami andare.” La ragazza cercò di liberarsi ma l'uomo le stringeva la mano.
“Ha detto che non vuole.”
L'uomo si ritrovò la spada del principe puntata sul petto. “Se scopro che a questa ragazza verrà fatto del male o verrà uccisa, qualunque sia il motivo, tu sarai il primo che verrò a cercare e sarai fatto a pezzi.”
Il pervertito guardando gli occhi grigi del ragazzo che sembravano quelli di un demonio, scappò via urlando.
“Ti ringrazio.” Le guance di cameriera si coloravano vedendo rosso il ragazzo dai capelli dorati.
“Chi sei?” Chiese vedendo il ragazzo con i vestiti campagnoli.
“Il futuro re di kribish.” Si presentò Gilwash mentre la ragazza rise divertita, gli baciò la mano per gioco.
“Ehi.” Protestò Jacob mentre il ragazzo si sedeva al tavolo a mangiare i tagliolini. “Ti ho detto di non flirtare con la mia fidanzata.”
“Non è la tua fidanzata.” Sorrise Gilwash assaporando il sapore del formaggio con il basilico.
“Lo diventerà.” Jacob sorrise fiero mostrando i muscoli sul braccio, mentre Penelope portava un piatto con le polpette e verdura in un altro tavolo. “Sono un uomo forte e coraggioso, lei si accorgerà di me.”
“Certo, certo...” Sorrise Gilwash che si stava trattenendo dalle risate.
Il ribelle fece un'espressione seria. “Ti chiederai perché ti ho invitato qui, Gilwash guardami attentamente negli occhi.”
Il ragazzo ubbidì posando la forchetta, il principe guardò il ribelle con gli occhi smarriti.
“Mi assicuri che non hai nulla a che fare con la strage dei pesci avvelenati?” Gli chiese Jacob mentre il ragazzo stava bevendo.
“Sì.” Rispose Gilwash serio, il vino rosso che stava bevendo gli rimase nello stomaco. “Se è per farti stare sicuro, te lo confermo non ho nulla a che fare.”
“Nemmeno con quei gli uomini morti ammazzati nella taverna e la ragazza morta di violenza?”
All'improvviso al principe gli passò la fame. “E perché avrei dovuto farlo?”
“Perché sei il tiranno, se osano dire qualche parola contro di te, è della tua natura fare strage.”
Gilwash specchiò il suo viso e nel calice d'oro, vedendo i suoi occhi grigi che sembravano d'argento.
“Credo tu stia dando dei giudizi troppo affrettati.” Passò il dito accarezzando il bordo d'oro del bicchiere. “Pensi che ora faccia strage di te, perché mi stai rivolgendo accuse di cui non tengo la colpa?”
Jacob serrò i denti. “Tutto è possibile, io sono un ribelle!”
“Tutto ciò è comprensibile.” Gilwash fece un sorriso freddo accarezzando con un dito la tovaglia bianca del tavolo. “Ma lascia che ti riveli una verità...”
“Un ribelle non chiede domande, con la speranza che il suo futuro re sia innocente.” Il principe fece per alzarsi dal tavolo, il suo stomaco si era chiuso, non aveva più voglia di continuare a mangiare.
“È quello che gridano tutti i ribelli!” Jacob con rabbia tirò i pugni sbattendo forte il tavolo. “ Urlano che sei il tiranno responsabile delle stragi, mi metti in una posizione assurda, io non so come fare.”
“Tu cosa vuoi fare?” Chiese Gilwash guardando serio il ribelle dai capelli ramati, e gli occhi castani spaventati.
“Io nel mio mondo voglio crederti!” Jacob era sempre più esausto, molti signori si giravano ad guardare curiosi, non capendo che cosa stesse succedendo.
“Ed allora abbi fiducia in me.” Il principe si alzò dal tavolo, attirando l'attenzione di tutti i presenti.

LA LUSSURIA DEL RE, LA MASCHERA DORATA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora